Starman
La lezione andava avanti da più di un'ora, di questo Luke ne era sicuro. Anche se non era davvero così, sapeva che il tempo di era prolungato nel momento stesso in cui il professore Ramsay era entrato in classe, era vero che probabilmente l'orologio contava 60 minuti precisi, ma nella mente di Luke quei minuti erano diventati 120 e invece per il professore erano passati solo pochi secondi. Quando finalmente suonò la campanella, la classe si svuotò completamente, mentre Luke rimase a sistemarsi alcune cose nello zaino, era passato un mese e la scuola era iniziata da una settimana. Ormai aveva capito che Robert Clifford era uno sfigato senza amici, quindi non aveva nessuna premura di uscire da quella classe, perché fuori non c'era nessuno ad aspettarlo. –Clifford- la voce del professore gli fece alzare di scatto la testa dai suoi libri –Sei cambiato molto, sai?- disse il professore poggiandosi al banco di fronte al suo –Sì?- l'altro annuì. Forse si aspettava di vedere Robert con il solito cardigan ed i jeans a vita alta, invece aveva un paio di converse ed una maglietta dei Green Day, ovviamente rubata a Michael. Sperava che non l'avrebbe scoperto, infondo di solito faceva finta di non conoscerlo, quindi perché doveva accorgersi di quella maglietta se non si accorgeva nemmeno di suo fratello. –Stasera ho organizzato un incontro con il resto dell'orchestra, okay? Vedi di esserci. E' per farvi conoscere meglio, per migliorare il rapporto tra voi.- Luke cercò di nascondere il suo stupore, perché Robert non gli aveva assolutamente detto nulla di un'orchestra ed il problema non si poneva quella sera, ma quando avrebbe dovuto suonare uno strumento da camera, cosa che non sapeva fare –Non mancherò!-. Uscì in fretta dalla classe per raggiungere il cortile –Tu! - disse quando una voce impastata dal sonno rispose dall'altro capo del telefono –Sì?- Luke sbuffò –Orchestra-Robert rimase in silenzio a studiare quello che aveva detto il ragazzo –Quindi?-
-E quindi tu sei in un' orchestra e non mi hai detto niente- Robert sbadigliò
– Ah vero l'orchestra. Dai, tanto si deve sciogliere- Luke rimase in silenzio, imponendosi di non rispondergli come avrebbe voluto –Allora?-
-Allora sei uno sfigato. Perché sei nell'orchestra e non in una gang di ragazzi fighi?- Robert rise timidamente –La risposta è più facile di quanto sembri. Io non sono figo, Luke.- detto questo chiuse la chiamata, lasciando il ragazzo biondo con i sensi di colpa. Effettivamente Robert forse era da ammirare, perché stava bene con se stesso, o almeno così faceva credere e non aveva bisogno di amici o di essere figo. Faceva quello che gli piaceva e basta, al contrario di Luke che cercava sempre l'approvazione degli altri, che era scappato da casa perché i suoi genitori non l'avevano mai accettato. Raggiunse la casetta abbandonata in fondo al cortile, lì non ci andava mai nessuno e lui ci passava gran parte delle sue giornate scolastiche. Solo che quel giorno era strano per questo c'era un ragazzo alto che fumava silenziosamente –Ehi?- il ragazzo si girò lasciandosi vedere da Luke –Ehi!- lo salutò di rimando mentre aspirava la sigaretta –Ne vuoi una?- il biondino senza pensarci troppo accettò, infondo farsi degli amici fighi come quel ragazzo con la giacca di pelle ed i capelli castani con una macchia bionda a Robert sarebbe servito –Piacere io sono Robert- l'altro sorrise –Jack, non ti ho mai visto qui-
-In realtà è come se non ci fossi davvero- si rese conto soltanto dopo di quanto fosse vera quella frase –Beh...nemmeno io - Luke sorrise mentre stringeva le labbra intorno al filtrino della sigaretta, non ne fumava una da un mese e gli era mancato fin troppo il sapore del tabacco, quella sarebbe stata l'unica nota positiva della sua giornata. Il silenzio tra i due venne interrotto dallo squillo della campanella che echeggiava nel cortile. Luke sperava di ritrovare il giorno dopo Jack, sempre in silenzio a regalargli una sigaretta, forse era questo quello di cui aveva bisogno per adesso, tranquillità e tabacco. Spense la sigaretta sotto la suola delle converse nere che aveva recuperato dal guardaroba di Robert. –Io torno in classe.- il moro sembrò essere stato interrotto da un qualche pensiero importante, come risposta ricevette solo un sorriso.
Luke poteva sicuramente dire che quella giornata era una delle più strane della sua vita, ovviamente dopo quella in cui si era scambiato la vita con un perfetto sconosciuto. Aveva incontrato Jack e aveva fumato dopo giorni, di sera sarebbe dovuto andare ad un incontro con l'orchestra – non sapendo suonare nemmeno uno strumento- e adesso era appena rientrato in casa e sentiva "Starman" di David Bowie messa a tutto volume. La casa era inglobata dentro quella canzone, le parole facevano eco tra le mura e Luke si sentiva come su un altro pianete, era un po' l'effetto Bowie in realtà. Solo che in casa i suoi genitori non c'erano, sarebbero tornati il pomeriggio del giorno dopo, quindi sicuramente ad ascoltare quella canzone non poteva che essere Michael.
Ne ebbe conferma quando vide un ragazzo con la chioma blu inginocchiato davanti allo stereo del salotto. –Non ti facevo un tipo da David Bowie- urlò per sovrastare la musica. Michael spense la radio e si girò di scatto –Nemmeno tu mi sembravi un tipo da Green Day- disse alzandosi e camminando furioso verso Luke
–Forse perché non ti è mai importato saperlo.- Michael sorrise, lasciando un attimo stordito Luke, perché quel ghigno era inquietante, era come se avesse potuto ucciderlo da un momento all'altro. –Neanche a te è mai importato sapere qualcosa su di me- il biondino alzò le mani in segno di resa, probabilmente era vero. Robert si lamentava tanto perché suo fratello lo trattava male, ma non si era mai interrogato sul motivo del suo comportamento, forse anche Michael pensava che suo fratello non provava alcun interesse nei suoi confronti. Insomma erano dei fratelli orribili entrambi. –Forse hai ragione, forse dovremmo darci una tregua.- Michael spaccò le sue labbra nello stesso ghigno inquietante di qualche secondo prima –Io voglio solo la mia maglietta, toglila- il biondino scosse la testa.
-Forza Robert, dammela- urlò mentre tirava un lembo della maglietta costringendo Luke a toglierla. Senza rendersene conto il biondino si ritrovò a petto nudo –Non è giusto- disse incrociando le braccia al petto e mettendo su il broncio -mentre Michael lo guardava divertito. –Qui le leggi le faccio io, piccolo-. Nello stesso modo in cui si era ritrovato con la pelle scoperta, Luke si ritrovò a sorridere imbarazzato per l'appellativo che gli aveva dato il "fratello"-Ne vuoi un po'?- Michael si girò mentre stringeva tra le dita una bottiglia di latte –Robert?- Luke riuscì soltanto ad annuire mentre il fratello continuava a scrutarlo attentamente. Per un attimo il tinto pensò che suo fratello avesse un bel fisico, che probabilmente lo invidiava. Pensò che forse era sbagliato prenderlo in giro perché Robert era più figo di lui e se non fosse stato suo fratello forse avrebbe cercato di concludere qualcosa con lui, ma solo nel caso in cui non fossero stati imparentanti. Rimase disgustato dai suoi stessi pensieri. Per la miseria, era suo fratello, non poteva pensare che con i raggi del sole pomeridiano che si riflettevano delicatamente sulle sue spalle facendolo sembrare una visione quasi celestiale era dannatamente sexy. Non poteva nemmeno ricredersi su anni e anni di battutacce, infatti quando il ragazzo inciampò sui suoi stessi piedi per raggiungere il bancone, Michael capì che suo fratello in quei tre mesi non era cambiato, ero lo sfigato di sempre, solo che con un bel fisico e un buon gusto in fatto di stile.
In fondo aveva messo la sua maglietta.
Nell'aula di musica c'erano cinque persone sedute in cerchio. Ashton Irwin, percussioni, stava nel suo angolino mentre si alzava convulsamente la montatura rotondeggiante degli occhiali, al suo fianco il professor Ramsay con un ciuffo biondo e azzurro istruiva due ragazzi, Mike e Ian, fiati. A guardare la scena divertito c'era Luke Hemmings, che sperava davvero di trovarsi nella stanza sbagliata o di stare sognando, perché lui non voleva trovarsi insieme a quei tre ragazzi usciti da un film horror. Ashton era quello più inquietante, perché fissava tutti senza parlare mai. Forse nemmeno Robert lo aveva mai sentito parlare. –Allora?- disse Luke fissando il professore che alzò lo sguardo –Credo che questa orchestra debba sciogliersi- gli altri tre ragazzi rimasero a fissare il professore stupiti, mentre Hemmings pensò che ovviamente c'era d'aspettarselo, ma chiese comunque il perché al professore
–Perché, caro Clifford, non siamo soltanto cinque e a nessuno è importato di venire all'incontro- buttò fuori acidamente Ramsay, Luke scrollò le spalle e si alzò dalla sedia per uscire dalla stanza –Sa professore? Questa "orchestra" non va avanti perchè non hanno motivazione- disse girandosi –Perché non fanno credere che la musica sia vita, ma solo che sia una cosa da fare e basta.- il professore lo invitò a continuare – Questa scuola invece di un'orchestra potrebbe avere una band-
-una band?- disse Ashton che stava parlando per la prima volta nell'arco di un'ora, Luke annuì soltanto –Immaginate le partite di football, su!- Ramsay sorrise, quei ragazzi avevano bisogno di altro. Avevano bisogno di amare la musica, di viverla, di starci dentro e di trasmettere tutto quello a chi li ascoltava.La musica andava sempre creata, andava sempre vissuta, non si poteva mai solo suonarla, come in realtà facevano loro. La musica era da vivere come la vita. –Io ci sto!- disse Ramsay mentre spostava rumorosamente la sedia su cui era seduto. Nel giro di pochi minuti avevano formato i Marianas Trench, i ruoli sarebbero stati scelti in un secondo momento, perché a detta del professore le ore a disposizione erano finite e lui aveva da fare. Luke per la prima volta in un mese si sentiva soddisfatto di quello che aveva fatto, forse il suo compito era quello di aiutare un po' Robert a riprendersi in mano la sua vita, a iniziare a viverla in prima persona e non come se stesse guardando un film. La sera di quello stessa giornata, il biondino si ritrovò ancora una volta seduto su uno sgabello a bere una diet coke, perché quel frigorifero aveva capito non conteneva niente di meglio, soprattutto se i genitori di Robert erano fuori per due giorni. Non riusciva a dormire, non sapeva perché, forse un po' gli mancava casa anche se non voleva ammetterlo. Gli mancavano i suoi amici e forse anche il suo lavoro, nonostante le ramanzine del capo, quella che stava vivendo adesso non era la sua vita e probabilmente non la augurava a nessuno. Forse era duro da ammettere ma Robert era solo, non aveva amici, aveva solo una vita finta. Poteva -forse- invidiargli la villetta, il giardino e la macchina che Luke non aveva mai potuto avere, ma finiva lì, all'idea della perfezione. In quei giorni a Sydney si era reso conto che nulla era perfetto e nemmeno sforzandosi poteva diventarci, il suo appartamento era un'offesa per la vista umana, ma quando veniva riempito dai suoi amici diventava qualcosa di molto simile alla perfezione. Mentre il mondo di Robert era un castello di carta, poteva distruggersi con un soffio. I pensieri di Luke vennero interrotti dalla portiera di una macchina che veniva sbattuta violentemente dopo un primo tentativo fallito –Vaffanculo!- sentì urlare da Michael. Stava succedendo di nuovo, suo fratello veniva abbandonato sul giardino del retro della villa. Sorrise perché forse avrebbe potuto parlare davvero con lui. Dopo essersi messo la felpa dei Blink-182 che usava sempre a New York lo raggiunse in giardino, dove però non lo trovò –Michael?- non era potuto rientrare perché lo avrebbe visto, non sapeva dove fosse –Robbie- si sentì chiamare dall'alto, quando alzò la testa vide il ragazzo con i capelli blu seduto sul ramo più basso dell'albero che sovrastava la casa. –Che ci fai lì?- il ragazzo gli fece segno di raggiungerlo e Luke non potette che accondiscendere, arrampicandosi maldestramente –Perché sei qui?- Michael gli sorrise –Per essere più vicino alle stelle no?-
-Ed a cosa serve?- il ragazzo ci pensò su prima di rispondere –A niente, ovviamente- riprese a guardare il cielo che veniva coperto da alcune foglie ormai arancioni , il biondo prese il suo esempio ed in silenzio iniziò a meravigliarsi dello scorcio di volta celeste che riusciva ad intravedere dal giardino di casa non sua. Dopo un po' sentì Michael intonare le prime note di Starman e quella canzone non gli era mai sembrata così bella come quella sera. Si girò a fissarlo, aveva la pelle chiara illuminata debolmente dalla luna, le labbra piene si muovevano per pronunciare le parole di quella canzone ed i capelli leggermente inumiditi dal sudore gli si adagiavano sulla fronte. Luke pensò per la prima volta che forse c'era una cosa che invidiava davvero a Robert.
There's a starman waiting in the sky
He'd like to come and meet us
But he thinks he'd blow our minds
There's a starman waiting in the sky
He's told us not to blow it
Cause he knows it's all worthwhile
He told me:
Let the children lose it
Let the children use it
Let all the children boogie
NdA
Sto pubblicando senza nemmeno correggere, ma dovevo.
Intanto facciamo gli auguri a quella cosa preziosa che è Calum Thomas Hood. Davvero, è una cosa fragile che potrebbe spezzarsi, va custodito con tutto l'amore che si può avere, è questo quello che penso di Cal :')
Adeeesso. Allora, non è corretto quindi magari domani faccio qualche modifica. Comunque è uno dei capitoli che preferisco, forse è perchè ho inserito Starman, o forse perchè Luke inizia a capire di tenere a Michael e Michael inizia a fare pensieri non "okay" nei confronti di suo fratello, oppure per la band e per Ashton nerd. Non so, è un capitolo un po' più consapevole, la storia inizia a prendere forma, ecco. Niente, ho visto le 49 visualizzazioni, spero che continuate a leggere la storia, mi renderebbe davvero felice! Non esitate a commentare qualsiasi cosa, se magari avete domande ecc. Se la storia vi piace magari dategli anche solo un voto, non so, spero davvero di fare del mio meglio e di finire questa storia e soprattutto spero che vi possa piacere tanto tanto *w*
OKAY adesso basta. Cià ve se ama <3
p.s. Ho scritto il capitolo il giorno che è venuto a mancare David Bowie, una delle persona che mi ha resa quella che sono, che mi ha ispirata e mi ha fatto amare moltissimo la musica. Quindi questo capitolo lo dedico in parte a lui, anche se è una cosa stupide da fare...è il mio modo di rendergli onore.
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