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Vivi!

Mai visto un viaggio così tranquillo. Probabilmente i mostri avevano fiutato il suo malumore e la sua voglia di allenarsi con l'arco quindi se n'erano stati alla larga.

Will giocherellò con gli anelli mentre teneva le canzoni dell'iPod ad alto volume nelle cuffie. L'iPod non usava internet quindi i mostri non l'avrebbero trovato.
Anche se avrebbe dovuto chiedere come facesse Diana ad avere un cellulare. Forse lo prendeva solo per le chiamate poi uccideva un paio di mostri mentre stava a telefono.

«Ciao» una ragazza si sedette al suo fianco. Aveva dei lunghi capelli scuri, probabilmente quindici anni, gli occhi verdi come l'erba e un sorriso stampato in faccia. Will si tolse gli auricolari fermando la musica. «Ciao». Non gli andava di parlare, ma c'era qualcosa in quella bambina...
«Io sono Lou Ellen Blackstone» si presentò.
«Will...» disse.
Lei gli sorrise «Vai a New York?».
Lui annuì «Long Island».
«E fai questo viaggio da solo?» sembrava stupita quando lui annuì di nuovo. «Anch'io» sospirò.
Cadde il silenzio che ruppero entrambi dicendo la stessa identica frase: «Sei un Mezzosangue?».

Lou sorrise «Lo sapevo! Avevo sentito un'aura di potere attorno a te! Tu sei Will Solace vero? Il miglior medico del Campo Mezzosangue?».
Will annuí «Mi conosci?».
«Sono stata al Campo per poche settimane e non sono stata ancora in infermeria. Però mi hanno fatto consigliera della cabina 20 quindi... Eccomi qui. Spedita in missione alla ricerca del famoso Percy Jackson».

Cabina venti... «Figlia di Ecate». Lou Ellen annuì. Cominciarono a chiacchierare sul Campo e sulle loro vite tra i mortali. Will non le raccontò niente di tutto quello che aveva scoperto, però Lou gli raccontò che spesso sentiva la voce di una donna che le urlava lanciare incantesimi su ragazzi che sembravano comuni mortali. A volte ne sentiva un'altra che la invitava a dormire, ma gli confessò che aveva la forte sensazione che "dormire" significasse "morire brutalmente".

E le quattro ore volarono. «Allora ci si rivede, Solace» lo salutò la ragazza quando arrivarono al pino di Talia. «Ogni tanto vienimi a trovare. Io praticamente vivo in infermeria» il ragazzo sorrise.
Lou no.
«Will non va bene. Stacca un po'. Sei un veterano eppure sei conosciuto solo perché sei un medico. Sei un ragazzo molto simpatico e molto dolce. Eppure mi hai raccontato che di Austin Lake, il fratello con cui hai più legato, sai soltanto lo strumento preferito e che gli piace surfare. Will, esci! Non tutti sono come la tua famiglia. Siamo noi la tua famiglia. Noi ti accettiamo perché sei un semidio, anche noi siamo semidei! Hai detto ai tuoi genitori che resti al Campo perché é casa tua. A me sembra che resti al Campo perché non vuoi tornare lì. Sii sincero: ti senti a casa qui? Ti senti in famiglia qui?».

Will aprì e chiuse la bocca varie volte.
«La guerra é finita da un mese. Io non li ho conosciuti, ma so che molti miei fratelli sono morti. Devi andare avanti, Will. Il dolore che ti porti dentro é molto grande. La voce da sonnambulo vorrà sfruttarlo. E io non intendo combattere contro di te, Solace. Mi hai capito? Santi dei, Will! VIVI!».

Quel giorno si fecero una promessa: Lou avrebbe controllato in ogni fine settimana come andavano le cose mentre Will avrebbe diminuito i suoi turni da 14 ore in infermeria.

Non l'avesse mai fatto...

Aveva passato una settimana intera a stare con i suoi fratelli. Il più grande era lui e aveva quindici anni. Il più piccolo era un neonato. La più grande dopo di lui era Kayla e aveva quattordici anni, poi c'era Austin che invece ne aveva dieci ed era il terzo più grande in tutta la cabina.

Austin e Kayla si sarebbero occupati dei bambini dai tre anni in sù, rifiutandosi categoricamente di fare da babysitter a bambini più piccoli. E così Will si divise tra pannolini sporchi, semidei feriti, cacce alla bandiera mortali... Ah sì, ogni tanto riusciva addirittura ad andare a dormire!

Ma nonostante tutto gli piaceva. Conosceva meglio i suoi fratelli, aveva conosciuto altri semidei.
Una volta avevano infilato tra tutti i suoi impegni anche una riunione tra capocabina e aveva incontrato di nuovo Lou. In quel momento stava rubando il naso (letteralmente) alla capocabina della Casa di Demetra. Lui aveva passato la riunione a rigirarsi la benda tra le mani pensando a quanti pazienti gli mancassero. E soprattutto stava pensando a come avrebbe dovuto restringere la narice di Clovis, il capocabina di Ipno: Connor Stoll della casa di Ermes ci aveva infilato dentro venti matite.
Nonostante fosse una cosa seria, Will si era quasi divertito in quella mezz'ora. Anche perché poi sarebbe dovuto tornare in infermeria: i mostri aumentavano notevolmente, i ragazzi non facevano in tempo a ucciderli che quelli si riformavano dopo pochi secondi. E così i feriti aumentavano. Ovviamente in infermeria non era solo: in una settimana i satiri avevano portato già tre nuovi figli di Apollo, di cui due erano guaritori ed erano anche un paio d'anni più grandi di lui.

Ma rimaneva sempre e comunque il capocabina: era lì da sempre. Batteva tutto il Campo. Quindi o affidavano un'impresa ai figli di Apollo e quelli reclamavono il suo posto , o sarebbe rimasto capocabina della Casa 7... Be' finché sarebbe durato il Campo Mezzosangue. E dato che nessuno aveva voglia di essere capocabina perché per tutti lui era perfetto per quel lavoro, fu costretto a rimanere nel suo ruolo.

Non avrebbe fatto come Michael e Lee (che poverelli non scelsero loro): non avrebbe lasciato il suo incarico a qualcuno proprio nel bel mezzo della guerra.

«Ciao» una ragazza entrò nella sua stanza. Will l'aveva vista di sfuggita qualche volta e sapeva che non era figlia di Apollo: ne era un prova la sua bellezza. La figlia di Afrodite dagli occhi a mandorla e i capelli scuri gli sorrise. «Tua sorella Tracy ha detto che ti avrei trovato qui».
Tracy... Lei e quella fissa che doveva assolutamente trovarsi una ragazza. E Lou Ellen, Austin e Kayla erano perfettamente daccordo.

Annabeth a mala pena si ricordava di lui... Con questa nuova storia dell'Argo ll era ancora meno presente di prima. Dii immortales! Jason, Piper e Leo erano tornati solo da due giorni!

«Quella piccola peste...» sospirò il biondino chiudendo il libro di anatomia in greco e facendo spazio sul letto alla ragazza.
«Drew, giusto?».

La ragazza sorrise.

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