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Save Rock And Roll

Attenzione:

 capitolo contenente scene smut

Questo capitolo è stato scritto dal punto di vista di Michael, ho cercato di non inserire il nome Luke o Robert per non confondervi. 

Michael crede ancora che Luke sia suo fratello Robert, non ha scoperto mai la sua vera identità. Grazie dell'attenzione, godetevi il capitolo! 
Vi amoh lol

Se c'era una cosa che Michael aveva capito in quelle settimane era che suo fratello non era più lo stesso. Non era cambiato soltanto fisicamente, non era soltanto diventato un bel ragazzo, il suo carattere era cambiato. Era una persona chiusa, quasi egoista. Non gli era mai importato della gente che gli stava attorno, l'unica cosa che sapeva fare era dare la colpa a qualcun altro delle sue sfortune. In realtà nemmeno a Michael era mai importato qualcosa di lui, soltanto che da un paio di settimane lo trovava interessante, quasi affascinante. Non sapeva perché non metteva più le sue camicie da secchione ma le sue magliette dei green day e non gli era importato saperlo fino a quando non era stato lui a fare il primo passo. Ogni sera lo aspettava sveglio e lo raggiungeva nel cortile, ascoltandolo mentre diceva cose che in realtà se non le avesse detto un ubriaco, non avrebbero avuto senso. La prima sera che lo aveva raggiunto era riuscito a farlo sentire per la prima volta importante. Michael era andato a dormire senza aver paura delle stelle, per una volta le aveva considerate sue amiche. Poi era stato un susseguirsi di sguardi e di parole. I biscotti che gli aveva portato quando i suoi genitori lo avevano fatto sentire meno di zero e poi la sera della festa. La canna e le sue coperte che era diventate anche di lui. Quella mattina però lo aveva fatto sentire indifeso. Michael aveva quest'abitudine di costruirsi dei muri spessi, quasi infrangibili. Il fratello però con una canzone cantata a mezza voce era riuscito a distruggerli, come se fossero castelli di carta. Un soffio e aveva esposto il vero Michael, quello fragile. Aveva imparato a conoscerlo fin troppo infondo. Così era scappato. Camminava per le strade delle città senza sapere dove andare, sicuramente sapeva dove non doveva stare. Vicino al biondino. Non voleva sentirsi di nuovo in quel modo, il lato peggiore della situazione era che gli era quasi piaciuto potersi liberare.

Scosse la testa come se quel gesto potesse scacciar via i suoi pensieri. Michael poteva essere stronzo o dolce, ma mai debole. Poteva permettersi di dedicare qualche sorriso in più al fratello, poteva anche far girare il suo mondo solo intorno a lui, ma non sarebbe mai stato debole. Non si sarebbe mai fatto vedere debole, non più dopo quella mattina.
L'unica cosa che avrebbe potuto portare rimedio a tutto quel casino che aveva in testa era il sesso. Senza pensarci troppo su, cambiò la sua rotta verso casa di Calum.

Al suo migliore amico non era andato ancora giù il fatto che non gli avesse ripagato l'erba, per questo fu ben felice di vederlo arrivare a casa sua. La sua espressione sconvolta dal sonno venne subito sostituita da un ghigno soddisfatto. –Spero tu sia venuto a ripagarmi- Michael gli tappò la bocca, facendosi strada dentro casa. –Tuo fratello c'è?-
-No, non si perde un giorno di scuola manco sotto tortura.- entrambi sapevano cosa significasse ripagarsi, per questo senza troppe cerimonie il ragazzo dai capelli blu gli tolse la maglietta iniziando ad accarezzargli gli addominali –Allora sei venuto a ripagarmi davvero- disse con la voce tradita dall'eccitazione. Michael annuì afferrandolo dalle cosce e facendolo aggrappare a lui. Non c'era bisogno che gli indicasse la stanza, già sapeva dove si trovasse. Avevano passato tante di quelle sere a "studiare". Lo gettò sul letto duro per poi liberarsi anche lui della sua maglietta.

La gamba di Michael aveva preso posizione tra quelle di Calum. Una risata fragorosa lo fece distrarre dai pantaloni del ragazzo più scuro. –No Michael, lo sai che non funziona così- sbiascicò, alzando il mento del maggiore con l'indice. Si distese accanto a lui lasciando che Calum prendesse in mano la situazione. –Bravo, adesso va meglio-.
Iniziò a sfiorare attentamente tutto il corpo di Michael, soffermandosi sui suoi fianchi. Liberò la sua erezione dai pantaloni che furono subito seguiti dai boxer blu. –Vedo che almeno qualcuno quì è felice di vedermi-
-Merda Calum, datti una mossa- lasciò un bacio sul basso ventre per poi girare Michael a pancia in giù con un gesto veloce. –Non credo potrai sederti a lungo- lasciò sfilare il preservativo lungo il suo membro, per poi entrare con un colpo di reni. Sentì un "cazzo" sussurrato dal maggiore. Non lo preparò, doveva imparare la lezione. –Mai non ripagare Calum entro una settimana-.
Un altro colpo di reni fece quasi urlare Michael, iniziò a spingere piano, lasciando che sentisse la sua erezione per tutta la sua lunghezza. Usciva delicatamente per poi rifarsi spazio con prepotenza, lasciando il ragazzo dai capelli blu senza fiato. –Vaffanculo!- sputò fuori, mentre Calum continuava a fargli mancare il respiro. Afferrò la mani di Michael, costringendole alla testiera del letto, per poi entrare con più forza, facendo prendere velocità ai suoi fianchi. Il maggiore tirò fuori una serie di insulti, ma Calum era serio quando gli aveva detto che non si sarebbe potuto più sedere. Lasciò uno schiaffo sulla chiappa chiara di Michael, per poi continuare con le spinte. Sapeva che stava per arrivare all'apice, ma voleva consumarlo fino alla fine. Uscì dall'altro, girandolo a pancia in su per posizionarsi a cavalcioni su di lui. –Finisci il lavoro.-
-Fai schifo, sappilo.-
Strinse tra le labbra l'erezione dell'amico.

Calum si liberò nella bocca dell'altro, per poi concentrarsi sul suo membro.
Il culmine di Michael fu accompagnato da un fragoroso –Robert!- cacciato fuori dalle sue labbra.
Silenzio. Nessuno schiocco di pelli, nessun "te l'avevo detto". Soltanto silenzio imbarazzante.

–No, no. Michael no.- disse disgustato Calum.

Scappò da quella casa con ancora le scarpe in mano. Corse via dai suoi demoni, da quello schifo che era diventato. Era troppo per lui accettare che aveva fatto sesso con Calum pensando a suo fratello.

Passò l'intera giornata in giro, a cercare di dare un senso a tutto quello. L'unica spiegazione plausibile però era che quello che era successo in quella camera da letto e in quelle settimane un senso non ce l'aveva. Come poteva spiegare logicamente che provava un'attrazione irrefrenabile nei confronti del fratello. Non poteva nemmeno dire si trattasse di un'attrazione soltanto fisica, perché andava ben oltre il sedere del fratello o i suoi addominali. Si era innamorato del suo "nuovo fratello" , di quello che gli avevano "aggiustato" a New York. Era come se a casa con lui fosse tornato uno sconosciuto, per questo forse non sentiva più il grado di fratellanza che li univa. Guardò per un'ultima volta i cigni del laghetto prima che il parco spegnesse le luci. Era arrivato il momento di tornare a casa.
Il fatto era che lui di quel ragazzo con i capelli biondi e gli occhi azzurri non poteva farne a meno, per quanto volesse evitarlo, l'istinto di sentire anche per quella notte il suo profumo era troppo forte.
Trascinò i passi fino alla sua camera –Robert?- il fratello aprì le coperte facendogli spazio. Tolse le scarpe per poi accovacciarsi sul suo petto. –Ti sono mancato?- sentì il biondo irrigidirsi al contatto con le sue lacrime –Assolutamente no- Michael rise –I tuoi messaggi dicevano il contrario- il fratello si posizionò meglio –Dove sei stato?-.

-Chi te l'ha fatto quello?- disse indicando l'occhio nero. –Gerard Way- sputò l'altro tutto di un fiato. –Ovunque e da nessuna parte-
Non seppe perché, ma il fratello annuì senza chiedergli più niente.

Un bacio sulle labbra fece svegliare Michael che riposava beatamente. Il biondo aveva le gambe intrecciate alle sue. Fece finta di dormire nella speranza di un altro bacio, che non tardò ad arrivare, seguito da un piccolo morso sotto appena sotto la mascella. –Giorno- soffiò. L'altro rispose con un altro bacio sulle labbra, seguito da un pimpante –Buongiorno anche a te, fratellino- non sapeva perché, ma da quando si concedevano quei baci, il biondo era più propenso a chiamarlo con vezzeggiativi come "fratellino". All'inizio, quando lo diceva dopo avergli mordicchiato le labbra, rimaneva interdetto. Adesso invece era diventata un'abitudine, per quanto ci provasse, Michael non riusciva a fare a meno di lui e da quando aveva assaggiato le sue labbra, non ce la faceva nemmeno a fare a meno di quelle. –Vado a preparare la colazione- disse distraendolo dai suoi pensieri, il biondo lasciò la stanza e Michael si potette concedere qualche minuto in più di sonno. I loro genitori erano fuori per un po' di giorni e si stavano godendo quella tranquillità. Potevano girare in mutande e lanciarsi occhiate languide senza preoccuparsi di loro. Michael sapeva che un giorno sarebbe arrivato il momento di "mettere in chiaro le cose" ma per adesso voleva fingere che sbaciucchiarsi con suo fratello fosse normale. Insomma, il ragazzo la pensava così. Erano due ragazzi gay, erano attratti dai loro corpi e le labbra del biondo erano irresistibili, tutto normale. Erano normalissimi esseri umani con normalissime attrazioni.
Decise che forse non era il caso di restare troppo a letto, le coperte che profumavano dell'altro erano difficili da lasciare, ma per una buona schiarita di pensieri, accompagnata da una sigaretta, sembrava tutto più facile.
Aprì la finestra lasciando che la luce illuminasse la loro camera, prese una sigaretta dalla sua felpa e l'accese per poi portarsela tra le labbra. I raggi del sole ormai alto lo colpivano facendolo apparire quasi etereo, quando il fratello lo raggiunse in camera sentì quasi il respiro mancare. Dovette sforzarsi di non far cadere il vassoio a terra. Si avvicinò all'altro, dopo aver adagiato la colazione sul letto. Quando Michael sentì il suo tocco sobbalzò leggermente distraendosi dai suoi pensieri, il biondo gli alzò un braccio per posizionarvisi sotto e allacciare le braccia dietro la sua schiena. –Posso?- chiese, sfilando la sigaretta dalle labbra dell'adesso corvino. Amava le ciocche che davano un leggero colore alla sua chioma interamente nera, quel colore faceva risaltare i suoi occhi.
Inspirò sotto lo sguardo vigile di Michael e ingoiò il fumo, restituendogli la sigaretta. –Da quando fumi?- come riposta ricevette una scrollata di spalle e un bacio appena sotto la mascella. Il moro finì la sigaretta e seguì il fratello verso il letto. –Allora cosa abbiamo di buono?- incrociò le mani davanti a sé e portò lo sguardo sul vassoio pieno di pancakes, bacon e due tazze di cappuccino. Prese una fetta di bacon e l'addentò, continuando a fissare le pietanze. –E' di tuo gradimento?-
-Sì- diede un bacio al fratello, per poi iniziare a fare colazione insieme a lui.

Il modo in cui tutto quello fosse diventato abitudine quasi spaventava Michael, era vero, si convinceva che fosse normale. Solo attrazione tra due esseri umani, ma era molto di più. In termini scientifici poteva definirsi incesto, ma in realtà non lo era davvero, perché non erano mai andati oltre i baci. Quindi quello che avevano "era uno strano rapporto" l'unica definizione logica. Nessuno sapeva niente, Calum aveva finto di dimenticare l'incidente di un mese fa e non provava nemmeno a toccare l'argomento. I loro genitori erano totalmente ignari della situazione, sapevano soltanto che adesso i fratelli Clifford non stavano sempre a litigare ed erano più che felici di quello.

Il corvino non sapeva come stava, dentro avevano un uragano di emozioni. Quando era vicino al biondo era felice, quando gli stava lontano no. Quando pensava a quello che facevano si sentiva sbagliato. Non aveva mai davvero affrontato l'argomento con l'altro, non voleva che qualcosa cambiasse. Doveva restare tutto uguale anche se uguale poteva significare impazzire. Il fratello dal canto suo sembrava tutto tranne preoccupato dalla situazione, era strano. Quando lo baciava non provava imbarazzo, lo faceva con tutta la naturalezza possibile, mentre Michael non riusciva a dormirci la notte. Non sapeva se il modo in cui il biondino affrontasse la situazione fosse una maschera per non far stare male il fratello oppure fosse davvero indifferente a quello strano rapporto.

Michael si scontrò con qualcuno, appena alzò gli occhi vide due sfere color pece attorniate da un bianco contrastante. –Calum- l'altro lo squadrò dalla testa ai piedi per poi gettarsi addosso a lui e stringerlo in un abbraccio. I due non si vedevano da alcune settimane, non era mai successo in tredici anni di amicizia. L'unica volta che erano stati divisi a lungo furono le loro quarantotto ore più tristi. Fratelli di due madri diverse, ecco cos'erano. Un giorno il moro gli aveva detto che fosse strano definirsi fratelli mentre scopavano e Michael aveva riso, dicendo che l'incesto era sexy. Scosse la testa togliendo quella frase dai suoi pensieri. L'incesto era sbagliato, non eccitante. –Come stai?- l'altro non ne voleva sapere di staccarsi da lui e Michael non voleva che succedesse. Erano due uomini che stavano abbracciati in mezzo alla strada. Non c'era nulla di strano e sicuramente Michael non poteva mettersi a valutare che cose era più o meno strano per lui. –Senti Mike, non me ne fotte niente se ti vuoi scopare tuo fratello- disse staccandosi e fissandolo negli occhi –Non mi interessa nemmeno se ti vuoi scopare una capra, voglio solo che tu sia felice!- le parole di Calum lo colpirono in pieno petto, per un attimo pensò che stesse per soffocare. Sentì una stretta appena sotto le costole e la testa diventò più leggera del normale. Chiuse gli occhi e ingoiò il groppo che aveva in gola. Non doveva piangere, non poteva ancora permetterselo, ma poi Calum pronunciò le parole più facili da dire a un amico –Ti voglio bene- accarezzò con la lingua ogni lettera, scandì bene ogni singola parola "Ti voglio bene" ripetette nella sua testa.
-Anche io- rispose Michael.

La pioggia copriva la finestra di un sottile strato grigiastro, il corvino seguì ogni singola goccia che percorreva il vetro spesso fino ad arrivare alla parte inferiore e sparire in una piccola fessura. Invidiò per un po' quella gocciolina, arrivava e spariva nel buio. Proprio quello che voleva fare adesso lui sotto lo sguardo paziente di Calum. La pioggia a Sydney era un evento raro, una buona scusa per restare ficcati a casa, almeno per lui. Invece loro erano in un bar con delle tazze di cioccolata calda a scaldarli. Osservò il fluido marroncino, chiedendosi da quanto tempo il proprietario avesse quella robaccia conservata, non era tra gli eventi quotidiani Australiani andare a prendere una cioccolata. Allontanò la tazza candida, per poi rivolgersi di nuovo alla pioggia. –Allora?-
-Cosa vuoi sapere?-
-Iniziamo dicendomi da quanto tempo vai avanti così- il corvino iniziò a massaggiarsi il mento –Circa tre mesi-
-Perché?- ancora una volta ci pensò su, cercando di dire le parole che sembrassero più normali – E' cambiato- quella era l'unica cosa che sembrasse normale. –In che senso?-
-Da quando è tornato da New York è diverso. Non solo fisicamente, è anche più sicuro e mi ascolta. Non mi odia, è l'unico che prova a capirmi.- si fermò per prendere un attimo di pausa –Hai presente quando ho litigato con mia madre? – Calum annuì e lo lasciò continuare –Ecco. Quel giorno Gerard gli aveva fatto un occhio nero, ma lui comunque ha cercato di entrare nella mia stanza dalla finestra. Anche se non ci vedeva bene e poteva rompersi l'osso del collo-
- Mi ha detto che sono speciale e non faccio schifo.- osservò il ragazzo più scuro prendere un sorso di quella poltiglia e riflettere. Forse anche lui stava ponderando sulle parole più adatte a quella situazione –Quindi...- fece un'altra pausa, sempre cercando le parole giuste –tipo lo ami e non come un fratello?-
-tipo-.

Michael non era riuscito a sopportare le preghiere del fratello e soprattutto non era riuscito a resistere. Gli aveva anche promesso di sistemargli la stanza per almeno un mese, non poteva rifiutare quell'invito. Il biondo voleva soltanto che lo vedesse almeno una volta suonare con il resto della band. –Se ti fa felice lo faccio- gli aveva detto mentre il fratello iniziava a prendergli i vestiti da mettere per la partita. Il corvino odiava con tutto se stesso lo sport, soprattutto se erano dei figli di papà con il culo sodo a farlo. Il problema, ovviamente, non era il culo sodo. Non capiva nemmeno la logicità del correre dietro a delle palle, più o meno piccole. Il football poi non aveva nessun senso, si ammazzavano dalle botte per una palla che non era manco rotonda. Se stava per andare a quella partita solo per il fratello significava che gli voleva davvero tanto bene, più di quanto forse si meritasse –ovvio che mi fa felice!- disse girandosi e aprendo una maglietta dei Sum 41 –Forza metti questa- gli tolse la maglietta che indossava –Posso farlo anche solo- soffiò Michael appena il fratello lo liberò del tutto –Lo so, ma voglio farlo io- si leccò le labbra accarezzandogli l'addome non del tutto piatto, per poi risalire verso il mento e sfiorarlo con l'indice –Ti dispiace?- Michael scosse la testa e si fece intrappolare dal tessuto leggero di quella maglietta pulita. Lasciò che i suoi pensieri vagassero al di là di quella stanza. Non poteva permettersi di pensare a lungo a quello che aveva appena fatto suo fratello, non voleva avere un erezione proprio davanti a lui.

Pochi minuti dopo erano entrambi in macchina che camminavano verso la scuola –Secondo me non sai manco suonare, figuriamoci cantare-

-Vedremo- l'altro continuò a mordicchiare la penna con cui stava aggiustando alcune cose nello spartito. Era maledettamente sexy mentre era concentrato, con un gesto veloce il corvino gliela strappò dalle labbra. –Non mordicchiarla-

–Okay okay- alzò le mani in segno di resa e riprese in quello che stava facendo.

Verso le diciannove iniziò la partita, non ne capiva niente di quello sport, sperava solo che il momento di suo fratello fosse arrivato presto per poi svignarsela senza farsi notare da troppe persone.
Un'ora dopo i Marianas Trench presero posizione appena più avanti degli spalti.
Il biondino era in prima fila, la chitarra elettrica azzurra si adattava perfettamente alle sue dita chiare. Alla batteria Michael notò Ashton, senza occhiali e le camicie che portava di solito sembrava quasi un'altra persona. Il fratello di Alex non era minaccioso quanto lui, il corvino gli sorrise e Jack rispose di rimando con un gesto della mano.

Gli spalti erano in delirio, l'esibizione era finita da pochi minuti e ancora si sentiva l'adrenalina nell'atmosfera. Quando rientrarono i giocatori in campo nessuno ci fece caso, Michael si preoccupò di allontanarsi prima che venisse lanciato qualche reggiseno. Sorrise al pensiero di suo fratello, eccessivamente gay persino per lui, prendere in mano un reggiseno magari in pizzo rosso. Attraversò i lati del campo con facilità ed entrò nei camerini con altrettanta facilità. Non fu difficile capire dove si trovassero gli altri, le urla quasi si sentivano fino al campo. –Si può?- il biondo gli andò incontro abbracciandolo, per poi metterselo sotto braccio. –Ragazzi, lui è mio fratello Michael- gli altri lo salutarono, per poi tornare a quello che stavano facendo. –Ash, tu hai bisogno di un passaggio?- chiese il biondo mentre si rimetteva la maglietta sudicia, che si era tolto per qualche motivo sconosciuto all'altro. –No, viene mia madra-
-Okay allora noi andiamo- presa la custodia della chitarra e diede una patta sul sedere al fratello per incitarlo a camminare. –Visto che alla fine so suonare?-

-Anche cantare discretamente- alzò il mento offeso, lasciando scappare una risata al fratello. Passarono da dietro gli spalti evitando la folla che c'era vicino al campo.

-Aspetta- disse fermandosi e afferrando Michael per un polso –Non merito un premio?-
-No- cercò di riprendere a camminare, ma l'altro lo trattenne  –Sì-
-Robert, no- gli occhi del biondo si accesero di eccitazione e con un gesto sicuro riuscì a far aderire i loro corpi, afferrò la massa di capelli neri e lo costrinse a poggiare le labbra rosee sulle sue. Michael si gettò addosso a lui di rimando, spingendolo sotto gli spalti e stringendolo per i fianchi. Le loro labbra in una morsa soffocante, noncuranti della possibilità di essere scoperti.


NdA

TATAAAAAAAAA. Sto troppo a sclerà perchè il mio idolo ha rilasciato una nuova canzone e niente. HO IL CUORE CHE MI SCOPPIA DI GIOIA! 

Adesso giuro che torno seria. Anche se riflettendoci seria io non lo sono mai stata .-. 
Prima di iniziare a commentare il capitolo volevo dire grazie a tutti per le 1000 visualizzazioni! Chi ne ha tipo 30000 mi prenderà per una sfigata, ma se pensate che sono partita con l'idea di nemmeno pubblicarla questa storia e sono arrivata a mille capirete il mio sclero. 

MI SCOPPIA IL CUORE DI GIOIA pt2. 

Che dire, se a questo punto della storia volete abbandonarmi vi capisco, fa un po' strano immaginare una fratello che desidera ardentemente l'altro fratello, anche io mentre scrivo sono un po' perplessa. Ma ehi. Se si amano noi che possiamo farci?

Ci credete se vi dico che ho scritto la mia prima scena smut muke solo ieri? Per una one shot! Cioè ho descritto i malum prima di loro, mi sa stranissima questa cosa lol 
Calum rimane sempre un cutie pie preziosissimo! TI AMIAMO CALOOM HUD (wtf?) 
I muke che amoreggiano dietro gli spalti con il rischio di essere visti è una cosa che dovevo e volevo troppo inserire in questa storia! 

Prima che questo spazio diventi più lungo del capitolo stesso, vi lascio con un dubbio:  e se cupido s'innamorasse di un umano?

Grazie a tutti per i voti, i commenti e le visualizzazioni.
Grazie per avermi aggiunta al vostro elenco di lettura e spero di non deludere mai nessuno andando avanti!
Se il capitolo vi è piaciuto votate e commentate se avete qualsiasi tipo di dubbio!

p.s. SE VOLETE LEGGERE UNA FANFICTION CON TRE PALLE, NON  DUE, PASSATE SUL PROFILO DI @EiryCrows E AMATELA.


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