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Gli Sposini

Ci sono stati alcuni problemi sorry

Jason cercò veramente di trattenersi, ma a un certo punto scoppiò a ridere: Will stava soffocando nell'abbraccio stile Tyson che gli stava dando suo fratello.
Il biondo aveva smesso di raccontare vedendo che erano arrivati all'albergo e neanche il tempo di scendere che una zazzera di capelli rossi e occhi verdi lo stava già stritolando.

Il romano non voleva farsi notare, ma a causa di quella scena comica tutti gli occhi furono su di lui. Lo sposo lasciò Will e gli porse la mano, sorridendo «Alex Solace. Tu devi essere l'amico di cui l'amica di Will mi ha detto prima».
«Potevi semplicemente dire "l'amico di Will"» sospirò il figlio di Apollo. Jason sorrise a sua volta e afferrò la mano di Alex «Jason Grace. E si, sono l'amico di cui l'amica di Will ti ha parlato».

Alex si guardò intorno «Eee... Sei un semidio anche tu?»
Il ragazzo annuì «Sono il figlio di Giove».
Will s'intromise «A proposito di semidei: la sposa?»

Il ventiquattrenne li guidò all'interno dell'albergo e bussò a una porta del terzo piano. Aprì una giovane donna dai capelli castani e gli occhi azzurri come il cielo, il sorriso luminoso, una cicatrice sul braccio sinistro e un tatuaggio nero su quello destro. Abbracciò con forza Will «Santi dei, ero così spaventata! Perché non sei mai venuto dopo la guerra?»
Quando si separarono, Will le spiegò che aveva avuto tantissime cose da fare in infermeria dato che aveva dovuto curare anche i suoi amici romani.

«Io sono stata aiutata da un certo Austin. Era un po' imbranato» ammise la ragazza. Il biondo ridacchiò «Ha ereditato i poteri musicali. E si occupava della piccola infermeria nella casa blu, io del piccolo edificio poco lontano dalla nostra Cabina. Sarà per questo che non ci siamo visti». Lei annuì, poi il suo sguardo cadde sul biondo accanto al figlio di Apollo.

«Tra tutto il Campo Mezzosangue e il Campo Giove, hai scelto proprio lui?» chiese tra un mix di ansia ed eccitazione.
Jason ridacchiò «Diciamo che stavamo facendo un discorso che non volevo interrompere. Ovviamente, spero non vi dispiaccia il così poco preavviso».

«No, no, tutto apposto» lo rassicurò Alex. Poi guardò la sua fidanzata «Lo conosci già?»
«Tesoro, lui é Jason Grace! Il figlio di Giove, il pretore della nostra legione! Dai, te ne ho parlato!» Poi si rivolse a Jason «É un onore averti qui, sul serio-»
«Ehi» il ragazzo la interruppe. «non sono un pretore da almeno due anni. E sono un ragazzo qualunque, okay? Sentiti libera di rovesciarmi un drink addosso senza sentirti in colpa».

Lei sorrise «Sono contenta che tu sia qui. Hai fatto così tanto per la legione... Grazie. Veramente. Grazie».
Will sorrise, mettendogli un braccio sulla spalla «Sono stato tra i primi a conoscerlo, al Campo».
Jason rise «Piantala di vantarti, Solace. Torna da Spock».

«Se torno da Leo come faccio a raccontarti tutto?» gli occhi del ragazzo si illuminarono, lo prese sotto braccio e si fece indicare velocemente la stanza che gli avevano preso. I due erano confusi quando Jason trascinò via Will, che rideva.

***

Il giorno dopo, Will si svegliò con la sveglia di Dylan al massimo del volume. Fu così improvviso che cadde dal letto e tirò fuori il pugnale.
Imprecò così forte che si sentì un tuono in lontananza.
«Ah adesso rispondi, eh?» borbottò a Zeus. Uscì dalla sua stanza, ormai sveglio, e andò a lavarsi un po' la faccia prima di andare a colazione.

Matthew e Dylan si stavano ingozzando di pancakes mentre Thomas portava a tavola la brocca del succo di frutta e Naomi cucinava le uova strapazzate e bacon.
«Muovetevi o farete tardi a scuola» la classica frase di ogni mamma a prima mattina. I due Solace sbuffarono, si infilarono un po' di bacon in bocca e scapparono via.

«Cosa ti va di fare oggi?» chiese Naomi al semidio, mettendogli davanti un piatto di uova strapazzate. Strano... Di solito gli dava pane duro e avanzi della cena.
«Probabilmente rimarrò in giardino a esercitarmi con l'arco: faccio schifo» rispose scrollando le spalle.
«Non oggi. Io e te passeremo il tempo insieme, chiaro? Scegli una cosa e noi la faremo» gli ordinò Thomas. Will sorrise. «Non ce n'è bisogno, tranquillo».
Naomi inclinò la testa «Dai Will. Una giornata solo voi due non può che farvi bene! Andate!»

In quel momento esatto suonò il cercapersone di Thomas. L'uomo sbuffò «Io vado a vestirmi, tu nel frattempo pensa».
Il biondo colse la palla al balzo «Posso venire in ospedale?».
I due adulti si guardarono, poi guardarono Will. L'uomo fece una faccia confusa «Non é esattamente quello che mi aspettavo, ma va bene. Va' a vestirti».

Quando arrivarono in ospedale, Thomas fu costretto a correre in sala operatoria mentre Will girovagava per l'edificio. Era tutto completamente bianco, tranne a terra dove c'erano varie linee che indicavano le sale e i reparti. Si guardò intorno e vide un sacco di persone sedute che aspettavano. Erano tutti pieni di ferite. In macchina suo padre aveva parlato di un tamponamento a catena...

«Per favore. Per favore aiutatemi» gemette un bambino. I suoi genitori cercavano di consolarlo quando erano messi peggio di lui. Will gli si inginocchiò davanti «Dove ti fa male?»
«Il braccio» singhiozzò lui. Il biondino gli prese lentamente il braccio dolorante e rassicurò con lo sguardo i genitori. Si concentrò su dove il bambino sentiva dolore, probabilmente un osso rotto. I genitori del piccolo lo videro mentre si illuminava leggermente e il bambino smise di singhiozzare.

Will si alzò barcollando: togliere il dolore gli costava sempre molte energie.
Il bimbo lo ringraziò varie volte e lo stesso i genitori, lui sorrise andandosene.

Passò davanti a una sala per le visite, la porta era stata lasciata aperta per la fretta.
C'era un dottore e vari infermieri che cercavano di curare una ferita molto profonda sul braccio del paziente, che non poteva avere più di sedici anni.
Ma sembravano in crisi.

Il figlio di Apollo l'avrebbe riconosciuta ovunque: aveva curato miliardi di volte le ferite dei grifoni.
«Disinfettante, garze, stacca per non piegare il braccio, nettare e ambrosia sbriciolata».

Tutti gli occhi si puntarono su di lui. «Tu sei Will Solace? Il miglior medico del Campo?» chiese il ragazzo, poi si rivolse al dottore «Voglio che sia lui a curarmi».
Il dottore era talmente confuso che quasi non fece storie quando Will cominciò a lavorare.

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