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I don't love you

Il tepore delle lenzuola calde gli impediva di muoversi, anche di un solo centimetro, da quel letto. Quando il cellulare iniziò a squillare Robert non rispose, certo che fosse qualche agenzia telefonica o fesserie simili. La seconda volta che squillò si incuriosì, ma si girò tra le coperte cercando una posizione migliore per dormire. Quando però a suonare fu il campanello di casa, non potette non alzarsi. –Arrivo!- urlò quando lo squillare si fece più insistente. –Cazzo Luke, ma quanto ci metti ad aprire?- Gwen lo sorpassò ed entrò senza troppe cerimonie. Le sentì sussurrare un "carino" prima di girarsi verso di lui. –Me lo fai un caffè?- il biondo si stropicciò gli occhi e fissò la chiama adesso viola scuro della ragazza. –Un giorno ti cadranno tutto, lo sai?-
-Sta zitto e fammi un caffè- gli diede una patta sul sedere e si sedette sopra il letto disfatto. Robert prese una cialda e la infilò nella macchinetta del caffè, che amava più di ogni altra cosa. Prese due ciambelle congelate e le ficcò dentro il microonde . Quando il caffè e quelle sottospecie di dolci furono pronti, si diresse verso il letto. Gwen era concentrata sul computer. Gli poggiò il piattino sopra il grembo mentre lei continuava a ignorarlo. Fu solo quando addentò la ciambella che si degnò di parlare –Questa cosa non di niente, è questo che date ai vostri clienti?-
-Noi...- si fermò a riflettere. "Noi" si ripetette, adesso usava definire lui e Brendon con un noi. Rabbrividì al pensiero di quanto fosse unito a loro, scacciò ogni pensierp quando incontrò gli occhi perplessi della chioma viola. –Noi non usiamo queste ciambelle, tesoro.- alzò le spalle e continuò a prestare attenzione al computer. –Mi hai chiamata tu?-
-Sì, perché non rispondevi?-

-Perché ho una settimana libera che voglio godermi?- rispose stizzito, ancora una volta Gwen alzò le spalle e lo ignorò. –Per la miseria, perché sei qui?-
-Se mi fai lavorare capirai-


Pochi minuti dopo la ragazza si girò verso di lui vittoriosa –Abbiamo un ingaggio!- Robert alzò le spalle –Sono felice per voi- sbuffò mentre continuava a mettere in ordine il monolocale –Per voi? Per noi.- si girò buttando a terra uno svuota tasche in cristallo e facendolo frantumare in almeno mille pezzi –Noi?-
-Sai suonare la chitarra, no? Ti ho visto che la suonavi, quindi ce la puoi fare- .
Silenzio. Silenzio per circa una decina di minuti, fino a quando non suonarono al campanello e Robert andò ad aprire come un fantasma o come chi avesse appena visto un fantasma. Quando spalancò la porta si ritrovò davanti la figura statuaria di Calum, che cercava di decifrare la sua espressione. Si arrese quando vide in distanza Gwen. –Gwnedolyn!- pronunciò ironicamente, l'altra alzò il capo e gli corse incontro. Thomas l'alzò da terra, facendole stringere le gambe attorno alla vita. Robert si sentì uno straccio davanti a quella scena. Quei due erano legatissimi e lui tradiva il moro con lei. Avrebbe rovinato un sacco di amicizie se qualcosa fosse andato storto. Il ragazzo si girò verso il biondino, stampandogli poi un bacio sulle labbra. Non si era ancora abituato a quello. Si era abituato al traffico di New York, al lavoro notturno, all'alcool, ma non a Thomas. Non sapeva definirlo. Ogni volta che lo baciava restava stordito e si sentiva spezzato in due. Da un lato era onorato e quasi felice, dall'altro quasi disgustato. Non gli piaceva baciarlo perché era etero, si convinceva che fossero delle normalissime labbra. –Che ci fai qui?-
-Lo sai che il tuo ragazzo suona la chitarra?- si girò verso di Robert, che teneva teneva le mani incrociate davanti al grembo. Cercò di rimanere impassibile alla frase "il tuo ragazzo" e si sforzò di sorridergli. –No, in realtà- riposò lo sguardo sulla ragazza, mentre l'altro riprendeva a respirare, che aveva dimenticato come si faceva per quel lasso di tempo. –Beh mi deve aiutare per un matrimonio e non vuole venire-
-Lukey, non ci vuoi andare?- sibilò a denti stretti, mantenendo le spalle. –Non sono poi così bravo-
-Dice che non è poi così bravo-
-Cazzate, l'ho sentito suonare l'altra sera a casa mia- si fece sfuggire quel dettaglio con tranquillità, come se fosse una cosa normale. In realtà se si escludevano un paio di cose lo era.

"Credo di starmi per innamorare" sussurrò a fior di labbra, mentre tenevano le loro fronti congiunte. –Lukey, tu non sai cos'è l'amore- Gwen si leccò le labbra e riprese tra le sue quelle del biondino. Quando si staccarono di nuovo, lei continuò –Se lo sapessi non saresti qui a baciare me, non credi?- la consapevolezza di quello che stava facendo lo colpì in pieno petto, facendolo annaspare mentre cercava il fiato per riprendere a respirare. Si sentiva come se stesse annegando, galleggiava e poi era finito sott'acqua e c'era rimasto. Senza respiro e le mani legate ai fianchi per impedirgli di darsi aiuto. –Luke, scherzo. Tradire non significa non amare, solo amare una persona diversa- sorrise, uno di quei sorrisi finti. Aveva oltrepassato il limite, se n'era resa conto e adesso voleva rimediare con consolazioni vane e poco convincenti. –No, hai ragione. Hai ragione Gwen, se solo lo sapessi non sarei qui. Hai ragione.- si alzò e prese la giacca dall'appendiabiti messo vicino alla porta. La ragazza rimase a fissarlo, gustandosi la scena. Il biondo impacciato che cercava di mettere una giacca di pelle, che si accorse dopo troppi tentativi non essere la sua ma di lei. –Vieni-
-Assolutamente no.-
-Non fare lo stupido e rimetti il tuo fottutissimo culo sopra questo merdosissimo pavimento- scosse la testa e infilò finalmente la giacca giusta –No, non ce la faccio-.
Decise allora di raggiungerlo, posò le braccia sopra le sue spalle e lo guardò con un sopracciglio alzato –Perché ti staresti innamorando di me?-

-Perché sei...- deglutì, cercando di idratare la gola che adesso sentiva irrimediabilmente secca –Perché s-sei speciale.- si indicò i capelli colorati –Per questi?-
-No, per Ray e per il tuo car- non gli permise di finire la frase, perché aveva già le labbra premute contro le sue. Robert la cinse da fianchi, facendola scontrare contro di lui. Un altro bacio diverso, non affamato ma nemmeno delicato. La costrinse ad avvinghiarsi ai suoi fianchi e lasciarsi prendere in braccio. Con le labbra ancora unite, percorse il corridoio e la portò in camera da letto. Dove un letto perfettamente immacolato li aspettava. La gettò sopra il materasso e si staccò, disfacendosi di metà dei suoi abiti. Gwen gli accarezzò il collo, lasciandogli un bacio. Continuò a guardarlo, fino a quando i loro occhi non si incontrarono. –Non posso farlo.- disse, poggiandogli una mano sull'addome e scostandolo. –Non posso Luke, non posso.- si raggomitolò su di un lato e iniziò a piangere , senza nemmeno saperne il motivo. Sentì il vuoto affianco, lo sentì rivestirsi e sparire dietro la porta che si chiuse rumorosamente. Strizzò gli occhi, imponendosi di non piangere più, ma per quanto ce la mettesse tutta non ce la fece. Continuava a farlo, continuava a sbagliare, a combinare casini, continuava a innamorarsi della persona sbagliata. Sobbalzò quando sentì delle mani fredde allacciarsi alla sua vita. –Per questo mi sto innamorando- sorrise mentre il respiro del ragazzo gli scaldava il collo.
Per un attimo, solo per un instante, pensò che forse per quella volta aveva scelto il ragazzo giusto di cui innamorarsi.

La questione era questa, Robert aveva rifiutato l'offerta propostale da Gwen, ma adesso se ne stava nel garage della medesima a esercitarsi con lei per il matrimonio a cui si sarebbero dovuti esibire. Per quanto ci provasse, non riusciva a dirle di no, se poi ci si mettevano le occhiatacce che gli lanciava il suo ragazzo, Robert non poteva essere giudicato per la sua accondiscendenza. Quindi mentre Thomas era andato a prendere i loro caffè, Gwen lo stava stuzzicando da lontano. –Secondo me dovremmo incrociare le chitarre durante Voodoo Doll- la guardò perplesso un attimo, non capiva il senso. Poco dopo, infatti, Gwen notò che era disorientato e si avvicino mimando quello che avrebbero dovuto fare. Quando ebbe finalmente capito il meccanismo, Tommy fece il suo ingresso. Come sempre li spiazzò, aveva quel modo strano di camminare e sorridere. Era decisamente goffo con quelle gambe lunghissime, ma nella sua goffaggine era splendido e sembrava quasi un essere raro. Come un unicorno, impacciato ma magico. Sentì un gomitata e si girò verso Gwen, che lasciava intravedere un sorriso nascosto. Gli porse il caffè e si rimisero a suonare –Glielo facciamo vedere quel giochetto?- Robert annuì e si unirono, suonando la chitarra l'uno dell'altro. Il moro sorrise sotto lo sguardo vigile dei due –Comunque...io devo andare.- e poi si dileguò. I due si guardarono perplessi, prima che Robert corse dietro al moro. Era vero, in tre mesi non si poteva conoscere una persona, ma Thomas per quanto fosse riservato, era riuscito ad aprirsi del tutto con il biondo, per questo aveva subito capito che c'era qualcosa che non andava. Riuscì a prenderlo in tempo prima che avviasse la moto su cui era già posizionato –Thomas, fermati!- lo scuro lo squadrò e dopo un po' decise di togliere il casco e prestare tutta la sua attenzione all'altro –Che hai?- scosse le spalle e iniziò a mordicchiarsi il labbro inferiore, come se si stesse trattenendo dal dire o fare qualcosa. Dopo pochi secondi di silenzio alzò lo sguardo e Robert che stava ricacciando le lacrime, i suoi occhi lucidi e striminziti parlavano per lui. Quello che fece il minore fu abbracciarlo, lanciarsi su di lui e riempirlo di baci, come un cucciolo indifeso. –Lo fai sempre quando sto male.- fece notare.
-Ti fa stare meglio?- l'altro annuì e Robert riprese a consolarlo. In lontananza c'era Gwen accigliata che osservava la scena dei due piccioncini. "I due piccioncini" ripetette a labbra strette, prese la chitarra e iniziò a suonare, dando libero sfogo ai suoi pensieri. Lei non piangeva, lei era quella forte, me si era un po' rotta le palle di essere così. Adesso lei stava male, soffrire per un merdosissimo ragazzo senza palle con strane tendenze sessuali, ma non c'era nessuno a consolarla se non un garage mezzo vuoto e una chitarra. Tirò sul col naso, rendendosi conto solo in quel momento di star piangendo.
Era sempre stato così, lei veniva distrutta, lei raccoglieva i pezzi e lei si ricostruiva. Solo una persona l'aveva aiutata a rifarsi senza manco saperlo, sua figlia. Quando Robert rientrò la trovò a suonare note tristi, nessuna traccia di pianto sul volto, solo tanto troppa tristezza. –Tu mi ami sì o no?- chiese con la testa ancora china. –Sì-
-Allora aiutami, perché sto crollando.- quello che seguì non lo ricordava nemmeno lei, l'aveva baciata e si era dimenticata di tutta la tristezza. Era strano come un paio di labbra potevano aiutarla, come due occhi azzurri riuscissero rassicurarla.

Gwen era raggiante quando Robert si sedette al posto del passeggero –Allora, sei emozionato?- lui annuì, era troppo emozionato a dire il vero. Talmente emozionato che rischiava un infarto. Guardò il cielo grigio di New York, il sole non era ancora spuntato, erano dovuti partire presto. Il sole probabilmente non sarebbe uscito mai e se fosse uscito sarebbe stato dai soliti nuvoloni Newyorkesi. Sentì un senso di vuoto, si sentiva parte di quella grande macchina, riteneva quella città sua e tornare a casa sarebbe stato difficile considerando che si era abituato a chiamare casa quel monolocale e quel lurido pub. Adesso li attendeva Washington, un'altra avventura da aggiungere alla sua collezione. Anche suonare a un matrimonio sarebbe stata una cosa da ricordare. Si girò a fissare la ragazza concentrata sulla strada e sentì la malinconia prendersi la sua intera anima. Non riusciva a pensarci a una vita senza lei e non riusciva a pensare cosa sarebbe successo se lei lo avesse scoperto. C'era, però, una singola domanda che gli fremeva in testa: cosa avrebbe fatto Luke una volta tornato a N.Y. Avrebbe lasciato sia Gwen che Thomas, probabilmente e Robert stava male al solo pensiero che qualcuno potesse farli soffrire, anche se quello che gli stava facendo più male era lui stesso. –Che pensi?- sobbalzò quando la voce di Gwen sbucò tra i suoi pensieri –Niente- disse scuotendo le spalle. –Tu?-
-Che sono felice per adesso- sorrise di rimando e si posizionò meglio sul sedile. Il cielo grigio si stava dipingendo dei colori dell'alba, come i capelli di Gwen. –Hai gli stessi colori dell'alba.- lei guardò fuori dal finestrino e poi annuì –E' una cosa buona, vero?-
-Assolutamente, Gwen.-
-Se lo dici tu- si concentrò di nuovo verso la strada, come se ci fosse solo lei e l'asfalto che diminuiva davanti ai suoi occhi.
Quando finalmente arrivarono erano già le nove del mattino e sarebbero dovuti essere nella chiesa alle dieci, presero di corsa le loro cose e presero un taxi che li portasse dove loro non sarebbero mai potuti arrivare non conoscendo le strada. Il tempo di sistemarsi e già la chiesa era mezza piena, passò poco tempo prima che prendessero a suonare.
Finito la funzione, alcuni amici degli sposi li accompagnarono al locale. Probabilmente gli avevano fatto pena.
Finalmente il lavoro vero iniziò, la sala era immensa e addobbata meravigliosamente. I primi ospiti la stavano già scrutando attentamente, un bambino invece si fermò a fissare loro due, prima di tirare la gonna prugna di Gwen e farsi prendere in braccio da lei –Luke, lui è Simon- il piccolo sorrise e porse la mano, che Robert strinse con due dita. –Lui è il bambino di Crystal- la sposa, una ragazza con i capelli rossicci e gli occhi verdi si avvicinò. –Siete stati bravissimi, Gwen- arrossì e gli presentò Robert. Il bambino prese a giocare con la pianola mentre le due mamma chiacchieravano. Si sentì distante di loro, come se stesso guardando la scena da una sfera. Scosse la testa, distogliendo i pensieri da quel mondo che credeva sua, ma che non lo era assolutamente.

Il matrimonio era andato benissimo, stavano già in macchina a festeggiare della loro vittoria, che Robert non immaginava assolutamente. Erano riusciti a soddisfare tutti e lui non aveva sbagliato nemmeno un accordo. Forse nemmeno Gwen se lo aspettava se si tenevano in mente le prove. Erano persino riusciti a incrociare le chitarre senza combinare un casino. –Visto, te l'ho detto che siamo i migliori!-
- Io sono il migliore- disse alzando il mento, l'arancione rise e gli diede una patta sulla spalla –Dovremmo farlo di nuovo- il sorriso stampato sul volto di Robert scomparve, sostituito da una linea sottile e stretta. –Sì, dovremmo...- sussurrò.
Robert osservò il palazzo altissimo che si stagliava nel cielo intrinseco di blu e nuvole. –Vuoi salire?- chiese e la ragazza non se lo fece ripetere due volte, perché era già scesa dalla macchina. Salirono le scale perché l'ascensore era guasto, come sempre. Aprirono la porta stanchissimi, ignari di quello che sarebbe successo di lì a poco. Quando alzarono lo sguardo notarono Dallon con una mano su un fianco e un dannatissimo diario rosso nell'altra. Scacciò con tutto sé stesso quello che stava per succedere, rifiutò con quanta forza avesse in corpo che stava per accadere quello che aveva temuto per tutto il tempo. Quando però scontrò lo sguardo indiavolato e quasi confuso di Dallon realizzò che stava per essere distrutto. –Me lo spieghi questo Luke o forse dovrei chiamarti...- scosse la testa. Non doveva dirlo, non poteva sputargli addosso la verità in quel modo –Robert?-
Silenzio. Ancora fastidiosissimo silenzio e quattro occhi pieni di delusione a fissarlo, immobili, come se avessero perso ogni funzione. Probabilmente era durata solo due minuti quel silenzio, ma per lui era come se fossero passate ore. –Che significa?- chiese Gwen, come se volesse che il biondo smentisse tutto e trovasse una soluzione. –Che cazzo significa?- quello che fece Robert fu rimanere in silenzio, ancora una volta non chiese scusa e rimase il codardo di sempre. Notò la figura bassa di Brendon solo in quel momento, gli occhi che lo stavano fissando adesso lo stavano stracciando in mille pezzi. Avevano troppe sfumature, troppa delusione, troppa rabbia e tante lacrime intrappolate. –Mi fate schifo tu e Luke- disse sbattendogli il diario sul petto e superandolo. Si girò verso Gwen, inespressiva e pronta a una guerra. Si torturò per un po' le labbra rosse, un ultimo sguardo e lo lasciò lì. Non si era mai sentito così solo come in quel momento.




N.d.A 
 Chiedo venia per il mio schifosissimo ritardo, ma ho avuto un sacco di cose da fare. Volete sapere cosa mi è successo in questa settimana? Bene, prima di tutto ho trovato Captain America nell'uovo di Pasqua e credo questa sia la cosa più importante, come seconda cosa...SONO SALITA SU UNA LIMOUSINE,  vi giuro, volevo passare il rest della mia vita in quella macchina. Un po' pesantuccia alla vista, but. 


Adesso parliamo del capitolo. Robert è un coglione lo trovo adatto come primo commento, come fa a far soffrire quella povera animella che è Thomas? E' un cutie pie bellissimo nero e come fai a tradirlo con un'altra persona? 
Gwen...oddio sembrerò autocelebrativa (wtf) ma io amo da morire il personaggio di questa ragazza, vorrei essere io come lei, ma perchè invece sono una cacchetta? 
Ho fatto scoprire la questione in un modo tristissimo e squallidissimo, ma dovevo pur farlo in qualche modo. Rob mi fa quasi pena, ma ehi. Avete mentito a metà delle persone a cui tenete di più, cosa volevate l'applauso. 
Stending ovation per questi due coglioni!
Sto davvero parlando dei miei personaggi come fossero persone normali ed esistenti...ho davvero un sacco di disagio. 
Questi capitoli sono le battute finali della storia e ci sono affezionata un bordello per farla finire, per questo vi dico a qualche capitolo della fine (sì, non ricordo quanti capitoli mancano alla fine) che ci sarà una sorta di sequel, vi darò più dettagli quando sarò pubblicato (giuà).
Adesso prima che questa nota diventi più lunga del capitolo chiudo.


Grazie a tutti per la pazienza e per i commenti che io amoh, cioè anche s emi scrivete "!!!" io vi amoh, sappiatelo. 
Grazie per le visualizzazioni e grazie a chiunque ha aggiunto la storia all'elenco di lettura! 

Come sempre se il capitolo vi è piaciuto votate, commentate e leggetemih. 
Vi ano 



P.S. Passate a leggere la muke di @eirycrows perchè è semplicemente...cioè io la amo questa persona e amo le sue storia e cià.

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