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Egoiosmo

Draco era furioso contro Harry. Non che normalmente provasse per lui chissà quale forma di affetto, ma sapere che aveva fatto del male a Blaise incendiò in lui un sentimento che prima di allora aveva provato solo verso sua madre: istinto di protezione. Era questo sentimento che muoveva i suoi piedi rapidamente verso l'infermeria, mentre Hermione e Theo alle sue spalle facevano quasi fatica a stargli dietro.

Da quando era diventato così? Era strano, bello e spaventoso allo stesso tempo: amare qualcuno è pericoloso. Ci rende vulnerabili, ci fa avere paura. Non per noi stessi, ma per coloro che amiamo, il che è infinitamente peggio. Quando c'è di mezzo qualcuno che amiamo diventiamo irrazionali ed impulsivi.

Cosa potrebbe arrivare a fare un serpeverde per difendere qualcuno che ama? E se fosse stata Hermione ad essere ferita, cosa avrebbe fatto?

Strinse i pugni, accelerando sempre di più il passo, finchè non sentì qualcuno chiamarlo da un'altra ala del corridoio.

"Malfoy". Il Professore interruppe il ragazzo nella sua corsa a passi svelti verso l'infermeria mentre Granger e Theo riuscivano finalmente a raggiungerlo. "Devo parlarti, è urgente" fece in tempo a bisbigliare prima che gli altri fossero abbastanza vicini da sentire.

Hermione guardò sconvolta l'uniforme di Piton ancora inzuppata di sangue.

"Signor Nott, il suo amico gradirebbe molto una visita in questo momento. E signorina Granger, credo che ci sia qualcuno che aspetta anche lei" disse, invitandoli ad entrare in infermeria così da restare solo con Draco.

Il professore trascinò il serpeverde in un'aula vuota.
"Malfoy.... Cosa stai facendo?" chiese.
Il ragazzo restò stranito, non sapendo come rispondere, allora continuò lui.

" Il Signore Oscuro inizia ad essere stufo di aspettare..."
Si avvicinò ancor di più.

"Ho dovuto dirgli che hai trovato l'armadio" disse abbassando la voce.

"Ma... Ma io non l'ho fatto" balbettò il biondo, mentre il suo cuore iniziava ad accelerare.

"Lo so. Ma devi... Il tempo è scaduto."

"Non ho nessuna pista, non...non ho trovato nulla" sbottò il giovane.

"Hai trovato la stanza però".

Draco strabuzzò gli occhi. Come faceva lui a saperlo?

"Malfoy, tu hai trovato la stanza, ma non stavi cercando l'armadio.
Hai una settimana" rispose severamente, avvicinandosi alla porta della piccola aula per andarsene. Doveva darsi una mossa.

Mentre la sua mano sfiorava la maniglia della porta si voltò di nuovo verso di lui, ancora immobile e attonito.
"Stai attento, Draco, con lei".

***

Harry era mortificato per avere fatto del male al serpeverde. Dopo essersi giustificato per la decima volta con Hermione, lei sospirò, decidendo di lasciar perdere.

"Ok basta... Dimmi cosa hai scoperto da Lumacorno"

Harry si riprese, felice di parlare di un argomento che non fosse il quasi omicidio da lui commesso.
Ron iniziò ad ascoltarlo curioso.

"Il ricordo riguarda Tom Riddle e una cosa chiamata Horcrux, magia oscura"

"Horcrux" ripeté Hermione, pensando a quella parola. Non l'aveva mai sentita.

"Non sai di cosa si tratta?" chiese Ron, evitando di guardarla negli occhi.

"No" esclamò lei. "Dovrò fare qualche ricerca nel reparto dei libri proibiti".

***

Ginny non aveva mai abbandonato la sua sedia, accanto al lettino su cui il serpeverde ferito giaceva ormai da ore. Non dava cenni di miglioramento, ma era già un miracolo che fosse sopravvissuto, così dicevano.
Con Harry era finita da tempo, ma ora ne era certa più che mai. Non lo riconosceva più. O forse, era sempre stata innamorata di un'idea.

Draco entrò nella stanza e neanche si accorse della figura seduta accanto al letto. Aveva occhi solo per il suo amico.
Nel vederlo, Ginny provò empatia nei suoi confronti. Era sinceramente preoccupato, glielo leggeva negli occhi.
Non era la persona che aveva pensato fosse per anni. Non era la persona che Harry credeva che fosse.
Era solo un ragazzo, come loro.
Come loro aveva sentimenti, paure.

Alla fine qual'era la differenza fra tutti loro?
La storia. L'infanzia. La famiglia.
Però per il resto erano tutti uguali: stesse emozioni, stesse ansie, stessa magia.

"Dov'è?" chiese il biondo. Era scosso: da un lato il suo migliore amico era quasi stato ucciso da quello che per anni era stato il suo nemico giurato, dall'altro la notizia che aveva da poco ricevuto dal professore lo aveva turbato violentemente.

"Chi?" rispose, stranita dalla domanda improvvisa e dal tono freddo con cui le era stata rivolta.
I suoi occhi grigi erano un fiume di emozioni, eppure la sua voce era così tranquilla.

"Il tuo ragazzo" grignò, impugnando la bacchetta.

Ginny esplose, buttando fuori tutte le emozioni che aveva trattenuto fino ad all'ora, quasi urlando.

"Che cosa ti importa, Malfoy? Cosa farai? Gli lancerai contro uno Stupeficium? Cosa credi di ottenere?
Lo avrei fatto già io se fosse servito a farlo stare meglio" sputò fuori quelle parole con gli occhi lucidi, avvicinandosi istintivamente al corpo di Blaise.

Draco avvertì la sincerità delle sue parole.
Si era perso qualcosa?
Era innamorata del suo amico?
Era stato talmente tanto concentrato su di sé da non accorgersene? Era stato tanto preso da sé stesso da non averne mai parlato con Blaise?

Si calmò immediatamente. Si dimenticò della sua rabbia, di Harry, di tutto il resto.

Fece un passo indietro, si sedette su di una sedia dall'altro lato del letto. Anche la rossa sembrò calmarsi, riprendendo la sua posizione.

Passarono qualche secondo così, in silenzio, ad osservare il corpo del serpeverde disteso.

"Sei innamorata di lui?" chiese Draco, a voce bassa.

Lei alzò lo sguardo, portando i suoi occhi su di lui. Sospirò.
"Non lo so, non ogni cosa deve avere un nome, no?"

"No" sospirò il biondo, riportando il suo sguardo sul suo amico.

"E tu?" chiese lei, mentre l'ombra di un sorriso apparve sulle sue labbra quando il perfido Malfoy strabuzzò gli occhi alla sua domanda.

"È abbastanza palese, Malfoy. Si vede da come la guardi..." chiarì lei.

"Già" sospirò lui, portandosi le mani alle tempie con aria preoccupata.

"Chi l'avrebbe mai detto". Adesso il sorriso sul volto di lei era evidente.

"Siamo entrambi in un bel casino, eh?" rispose, sorridenti anche lui.

Hermione entrò nella stanza, visibilmente imbarazzata da quello strano duo.
Draco le andò incontro, la afferrò e la baciò, sotto gli occhi di Ginny.
"Lo sa" le bisbigliò all'orecchio, riferendosi alla rossa seduta qualche metro più avanti.

"Lo avevo capito" aggiunse lei, guardando le guance di Hermione diventar sempre più rosse.
Si avvicinò al lettino, visibilmente imbarazzata.

"Come sta?" chiese Hermione, riferendosi a Blaise, cambiando il soggetto della conversazione.

"Non da nessun segno di coscienza, respira appena" rispose sommessamente Ginny.

Hermione prese a mordersi in labbro nervosamente, mentre un braccio di Draco le cingeva la vita.

"A cosa stai pensando?" le chiese il serpeverde.

"Non c'è niente che possiamo fare per aiutarlo? Deve esistere qualcosa... Una pozione magari, qualche incantesimo che non conosciamo"

"Ma certo" urlò Draco, allontanandosi velocemente da lei. Si avvicinò alla sua borsa.
Le due grifondoro lo guardavano curiose.

"Accio Felix felicis" pronunciò agitando la sua bacchetta.

Hermione capì immediatamente di cosa si trattava quando Vide il ragazzo riavvicinarsi al letto con la boccettina di liquido trasparente.

"È Felix Felicis?"chiese la rossa, scattando in piedi dalla sua sedia.

Draco annuì, avvicinandosi al suo amico.

Hermione mise una mano sul suo avambraccio, provando a fermarlo.
"Draco... Quello che devi fare..." provò a dire.

"Non mi importa" rispose. Ed era vero.

Stava mettendo da parte se stesso.
Il Draco Malfoy egoista che il mondo aveva sempre conosciuto in quel momento svanì.
Quello non era più lui. Era una nuova persona, era una persona migliore.

Voleva salvare il suo amico.

Gli diede la pozione, osservando mentre scivolava lentamente lungo le labbra scure.

"E adesso?" chiese Ginny, ansiosa e speranzosa al tempo stesso.

"Ora aspettiamo" dissero Draco ed Hermione all'unisono, prendendosi per mano.

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