Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Quattro✨🦋

Dei mali della vita ci si consola con la morte, e della morte con i mali della vita. Una gradevole situazione.
- Arthur Schopenhauer -

*

Per l'intera giornata, ero restata attaccata alla finestra della mia camera con la speranza di rivedere uscire dalla casa vicina Carlo.

Anche se era cresciuto, il brivido che mi aveva attraversato il corpo, non appena avevamo fatto incrociare i nostri occhi, era stato il segno che quel ragazzo fosse proprio il mio amico.

Quel giorno Alex non si era fatto né vedere né sentire. Ogni volta che doveva fare i suoi lavoretti, preferiva sparire dalla circolazione, per non darmi poi alcuna giustificazione. Anche se comunque il suo unico pensiero era sempre come farmi restare fuori da tutta quella situazione che lo circondava.

Alex non si era mai pentito dei lavori che svolgeva certo, ma da quando eravamo fidanzata seriamente si sentiva tremendamente combattuto: non voleva deludere la sua famiglia, ma di conseguenza scontentava me; voleva tenermi lontana dalla realtà nella quale era coinvolto, ma agli occhi di Claudio e di Donna Ginevra appariva comunque un debole.

I suoi genitori credevano che Alex, restandomi accanto, diventasse una persona impotente, inutile e facilmente impressionabile, mentre quando veniva chiamato da Don Filippo, per chiedere semplicemente il pizzo oppure per essere a capo di una qualsiasi operazione che riguardava la mafia, lo consideravano invincibile ed estremamente cattivo.

Alex non aveva mai ucciso nessuno, quindi definirlo una persona diabolica era alquanto contraddittorio; ciononostante, commetteva pur sempre dei reati e ciò lo portava ad incutere timore nelle persone.

La sera era calata lentamente quel giorno e sia io che Alex m avevamo vissuto quella giornata con l'ansia che stava divorando le nostre anime.

Io avevo paura di aver sognato e che quel ragazzo visto la sera prima non fosse realmente Carlo, nonostante pensassi che non me ne doveva importare più di tanto, poiché pensare ad un altro ragazzo, equivaleva a tradire in qualche modo il mio fidanzato; Alex era agitato, non solo per non avermi sentita tutto il giorno, e quando mi ignorava si odiava a morte, ma anche perché il carico di droga che quella sera avrebbe dovuto recuperare era talmente grande che ogni minimo errore sarebbe stato fatale per la sua posizione.

«Sei pronto?»

Alex e Pietro erano soli in piazzetta a fumare una canna. Il carico sarebbe arrivato una mezz'ora dopo, così erano usciti soli, come erano soliti fare, per godersi un po' di serenità.

«Non sento Francesca da ieri sera», aveva confessato Alex, «e io... è solo che...»

Lui era tormentato. Le emozioni che provava solo a nominarmi erano contrastanti: lo facevo uscire pazzo sia positivamente che negativamente.

«Tu la ami», aveva risposto Pietro, consapevole del profondo sentimento che l'amico provava nei miei confronti.

«Non sono sicuro che lei provi lo stesso per me», gli aveva confidato Alex, mettendo in discussione la sua relazione, «in fondo, non me lo ha neanche detto».

«Se una non te lo dice, non vuol dire che non provi il tuo stesso sentimento», aveva detto Pietro, infondendo coraggio nell'amico.

La verità era che io nella mia vita mi era innamorata una sola volta alla tenera di quattordici anni, anche se allora non sapeva dare un nome preciso alle sensazioni che provavo ogni volta ero vicino a Carlo. In fondo, eravamo stati a contatto una sola settimana, ma la sua assenza mi era bastata per far sì che pensassi solo a lui, per poi farmi sprofondare nel buio più totale.

Nei confronti di Alex provavo un bene immenso, ma non ero ancora riuscita a lasciarmi andare completamene e quindi a provare un sentimento profondo.

Frattanto, il momento tanto atteso era arrivato e Alex e Pietro erano nel luogo concordato da Don Filippo per ricevere il carico, nei pressi della chiesa di San Vincenzo. Ad aspettarli c'era il pusher della famiglia Scala, nota famiglia siciliana, che aveva maggior contatto con la mafia calabrese. Carlo non appena aveva fatto incrociare gli occhi con i suoi, aveva serrato la mascella e i muscoli di tutto il suo corpo si erano fatti tesi.

Nello stesso momento, dopo aver trascorso tutta la giornata alla ricerca di Carlo, lo avevo visto uscire di casa propria; così avevo deciso di seguirlo, certa che sarebbe andato nella Valle Incantata.

Difatti, proprio come sospettavo, il ragazzo si era diretto proprio dietro la chiesa di San Vincenzo. Di certo si era accorto che lo stavo inseguendo e, non appena si era reso conto di ciò, mi aveva attirata con sé dietro un albero, tappandomi la bocca per non farmi urlare, poiché aveva visto alcuni movimenti sospetti.

«Tolgo la mano, se non urli», mi aveva sussurrato Carlo all'orecchio, «altrimenti, ci rimarremo secchi».

Carlo aveva allentato la presa e io mi ero liberata, poiché avevo il respiro corto.

«Carlo», avevo bisbigliato con gli occhi lucidi.

«In persona», aveva risposto lui, «non dovevi seguirmi», mi aveva detto poi ferendola.

«Ma io...»

Carlo aveva sospirato. Era consapevole che mi doveva dare una spiegazione per essere sparito tutti quegli anni, ma in quel frangente aveva solo bisogno di rintanarsi nel suo nascondiglio e di alleviare la sua mente dal dolore.

Nel medesimo tempo, l'unica cosa alla quale pensava Alex era che tutto dovesse filare liscio, che non ci dovevano essere morti, e che la droga doveva arrivare integra a casa. Nel frattempo che Pietro caricava la roba nel loro furgoncino, aveva dato allo spacciatore i soldi in un borsone; esattamente mezzo milione di euro.

Dopo averli contati, tramite una macchinetta che il ragazzo portava sempre dietro, aveva fatto cenno ad alcuni uomini armati di scendere dall'auto e avvicinarsi.

Due ragazzi puntavano la pistola alla testa di Carlo e quando Pietro si era reso m conto della situazione si era spaventato, non capendo cosa stesse realmente succedendo.

«Che cazzo significa?» aveva chiesto Alex con rabbia.

«I piani sono cambiati e Don Carmine vuole altri soldi», aveva svelato il pusher con un ghigno malefico sul volto.

«Ma i patti non erano questi», si era intromesso Pietro, che aveva cercato di mantenere la calma.

«Non me ne frega niente dei vostri piani. Tu ora chiami il tuo capo e fai recapitare qui un altro mezzo milione, se non vuoi che faccia saltare la testa al tuo amico», aveva ribattuto poi lo spacciatore.

Io e Carlo avevamo visto l'intera scena con gli occhi sgranati e, solo quando Alex aveva parlato, lo avrò riconosciuto. Avrei voluto urlare per aiutarlo, avrei voluto essere lì insieme a lui, per infondergli forza, anche se me la stavo facendo sotto dalla paura, ma Carlo mi aveva impedito qualsiasi movimento.

«Non credo che Don Filippo accetti la tua richiesta», aveva parlato di nuovo Alex.

«Ed io non credo che tu voglia morire proprio stasera vero?» aveva risposto il pusher, «che poi, chi glielo dice alla rossa che ti scopi?»

Non appena Alex si era reso conto che lo spacciatore parlava di me, aveva fatto un passo in avanti, volendosi avventare sul suo corpo; gliela voleva far pagare, in quanto nessuno doveva parlare in quei termini di me. Poi, tutto era successo in un attimo: uno degli uomini degli Scala aveva fatto partire un colpo di pistola, colpendo un serbatoio del gas, appartenente all'azienda omonima lì vicino, e un'esplosione aveva rimbombato in quella notte fredda e buia.

D'istinto, mi aveva abbracciata, toccando l'albero, il quale aveva risucchiato entrambi nella Valle Incantata. In men che non si dica eravamo in un altro mondo e di Alex, Pietro e quegli uomini non ce n'era più traccia.

L'urlo che avevo sprigionato era tale da far svegliare ogni essere vivente e inesistente. D'improvviso, mille farfalle bianche mi avevano circondato e preso da un impeto di coraggio Carlo si era fiondato tra le mie braccia.

Gli alberi della vallata si erano chiusi a cerchio tramite i loro rami, intrappolandoci e proteggendoci. Nel frattempo, le farfalle avevano iniziato a rilasciare una polverina bianca, capace di farci innalzare da terra. In un primo momento, avevo avuto timore di ciò che stava succedendo, ma non appena avevo aperto gli occhi e incrociato quelli di Carlo, una calma mai sentita prima si impossessò di me; così me ero fatta trasportare dalla magia del momento e dal potere delle farfalle.

Intorno a noi, le mille farfalle avevano creato una bolla. Sentivamo di essere stati catapultati indietro di tre anni, poiché avevamo iniziato a provare la sensazione delle prime volte: il primo incontro, il primo sguardo, la prima volta nella Valle Incantata, la prima volta che una farfalla bianca era stata in grado di calmare il mio animo irrequieto.

La pace che sentivo era stupefacente; così, mi ero lasciata trasportare dal momento, poggiando la fronte su quella di Carlo.

«Te ne sei andato e mi hai lasciato sola», avevo confessato singhiozzando.

«Io non volevo», aveva detto Carlo sospirando, «sono stato costretto».

Ma cosa significa essere costretti? Nella vita puoi fare sempre una scelta e, anche se Carlo era dovuto partire per motivi ancora a me sconosciuti, non avevo fatto altro che pensare che il ragazzo avrebbe comunque potuto farsi sentire e dare cenno della sua presenza, anche se lontano.

«Io lo so che non è il momento, che ti sei rifatta una vita, ma...» Carlo mi guardava negli occhi, cercando di capire come potersi esprimere, «ti ho pensata tanto in questi anni e rivederti ieri sera... io ci speravo; questo forse non vuol dire essere innamorati di una persona?» aveva rivelato poi, con la speranza di un riscontro positivo.

Non sapevo cosa rispondere in quel momento, le emozioni che stavo provando erano contrastanti. Lo avevo incontrato nel periodo più brutto della mia vita, ma non potevo di certo dimenticare che quando Carlo se ne era andato senza salutarmi, io ero caduta in un periodo di totale smarrimento e depressione.

Il mio cuore si era rotto in mille pezzi e la mia anima si era persa in una tormenta. Ma, cosa provavo per lui? Quale emozione mi scatenava dentro, dal momento in cui il mio cuore batteva all'impazzata, rischiando di uscirmi dal petto? E Alex, in tutto ciò dove lo collocavo?

D'improvviso, non appena il pensiero era rivolto al mio fidanzato, la magia che si era creata intorno a noi si era interrotta. Gli alberi erano ritornati ad essere semplicemente alberi e le farfalle si erano volatilizzate, lasciando spazio ad una vallata scura e fredda. Io e Carlo ci eravamo ritrovarati nuovamente con i piedi per terra e, nonostante Carlo aveva cercato di intrattenermi, avevo deciso di ritornare indietro.

«L'esplosione... Alex... che diamine...» avevo blaterato presa dal panico.

«Torniamo indietro», aveva detto Carlo sospirando.

Avevamo attraversato nuovamente l'albero e, non appena eravamo ritornati alla realtà, non c'era più traccia di alcuna persona. Sul luogo c'era solo la polizia, che stava delimitando la zona interessata dall'incendio, probabilmente scaturito dallo scoppio, e i vigili del fuoco che erano intenti a spegnere le ultime fiamme intorno alla chiesa.

Ma quanto tempo erano stati nella Valle Incantata? Possibile che lì dentro tutto si svolgeva più velocemente?

Eravamo rimasti nascosti, per poi ritornare a casa. In quella mezz'ora nessuno dei due aveva proferito parola. Carlo mi aveva appena confessato di essere innamorato di me e io era confusa più che mai. Di una cosa però ero certa, dovevo capire cosa era successo al mio fidanzato.

Il tragitto verso casa era stato silenzioso. Carlo però mi aveva accompagnata davanti la porta, ancora scossa per l'accaduto.

«Senti», aveva iniziato a parlare lui, non sapendo però bene cosa dire.

«Devo cercare Alex», scrivo detto, «mi cambio e vado in ospedale».

«Ma l'esplosione...»

«Lui non è morto», avevo tuonato con rabbia, «è vivo ed è in ospedale».

«Ti accompagno».

Io non ero riuscita a controbattere, volevo solo sapere come stava Alex, sicura che non gli fosse successo nulla e che era vivo, e poi capire cosa fosse successo nella Valle Incantata, quando io e Carlo eravamo circondati da tutte quelle farfalle.

Una volta fuori dall'ospedale però, certa che sarei arrivata, ad aspettarmi all'obitorio c'erano Claudio e Donna Ginevra.

Avevo deglutito e mi ero avvicinata. Ma, non appena le figure di quei genitori si erano fatte più vicine, avevo sentito il pianto di una madre disperata.

Il mio cuore si era fermato all'istante e una strana sensazione si era fatta largo dentro me.

E d'improvviso una farfalla nera si era posata sulla mia spalla.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro