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20. Gadiya

Noreen alzò la testa verso le mura del castello di Gadiya che incombevano su di lei e inspirò per calmarsi. Era ancora invisibile, per cui le guardie della città le passavano accanto o se ne stavano ferme di fronte a lei, incuranti della sua presenza. Non riusciva a realizzare di essere entrata a Gadiya e averla attraversata tutta restando invisibile, senza farsi scoprire.

Studiò la fortezza, mentre cercava di individuare Sygal. Non riusciva a sentire la sua presenza confortante e ciò la stava preoccupando sempre di più ogni minuto che passava. Temeva che Hanea l'avesse già spostato. Una parte di lei, però, le suggeriva il contrario. Sygal era un'esca perfetta per richiamarla lì, nella trappola, e Hanea era troppo furbo per lasciarsi sfuggire un'occasione simile. La voleva. Gli serviva per un piano di cui non era a conoscenza. Spostare Sygal in un'altra arena l'avrebbe solo fatta allontanare. Doveva averlo nascosto con la magia, in modo da impedirle di rintracciarlo tramite il legame.

Dopo aver preso un altro respiro, Noreen capì che il momento era giunto. Prima di poter tornare indietro, annullò l'incantesimo e la sua figura riapparve davanti ai soldati, i quali scattarono sugli attenti, allarmati.

Si sforzò di sorridere agli uomini e di non palesare l'ansia che la stava divorando dentro. Erano stati Viltor e Pess, con l'aiuto di Eowra, a escogitare quel piano. Lei e i suoi amici avevano avanzato qualche proposta, che era però stata scartata, perché troppo avventata. Tutto quello che avevano pianificato era imprudente, soprattutto ciò che era stato chiesto di fare a lei, ma si fidava dei suoi compagni.

Un gruppo di guardie avanzò verso di lei con le spade sguainate, pronti a difendersi se avesse attaccato, ma Noreen rimase immobile. L'istinto le gridava di muoversi, di tenere la minaccia lontana da sé e la magia che le scorreva in corpo fremeva per avventarsi sui soldati, ma la tenne a bada.

Due uomini la afferrarono per le braccia e le legarono i polsi dietro alla schiena, per poi condurla in fretta dentro le mura del castello. Alcuni passanti si fermarono a osservare la scena e Noreen fu grata dell'efficienza delle guardie. Se le persone avessero avuto il tempo di riconoscerla come Regina dei Draghi, avrebbero potuto rovinare il piano.

Avanzarono lungo i corridoi del castello e Noreen riconobbe la strada che stavano percorrendo. Chinò il capo e si lasciò sfuggire un lieve sorriso di sollievo. La stavano portando da suo fratello, come avevano programmato. Voleva affrontarlo e porre fine a tutta quella storia. Hanea era riuscito a governare e seminare dolore per troppo tempo.

Le porte vennero spalancate e venne spinta nella sala dove Hanea teneva gli incontri. Il principe era seduto sul trono, con un boccale di vino in mano. I suoi occhi scattarono all'istante su di lei e un ghigno divertito gli si dipinse in volto nel vederla legata, mentre avanzava senza opporsi.

Con un gesto annoiato della mano ordinò alle guardie di lasciarla e disporsi lungo le pareti scure. «Devo ammettere di essere colpito. Non pensavo che saresti stata così stupida da consegnarti di tua spontanea volontà» commentò, mentre faceva ondeggiare il vino all'interno del bicchiere.

Noreen raddrizzò la schiena e parlò con voce decisa. «Sono qui per riprendermi il mio drago».

Hanea sollevò lo sguardo ed emise un verso di scherno. «Per liberarlo dovrai prima sconfiggermi e poi trovarlo».

«Siete piuttosto sicuro che io non possa battervi» osservò, mantenendo un atteggiamento controllato, nonostante la rabbia le stesse ribollendo dentro.

Hanea le rivolse una lunga occhiata, come se la stesse valutando sul serio per la prima volta. «Ti sei liberata dal mio incantesimo» realizzò, raddrizzandosi. Era riuscita a stupirlo ed era sicura che adesso che sapeva di averla davanti capace di usare la magia stava iniziando a considerarla una minaccia.

«Un mago è entrato a far parte della tua combriccola di inetti?» chiese Hanea, contraendo le labbra in segno di disprezzo.

«Farò parte di una combriccola di inetti, ma almeno io non sono sola e sono circondata di persone che tengono a me» ribatté Noreen, rivolgendogli la stessa espressione.

Hanea lasciò cadere il boccale, che rovinò giù dagli scalini che sopraelevavano il trono con dei tintinnii sinistri. Noreen osservò il vino scuro versarsi sul pavimento ed espandersi in una macchia scarlatta. Anche Hanea abbassò gli occhi su quello che sembrava sangue. Noreen deglutì, turbata da quella che sembrava una premonizione di cattivo auspicio.

«Potete ancora mettere da parte questa ossessione che ha distrutto anche nostra madre e unirvi a me» esordì Hanea, mentre si alzava dal trono e scendeva gli scalini, calpestando il vino con gli stivali. Le si avvicinò e Noreen non riuscì a non indietreggiare di un passo.

Hanea le tese la mano, in segno di pace. Era pronto ad accoglierla e farla diventare la sua pedina. Non sapeva per quale scopo gli servisse, ma era sicura che non l'avrebbe mai trattata come una sorella e con rispetto.

«La mia risposta rimane invariata» rispose, scuotendo la testa.

Lo sguardo di Hanea cambiò, indurendosi. Contrasse la mandibola e sospirò. «Molto bene» disse, mentre i suoi occhi diventavano rossi.

Noreen batté il piede a terra con forza. Era il segnale che i suoi compagni aspettavano. Alle sue spalle Viltor, Katla e Kateur tornarono visibili. Kateur, con un gesto fulmineo, recise con un pugnale le funi che le legavano i polsi e Noreen fu di nuovo libera, pronta a usare i suoi poteri.

Hanea spalancò gli occhi, sorpreso. Glielo si leggeva in faccia che non si sarebbe aspettato nulla del genere. Riportò l'attenzione su di lei. «Dovevo immaginarlo che non saresti venuta da sola» commentò, con un sorriso amaro.

Katla e Kateur si girarono di scatto, con le armi sguainate, pronti a impedire alle guardie di Hanea di raggiungerla.

Noreen non ribatté e creò svelta un Kweshj, per poi scagliarglielo contro. Hanea alzò una mano per fermarlo, ma il potere blu di Viltor si intromise, rafforzando il suo incantesimo d'attacco. Il concentrato argenteo colpì Hanea al petto, scaraventandolo all'indietro. Il principe cadde ai piedi del trono, macchiandosi i vestiti e i capelli di vino. Si raddrizzò, indenne, perché i suoi scudi protettivi avevano retto in parte il colpo.

Hanea puntò gli occhi furenti su Viltor e Noreen si preparò ad attaccare. Non gli avrebbe permesso nemmeno di pensare di fare del male a suo padre.

«Noi due non ci conosciamo» esordì il principe, a denti stretti.

Viltor accennò un piccolo inchino provocatorio. «Sono il fratello di Dishga».

Hanea sbarrò gli occhi, non riuscendo a nascondere lo stupore. Noreen si voltò di scatto, esterrefatta. «Papà...come?!».

Viltor le lanciò una veloce occhiata di scuse. Noreen rimase immobile a osservarlo, non riuscendo a capacitarsi di quella rivelazione. L'uomo che l'aveva cresciuta, che aveva sempre considerato come un padre, non era altro che suo zio. In quel momento, riuscì a spiegarsi il perché dell'affetto che Viltor rivelava ogni volta che parlava di sua madre, del perché la conoscesse e per quale motivo si fosse assunto il compito di crescerla.

Hanea scosse la testa. «Avrei dovuto immaginarlo che il famigerato Viltor non era morto ma si era solo nascosto da qualche parte» disse, con voce sarcastica.

«E io avrei dovuto essere più deciso con Dishga e convincerla a non sposare tuo padre!» urlò Viltor, con la furia cieca negli occhi. Noreen non l'aveva mai visto così arrabbiato, da riuscire a stento a contenersi. Poteva percepire il suo potere raccogliersi e risvegliarsi. Le sembrava che la magia di Viltor stesse occupando tutto lo spazio disponibile nella stanza.

Gli occhi di Viltor divennero di un blu più intenso e un Kweshj grande il doppio di quello che aveva creato lei si avventò su Hanea. I due uomini iniziarono a scagliarsi attacchi a vicenda, ma Noreen riusciva a vedere che il fratello stava cedendo sotto la furia di Viltor. Alternò lo sguardo tra i due, indecisa su come agire. Viltor pareva aver conservato tutto quel potere apposta per usarlo contro il nipote.

Un grido la richiamò. Girò la testa e vide Katla con una mano alla spalla destra e la diwe a terra. Un soldato alzò la spada, pronto a calarla su di lei. Prima che Noreen potesse fare qualcosa, Kateur trafisse da dietro l'uomo, per poi spingerlo a terra con forza. Noreen si fermò. Kateur le rivolse un veloce cenno del capo, per comunicarle che Katla stava bene.

Tornò a rivolgere la sua attenzione a Viltor e Hanea e vide che gli attacchi di suo padre si stavano affievolendo. Hanea era più giovane e nel pieno delle sue forze, mentre Viltor iniziava a invecchiare. Noreen creò un concentrato e lo scagliò sul fratello, proprio mentre si preparava a infliggere il colpo finale a Viltor. Lo centrò in pieno e lo distrasse il tempo che bastava a suo padre per raddrizzarsi e recuperare il controllo della magia. Si misero vicini, pronti ad affrontare Hanea insieme.

«Dove hai nascosto il mio drago?!» urlò, pronta a lanciargli un altro attacco.

Hanea si raddrizzò, portandosi una mano al petto, dove era stato colpito più volte. Era probabile che lo scudo magico avesse iniziato a cedere e lui non fosse nelle condizioni per ripararlo e rinforzarlo.

«È qui, ma non riuscirai a trovarlo senza di me» rispose, ridendo.

Noreen serrò i pugni, furiosa. Non aveva nulla con cui minacciarlo, lo sapeva. Hanea non aveva niente da perdere, per quello era così pazzo. Non aveva nessuno che tenesse a lui, non c'era niente di cui gli importasse che poteva rischiare di perdere. Era inattaccabile. Aveva solo da guadagnarci con quella storia, con quei suoi progetti ignoti.

«Credi che non sarei in grado di radere al suolo questo castello per trovarlo?!» controbatté, alzando la voce.

Hanea non smise di sorridere e questo la innervosì ancora di più. Non gli importava neppure della sua casa, del luogo dov'era nato e cresciuto, di tutte le persone che ci vivevano dentro.

«Se distruggi questo ammasso di pietre, lo ucciderai» proruppe, ridendo.

Noreen socchiuse gli occhi, mentre analizzava le sue parole. «È da qualche parte nelle segrete» mormorò.

«Le segrete sono vaste» ribatté Hanea, con disprezzo.

«Non si trova nelle gabbie dell'arena, perché sarebbe facile da trovare e le prigioni sotterranee sono troppo piccole per ospitarlo. Ci deve essere una parte nascosta» disse, fissandolo. Sapeva di aver indovinato, glielo leggeva negli occhi, così simili ai suoi. Odiava assomigliargli così tanto.

«Sotto queste sale ci sono tantissimi corridoi sotterranei con stanze molto grandi. Potrebbe trovarsi qua sotto» aggiunse Viltor.

«Dubito voi conosciate la struttura del castello» obbiettò Hanea.

Viltor sogghignò. «Dimentichi che sono cresciuto a Gadiya e che ero la persona più vicina a Dishga».

Hanea serrò i pugni. «Quella pu...».

Noreen sollevò il braccio e gli scaraventò contro un Kweshj prima che avesse il tempo di concludere la frase. Il concentrato lo colpì a una spalla, facendogli scappare un grido di dolore. Hanea si portò una mano alla spalla, mentre nell'aria si diffondeva odore di carne bruciata. Noreen osservò con raccapriccio la pelle del fratello, dove l'aveva colpito, diventare scura e sanguinante, sotto i vestiti lacerati.

Gli occhi di Hanea divennero rossi e con un urlo il principe si avventò contro di lei, accecato dalla rabbia, ignorando Viltor al suo fianco.

Proprio in quel momento, le porte della sala vennero spalancate e un drappello di guardie entrò nella stanza, avventandosi su Katla e Kateur, con l'obbiettivo di raggiungere lei e Viltor e proteggere il loro principe.

In quella confusione, riuscì solo a scorgere Hanea che avanzava verso di lei, Viltor che le si parava davanti e veniva colpito con la magia da Hanea. Lo vide crollare a terra, sbattere la testa contro il pavimento freddo e non muoversi più.


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Siamo arrivati allo scontro finale! :)

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