Capitolo 20 - Weekend in Vermont
Il telefono di Charlotte quella mattina sembrava infuocato.
Si era lasciata coccolare dalle setose lenzuola del letto degli ospiti nell'appartamento di Richard e aveva dormito fino a tardi, quel primo gennaio.
Quando finalmente aprì gli occhi, era quasi mezzogiorno, e la barra delle notifiche era decisamente affollata.
Qualche chiamata di suo padre, che probabilmente voleva sapere come stava dopo la festa di Chelsea, gli auguri per il nuovo anno da suo fratello Chris, un messaggio di Dionne che la ringraziava per essere la migliore amica del mondo.
«Ah, Dionne, tu e lo champagne non andate d'accordo» si disse con un sorriso mentre cercava le pantofole e si dirigeva verso la cucina.
Richard era seduto al bancone, lo schermo del portatile aperto su un fitto documento, una tazza di caffè fumante a fianco e qualche appunto su un taccuino.
Non si era vestito quella mattina, e indossava solo dei boxer e una maglietta in cotone blu. Sembrava perfettamente stirata, come impeccabile era la rasatura del viso. Richard curava maniacalmente il suo aspetto e non lasciava trasparire emozioni, ma Charlotte notò che il fratello doveva essere nervoso, perché mordicchiava la stanghetta tartarugata dei suoi occhiali da lettura.
«Buongiorno. Ci sei mancato ieri sera» gli disse sedendosi lì accanto.
«Sì, immagino» sogghignò lui voltandosi verso di lei.
«Beh, per lo meno sei mancato a Chelsea. Credo abbia una cotta per te» ridacchiò lei bevendo un sorso di caffè dalla tazza del fratello.
«Te ne preparo uno, se vuoi» ironizzò Richard alzandosi e andando verso la macchina del caffè, dall'altro lato della luminosa cucina.
Charlotte non rispose e riprese a scorrere le notifiche. D'un tratto sbuffò. Patrick l'aveva cercata quella mattina intorno alle nove. Probabilmente pensava fosse sveglia. Charlotte si aspettava che volesse parlarle, e si decise che lo avrebbe chiamato più tardi.
Quello che la sorprese fu trovare, subito dopo, un messaggio di Henry.
Non voglio essere precipitoso, ma avrò l'occasione di passare qualche giorno in Vermont per badare alla casa di un amico, mentre ragiono su qualche appunto per il mio prossimo libro. Vorrei che venissi con me.
Spero dirai di sì. Chiamami.
Henry
Charlotte fu invasa da una strana sensazione di terrore ed eccitazione. Henry l'aveva intrigata molto la sera prima, e l'idea di passare un paio di giorni in Vermont con lui, la stuzzicava. Per lei era una cosa nuova, ma pareva che all'improvviso la sua vita sentimentale avesse subito un'accelerata notevole. Nonostante questo, era confusa e non aveva bene le idee chiare su come comportarsi. Doveva forse qualcosa a Patrick, per quello che c'era tra loro? O forse doveva sentirsi libera di seguire le sue sensazioni, e accettare l'invito di Henry?
«Accidenti, che faccia!» esclamò Richard, che nel frattempo era apparso con una tazza di caffè per Charlotte. «Tutto bene?»
«Sì, tutto bene» chiuse frettolosamente Charlotte.
«Divertita, alla festa?» Suo fratello la scrutava con il suo sguardo indagatore, sorseggiando il suo caffè in piedi, appoggiato al bancone, senza toglierle gli occhi di dosso, e facendola sentire a disagio.
«Forse hai ragione tu. - annunciò lei alzandosi a sua volta - Le feste di Chelsea hanno fatto il loro tempo.»
«Incontrato qualcuno di interessante?»
«Che intendi?»
«Non saprei, secondo te che intendo?» la canzonò Richard.
«Dacci un taglio, ora.»
«Oh, ecco il suono di un cuore che si spezza» continuò lui.
«Se proprio vuoi saperlo, va tutto bene con Patrick» insisté lei.
«Dovresti saperlo, Charlotte, io posso scovare una bugia a chilometri di distanza. Se Patrick fosse stato alla festa, probabilmente non saresti tornata a dormire a casa. Oppure me lo sarei trovato questa mattina a girare per casa mezzo nudo» Richard fece una smorfia di disgusto all'idea di trovare l'amico nel suo salotto senza vestiti addosso. «Ti ha dato buca, ammettilo.»
«Non capisco di che parli. Io e Patrick abbiamo passato la serata insieme.» Affermò decisa Charlotte. «Il fatto che non ci sia andata a letto di nuovo non significa nulla. Non siamo animali, Richard. Sappiamo controllarci» terminò secca.
«Sarà, ma solitamente quando si è superato il limite una volta, non è facile fermarsi.»
Charlotte lo guardò con aria interrogativa.
«Insomma - continuò lui - se Patrick è stato innamorato di te per anni all'ombra di Josh, ora che ti ha tutta per sé non dovrebbe certo lasciarsi sfuggire l'occasione di passare del tempo insieme, giusto? Considerando - sorseggiò di nuovo - che sei andata a letto con lui l'altra sera. Gli hai praticamente dato il via libera, non sarebbe certo così stupido da giocarsi questa occasione.»
Lei continuava a fissarlo a bocca aperta, cercando una frase qualsiasi che risultasse almeno un po' credibile. Ma non la trovava.
«So per certo che Patrick ieri sera alla festa non c'era, Charlotte. E lo so perché era con me.»
Lei deglutì, mentre lui appoggiava la tazza vuota. Incrociò le braccia e tornò ad appoggiarsi al bancone.
«Vuoi sapere perché non è venuto alla festa?»
«Lo so già.» Charlotte voleva a tutti i costi essere convincente, non gliel'avrebbe data vinta.
«Oh, quindi sai già di Amber.»
Charlotte trasalì.
«Ovviamente» confermò con voce tremante. Tossicchiò per nasconderla, ma non ci riuscì.
«E a te sta bene?»
«Cosa esattamente?» Charlotte non ne poteva più. Voleva uscire da quella situazione il prima possibile. Senza ferite gravi, possibilmente.
«Beh...Amber e Patrick...insomma il loro rapporto. Per te non è un problema, che siano così intimi?» Richard godeva infinitamente a vederla in difficoltà. Voleva che lei si sentisse tradita ed era disposto a sacrificarla per il gusto di avere ragione. Patrick, secondo lui, la stava solo riempiendo di stronzate e Richard voleva smascherarlo a tutti i costi. «Ci siamo divertiti, noi tre. Ieri sera. Insomma, se capisci cosa intendo.»
Richard cambiò espressione.
«Charlotte - continuò avvicinandosi alla sorella - io voglio solo il tuo bene. Patrick non è il ragazzo giusto per te, dammi retta. Vuole vincere una partita che ha iniziato con Josh un milione di anni fa, tutto qui. Tu per lui non sei nulla, a parte un trofeo.»
«Adesso basta, Richard. Quello che faccio con Patrick non sono affari tuoi.» Charlotte si alzò lentamente, torva. «Lui ed io non siamo fidanzati, non siamo una coppia, non siamo niente. Lui non mi deve nulla, e neanche io. Siamo liberi. Se vuole andare con altre ragazze - lo guardò negli occhi - è libero di farlo.»
Charlotte si avvicinò ancora di più al fratello, sostenendo il suo sguardo.
«E Amber? - Charlotte rise - Intendi quella povera prostituta che ti piaceva considerare la tua ragazza, un milione di anni fa? So bene che cosa le hai fatto, Richard. So che la usi regolarmente per i tuoi comodi, per le tue deviate fantasie, cose a cui onestamente non voglio neanche pensare. Ma non credere che i tuoi segreti siano custoditi così bene come credi.»
Richard aveva cambiato espressione, e la guardava interdetto.
«So che Patrick ha cercato di aiutarla. So che sono amici, e che lei è innamorata di te, nonostante tutto quello che le hai fatto passare. So anche - ora erano vicinissimi - che Patrick non ha mai detto a nessuno di te e Amber, perché per lui, un segreto coperto dall'amicizia è inviolabile. Non rifarti su di lui, quindi, non è stato certo Patrick a dirmelo. Ma sappi che neanche tu sei al sicuro, le voci girano, e la tua fama ti precede in qualsiasi Paese tu ti trovi.»
Richard rise. «Pensi di spaventarmi, sorellina? Pensi che abbia paura che tu vada da papà a dirgli che una prostituta mi accusa di violenza?»
«No Richard, so che non hai paura. Tu non hai paura di nulla, perché non ti spaventa il pericolo, e nemmeno il rischio di cadere. Un giorno sono sicura che abbraccerai il tuo destino e brucerai in un inferno solo tuo, fatto di felpe sintetiche e rasoi non affilati. Ma prima o poi, le conseguenze delle tue azioni ti raggiungeranno. E non ti basterà essere stato un buon amico per Josh. Tutti, prima o poi, paghiamo le nostre debolezze. E anche se pensi di non averne, una esiste. Amber.»
«Ascolta, Charlotte. Io ho solo cercato di metterti in guardia. Non volevo certo scatenare il mostro che diventi quando vedi un'ingiustizia. So che Patrick nasconde molte cose e sinceramente, speravo solo che mia sorella fosse più sveglia.» Richard si voltò e le diede le spalle per osservare i grattacieli fuori, in una New York immersa nella neve.
«Vorrei solo proteggerti, come non ho fatto quando Josh ti tradiva e ti infilava in situazioni scomode e pericolose. Come fratello ho fatto schifo, sto solo cercando di recuperare.»
Richard tese una mano per sfiorarle un braccio. Un atteggiamento simile, da parte sua, era estremamente improbabile. Charlotte si ritrasse.
«Lottie, avanti. Io e te abbiamo lo stesso sangue. Non farei mai nulla per ferirti. Ma Patrick...lui non fa parte della famiglia. E ha passato una vita a odiare Josh, a volerti per sé e ad aspettare di vendicarsi di quel torto. Non puoi credere che i suoi siano sentimenti sinceri, vorrei solo aprirti gli occhi. - La raggiunse per abbracciarla, mentre gli occhi di Charlotte si riempivano di lacrime - Ti chiedo solo di stare attenta. TI ho vista distruggerti già una volta, per Josh. Non voglio che accada di nuovo con Patrick. Tieni gli occhi aperti, e ricorda - la prese per le spalle e la guardò negli occhi, abbassandosi alla sua altezza - sono tuo fratello. Su di me potrai sempre contare.»
Si abbracciarono stretti, cercando disperatamente di ritrovare l'innocenza dell'infanzia che avevano perduto. Volevano tutto quello che avevano perso, l'illusione di vivere ancora in un mondo perfetto, dove la loro madre e Josh erano ancora vivi, e Patrick e Amber erano due sconosciuti ai loro occhi.
Charlotte si staccò per asciugarsi una lacrima con la manica del pigiama. «Ora ho da fare» gli disse, prima di rintanarsi nella sua stanza. Voleva ancora parlare con Patrick, per sentire la sua versione dei fatti sul giorno prima. Richard non poteva avere ragione, lei non glielo avrebbe permesso. Le bruciava in modo insopportabile l'idea di essersi fatta imbrogliare e non era disposta ad accettarlo.
Patrick e Amber erano amici, lei lo sapeva. Sapeva che la ragazza era in seria difficoltà perché si era disgraziatamente innamorata di suo fratello e Charlotte era conscia delle conseguenze di quella situazione. Richard era un narcisista patologico, un ricco arrogante a cui nessuno aveva mai detto di no. Era in grado di vendersi benissimo e Charlotte lo aveva imparato a sue spese, quando, da piccoli, lui le dimostrava affetto solo per pugnalarla alle spalle un attimo dopo.
Perché credergli allora? Perché arrabbiarsi, se lui le diceva che anche Patrick, come Josh prima di lui, non era degno della sua fiducia? Charlotte dubitava di se stessa, ecco perché. Non voleva credere che, dopo Josh, un altro uomo potesse farle pensare di essere pazza, di vedere cose che non c'erano, di accettare palesi bugie.
Prese nervosamente il telefono.
«Charlotte! Finalmente» la voce squillante di Patrick riecheggiò dall'altra parte del ricevitore.
«Sono pronta ad ascoltarti. Parla» fece lei, secca.
«So che avrei dovuto farmi sentire. Purtroppo però, ho avuto un contrattempo.»
«Mi aspettavo qualcosa di più, Pat.»
«Una mia amica ha avuto bisogno di me.»
Charlotte rabbrividì. Poteva essere Amber?
«Non è il massimo come spiegazione. Non ti sei fatto vivo tutto il giorno.»
«Pensavo di vederti alla festa, ma poi...»
«Ma poi una tua amica ti ha chiamato, giusto? Come dovrei sentirmi, Patrick? Pensavo che il tempo passato insieme, l'altra sera, fosse stato speciale. Per me lo è stato.»
«Lottie, tu non hai idea di quanto abbia atteso quel momento.»
«Sì, lo immagino. Il momento poi è arrivato e tu hai avuto quello che volevi. Ti sei vendicato di Josh.» Charlotte ora era furibonda e le parole le uscivano di bocca in un fiume impetuoso.
«Che cosa c'entra Josh, ora?»
«Tu sei venuto a letto con me, Patrick, per dimostrare a te stesso che non sei da meno di Josh, che anche tu sei riuscito ad avermi, e finalmente hai chiuso il cerchio che avevi aperto anni fa!»
«Charlotte, calmati.» Il tono di voce di Patrick era sicuro e fermo.
«Non dirmi di calmarmi! - a Charlotte tremava la voce - Tu mi hai usata!»
Lui restava in silenzio.
«E' Amber la tua amica?»
«Era in difficoltà, Lottie. Dovevo aiutarla. Stava male e...»
«E tu hai pensato bene di dare buca a me, per aiutare una prostituta!»
«Non parlare così, andiamo...»
«Hanno ragione gli altri. Non posso fidarmi di te. Non mi hai scritto, né chiamato per tutto il giorno. Dopo essere venuto a letto con me la sera prima!»
«Charlotte, vediamoci, voglio spiegarti tutto.»
«Forse non l'hai capito Pat. Io volevo crederti, lo volevo davvero. Ma non ci vedremo mai più. Questa volta è finita. Sempre che...fosse iniziato qualcosa, maledizione!»
«Charlotte, lasciami spiegare...»
«Addio Pat.»
Charlotte sbatté il telefono sul letto, affranta. Aveva ragione Richard, e lei si odiava per questo. La verità le faceva male da morire, bruciava come una fiamma viva.
Richard, Patrick e Amber erano stati insieme quella sera. Forse anche lo stesso pomeriggio. Si erano divertiti, mentre lei aspettava disperatamente un messaggio che le dicesse che aveva fatto la scelta giusta nel concedersi a lui, che non era una poco di buono, che era stato giusto così e che lui ne valeva la pena davvero. Si era sbagliata di nuovo, stupida ragazza.
Si ripeteva di essere stata ingenua, e che fosse tutta colpa sua. Davvero aveva creduto alla storia dell'amore incondizionato durato anni? Davvero pensava che uno come Patrick l'avesse aspettata per tutto quel tempo, in attesa del momento giusto per farsi avanti e spezzare l'incantesimo?
A Charlotte veniva quasi da ridere, ripensando a quello che Patrick le aveva dato a bere. E quanto era stato facile per lui portarsela a letto. Qualche parola ben scelta e lei aveva gettato il ricordo di Josh nel cestino come carta straccia.
Riprese in mano il telefono e iniziò a digitare con decisione.
Ciao Henry, che piacere sentirti.
Verrò volentieri in Vermont, ricorda di portare il tuo libro perché possa leggerlo.
Quando partiamo?
A presto
Lottiee
Premette invio così rapidamente, che non si accorse dell'errore di battitura. Era fatta, sarebbe andata in Vermont, con la speranza di lasciarsi ancora una volta, tutto alle spalle.
Addio Pat
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