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Il vento cominciava a graffiare. Freddo e insistente, accarezzò come una grande mano invisibile le fronde degli alberi, facendo oscillare i rami che produssero la litania di un fruscio secco, un'unica sinfonia rabbiosa che si disperse nell'aria. Allungò il braccio e mosse le onde del piccolo fiume che scorreva poco lontano parco giochi. Ondeggiavano in movimenti incerti.

Le dita della brezza autunnale fecero sferzare i capelli sul viso, scompigliando le ciocche vermiglie. Si insinuarono sotto i vestiti, infilandosi attraverso il colletto del vestito, indugiarono sulla pelle liscia del petto e poi lentamente scesero lungo il ventre, si spostarono sulla schiena avvolgendola di una sensazione fastidiosa ed estranea. Le dita continuarono il cammino lungo le gambe, dalle cosce formose fino ai polpacci. Dopo qualche istante, fecero il percorso a ritroso e si infilarono nella sua bocca per annidarsi nello stomaco.

Brividi attraversarono la figura della giovane donna.

Guardò distrattamente l'orologio che portava al polso. Chiamò la propria figlia. -Ivy? Ivy!-

-Dai andiamo che è tardi... papi ci starà aspettando. E poi, sta anche per piovere- disse Julia, mentre con lo sguardo perlustrava il parco giochi in cerca della piccola. Si alzò in piedi, in bilico sui tacchi alti mentre cercava inutilmente di riordinare i propri capelli rossastri.

Anche le altre mamme, intanto, avevano cominciato a raccattare le proprie cose mentre chiamavano i figli per andarsene.

Molti bambini protestarono per rimanere ancora un altro po', mentre altri, essendo stanchi non vedevano l'ora di fare ritorno a casa.

-Ivy??- La donna la chiamò di nuovo. La piccola si doveva essere allontanata mentre lei era intenta a chiacchierare con Lara.

-Di solito non si allontana così tanto...- disse con un sorriso preoccupato, rivolta più a se stessa che a qualcuno lì vicino.

Il cielo cominciava ad incupirsi a vista d'occhio e in lontananza già sembrava di sentire il ruggito fiero di alcuni tuoni.

-Non ti preoccupare, Julia.- disse una giovane mamma che aveva conosciuto proprio in quel parco, circa un anno prima e con la quale aveva legato un particolare legame d'affetto. Suo figlio aveva la stessa età di Ivy.
Lara le rivolse uno sguardo comprensivo. -Sarà rimasta nascosta da qualche parte. Noi dobbiamo andare, altrimenti ti avrei aiutato a scovarla!-

-Ma certo, non ti preoccupare! Ivona è solita a fare la birichina, sicuramente sarà qui in giro.- Ancora un volta sembrava che stesse confortando se stessa con quelle parole.
Sentiva ancora i brividi, aveva il cuore appesantito dai sensi di colpa.

Con un ultimo cenno salutò l'amica e si avviò ticchettando a grandi passi per fare il giro del parco mentre passava in rassegna ogni angolo che avrebbe potuto fungere da nascondiglio.

Cadde in uno stato di panico: nel parco ormai deserto non c'era traccia della sua bambina dai capelli rossi.

Passando vicino a una panchina vide la palla colorata di Ivona che rotolava pigramente, spinta dal vento.

La prese tra le mani e pensierosa, si sedette sul bordo panchina con le lacrime che si affacciavano agli occhi chiari.

Voltò il capo più volte, a destra e poi a sinistra, nella speranza di intravedere la sua piccola. In quel punto però, la vista sul resto del parco era limitata dai grandi alberi.

Improvvisamente, un piccolo dettaglio affiorò nella sua mente. Aveva visto di sfuggita un uomo piuttosto giovane seduto su quella stessa panchina scrostata, non troppo tempo addietro.

Non aveva prestato attenzione al suo volto. Da quella posizione dava le spalle al resto del giardino, non sarebbe riuscita a vederlo comunque a quella lontananza. Ma perché avrebbe dovuto?

Ritornò con il pensiero a sua figlia, doveva ancora trovarla. Le prime gocce di pioggia scesero lente insieme alle lacrime di Julia.

-Ivona! Dove sei, mio piccolo tesoro?- Mormorò coprendosi la bocca con la mano esile. Estrasse il cellulare dalla tasca dei jeans e cominciò a digitare il numero del marito.

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