Hogwarts Express
1 settembre
Era quasi comico, in tutta la sua tragicità e malinconia, come il destino si stesse beffando di loro.
Quello era il giorno in cui sarebbero dovuti salire sull'Hogwarts Express per l'ultima volta, assaporando quello che sarebbe stato il loro ultimo primo giorno.
E avrebbero potuto farlo, forse.
Se solo fossero stati ragazzi normali, se non avessero avuto le famiglie che invece avevano.
Ma l'universo si era rivoltato contro di loro. Quello status sociale di cui una volta andavano fieri li aveva intrappolati in buco nero dal quale sembrava non esserci via d'uscita.
Perciò, la mattina dell'1 settembre del 1997, anzichè essere seduto su un vagone dell'Hogwarts Express a divorare cioccorane e discutere di ragazze, Draco si trovava ad assistere alla cerimonia di ingresso del suo amico nella cerchia dei mangiamorte.
Si rese conto che osservare Theo prendere il marchio gli provocò ancor più dolore rispetto a quando lo prese lui stesso.
Il ricordo di quel giorno era bene impresso nella sua memoria, e fu costretto a riviverne ogni singolo istante attraverso il suo migliore amico.
Cercò di spedire indietro un mix di nausea e lacrime.
Si sentiva al limite.
Non dormiva più. Soffriva per Hermione, per sua madre, per il suo migliore amico.
In un modo o nell'altro si erano ritrovati tutti all'interno dello stesso gioco perverso.
E lui era convinto, sebbene ad occhi esterni potesse non sembrare così, che stessero combattendo tutti per la stessa parte.
Ma il fato era stato beffardo anche questa volta. Pensò ad Hermione.
Prima li aveva uniti, li aveva spinti nella stessa direzione, lo aveva costretto a ribaltare e rivalutare tutte le sue credenze e convinzioni.
Poi, superato il punto di non ritorno, li aveva separati.
Aveva provato per un momento ciò che significava vivere senza pregiudizi, senza seguire uno status sociale, o delle regole, o semplicemente le aspettative altrui. Era felice.
Era innamorato.
E poi fu colpito in faccia dalla realtà e fu costretto a ricordarsi ciò che era realmente e del mondo a cui apparteneva.
Era passato un mese dall'ultima volta che l'aveva vista. Da quel giorno i mangiamorte non avevano più avuto notizie del golden trio.
I tre grifondoro erano dispersi.
Il che era un bene, cercò di ricordarsi.
Una parte di lui era felice che il suo folle piano per portarla con sé non fosse andato a buon fine.
Lei stava meglio senza di lui. Non era sua da proteggere.
Le persone come lui non erano fatte per stare con quelle come lei, perché per quanto il suo sangue potesse essere puro, le sue intenzioni non lo erano mai state.
***
Hogwarts Express
Il treno si fermò bruscamente a metà del tragitto.
Ginny, seduta insieme a Neville e Luna, guardò fuori dal finestrino.
Non vi era nulla.
Si udirono dei passi. I tre ragazzi si alzarono e raggiunsero il vagone principale. Fu allora che videro i fratelli Carrow, nuove reclute dei mangiamorte, interrogare e intimidire degli studenti del primo anno.
Neville si fece avanti. "State perdendo il vostro tempo" disse con aria di sfida ad uno dei due. "Loro non sono qui".
Ricevette come risposta solamente uno sguardo torvo.
I due fratelli mollarono i ragazzi che stavano interrogando e si diressero bruscamente verso il vagone successivo.
Neville si fermò per assicurarsi che il ragazzo che fino a poco prima era tra le grinfie del mangiamorte stesse bene, mentre Luna consolava una ragazzina del primo anno terrorizzata.
Ginny pensò di seguire i due fratelli nel vagone successivo. Iniziò muoversi lentamente, tentando di passare inosservata.
Appena fu nello stretto passaggio tra un vagone e l'altro qualcosa l'afferrò per il braccio, trascinandola nel piccolo bagno di servizio e chiudendo la porta.
I suoi riflessi furono immediati: non appena ebbe il tempo di rendersi conto di ciò che era successo si ritrovò con la bacchetta puntata contro la gola di Blaise.
Il serpeverde l'aveva intrappolata tra la parete, il suo petto e le sue braccia.
"Perché sei sparita?" chiese il moro guardandola negli occhi. Il suo tono era abbastanza alto da apparire autoritario, ma non troppo da esser sentito dall'esterno.
"Non hai risposto a nessuna delle mie lettere, per tutta l'estate".
La ragazza alzò gli occhi al cielo. Li puntò sul soffitto. Il giovane era più alto di lei e se avesse guardo dritto davanti a sé si sarebbe ritrovata ad osservare le sue labbra, una tentazione alla quale non poteva permettersi di cedere.
"È Potter, vero?" chiese nuovamente il serpeverde, con un tono di voce meno sicuro. "Sei di nuovo con lui?"
"No" ribattè la ragazza. Era stupita, era questo ciò che lui pensava? Come poteva essere così superficiale con tutto ciò che era successo?
Non se ne rendeva conto? Erano in guerra.
Si sentì furiosa.
"Non riesci a pensare ad altro che non siano i tuoi stupidi e futili interessi?" lo rimproverò.
"Hai idea di cosa è successo questa estate?
Uno dei miei fratelli è stato ferito, un'altro è quasi morto il giorno del suo matrimonio" trattenne le lacrime e cercò di allontare da sé il corpo del ragazzo. "Ah, quasi dimenticavo, un altro è attualmente disperso ed insieme al ragazzo più ricercato del mondo magico".
"Lo so" provò a ribattere il serpeverde. "Avrei voluto starti vicino, ma tu sei sparita".
Ginny si infuriò. "Tu non capisci". Lo spinse indietro con tutta la sua forza e afferrò la maniglia della porta desiderosa di allontarsi al più presto.
Il giovane fu più veloce. Con una mano richiuse di forza la porta prima che la ragazza potesse fare un passo verso l'esterno.
"Aiutami a capire".
"Non puoi" lo guardò. "Non è il tuo mondo".
"Credi che quello sia il mondo?" urlò il ragazzo, non curandosi più di essere udito dall'esterno, indicando la direzione verso la quale si trovavano i due fratelli.
Ginny aprì la bocca per parlare ma lui la interruppe, avvicinandosi e sovrastandola con la sua altezza.
"Tu credi che solo perché mia madre è stata a letto con metà del loro esercito io sia dalla loro parte?" si fermò per prendere fiato, tentando di calmarsi. Il suo petto si espanse al ritmo dei suoi respiri profondi, facendo apparire la figura della ragazza ancora più piccola di fronte a lui.
"Perché credi che sia tornato qui quest'anno? Avrei potuto benissimo unirmi a loro, o restare tranquillo tra le pareti di casa mia a sorseggiare champagne in attesa che tutto questo finisse".
"Già, perché sei qui allora?" lo incalzò alla ragazza. " Vuoi schierarti dalla parte del bene?"
"Sono qui per te" provò ad avvicinare il suo volto a quello della rossa. "Solo ed unicamente per te".
Raccogliendo tutte le sue forze per resistere alla tentazione di lasciarsi andare tra le braccia del moro, Ginny si scansò.
"Mi dispiace Blaise, le cose sono cambiate" lo guardò con occhi lucidi. Dopodichè rivolse lo sguardo verso il vagone in cui sapeva che si trovavano i due mangiamorte, la sua prossima destinazione.
"Questa è una guerra, e tocca a me combattere".
Aprì la maniglia della porta e fece un passo all'esterno. Il moro questa volta non provò a trattenerla. Restò inerme, guardandola allontanarsi.
Nella sua testa sentiva solo l'eco di un' enorme delusione e di decine di domande. Non gli aveva lasciato il tempo di pensare, di elaborare una risposta.
La ragazza voleva combattere?
Bene, avrebbe combatutto al suo fianco. Avrebbe fatto qualsiasi per dismotrare il suo valore.
Forse non era il leggendario eroe del mondo magico che lei desiderava, ma avrebbe fatto tutto il possibile per dare il suo contributo.
Rimase lì immobile per qualche secondo, mentre l'immagine di una nuova realtà si consolidava nelle sua mente.
Sapeva cosa voleva e, da buon serpeverde, se lo sarebbe preso a qualunque costo.
Con passo sveltò e determinato si catapultò nel vagone verso il quale si era diretta la grifondoro, giusto in tempo per rendersi conto di cosa fosse successo mentre era immerso nella sua breve riflessione.
Uno dei fratelli Carrow giaceva privo di sensi per terra, mentre l'altro, evidentemente giunto in soccorso, aveva messo la rossa al muro e le puntava contro la sua bacchetta.
"Ti sei guadagnata una bella punizione, Weasley" inveì il mangiamorte. "E dovrei informarti che per punizione quest'anno si intende la maledizione cruciatus"
La rossa poteva sentire il suo fiato sudicio sul collo. Era stata disarmata, ma riusciva a sentire la sua magia, mista a rabbia, scorrerle nelle vene. Si concentrò per incanalare quell'energia contro il mangiamorte, avrebbe potuto farcela. Ma fu distratta da dei passi.
Blaise, spettatore di quella scena raccapricciante, raggiunse con lunghe e veloci falcate l'angolo in cui si trovavano i due.
Alecto gli sorrise, mantenendo la presa sulla ragazza con le sue viscide mani.
"Zabini" il suo sguardo era disgustoso, e lo stomaco del giovane si contorse. "Vuoi far tu gli onori di casa?"
Per un breve momento, il serpeverde pensò di alzare la sua bacchetta e scagliare davvero la maledizione cruciatus, restando a guardare il corpo dell'uomo cadere a terra e contorcersi.
Ma poi ci ripensò.
Senza dare il tempo all'uomo di capire quali fossero le sue intenzioni, lo colpì, nel modo più babbano possibile, con un sonoro pugno sul mento.
"Al diavolo i vostri cruciatus" esclamò, osservando il suo corpo cadere per terra.
Come al solito scusate ancora per il ritardo, e anche per l'orario.
A mercoledì :)
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