Home Pt.2
Quando la mattina seguente aprì gli occhi la sensazione di calore che lo aveva accompagnato durante tutta la notte era svanita.
Se ne era andata?
Si guardò intorno: non sapeva neanche dove si trovasse, non era la sua camera.
La preoccupazione che Hermione lo avesse abbandonato per fortuna svanì velocemente. Quando le sue sinapsi ripresero a connettersi con la realtà si rese conto della piccola porta all'angolo della stanza, dalla quale proveniva il rumore di acqua corrente.
Non sapeva cosa lo aspettasse adesso che aveva stravolto la sua vita schierandosi apertamente con l'ordine, ma qualunque cosa fosse avrebbe potuto attendere.
Si alzò dal letto ed entrò nel bagno, notando con piacere che la porta non era stata chiusa a chiave.
Fu travolto dal vapore.
La sua erezione mattutina fu portata alla vita dal profumo dello shampoo alla vaniglia della ragazza sotto la doccia, che non si era accorta della sua presenza.
Si infilò con passo felpato attraverso la tendina.
Hermione ebbe un attimo di spavento, sobbalzando alla sua vista improvvisa.
"Draco" lo chiamò, con un finto tono di rimprovero. Si sentiva esposta sotto il suo sguardo alla luce del sole. Si mise la mani davanti al corpo, tentando di coprirsi.
Il ragazzo le afferrò le braccia di colpo, immobilizzandole dolcemente contro la parete scivolosa.
"Non azzardarti a coprirti".
Potè vedere la sua pelle arrossire sotto i raggi che filtravano dalla piccola finestra.
Il suo pene rispose a quella vista, bramando quel corpo caldo e morbido.
Ma avrebbe dovuto aspettare.
La sera precedente aveva assecondato i desideri della grifona. Adesso si sarebbe preso il suo tempo.
"Non muoverti" le sussurrò nell'orecchio, mentre con le labbra iniziò a scendere lungo il suo collo, leccando e assaporando ogni goccia d'acqua.
Percorse lentamente la strada verso il suo seno, stuzzicandola nel modo in cui sapeva che l'avrebbe fatta impazzire.
Con ritmo lento ed estenuante circumnavigò con la lingua la pelle intorno al suo ombelicò e fino al suo ventre, finchè non sentì i suoi sospiri accelerare per l'impazienza e la sua pelle d'oca affiorare.
"Rilassati, Hermione".
Si persero così nel piacere e nel vapore per quella che sembrò un'eternità.
Fu solo quando abbandonarono il tepore del piccolo bagno per asciugarsi che si parlarono realmente per la prima volta dopo mesi.
Fu Hermione a rompere per prima il silenzio.
"Mi dispiace" disse all'improvviso.
Il ragazzo restò spiazzato per un momento. "Non dirlo neanche per sogno. Sono io a dovermi scusare con te, per tutto quanto".
La ragazza guardò altrove. "Intendevo per tua madre, ci avete salvati e mi dispiace che si sia ferita..."
"Mia madre?" non capiva. "Stava bene quando siamo arrivati".
La ragazza rimase interdetta. "Ma... Il coltello lanciato da Bellatrix... Credevo l'avesse colpita".
Draco tentò di fare mente locale, richiamando il momento della loro fuga.
Era talmente concentrato sulla grifondoro ferita tra le sue braccia che non aveva prestato attenzione al resto. Ma quando arrivarono alla villa lui e sua madre furono subito presi per essere interrogati. La vide di sfuggita, ma la vide: stava bene.
"Mia madre non era ferita quando siamo arrivati".
"Oh" rispose Hermione. Il suo volto era corrugato nella tipica espressione che assumeva quando era intenta a risolvere un problema.
Sentirono un movimento frenetico provenire dal piano di sotto.
"Forse dovremmo cambiarci e scendere" concluse la ragazza, voltandosi per rivestirsi.
Raggiunsero il piano di sotto e trovarono quasi tutti gli abitanti della casa, più altri membri dell'ordine, riuniti intorno ad un tavolo.
Tra i presenti vi erano tutti i componenti della famiglia Weasley eccetto Ginny, Shackebolt, l'ex professor Lupin, e la famiglia di zii che Draco non conobbe mai: i Tonks.
Shackebolt richiamò l'attenzione di tutti. Hermione si allontanò dal biondo, andando ad occupare una sedia dal lato opposto della stanza.
Draco raggiunse sua madre.
Nella sala calò il silenzio.
Kingsley Shackebolt mise sul tavolo una spada.
Potter la riconobbe subito. "La spada di Goridc Grifondoro" esclamò. "Da dove è arrivata?"
"Ce l'aveva lei" rispose Shackebolt, indicando Narcissa.
"Non l'ho mai vista prima" replicò la donna ai presenti. "Si è materializzata di fronte a me quando siamo fuggiti dal Manor".
"È la verità " chiarì Shackbolt ai presenti. "Ha raccontato la stessa cosa sotto effetto del veritaserum".
Ci fu un momento di silenzio.
"Ha senso" mormorò Hermione tra sé e sé.
Lei ed Harry si guardarono.
"La spada si presenta ad ogni nobile grifondoro che compie un gesto di enorme coraggio" chiarì il ragazzo che è sopravvissuto.
Narcissa stava per replicare. "Io non sono un.."
"Lei ci ha salvati" la interruppe Hermione.
Alzò lo sguardo verso la donna. "È stata la spada a proteggerla dal coltello?"
Narcissa annuì.
"Il medaglione" urlò Harry. "Lo abbiamo lasciato nella tenda, quando ci hanno catturato".
"No" affermò Hermione, tirando fuori l'oscuro oggetto dalla tasca. "L'ho preso prima di fuggire, Bellatrix ha tenuto la mia borsetta, ma questo non lo ha trovato perché lo avevo addosso". Deglutì.
"Possiamo distruggerlo" affermò Ron.
Harry aveva insistito sul fatto che Silente aveva lasciato a lui il compito di distruggere gli Horcrux, perciò fu lui a farlo.
Durante il pomeriggio i tre grifondoro si allontanarono dai confini della casa, così da non mettere in pericolo i suoi abitanti.
Harry aprì il medaglione, parlandogli in serpentese, e con un colpo secco della spada lo distrusse.
Draco, sebbene avesse passato tutta la giornata in uno stato di relativa inattività, si sentì stremato quando venne la sera.
Questo perché Hermione, dopo il loro incontro in doccia di quella mattina, lo aveva evitato per il resto della giornata.
Si vergognava di lui?
Non voleva che i suoi amici la vedessero insieme al mangiamorte fallito. Certo, come biasimarla.
Era stato perennemente in tensione, angosciato e nervoso, da quando si erano separati quella mattina. Poi lei era sparita con Potter e Weasley per uccidere un pezzo dell'anima di Voldemort o chissà cosa, consapevolezza che non aveva apportato alcun beneficio ai suoi nervi già a fior di pelle.
Quando venne la notte ogni sua speranza di riuscire a dormire andò in fumo. Continuava a fare su e giù tra il suo letto e la finestra.
Possibile che fossero già rientrati e non se ne fosse accorto?
Hermione sarebbe venuta a cercarlo?
Forse sarebbe dovuto andare lui da lei.
Ma se non volesse vederlo?
Il suo flusso di paranoie fu interrotto quando sentì bussare alla porta della sua stanza.
Corse ad aprire con uno scatto frenetico, ritrovandosi davanti il soggetto dei suoi pensieri con la mano ancora alzata.
La ragazza entrò timidamente, chiudendo la porta. "Lo abbiamo fatto" gli disse.
Il ragazzo non rispose. Qualcosa bruciava dentro di lui.
Non potè trattenersi dal porle la domanda che lo aveva tormentato da quella mattina.
"Tu non vuoi che gli altri sappiano di noi?" esitò. "Perché se è così per me va bene, lo capisco".
L'espressione di incredulità sul volto della ragazza lo fece immediatamente pentire della parole che avevano lasciato la sua bocca.
Hermione fece un passo avanti, avvicinando i loro corpi. "No. Credevo che tu non volessi che si sapesse...."
"Io?"
"Tua madre è qui..."
"Mia madre lo sa".
"Oh".
Si avvicinò a lei, stringendola tra le sue braccia.
"Te l'ho già detto una volta, Granger". La sollevò, le sue esili gambe si strinsero immediatamente intorno alla sua vita.
"Io vorrei far sapere a tutto il mondo che sei mia". La schiena della grifona urtò contro la parete.
Le loro labbra a pochi millimetri le une dalle altre. "Dimmelo, ti prego" le sussurrò.
"Sono tua". Fu un sussurrò flebile, a tratti impercettibile. Ma fu tutto ciò di cui lui aveva bisogno.
***
L'indomani seguente ebbe uno dei risvegli più belli della sua vita.
Hermione dormiva ancora tra le sue braccia. Si perse ad osservare il suo volto rilassato, le sue labbra rosee illuminate dai deboli raggi del sole, i suoi capelli selvaggiamente sparsi tra il cuscino e le coperte.
La ragazza aprì lentamente gli occhi. "Buongiorno".
"Buongiorno" la baciò.
Hermione accarezzò i lisci e soffici capelli del serpeverde, mentre pensieri sempre più maliziosi risvegliavano la sua mente annebbiata dal sonno.
"Ti va di fare una doccia?"
***
Quel pomeriggio vi fu un altra riunione, avrebbero dovuto decidere quale sarebbe stata la loro mossa successiva.
Harry raccontò che vi erano ancora diversi Horcrux da trovare. Uno di quelli era probabilmente la coppa di Helga tassorosso, dopodichè qualcosa legato a Corvonero ed infine il serpente, Nagini.
Il contributo principale questa volta lo diedero Draco e Narcissa. Raccontarono ai loro nuovi alleati di come Bellatrix era stata, negli ultimi tempi, eccessivamente gelosa e possessiva nei confronti della sua camera blindata alla Gringotts. Vista la sua stretta relazione con Voldemort, se il Signore Oscuro le aveva assegnato qualcosa da proteggere, sicuramente sarebbe stata lì dentro.
"Andrò io" imtervenì immediatamente Hermione.
Tirò fuori dalla sua tasca un piccolo sacchetto, dal quale estrasse un capello.
Lungo e scuro, inconfondibile.
"No" esclamò immediatamente Draco, attirando su di sé gli sguardi torvi di tutti i presenti. "Non assumerai le sembianze della donna che ti ha torturato".
"Posso" ribatté la grifona con sguardo fiero e deciso. "E lo farò".
"Potrebbe funzionare" affermò Harry. "Abbiamo anche la sua bacchetta, dovrebbero lasciarci andare".
"Verrò anch'io" si intromise Narcissa. "Se dovete violare una camera blindata sarà meglio avere con voi un membro della famiglia Black".
Ciao a tutti e scusate per il ritardo! Un bacio grande a tutti quelli che stanno seguendo questa storia!
Il prossimi capitolo uscirà in tempo per mercoledì, promesso. A presto :)
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