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18. Poteri

Noreen si sedette a un'estremità del divano, poggiando le mani in grembo, mentre torturava l'orlo del vestito con le dita. Quella mattina, Pess e Viltor avevano deciso di provare a eliminare lo scudo che Hanea le aveva posto. Noreen temeva che i due uomini potessero peggiorare la situazione agendo con la loro magia, ma soprattutto Pess che appariva tranquillo le dava il coraggio di tentare.

Katla, Kateur e Galapey erano seduti a terra, vicino al camino, attenti a ogni movimento all'interno della stanza. Eowra e Taunes erano andati a perlustrare l'isola con Daelo, lasciandoli tranquilli.

Viltor le si sedette accanto, mentre Pess si inginocchiò davanti a lei. Non le sfuggì la leggera smorfia di fastidio sul suo viso, quando dovette piegare le ginocchia, ma si guardò bene dall'offrirgli un posto per sedersi più comodo. Sapeva che Pess non l'avrebbe presa bene. Non riusciva a spiegarselo, ma l'uomo le dava la sensazione di detestare di stare invecchiando e di non essere più in forma come una volta. Il suo astio per il suo stesso corpo era superiore a quello di Viltor e di qualsiasi persona anziana o di mezza età che avesse mai conosciuto.

«Rimani rilassata e permettici di entrare nella tua mente» proruppe Pess, mentre le poggiava le dita forti e calde sulle tempie.

Noreen fissò le iridi del mago farsi più azzurre e luminose, mentre evocava il suo potere. La sua mente le riportò alla luce un ricordo di svariati mesi prima, quando nelle foreste di Daktsee aveva avvertito per un secondo la presenza di un drago blu che era poi svanita. Non riusciva ancora a spiegarsi quell'evento. Si era convinta di esserselo immaginato, perché non c'era altra risposta per risolvere quel mistero.

Avvertì una presenza sfiorarle la mente e resistette all'impulso di irrigidirsi e lottare per scacciarla. Rilassò le spalle e si abbandonò contro le mani di Pess. Aveva sempre trovato la sua figura rassicurante. Non le veniva facile dare subito fiducia alle persone e le poche eccezioni erano state, oltre a Sygal, Pess e Kateur. Tutti e tre l'avevano fatta sentire al sicuro e avevano qualcosa nei modi di fare che l'avevano messa a suo agio. Con Pess, inoltre, avvertiva un legame particolare e profondo. Sapeva che il mago le celava diversi segreti e sperava che prima o poi avrebbe trovato il coraggio di confessarglieli. Aveva il presentimento che lei c'entrasse qualcosa e scoprire che Viltor e Pess si conoscevano già da tempo non aveva fatto che convincerla maggiormente.

Alla magia di Pess si unì quella di Viltor. Noreen corrugò le sopracciglia, perplessa. I due poteri erano così simili tra loro che faceva fatica a distinguere l'uno dall'altro. Aveva sviluppato, senza nemmeno accorgersene, la capacità di riconoscere la magia degli altri e di sondarla. Si sorprese, nel constatare che quella di Viltor era più vecchia di quella di Pess. Fece per commentare, ma si zittì in tempo, per evitare di distrarre i due uomini. Pess era più vecchio di Viltor, eppure la sua magia era più giovane. I poteri si sviluppavano insieme al proprio portatore, nel corso della sua vita, per cui ciò che avvertiva non aveva il minimo senso. Si ripromise di discuterne più tardi con Pess, per chiarire i propri dubbi.

Il viso di Pess venne alterato da una smorfia di sforzo, mentre la pressione delle dita sulle sue tempie si rafforzava. Viltor borbottò qualcosa e Noreen si sentì scossa dentro. Le sembrava che i due uomini stessero demolendo una fortezza nella sua testa, mattone per mattone. Le pupille di Pess, diventate blu, si restrinsero ancora e Noreen poté percepire sulla sua pelle tutta la potenza della sua magia. Non aveva mai visto qualcuno di così forte. L'energia interiore di Pess superava di molto quella di Viltor e anche Hanea non avrebbe potuto reggere il confronto. Noreen spalancò la bocca, sbalordita. Non aveva idea di come facesse Pess a contenere tutto quel potere, a vivere senza sentirsi sempre spossato. Noreen non aveva mai riflettuto sull'eventualità che Pess fosse uno dei maghi più potenti esistenti, ma le era chiaro che Pess avesse sempre usato una parte insignificante della sua magia mentre le insegnava a controllarla. Si domandò cosa sarebbe stato in grado di fare se avesse scatenato tutto il suo potere.

La consapevolezza di avere una speranza di battere Hanea si fece strada dentro di lei, alimentando la sua impazienza di affrontare il fratello. Aveva dalla sua parte due maghi esperti e forti, un guerriero addestrato e un gruppo di draghi mossi dalla sete di giustizia e vendetta.

Una fitta alla testa le strappò un lamento. Pess abbassò le braccia e Viltor si rilassò, appoggiando la schiena contro al divano. Appariva più stanco di Pess, nonostante avesse fatto lo sforzo minore. Era stato Pess ad attaccare lo scudo di Hanea. Viltor si era limitato a sostenerlo, in modo da rendere l'attacco continuativo, senza pause che potessero dare alla barriera rossa l'occasione per riprendersi.

Noreen si alzò in piedi di scatto. «Ce l'avete fatta?!».

Pess si sedette per terra e si passò una mano tra i capelli grigi. «Verifica tu stessa».

Noreen si allontanò dal divano di un paio di passi e si guardò intorno. I suoi amici la fissavano, in attesa. Serrò le dita, indecisa. Era da settimane che non usava i suoi poteri e, adesso che era di nuovo libera, sentiva la magia ribollirle nelle vene, impaziente di essere rilasciata. Era intimorita. Temeva di aver perso la dimestichezza che aveva prima e di non riuscire più a controllarla.

I suoi occhi si posarono su una tazza dimenticata sul tavolino della stanza e decise di ricominciare con qualcosa di semplice. Allungò un braccio e puntò l'indice verso il calice vuoto. Dopo alcuni secondi di immobilità, nei quali Noreen scrutò con tensione crescente il bicchiere, l'oggetto iniziò a sollevarsi senza traballare. Noreen lo fece ridiscendere piano e solo quando ebbe udito il tintinnio del calice sul ripiano di legno, si lasciò scappare un sospiro di sollievo.

Pess si rialzò in piedi, per nulla impressionato. «Fossi in te non sarei così sollevato. Da domani si ricomincia con le lezioni e sarò molto più severo».

Noreen sbarrò gli occhi e guardò Viltor, in cerca del suo supporto. Il padre scosse la testa e alzò le mani in segno di resa. «Non guardarmi. Pess è un insegnante migliore di me».

Noreen sbuffò, ma cedette. Era consapevole anche lei della bravura di Pess nello spiegare. In poche settimane era riuscito a insegnarle incantesimi complessi, che altri maghi avrebbero imparato in mesi e mesi di lavoro.



«Sicuri di voler andare da soli?» chiese Viltor per l'ennesima volta.

Noreen annuì, sorridendogli rassicurante, mentre Pess roteava gli occhi. «Sanno badare a sé stessi, vecchio» lo rimproverò.

Viltor gli lanciò un'occhiataccia, ma tornò subito a guardare lei, per avere una conferma. Noreen si raddrizzò, dopo aver finito di allacciare lo stivale. «Non ti preoccupare, papà. Saremo di ritorno tra non molto».

Viltor mosse piano la testa, non del tutto convinto.

Quel pomeriggio avevano deciso di tornare nella grotta dove era situata la Lanterna per spegnerla. La sera prima, oltre a parlare di come liberare Sygal e sconfiggere Hanea, erano giunti alla conclusione che tenere la Lanterna ancora attiva fosse pericoloso. Avrebbe potuto richiamare presenze indesiderate o lo stesso principe. Avevano fatto a votazione e la maggioranza aveva scelto di disattivarla, convinta che, se ci fossero stati altri draghi superstiti, avrebbero già dovuto essere di ritorno.

Noreen, Katla, Kateur e Galapey si erano offerti di svolgere l'incarico, ma Viltor si era subito mostrato restio a lasciarli andare da soli. Da un lato, Noreen si sentiva tranquillizzata dall'eccessiva preoccupazione del padre, ma dall'altro, iniziava a sentirsi oppressa. Viltor aveva visto partire da Ezner una ragazzina inesperta e si era ritrovato una donna determinata e coraggiosa. Era normale che dovesse ancora abituarsi a quel cambiamento e Noreen gli stava lasciando il tempo per realizzare a pieno, senza forzarlo.

Uscirono dalla casa, dopo aver salutato il gruppo di adulti, e si diressero in direzione della scogliera. Galapey, come la prima volta, faceva strada, seguito da Katla. Noreen le succedeva e Kateur chiudeva la fila.

L'isola era tranquilla e ben illuminata dalla luce del Sole, che risplendeva indisturbato nel cielo privo di nuvole. Noreen alzò la testa verso l'alto e chiuse per un attimo gli occhi, assaporando il calore che avvertiva sul viso.

«Sappiamo come spegnerla, vero?» chiese Kateur, dopo un po', interrompendo il clima tranquillo.

Per alcuni secondi nessuno parlò e la domanda di Kateur alleggiò tra di loro. «Ci penseremo una volta arrivati lì» rispose Noreen. Ricordava che quando avevano dovuto attivarla, la risposta le era arrivata senza motivo, a istinto, come se l'avesse sempre avuta dentro. Sperava che questa volta fosse uguale.

Nessuno più parlò durante la camminata. Sembrava che tutti stessero pensando a una risposta alla domanda di Kateur. Noreen provò ad andare a ragionamento, ma non le venne in mente nulla che potesse avere senso. Se per accenderla avevano usato il sangue come scintilla, cosa avrebbero dovuto usare per placarla?

Quando raggiunsero la scogliera e uscirono dalla vegetazione, si era alzato un vento più forte del solito. Noreen premette le mani sulla gonna del vestito, per evitare che si alzasse. Le folate di vento le scompigliarono i capelli e glieli fecero andare davanti agli occhi. Se li scostò, infastidita, mentre si girava verso i compagni per organizzarsi.

«Forse è meglio se scendo solo io» propose ad alta voce, per essere sicura che la sentissero.

Kateur le rivolse un'occhiata carica di disappunto. «Non mi sembra una buona idea».

Katla le si avvicinò. «Io e Noreen scendiamo e voi due restate a fare la guardia». Lanciò uno sguardo a Kateur, sfidandolo a ribattere. Il cavaliere, però, si limitò ad annuire e ad accomodarsi sul prato, dando le spalle alla foresta.

«Posso portare entrambe con la magia» disse Noreen, rivolgendosi all'amica.

Katla esitò un attimo. «Non sono troppo pesante?».

Noreen corrugò le sopracciglia, fingendosi indispettita. «Ti sembro così debole?».

Katla alzò le mani in segno di resa e le si avvicinò. Noreen le cinse la vita con le braccia e si concentrò per richiamare il suo potere. Il vento che continuava a scalfirle le guance senza darle tregua la distraeva e ci mise più tempo del previsto per iniziare l'incantesimo. Katla trasalì non appena si sollevarono da terra e le cinse il collo con le braccia. Noreen sorrise, divertita dal vedere l'amica spaventata di essere sospesa per aria, quando nell'altra sembianza poteva volare a chilometri dal suolo.

Scesero piano, non troppo vicine alla parete rocciosa, perché Noreen temeva che una folata più violenta delle altre potesse spingerle contro di essa. Trovarono quasi subito l'ingresso della caverna e Katla non nascose il suo sollievo quando poté di nuovo poggiare i piedi al suolo.

Noreen posò una mano alla parete, avvertendo la fatica. Temeva di essersi sopravvalutata. Doveva aspettarselo che un incantesimo del genere dopo la pausa forzata le sarebbe costato tante energie. Katla non le chiese di illuminare l'ambiente e le fu grata, perché non se la sentiva di sprecare ulteriori forze. Voleva evitare che Kateur e Galapey dovessero andare a chiamare Pess e Viltor per riportarle di sopra.

Katla estrasse la diwe e si incamminò prima di lei lungo il corridoio. Ci volle poco perché l'ambiente iniziasse a essere illuminato dalla luce proveniente dalla Lanterna.

«Mi sento strana» mormorò Katla, mentre avanzava con la schiena rigida e continuava ad aggiustare la presa sulla sua lancia.

Noreen si fece più attenta. «Cosa intendi?».

Katla scrollò le spalle. «Lo avverto che lì davanti c'è la Lanterna, ma non so come descrivere ciò che sento».

«Vuoi che vada avanti solo io?» propose Noreen, temendo che la vicinanza dell'oggetto magico potesse farle male in qualche modo. Era possibile che il troppo potere della Lanterna non fosse sostenibile da lei in sembianza umana, ma solo dai draghi.

Katla scosse la testa. «Non ti lascio da sola».

Giunsero alla stanza nella quale si trovava l'oggetto. La Lanterna risplendeva di una luce biancastra, più luminosa di quando l'avevano accesa ed emanava dei bagliori che serpeggiavano sulle pareti di tanto in tanto. Se la fissava per troppo tempo, pareva quasi che la sfera stesse respirando, dilatandosi in maniera ritmata.

Katla le rimase accanto e le lanciò un'occhiata, in attesa che facesse qualcosa. Noreen ricambiò lo sguardo, prima di fare un passo avanti. Chiuse gli occhi e cercò dentro di sé la risposta. Seguì ciò che le diceva l'istinto e alzò entrambe le braccia per poggiare le mani aperte sulla sfera.

Udì Katla chiamare il suo nome con un tono di avvertimento nella voce, ma non si ritrasse e rimase concentrata. Non aveva paura di toccare la Lanterna, perché non avvertiva il suo potere come ostile. Sollevò le palpebre e sfiorò la superficie levigata della sfera con i polpastrelli. La luce emessa si ritrasse per un secondo, prima di avvicinarsi a lei.

Katla si portò una mano sulla pancia e arretrò di qualche passo, piegando il busto in avanti. Noreen si girò verso di lei, allarmata.

«Sto per vomitare» disse, coprendosi la bocca con una mano. Il suo volto aveva assunto un colorito troppo pallido. Noreen staccò le mani dalla Lanterna e la raggiunse in fretta, toccandole la schiena.

Dopo alcuni secondi, Katla si raddrizzò e si passò una mano sulla fronte sudata. «Quando l'hai toccata, il fastidio interiore che avvertivo è diventato insostenibile» spiegò Katla, con un'espressione stanca in viso.

«Ho aumentato il suo potere» commentò Noreen ad alta voce. Si guardarono con gli occhi sbarrati, prima che Noreen si riavvicinasse alla Lanterna.

«Esci dalla stanza, Katla» le suggerì. Attese che l'amica avesse la parete a schermarla in parte dal potere e riappoggiò le mani sulla Lanterna. Di nuovo la luce si ritrasse per poi raggiungerla, come incuriosita. Noreen pensò a come spegnerla. Per attivarla, l'avevano accesa con il sangue come se fosse fuoco. Quindi, per disattivarla avrebbe dovuto comportarsi come se fosse una lanterna normale. Rifletté in silenzio, con le mani ancora appoggiate sulla sfera.

Le venne un'idea un po' rischiosa e, dopo aver lanciato uno sguardo all'ingresso per controllare che Katla non la stesse guardando, si concentrò. Serrò le dita sulla superficie levigata e richiamò il potere candido, affinché attraversasse la sua pelle e si uniformasse al suo. Non pensava funzionasse, ma la Lanterna si spense e un flusso di energia la attraversò da capo a piedi, facendola arretrare. Mosse le braccia per recuperare l'equilibrio e lanciò un'occhiata furtiva in direzione di Katla. Non era sicura che lei, Viltor, Pess e gli altri avrebbero approvato il suo gesto.

«Non sento più il potere della Lanterna. Ce l'hai fatta?» chiese Katla, affacciandosi esitante.

Entrambe guardarono la sfera che si spegneva pian piano, tornando a essere in apparenza una semplice pietra grigia e rotonda.

Si incamminò verso di lei, evitando di incrociare i suoi occhi. «Immagino di sì».

Katla non proferì e la precedette lungo la strada del ritorno. Noreen la seguì in silenzio. Si sentiva carica, come se avesse troppa energia da liberare. Lo avvertiva che il potere che le scorreva dentro non era il suo, aveva qualcosa di estraneo ma allo stesso tempo familiare. Non sapeva però come liberarsene.

Anche dopo aver completato l'incantesimo per riportare lei e Katla di sopra, dove c'erano Kateur e Galapey ad attenderle, non riuscì a disfarsi di quella sensazione. Gli amici non parvero accorgersi di ciò che stava accadendo dentro di lei, per cui sperò che anche Viltor e Pess non notassero nulla. Sapeva di non poterglielo nascondere, non dopo ciò che era accaduto a causa dei suoi capelli, però si vergognava di ammettere quanto fosse stata incosciente. Decise che ne avrebbe parlato il giorno seguente con Pess. Non le sembrava il caso di dirlo a suo padre e farlo preoccupare, finché non fosse stata certa di quali fossero le conseguenze del suo gesto. Pess era senz'altro la persona che avrebbe potuto aiutarla di più.

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