Cake by the ocean
Attenzione:
Capitolo contenente scene smut
Questo capitolo è stato scritto dal punto di vista di Michael, ho cercato di non inserire il nome Luke o Robert per non confondervi.
Michael crede ancora che Luke sia suo fratello Robert, non ha scoperto mai la sua vera identità. Grazie dell'attenzione, godetevi il capitolo!
Vi amoh lol
Michael si passò una mano piena d'acqua sul viso, per poi guardarsi allo specchio disgustato da quello che vedeva. Occhi gonfi e rossi. Si sciacquò di nuovo il viso, per poi tornare a lavorare. Un gruppo di ragazzine deliranti entrò urlando, sperò che i suoi timpani rimanessero integri. –Prego- biascicò –Avete il nuovo cd degli one direction?- scosse la testa. –Mh...Non sono arrivati?- scosse un'altra volta la testa e aggiunse –Possiamo prenotarli- le ragazzine si guardarono tra di loro eccitate e iniziarono a dare i loro dati. Michael riusciva a seguirle a malapena, gli chiese di calmarsi ma nulla da fare. Nel frattempo la porta si aprì lasciando entrare il fratello, che notò subito quanto fosse in difficoltà. –Robert, mi dai il cambio?-
-Certo- prese il suo posto dedicandosi con più facilità alle clienti.
Si lasciò crollare sullo sgabello, chiudendo gli occhi e promettendo di non addormentarsi. Pochi minuti dopo venne richiamato dal professor Ramsay, quando li riaprì vide i volti preoccupati dei due a poche spanne da lui –Ehi, ehi.. che succede?- alzò la testa di colpo rischiando di urtare contro le fronti degli altri. Cercò di rimettersi in piedi con scarsi risultati, vide la stanza girargli intorno e in pochi secondi cercò di afferrare la mano del biondino per darsi stabilità. –Stai fermo- il professore andò il bagno e tornò con una pezza bagnata da poggiargli sulla fronte.
-Credo abbia la febbre- le voci dei due suonavano ovattate, lasciò di nuovo cadere la testa indietro e chiuse gli occhi. Ammutolendo il resto del mondo per altri pochi minuti.
Quando si risvegliò lo scenario che vide non era quello che si aspettava. Cercò d intravedere nell'oscurità, ma gli fu impossibile. Si rese conto di essere in un lettino d'ospedale quando notò di non avere i pantaloni, ma un camice. –Ti sei svegliato?- si girò verso la voce resa roca dal sonno. Riuscì a intravedere la figura del fratello solo quando quest'ultimo accese la lampada che stava sopra uno dei due comodini. –Evidentemente- bofonchiò cercando di coprirsi meglio. –Perché sono in ospedale?-
-Sei svenuto- Michael annuì – Sto per morire?- fece scatenare una risata al biondo, che però dovette coprirsi la bocca con le mani per non disturbare il paziente accanto. –Oddio no, hai solo la febbre. Soltanto che era troppo alta e hai avuto un calo di pressione- sentì il nero sospirare tranquillo. –Mamma e papà?-
-Domani devono lavorare e quindi sono rimasto io-
-Mh, capito- la risposta dell'altro non lo soddisfò. Forse si aspettava qualcos'altro come motivazione, che una semplice costrizione. –Poi non ce la facevo a dormire- come a dar voce ai suoi pensieri, Luke continuò –Senza te, dico- Michael alzò le coperte sorridendo soddisfatto –Vuoi entrare?- senza proferire mezza parole si intrufolò tra le sue coperte, cingendolo dalla vita per non rischiare di cadere a terra. –Ancora sei caldo- scrollò le spalle senza dargli importanza. –Ci hai fatto prendere un bello spavento-
-Davvero?- potette intravedere lo sguardo scettico di suo fratello –Ovvio, Michael. Ovvio- rise e fece accoccolare meglio il fratello. Era importante per qualcuno e questo lo faceva sentire pienamente felice, non gli importava nulla di quello che stava succedendo dentro di lui. Doveva concentrarsi, almeno per una volta nella sua vita, sull'unica emozione che poteva farlo stare bene: la felicità. Si addormentò con il viso poggiato ai capelli del fratello.
Erano passati due giorni da quando era stato in ospedale, la febbre di scendere non ne voleva proprio sapere. Prese per un'ultima volta la pezza inzuppata di acqua e se la poggiò in fronte. "Perché a me?" pensò. Non gli prendeva mai la febbre, ma quelle volte che succedeva poteva stare male per settimane. Sperava che non si verificasse anche quella volta, non ne poteva più di stare a letto. Non credeva di poterlo mai pensare, ma gli mancava il suo lavoro. Magari un giorno avrebbe fruttato qualcosa, una grande catena di negozi di musica, forse.
Stava decisamente delirando, si rigirò nelle coperte tenendo la il pezzetta.
Non ce la faceva più, prese il termometro per misurare la febbre e quando vide che era a trentasette, prese la vestaglia e scese in salotto.
I suoi famigliari erano fuori. Andò in cucina come un fantasma e recuperò una ciotola piena di cereali e latte caldo. Prese un plaid e si posizionò sul divano, precisamente davanti alle schermo della televisione. Entrò su Netflix e fece partire una puntata di Daredevil. In quei giorni l'aveva finito tutto, le serie tv e i video giochi erano un medicinale anche migliore di quelli che già prendeva. Sapeva a memoria tutte le battute, ma gli piaceva per questo non sceglieva un'altra serie, magari poteva riprendere Games of Throne, scosse la testa, appuntandosi mentalmente di dover guardare qualche puntata quel pomeriggio.
Il sole filtrava a malapena dalle finestre, probabilmente quella stanza non prendeva aria da quando era finito in ospedale, ma in fondo quella semi oscurità non lo disturbava, anzi.
Alla terza puntata era già in un sonno profondo, era stato facile cadere tra le braccia di Morfeo. Quando la porta di casa si aprì, sobbalzò sul posto. Non doveva tornare nessuno, il fratello era a scuola e sarebbe tornato il pomeriggio, i suoi genitori il giorno dopo. Rimase immobile nella sua posizione, aveva quasi paura di muoversi. Non voleva sapere chi fosse. –Michael?- sentì la voce del biondo chiamarlo. Rilassò le spalle, rigettandosi sulla spalliera del divano. –Rob, sono in soggiorno-
-Ciao- disse inginocchiandosi davanti a lui. –Come mai così presto a casa?- scrollò le spalle –Volevo stare con te-
-Con un malato terminale?- tossicchiò teatralmente, guadagnandosi un sorriso divertito dall'altro. –Ovvio, solo perché sei tu- qualcosa negli occhi del biondo cambiò. Aveva pronunciato quelle parole languidamente, Mikey si irrigidì e gli fece segno di sedersi accanto a lui per spezzare la tensione. Quando però accese la televisione, il fratello era ancora lì. Non si era mosso per niente, lo trovava quasi inquietante. Come se fosse stato messo in pausa o pietrificato. –C'è qualcosa che potrebbe farti stare meglio?- chiese allungando le mani verso i pantaloni grigi di Michael. –Mh...no- ancora una volta la domanda gli era stata posta in modo "strano".
Non capì né come né quando, ma si ritrovò con i pantaloni alle caviglie e il biondino che gli stuzzicava l'erezione che aveva cercato, inutilmente, di nascondere. –Rob-Robert, non credo sia giu..- la voce spezzata quando l'altro riuscì a liberarlo da quei boxer che sentiva quasi come una tortura. –Secondo te non è giusto?- fece segno di no con la testa. –Ma biologicamente parlando è giusto-
-S-sì?- voleva davvero mantenere il controllo, sembrare perfettamente lucido, ma con tutti gli sforzi possibili non gli riusciva. –Mettiamola in questi termini- si morse il labbro inferiore prima di continuare. –Tu hai un'erezione che dev'essere soddisfatta e io posso soddisfarla- .Sapeva dove voleva andare a parare, ma voleva rifiutarsi di anche solo poterlo sperare. I suoi tentativi fallirono nel momento esatto in cui il biondo iniziò a pizzicargli il prepuzio, si leccò le labbra –Sei sicuro che non sia giusto?- il corvino con un gesto poco gentile gli afferrò i capelli corti – forza, stronzo- sibilò a denti stretti.
Il fratello iniziò a dedicarsi completamente al suo sesso turgido, iniziò ad accarezzarglielo con la lingua, tenendolo per la base. Lo introdusse tra le labbra, gli fece sentire leggermente i denti, come faceva chi ancora era inesperto. Una sensazione fastidiosa ma quasi piacevole. Michael continuava a stringergli le ciocche dorate, mentre le attenzioni che dedicava alla sua erezione lo facevano stare quasi male. Il fratello fece arrivare il membro fino in fondo alla gola, per poi farlo uscire lentamente, stando attendo a non fargli male. Di nuovo giù in gola, per poi risalire e baciargli la punta con le labbra bollenti. Lo faceva con una lentezza quasi straziante, tanto che il moro prese un cuscino e se lo strinse sul petto, che adesso si muoveva su e giù irregolarmente. Era sicuro sarebbe potuto morire di infarto, perché non aveva mai ricevuto un lavoro di quello. Attento ma mai soddisfacente, andavano avanti da troppi minuti e ancora non era riuscito a raggiungere il piacere. Si chiese cosa sarebbe successo se in quel momento fossero entrati i loro genitori. Il fratello con la sua erezione in bocca.
I suoi pensieri si materializzarono quando vide sua madre Karen affianco al divano con le mani sul volto, mentre l'altro continuava con una tranquillità sconvolgente. Si mosse malamente cercando di farlo staccare, poi aprì gli occhi.
Il televisore ancora acceso su Daredevil e la casa vuota. Non c'era nessuno, quello era stato un sogno che era diventato incubo. Aveva ancora il cuscino sul petto, la coperta buttata ai piedi e la fronte imperlata di sudore. Stava davvero diventando pazzo?
Si catapultò in bagno e affondò il viso sotto l'acqua gelida. Capì perché non riusciva a raggiungere l'orgasmo, tutto quello era solo finzione. Non potette però evitare di notare che l'erezione era reale. Quando fece emergere il volto dalla tovaglietta bianca riuscì a vedere che fuori dalla finestre era pomeriggio. Il sole del mattino aveva lasciato spazio al tramonto, fra poco il biondo sarebbe tornato.
Quando si rimise a letto stanco del sogno, iniziò a riflettere. Non sapeva se quello che era successo fosse un metafora della sua situazione. Aveva decisamente paura di essere scoperto dai loro genitori, non voleva sapere cosa avrebbero pensato di lui. Sicuramente che tutto quello era colpa sua, che era stato lui a coinvolgere il fratello in quella pazzia e poi lo avrebbero cacciato di casa una volta per tutte. Come avrebbero dovuto fare molto prima. Dall'altro lato invece quel sogno non era altro che la perfetta rappresentazione di quello che il suo incoscio desiderava.
Prese le cuffie, sperando che la musica avrebbe curato i suoi pensieri da malato di testa. Non trovava altre definizioni per una persona che voleva fare sesso con il fratello.
La musica dei sum 41 fece da ninna nanna ai suoi pensieri, lasciandolo cadere nel mondo dei sogni.
Quando riaprì gli occhi il fratello era ai piedi del letto con un libro tra le gambe incrociate. –Rob?- alzò lo sguardo raggiante e si buttò al collo del fratello. –Mikey, ti sei svegliato!- si guardò le mani, aveva dieci dita. Quello non era un sogno, si sentì sollevato quando capì che non ci sarebbero stati più incubi porno. –Da quant'è che sei a casa?- chiese preoccupato, il problema era scoprire se quello che aveva fatto fosse un sogno o meno –Almeno da due ore-
-Mamma e papà?- il biondo lo guardò con una nota di preoccupazione –Tornano domani- Michael si liberò in un sospiro e rigettò le spalle sul materasso. –Tutto okay?-
-Ovvio, penso che la febbre mi sia passata-
-Vediamo- prese il termometro e glielo sistemò sotto l'ascella, portandogliela a chiuderla subito dopo. –Che hai fatto oggi?- chiese mentre si risiedeva davanti a lui –Niente, ho dormito e guardato Daredevil- si leccò le labbra secche, impaziente di sapere il risultato –Tu?- il biondo alzò lo guardo dalle converse nere –Ho avuto le prove e poi niente. Scuola, sai- annuì leggermente. C'era qualcosa che non andava, era troppo taciturno. Sembrava avesse qualcosa da dirgli, ma non lasciava trapassare nulla. –Che hai?-
-Io?- il termometro squillò, salvando l'altro in calcio d'angolo. –Trentotto, mi sa che non ti è passata-
-Peccato.-
-Non è meglio? Così puoi rimanere tranquillo a letto e goderti le coccole di mamma- Michael rise fragorosamente –Mamma e coccole non stanno mai nella stessa frase- l'altro strizzò gli occhi stancamente –Vero- ammise poi. –Che hai?-
-Fame, secondo te la pizza puoi mangiarla?- il corvino annuì e lasciò che i passi del biondino venissero inghiottiti dal silenzio.
Luke ordinò la pizza. Non voleva che tutto quello finisse, voleva dirgli la verità. Non ce la faceva a stare accanto a lui pensando che tutto fra poche settimane sarebbe finito, lui sarebbe andato a New York e Michael sarebbe rimasto a Sydney, come due sconosciuti. Quello che infondo erano, non sapeva nemmeno il suo nome. Non sapeva nemmeno chi fosse in realtà, lo credeva un'altra persona. Probabilmente quel ragazzo era l'amore della sua vita, ma lui l'avrebbe dovuto lasciare, perché d'altronde era uno sconosciuto. Un ragazzo che lavorava in un lurido pub newyorkese. Salì al piano di sopra, entrò nella stanza senza nemmeno degnarlo di uno sguardo. Proprio non gli andava di guardarlo negli occhi. Riprese il suo libro e studiò storia, nel frattempo Michael era ricaduto nel sonno.
Trovò strano il modo in cui si muoveva, lo osservò quasi fosse un animale in via di estinzione. Stava avendo un sonno tormentato, per quanto lo stesse disturbando, Luke decise che non avrebbe lasciato quella stanza nemmeno se il fratello si fosse messo a urlare. Voleva stargli accanto, lo avrebbe aspettato svegliarsi e poi avrebbero mangiato la pizza ormai fredda.
Dopo un po' però la situazione si fece più preoccupante, perché aveva smesso di muoversi. Ma stava sudando tanto -anche troppo- e muoveva le labbra in modo sconnesso. Era decisamente strano, forse era colpa sua che non smetteva di osservarlo, quasi fosse uno stalker. Se qualcuno avesse visto la scena da fuori, con Luke messo a un palmo di mano dal moro, con un fazzoletto in una mano ad asciugargli il sudore e un foglio nell'altra per sventolargli un po' d'aria, avrebbe sicuramente pensato che quello strano fosse il biondo. –Rob...-
-Dimmi!-
-Rob-Robert smettila.- lo guardò perplesso un attimo, poi riprese –è sbagliato!- quasi urlò. Luke si allontanò cautamente, retrocedendo di qualche passo e sbattendo sul settimino azzurro piuttosto infantile. –Robert, no!- continuò. Non gli ci volle molto per capire che stesse sognando, la questione adesso era se svegliarlo o meno. Non era sonnambulo, parlava soltanto nel sonno; quindi teoricamente avrebbe potuto svegliarlo, facendolo smettere di soffrire. Perché stava decisamente facendo un incubo –Mamma!- urlò.
Luke si avventò su di lui e iniziò a scuoterlo, in pochi secondi il corvino era sveglio e con gli occhi sbarrati. –Mikey, va tutto bene - il biondo prese ad accarezzargli i capelli. Aveva gli occhi pienamente assonnati, iniziò a sbattere le palpebre cercando di vederci meglio. –Scusa- disse. Non capì di cosa, ma lo tirò comunque a sé per stringerlo al suo petto e calmarlo. –Stavi facendo un incubo?- sentì la testa del minore muoversi verso il basso –Cosa?-
-Niente –
–Un incubo...non è niente-
–No, cioè.- Michael si staccò, il volto gli si era infiammato. Si ritrovò indeciso su cosa dire, si morse le labbra e poi scelse il silenzio. –Manco lo ricordo più- mentì. "Stupido Michael". –Se lo dici tu- il biondo si staccò da lui, posizionandosi di nuovo sulla poltrona. Lo guardò concentrarsi sul suo libro per poi alzare di nuovo lo sguardo –Hai sognato me?- annuì, sperando che non chiedesse altro. Il fratello si alzò e incrociò le braccia al petto, studiandolo. –Forse ti dovresti cambiare- Michael si guardò e sì, doveva decisamente cambiarsi. Aveva il pigiama fradicio come anche i capelli. –Forse è meglio se faccio una docca.- l'altro annuì e tornò a fare quello che stava facendo.
Quando passò vicino alla poltrona per andare verso il bagno lo fermò per un polso. Lo tirò a sé, facendolo cadere sulle sue gambe. Michael sussurò un "ahi" per il contraccolpo . –Baciami- sussurrò sulle sue labbra. Michael obbedì, facendo scontrare le loro bocche. Quando si staccarono il fratello teneva ancora gli occhi serrati, si leccò le labbra gustandosi il suo sapore –Mi eri mancato- aggiunse infine. Michael si mise in piedi e raggiunse finalmente il bagno.
Accese il condotto e pochi secondi dopo l'acqua si scontrò contro la sua pelle pallida. L'unica cosa che riusciva a pensare era "Sbagliato" .
Era sbagliato lui, quella situazione, il modo cheaveva suo fratello di baciarlo. Sbagliato. Era sbagliato come quell'acqua nonriuscisse a ripulirlo davvero. Il suo corpo troppo sottile era sbagliato,troppo fragile sia fuori che dentro. Si intrappolò il volto tra le mani epianse, lasciando che le sue lacrime si confondessero con il resto.
-Sbagliato- sussurrò.
Due giorni dopo gli incubi doveva essere domenica, ma per Michael era giornocon la febbre numero otto. La notte saliva e il mattino scendeva, illudendoloche fosse definitivamente passata e invece no. La sera tornava come la presenzaconstante della consapevolezza che voleva il corpo suo fratello Robert. Quandoaprì gli occhi la stanza era inglobata in una luce bianca celestiale, pensòdavvero per un momento che fosse morto. Quando però alzandosi scontrò il suofianco contro un angolo del comodino e sentì vero dolore, capì che era ancora vivo. –Bastardo mondo!- esclamòmassaggiandosi il punto in cui si era fatto male. Potette notare come la suapelle diventò subito violacea. Il biondo aprì la porta a fiato corto –Tuttookay?- annuì, continuando a massaggiarsi il livido accennato. –Lo vuoi un baciosulla bua?- scherzò il fratello, chein risposta ricevette un terzo dito. –Stai uscendo così?- l'osservò scettico.Michael si diede un'occhiata allo specchio, era almeno il quinto pigiama cheutilizzava. Sempre azzurro con i pantaloni che si stringevano alle caviglie.Solitamente dormiva con i boxer, ma con la febbre sua mamma diceva che nonpoteva permetterselo. –Sì?-
-No- da vero cavaliere, il biondino si sfilò la felpa blu dei blink e gliimpose di indossarla. –E' la felpa della prima sera dopo il viaggio a New York-constatò osservandola, prima di mettersela. –Già, la puoi tenere.-
-Davvero?- l'altro annuì. Scesero insieme verso la cucina, dove Karen stavapreparando la colazione. Michael si mise a sedere su uno sgabello, poggiando igomiti alla penisola, mentre l'altro si dirigeva verso la macchina del caffèper fare due cappuccini. –Ormai l'avete preso per abitudine, vero?-
-Sì, è un problema?- chiese il biondino, mentre armeggiava-agevolmente- le sue "armi". Sua madre alzò le mani in segnodi resa e Michael rise guardandoli. Poggiò una mano sulla fronte, sentendosiancora caldo. Stranamente quella mattina la febbre non era scesa, lui volevaquasi lasciarsi morire nel letto, ma stare sempre disteso lo avrebbe indebolitomaggiormente. –Pronti!- il fratello posizionò due cappuccini fumanti sopra ilbancone, proprio davanti a lui.
Presero a berli lentamente, parlando del più e del meno. Nel frattempo li avevaraggiunti Daryl e tutto sembrava stranamente normale. Nessun litigio,nienteurla, ricordavano quasi una famiglia perfetta. Ovviamente Michael tra i suoipensieri escluse lo strano rapporto tralui e il fratello. Adesso che ci pensavo forse Games of Thrones gli avevaleggermente macchiato il cervello, perché lì l'incesto era quasi pubblicizzatocome una cosa che faceva bene alla salute. La colpa era di quella serietelevisiva, non sua. Non era colpa di Michael se gli avevano trasmesso un'ideasbagliata di quello che era fare sesso col fratello. Fortunatamente lui nonavrebbe potuto mettere incinta nessuno. La voce di sua madre lo distrasse, ilbiondo gli stava accarezzando una coscia da sotto il tavolo, mentre Karen continuavaa parlare dei suoi alunni e della loro gita. Dalla cultura che gli avevanotrasmesso le tv serie aveva imparato che quando si sognava si avevano dita inpiù, per questo si ritrovò di nuovo a contare le dita della sua mano. Erano normalmente dieci. Quindi il fratello lo stava provocando propriodavanti alla loro madre. Gli spostò la mano, cercando di rimanere impassibile,ma. L'altro tornò su suoi passi, facendolo sudare.
Quando ne ebbe abbastanza si alzò dal tavolo e corse verso la stanza di sopra.
-Maledetto Robert, maledetto!- iniziò ad imprecare mentre girava per la stanzacercando di calmarsi. –Sbagliato, è uno stronzo. Lo è sempre stato.-
-Davvero?- il biondino ammirava la scena appoggiato allo stipite.
Michael lo tirò a sé e chiuse la porta alle sue spalle. –Sei un maledettobastardo-. Lo strinse dalla nuca, imponendogli le labbra sulle sue eincatenandolo a un bacio vorace. Le loro lingue si scontrarono in una lotta. Ilcorvino non ne voleva sapere di staccarsi, non avrebbe lasciato quel ragazzocosì facilmente. Lo spinse sul letto con le labbra ancora attaccate, mentrel'altro cercava il respiro. –Hai...hai chi-chiuso la porta?- si alzò dal suo corpo, per poi dirigersiverso la porta e fare scattare la serratura.
Tornò sul fratello, gli sfilò la maglietta per poi intrappolargli le mani soprala testa. –Non muoverti- sibilò, mentre faceva sfilare i pantaloni della tutagrigia. Osservò i suoi fianchi, lasciò qualche segno, risalendo poi verso leclavicole sporgenti. Riempì di baci il suo collo, morse la base e poi iniziò asucchiare appena sotto la mascella. Un segno che dicesse "Appartieni solo a me". Scese di nuovo, tracciò un percorso. Nelfrattempo sentiva il biondino fremere sotto il suo tocco, continuava a tenerele mani sopra la testa, obbedendogli. Sfilò finalmentei boxer, lasciando l'erezione, ormai evidente, nuda. Lasciò dei baci sensibiliintorno a essa, lasciando che la leggera peluria gli pizzicasse le labbra. Sidisfò del suo pigiama e della felpa del fratello.–Michael- lo stava quasi implorando, alzò lo sguardo incontrando i suoispecchi. Fece scivolare la mano sul suo sesso, risalì verso il viso del fratello e lo baciò, mentre teneva lefalangi chiuse attorno all'erezione. Iniziò a pompare dal basso, gli occhifissi gli uni dentro gli altri. Il biondo si stuzzicava il piercing al labbro,continuando a mantenere lo sguardo, che Michael non ne voleva sapere discostare. Voleva guardare l'effetto gli faceva. Cominciò a muoversi piùvelocemente più volte, lasciò un altro bacio sulle labbra arrossate e poi unaltro segno sotto la mascella. –Mi-Michael...fallo-
-No, devi aspettare- voleva quasi farlo soffrire, doveva aspettare per ottenerequello che desiderava, tanto quanto aveva sofferto lui. Scese verso il basso,poggiò le labbra bollenti sulla capella, per poi introdurre tutta l'erezionenella sua bocca. –Merda, Michael- urlò, facendo scivolare le mani lungo i suoifianchi per stringere le lenzuola. Il corvino rise e baciò la punta. Risalì estuzzicò le labbra del fratello con la lingua. –Sei mio, hai capito?- gli morseun lobo. –S-sì-
-Non ho sentito- introdusse ferocemente un dito nella sua fessura –Sì- urlòl'altro. Iniziò a muovere il medio dentro di lui, allargandolo, per poiinserire anche l'indice quando lo trovò giusto. Lo strinse dai pettorali e glileccò la pelle delicata dietro l'orecchio. Dopo pochi minuti fece intrometterela sua erezione dentro il fratello.
Quando si tirò in avanti, Michael lo ritirò a sé, imponendogli di sentirlo finoin fondo. –Non muoverti, cazzo- assestò un colpo secco dentro di lui, facendolopiegare in due. Iniziò far scontrare i suoi fianchi velocemente, entrava conprepotenza e usciva fino alla punta, per poi insinuarsi malamente e far piegareil fratello. La stanza venne inglobatanei loro ansimi e nel cigolio del letto ormai vecchio. Ancora una volta Michaelsi insinuò dentro di lui, lo lasciò senza fiato e appena si spostava anche solodi un centimetro, lo ritirava a sé. Dandogli morsi famelici in qualsiasi zona,sotto la mascella, sulle spalle. L'altro invece si lasciava sfuggire deilamenti quasi straziati, ma al contempo intrinseci di piacere. Tutto quello cheaveva desiderato in quei mesi finalmente si stava realizzando, il corpo troppocaldo a causa della febbre di Michael, si stava scontrando contro di lui. Eranoincastrati, diede un'altra spinta, mentre il biondo spostò il suo bacino control'erezione turgida del fratello. –Ancora,ancora e ancora- disse girandosi verso il volto concentrato del corvino erubandogli un bacio. Le labbra erano morbide e bollenti, non seppe spiegarsi sefosse per la febbre o per altro, ma notò che sicuramente anche lui stesseprovando dolore. Michael, infatti, si sentiva come se stesse per andare afuoco, ma continuò perché quel piacere era troppo per essere sovrastato dallasofferenza. Quando vide che l'altro aveva spostato la sua mano, lasciò la presadai suoi fianchi e gli afferrò il polso. –Qu..- un attimo di silenzio quandol'altro si scontrò contro di lui –Quale part..e non capisci dello stare fermo?-gli rimise la mano sopra il cuscino e fece scendere la sua verso il membro,iniziando a massaggiarlo per soddisfare il biondino, di cui si stava beando l'espressione, le guance paonazze e illabbro inferiore intrappolato tra i denti. Diede un ultimo, e decisamenteprepotente, colpo dentro il fratello, raggiungendo l'apice del piacere proprio in quel momento. L'altro si staccò leggermente dalui e quella volta non venne ripreso.Michael continuò a dargli appagamento, quando raggiunse l'orgasmo si riversò sulla sua mano. Rimasero in quel modo per un po', mentre il corvino continuavaa tenerlo stretto a sé. Quasi avesse paura di perderlo. –Ti odio- sussurrò.Michael rimase muto, prese poi una salviettina dal comodino e si ripulì la mano.
Il biondino si girò verso di lui, mentre l'altro li ricopriva con le coperte. –Perché non potrai più sederti?- il fratello rise, mentre Michael gli prendeva una mano e gliela riempiva di baci –Ancheio-
NdA
TATAAAAAAAAAAAA okay, basta.
Che dire. Che posso dire. Beh. Adesso è ufficialmente un incesto...per Michael. Alzi la mano chi odia Luke che lo sta facendo soffrire inutilmente! *alza la mano*
Come sempre spero di non aver esagerato, di non essere stata volgare e di non aver offeso in qualche modo la vostra sensibilità su certe scene.
Detto ciò, spero davvero davvero tanto che il capitolo vi sia piaciuto. Se all'inizio vi siete sentiti presi in giro spero di essermi fatta perdonare con il finale.
Mi mancano 7 capitoli e la storia finisce, oddio no. Sara non cry. NON CRY! Vorrei non finisse mai, ma dobbiamo dare un finale a questi picciottini bellini.
Sto iniziando a scriverne un'altra che credo dividerò presto in capitoli, quindi sì. Non sentirete la mia mancanza! lol
DOVRETE SOPPORTARMI PER TAAAAANTO TEMPO.
Speeero che il capitoli vi sia piaciuto, se fossi così votate e commentate!
Grazie per tutte le visualizzazioni e per i commenti fantastici vi amo, seriamente!
*persona con 500mila visualizzazioni che mi guarda scettica*
Addio bambini, ci vediamo vener- lunedì! ;)))))
20 Sigarette...
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