All I Ask
Luke osservò come l'addome di Michael si muovesse lentamente, una lentezza quasi ipnotica. Rimase con la testa poggiata sulla mano per quelli che sembravano secoli, il corvino dormiva tranquillamente. Aveva gli occhi serrati e le labbra rosse leggermente schiuse, i capelli incollati alla fronte stonavano con quella visione angelica. Chiuse gli occhi per un attimo, immaginando che Michael potesse essere davvero per sempre suo, che non lo avrebbe dovuto lasciare qualche settimana dopo, fingendo poi che non fosse mai esistito. Quando li riaprì il fratello lo stava osservando, era già sveglio. Gli poggiò una mano sulla guancia e con il pollice asciugò una lacrima che era scesa dai suoi occhi quasi fosse un fantasma, silenziosa e quasi invisibile. Michael però l'aveva notata. –Perché piangi?-
-Non stavo piangendo, ho solo sbadigliato- sorrise e si mise in piedi. Il moro si beò della vista della sua figura scultorea, la schiena sembrava scolpita da Michelangelo e il sedere era quasi un dono di Dio.
Profano e Divino, amava unire le due cose. –Perché ti stai coprendo?-
-Non dovrei?- scosse la testa, quando però Luke si avvicinò per baciarlo, la voce di loro madre da sotto li richiamò per fare colazione. –Arriviamo!- si infilò la maglietta e uscì dalla stanza. Dopo la prima volta, Michael e Luke, avevano battezzato quasi mezza casa. Erano riusciti a consumarsi anche sul letto di Karen e Daryl. Il biondino sorrise, perché a lui proprio faceva rivoltare lo stomaco farlo su quel letto, ma Michael non era facilmente contrastabile. Infatti pochi minuti dopo, Luke si era ritrovato a gemere mentre l'altro era incastrato dentro di lui. Nonostante si lasciassero prendere dal momento, cercavano di trattenersi in presenza dei genitori. Non avevano mai manco provato a farlo mentre erano a casa, era successo solo la prima volta e avevano rischiato anche troppo. Appena scese l'ultimo gradino ed entrò in cucina, Karen era già. Vestita e perfettamente sveglia, era ancora un mistero come potesse essere già pienamente sveglia alle sei di mattina. –Buongiorno tesoro- la donna gli stampò un bacio sulla guancia e lo fece accomodare su uno degli sgabelli, osservò la penisola e sorrise. Anche lì erano riusciti a concedersi. Quando Michael arrivò in cucina diede un pizzicotto sul sedere al fratello che sobbalzò sul posto lanciandogli un'occhiataccia. –Ragazzi, io devo scappare subito, quindi tenete!- gli posò malamente due tazze piene di cereali e latte, che sboccò appena per l'appoggio brusco. Appena Luke alzò lo sguardo e incrociò gli occhi di Karen gli balenò in testa il pensiero che forse gli sarebbe mancata anche lei. Cercò di cacciare via quei pensieri, il giorno della partenza si stava avvicinando e lui rifiutava con tutto sé stesso che tutto quello che era successo fosse possibile. Si imponeva di non pensarci e di andare avanti con quella "vita", che alla fine tornato a New York tutto sarebbe tornato alla normalità e lui si sarebbe dimenticato di quell'avventura. Era questo quello che pensava, ma non ci credeva manco per niente. Tornato a New York avrebbe ripreso la sua vita normale, anche se ormai trovava più normale questa e non si sarebbe dimenticato di quell'avventura, non avrebbe dimenticato Michael. –Michael tu devi andare a lavoro, oggi Ramsay non può mancare a scuola per-
-per le prove dei Marianas Trench- continuò il biondino. Oggi a scuola sarebbe stata un giornata pesante, sarebbe dovuto rimanere lì per tutto il giorno per esercitarsi per il ballo d'inverno, le feste più squallide venivano organizzate tutte in quella scuola. Per quanto odiasse dover stare lì doveva farlo e la sua unica consolazione era Ashton, che stranamente era entusiasta di dover stare quasi ogni giorno alle prove. In poco tempo la casa di svuotò completamente, rimasero solo Luke, Michael e due tazze di cereali semi vuote. –A che ora ci devi andare a lavoro?- il moro alzò lo sguardo puntandolo sull'orologio che stava sopra il frigo –Fra poco, ci andiamo a preparare?- annuì e salirono insieme verso la camera del minore. Luke poteva ritenere quella camera sua, non stava mai in quella di Robert. Usava i vestiti di Michael quindi non ci andava manco per cambiarsi. Il corvino si sfilò la maglietta bianca sostituendola a quella rosso ciliegia del negozio. Luke rimase disteso nel letto, non aveva nessuna fretta, sarebbe entrato comunque alle otto e avrebbe dovuto aspettare Ash che lo passasse a prendere. Poteva godersi le gambe nude dell'altro che si muovevano in cerca dei pantaloni grigi che gli servivano. –Probabilmente sono tra la biancheria sporca-
-Merda e adesso? Non vuole che ci vado con i jeans- l'altro alzò le spalle, evidenziando il fatto che lui non potesse aiutarlo –alla fine il prof non c'è al negozio- ponderò sulle parole del fratello – Ma torna e io sarò lì, con i jeans.-
-Vacci così- Luke lo indicò con un sorriso divertito. Michael alzò un sopracciglio e si rimise alla ricerca di quei pantaloni. Il biondino iniziò a mordersi le labbra, aspettando che il fratello si girasse verso di lui, quando si rese conto che non l'avrebbe mai fatto, gattonò sul letto. Si avvicinò al corvino e lo girò verso di lui per i fianchi –C'è qualcosa che potrebbe farti stare meglio?- chiese allungando le mani verso i boxer di Michael. Lo sentì irrigidirsi sotto il suo tocco. Gli spostò le mani e lo guardò accipigliato –Che c'è?- il biondino insistette sull'appena accennata erezione dell'altro, che ancora una volta lo respinse.
Nella mente di Michael stavano passando le immagini di quell'incubo, il fratello inginocchiato davanti a lui e la madre che li guardava sconcertata. –No..- ingoiò a fatica il groppo che gli occupava la gola e continuò- Non voglio che tu lo faccia, è troppo strano.- il biondino si lasciò sfuggire una risata, per poi rendersi conto che no. Lui non poteva capire Michael e doveva essere il più discreto possibile, perché sotto gli occhi dell'altro era un situazione difficile. –Okay- annuì e si mise a gambe incrociate sulla punta del materasso. Michael, invece, sparì in bagno.
Si appisolò per qualche minuto, la sera prima avevano fatto tardi ed era stanchissimo. Maledì con tutto se stesso di non aver saputo dire di no al fratello e , infondo, anche a sé stesso. Sentì qualcuno gettarsi addosso e quando aprì gli occhi, le iridi verdi di Michael lo travolsero, sentì che i suoi pantaloni venivano sfilati. Il corvino posò gli un bacio leggero sulle labbra e poi si sentì sollevare. I suoi occhi si posavano su ogni spazio di pelle del maggiore. Sentì una pressione nella sua apertura e poi un dito bitorzoluto infilarsi cautamente. Gli stampò un altro bacio, mentre portava la testa indietro nell'attesa di abituarsi a quel contatto. Non appena il suo corpo si accomodò a quella presenza, Michael infilò il secondo dito. Un altro bacio, questa volta era stato il biondino. Nessuno voleva parlare, quello bastava. Quello che stava succedendo era estremamente romantico e dolce. Il minore dipendeva dagli occhi di Luke, non osava staccarsi da loro. Faceva tutto con una lentezza ammaliante, chiedeva il permesso. Il corpo dell'altro era talmente abituato a quello, che era lui stesso a dare il consenso, permettendo al suo padrone di tacere. Quando arrivò un morso sul labbro inferiore, Luke capì che Michael si stava facendo spazio dentro di lui. Fece entrare il suo membro lentamente e il biondino incurvò la schiena, che venne mantenuta con entrambe le mani dell'altro. Quando la sua erezione entrò completamente con un colpo di reni, l'altro urlò. Non temeva di essere scoperto.
Poi tutta la dolcezza e l'intimità di qualche attimo prima sparì, Michael iniziò a muoversi dentro di lui prepotentemente. Assestava colpi secchi, alternandoli a entrate più caute, che portavano Luke al limite. Strette le spalle pallide dell'altro e lo implorò di "muoversi", in risposta ricevette una risata roca e un –Lo sto già facendo- e poi ancora silenzio. –Porca Troia, Michael!- gemette mentre l'altro aumentava la pressione –Ci baci tua madre con quella bocca?-.
Quando il biondo strette le ginocchia attorno alla vita, sentì di essere arrivato all'estremo, pochi secondi dopo si riversò sulla maglietta ciliegia dell'altro. –B-Basta- sussurrò all'orecchio. Michael rimase concentrato e continuò dentro il retto, le nocche di Luke diventarono bianche per quanto stringeva il settimino appena dietro loro. Si spinse oltre al limite e la stanza venne sommersa dalle urla di Luke. Ripeteva il nome di Michael talmente spesso, che ormai quelle lettere avevano perso senso. –Michael, Mic-MICHAEL- ma l'altro era nel suo mondo, concentrato a spezzare il fratello. Ogni volta il sesso con lui era una punizione. Talmente immersi in quello che stavano facendo che non sentirono la porta di casa aprirsi e dei passi salire su dalle scale. Solo che a un tratto qualcuno bussò alla porta. La mano del corvino si spostò dalle cosce di Luke alla sua bocca –Ragazzi, tutto okay?- Michael tossicchiò e sorrise assestando un altro corpo dentro l'altro, che non poteva urlare –Sì, mamma.- rispose guardandolo negli occhi e mordendosi le labbra per non ridere. Il terrore aveva sommerso lo sguardo di Luke. –Sicuri?- un'altra spinta e un altro urlo soffocato sul palmo del corvino –Sì-
-Perché siete chiusi a chiave?- Luke sapeva cosa stava arrivando, ma scosse la testa, era sicuro che non ce l'avrebbe fatta a trattenersi e invece non venne ascoltato e un accesso ancora più rude lo fece contorcere addosso al fratello, la mani di Michael volarono dalla bocca alla coscia del compagno appena vide che anche le gambe stavano per cedere. –E' stato Robert, perchè...perchè-
-Perché non volevo uscisse con i miei pantaloni, cose tra fratelli- Luke prese tutte le sue forze per dare quella risposta a Karen, Michael era ancora incastrato dentro di lui e assomigliavano a una scultura contemporanea per quanto fossero attorcigliati l'uno all'altro. Il minore lo guardava fiero di quello che aveva appena fatto, un sorriso a mezza bocca a strappargli il viso. Dopo pochi minuti la donna rispose e corse via. –E' stato divertente- disse il moro riprendendo il ritmo –E' stato pauroso- lo corresse Luke, che si muoveva in simbiosi con l'altro. Le spinte aumentarono insieme ai contraccolpi, ne sarebbe rimasta solo cenere di entrambi se non si fosse sbrigato a completare. Fu pochi minuti dopo infatti che Michael esplose dentro il biondo che si sollevò, non seppe come e nemmeno su quale appiglio, ma lo fece.
Si mossero insieme verso il letto, sopra il quale lo poggiò delicatamente. Il sesso era "crudele", ma Michael aveva sempre quel modo strano di trattarlo. Come fosse la cose più fragile a cui fosse mai stato vicino. Gli lasciò un bacio su un capezzolo per poi risalire verso le labbra e assaporarle. –Ti accompagno io, posso ritardare a lavoro- sorrise sulle sua bocca schiusa e aprì finalmente gli occhi, lo sguardo di Mikey era serio, fin troppo e Luke ci mise un po' a capirlo, ma era anche triste. Appena riuscì a vedere soltanto un po' oltre il suo muro, lui si rifugiò in bagno. Come faceva sempre. Solo che quella volta non sarebbe rimasto sul letto, quella volta lo raggiunse in bagno e spalancò la porta della doccia vedendo avverarsi tutte le sue ipotesi. –Stai piangendo.-
-No- rispose Michael rannicchiandosi sulla base in porcellana –Non era una domanda, stai piangendo- annuì e tirò su col naso. –Perché?- alzò le spalle –Perché mi faccio schifo, sono un fratello penoso.-
Non ancora, non per quella volta, non voleva lasciarlo solo a combattere i suoi demoni. Solo con le sua lacrime a commiserarsi, non voleva che lui pensassi di meritarsi quello. –No, Michael, io ti amo...come fratello. Non sei penoso.- si inginocchiò davanti a lui, aspettando che gli desse il permesso anche solo di toccarlo o di provare a guardargli dentro. Poi alzò gli occhi e Luke ci si perse e le parole diventarono quasi inutili e senza peso. Qualsiasi cosa avesse detto non sarebbe significata nulla se a guardarlo erano quelle sfere. L'unica cosa che fece fu entrare, accovacciarsi accanto a lui e prendersene cura. Gli insaponò i capelli, glieli sciacquò, prese la spugna e insaponò ogni parte del suo corpo. Voleva sapere se la sua vicinanza lo facesse stare bene o maledettamente male.
Michael prese una mano a Luke, quella libera, ponendosela attorno a lui, poi liberò l'altra e fece lo stesso. – Stringimi come se non fossimo fratelli, ma solo amanti.- La stretta attorno al suo corpo, ancora una volta estremamente fragile, aumentò e si lasciò cullare dal respiro del biondino, mettendo da parte ogni dolore o sbaglio e pensando che per quanto potesse continuare a chiederselo il fratello non era altro che una boccata d'aria fresca, che lo faceva stare infinitamente bene.
La voce del professore Ramsay era diventata ormai soltanto un fastidioso sottofondo alla sua dormita. Aveva preso sonno in pieno e il suo viso era schiacciato contro il banchetto bianco, non si era nemmeno reso conto di star dormendo fino a quando il professore non lo richiamò, facendogli scattare la testa in alto con gli occhi aperti a malapena. –Clifford, per questa volta te la faccio passare, la prossima ti espello dalla band- annuì debolmente, per poi riposare le guancie tra i palmi, stando attento a non addormentarsi un'altra volta. Quando la classe si svuotò, lui rimase seduto a pensare se convenisse farsi una dormita considerando che l'orario scolastico era finito e avrebbe ripreso fra un'ora, oppure se alzarsi e raggiungere Ashton in cortile. Nemmeno il tempo di elaborare un pensiero che fu il biondo stesso a raggiungerlo in aula –Rob...- lo richiamò entrando in classe e fissassandosi proprio davanti a lui. –Ho visto Ramsay- Luke lo incitò a continuare ruotando una mano –e mi ha detto che ti sei addormentato in classe, perché?-
-Ieri sono andato a letto tardi per- non sapeva minimamente come continuare la frase, avrebbe potuto lasciarla in sospeso, ma Ashton lo stava ascoltando attentamente e non glielo avrebbe permesso. I suoi occhi nocciola infatti adesso lo stavano scrutando perplessi –Per?- si grattò il mento –per studiare- disse infine, alzandosi dalla sedia e scattando verso la porta, ma Ash lo trattenne per un polso facendolo girare verso di lui –Stai bene?- abbassò la testa e sussurrò un impercettibile –credo- che per fortuna l'altro non riuscì a sentire –Quindi? Stai bene?-
-Sì- disse mostrando uno dei migliori sorriso che potesse riuscire a dedicargli, l'altro sorrise di rimando e lo lasciò andare. –Non hai fame?-
-da morire-
-secondo te abbiamo il tempo di andare al nostro fastfood?- Luke guardò l'orologio sopra gli armadietti, facendo un calcolo veloce. –Sì, ce la facciamo-. Raggiunsero la macchina e pochi minuti dopo era seduti a uno dei tavoli in legno scuro del locale. –Allora, che succede?- il biondino smise di masticare, rimanendo sorpreso dalla domanda di Ashton. Soltanto per un attimo gli balenò per la mente l'idea che potesse sapere qualcosa su di lui. "e se ha capito che non sono Robert?" era questa la domanda che gli martellava in testa, assordandolo. – Mi vuoi dire che hai?- fece scendere il suo morso di panino e cercò di mettere in fila le parole più sensate – In che senso?- fu quella l'unica cosa che uscì. –Sei distratto, non dormi la notte e ti ho visto più di una volta sull'orlo di piangere.-
- Colpa della scuola-
-Sì, questa è una cazzata.-
-Stai scherzando? Hai visto la mia media? Fa schifo, mi ammazzo notte e giorno per studiare e non ottengo mai niente. Sono stanco.-
-Perché hai detto ai tuoi che abbiamo una gita?- il boccone che aveva appena preso gli andò di traverso, facendogli mancare l'aria e facendolo soffocare. Ashton che stava dall'altra parte del tavolo si catapultò verso di lui, alzandogli le braccia e cercando di fargli riprendere fiato, gli porse dell'acqua e riuscì a far scivolare il cibo attraverso la gola. –Stai bene?- annuì, asciugandosi le lacrime agli angoli degli occhi. –Perché...- ponderò la risposta, anche quella volta si trovava davanti a un bivio. Dirgli la verità o continuare a mentire. –Perché io non...- voleva davvero con tutto sé stesso liberarsi e poter dire almeno a lui che non era la persona che credevano, ma le parole gli si bloccarono in gola, proprio come il boccone di qualche secondo prima. Prese un sorso di acqua e continuò –Perché io non posso stare a casa quel giorno.-
-E perché?-
-Devo andare in un centro commerciale con un amico...- Ashton rise fragorosamente, non riusciva a smettere di farlo perché quello che aveva detto Luke era un'assurdità. –Tu non hai amici se non me e Jack- alzò le spalle e venne salvato dal professore che lo stava chiamando al cellulare –Pronto Ramsay, sì arriviamo. – lasciarono i loro panini e alcuni spiccioli di mancia sul tavolino e uscirono in fretta. Non osarono proferir parola durante il tragitto e forse per Luke era meglio così, avrebbe potuto inventare qualcosa da dirgli. Soltanto che per Ash non era così piacevole quel silenzio, si sentiva consumato dal desiderio di sapere perché l'amico gli stesse mentendo. Quando arrivarono il professore li fece subito mettere a lavoro, senza permettergli di dire nulla.
Si scambiavano soltanto alcuni sguardi di tanto in tanto, freddi come il ghiaccio e pieni di scuse invece quelli di Luke. Il problema era che Ashton non sapeva di cosa volesse scusarsi l'altro, non capiva i segnali che gli stava mandando e voleva scoprirlo con tutto sé stesso. –Okay ragazzi, per oggi abbiamo finito. -
-Mi sembra anche giusto, sono le nove di sera.- commentò Jack posando la sua chitarra e massaggiandosi le tempie. Aveva dimenticato della sua presenza in quella stanza, probabilmente non l'aveva manco salutato. –Ashton e Robert, oggi siete andati malissimo.- il minore alzò le spalle e guardò Luke che lo stava già fissando da prima –Ci scusi, professore.- sistemarono le loro cose e uscirono dall'aula silenziosamente. –Si può sapere che avete?- Jack gli si parò davanti mentre continuava a camminare dando le spalle al loro tragitto –Io...niente. E' lui che forse ha un problema con me-
-Ashton che problema dovrei avere? Perché non ti dico dove sono per una volta?-
-Il problema è che tu mi hai sempre detto tutto!-
-Non tutto...- si lasciò sfuggire, tappandosi subito dopo la bocca con entrambe le mani. –Non tutto? Okay, allora io vado.- disse levando le tende e sparendo dietro un angolo, venne seguito subito da Jack, che prima di raggiungerlo lanciò uno sguardo confuso a Luke.
Lasciò che la sua schiena scorresse lungo uno degli armadietti verdi petrolio, per poi intrappolare la testa tra le braccia incrociate sopra le ginocchia. Iniziò a ripetersi che non ce la faceva più, a convincersi che mancavano solo due settimane e non avrebbe più dovuto mentire. Tutto sarebbe tornato alla normalità, nessuno si sarebbe ricordato di lui e i ricordi che aveva con ogni singola persona sarebbero andati nell'oblio. Si convinse di questo, ma le lacrime che aveva tenuto intrappolate per così tanti mesi, riuscirono a farsi strada sulle sue guancie senza che lui gli desse il permesso. Ricordò le parole che si era detto all'inizio "Non affezionarti a nessuno, come un viaggio nel tempo. Lascia tutto esattamente com'è." Ma poi aveva trovato delle persone diverse di quelle che si aspettava, aveva avuto una madre, un fratello presente , un amante e un migliore amico che si metteva alla sua pari. Brendon era prezioso, ma Ashton era comprensivo e non voleva perderlo. Non voleva essere dimenticato, non era andata come voleva. Era cambiato tutto, persino lui non era più lo stesso. Sentì dei passi avvicinarsi e poi una mano gli si posò sulla spalla –Allora io vado?- chiese Jack, Luke annuì. –Ti viene a prendere Michael sicuro?-
-Sì- rispose, senza muovere nulla se non le labbra. –sicuro?-
-Vattene, Jack.- gli stessi passi che prima si stavano avvicinando, adesso lì sentì allontanarsi, lasciandolo solo con sé stesso. Ma quando mai era stato uno che si piangeva addosso, sempre pronto a vedere il lato positivo di ogni cosa. Ogni fallimento era un'avventura, ogni cambio di programma. Ma dopo ogni "avventura" gli rimaneva qualcosa, quella volta soltanto un sacco di rimorsi. Rimase in quella posizione per quelli che sembrarono secoli, forse ore. Sentì di nuovo dei passi avvicinarsi a lui, escluse fossero passate ore se Jack era ancora là. Si sentì posare una mano tra i capelli – Vattene Jack, cazzo.- esclamò senza alzare lo sguardo –Non sono Jack- la voce di Michael gli fece esplodere il cuore, era incredibile come anche solo il suo tocco o la sua voce riuscissero a fargli dimenticare che sapore avesse la tristezza. –Mikey, sono felice solo se mi stai vicino- il minore si abbassò al suo livello, per poi sedersi malamente contro l'armadietto vicino al suo e stringere Luke a sé – Per questo sono quì.- gli posò un bacio tra i capelli. Si liberò di tutto lo sporco che aveva dentro, prese a singhiozzare bagnandogli la maglietta rosso ciliegia. –Perché sei quì?-
-Perché tu hai bisogno di me...-
-Come lo sapevi che ero solo? Dovevo tornare con Ash- il moro lo strinse maggiormente contro il suo petto, come se avesse paura che potesse scappare –Me lo ha detto il professore Ramsay- Luke annuì e asciugò il naso con un dito –Abbiamo litigato, mi mancherà...-
-Chiarirete, tanto tu resti quì- riprese a singhiozzare, come se non gliene importasse nulla di essere preso per uno stupido. Sotto gli occhi di Michael stava piangendo per un semplice ragazzo. –Senti ma questo Ashton...è solo tuo amico oppure?- alzò lo sguardo e sorrise. Era geloso, era davvero geloso di Ash –Solo amici- rispose lasciandogli un bacio sotto il mento – No, dico...non che mi importi qualcosa, era per saperlo...-
-Sì sì certo, allora non sei geloso che tutto questo – si indicò per tutta la sua figura –possa essere di qualcun altro?-
-Mh.. forse, un po'- gli occhi di Michael si piantarono dentro quelli del fratello e sorrisero, come se tutto il dolore di qualche attimo prima non fosse mai esistito.
Quando si sta per partire e non si potranno più vedere le persone a cui si tiene, la cosa giusta da fare è godersele appieno. Cazzate, ecco cosa erano quelle. Quando si sta per partire e non si potranno più vedere le persone a cui si tiene, la cosa giusta da fare è godersele, ma non è mai quello che si fa davvero. L'unica cosa che si riesce a fare quando si deve dire addio è piangere, oppure rifiutarsi di partire. Luke stava mettendo in atta la seconda opzioni, stava marcendo a letto nella convinzione che ci sarebbero stati altri giorni per dedicarsi alla vita. L'unica cosa che faceva era mangiare e se era di buon umore lavarsi, stava mancando alle prove. Aspettava che arrivasse la sera per stare sveglio con Michael e poi dormire per tutto il giorno dopo. Purtroppo tutto quello stava distruggendo il fratello, che non dormiva per lui. La madre passava sempre in camera e si era persino presa un giorno libero per farlo riprendere, ma proprio Luke non ne voleva sapere di alzarsi. Il litigio con Ashton era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, se prima pensava che le uniche persone che potessero essere ferite dalle sue bugie fossero Brendon e Michael, quel giorno l'aveva colpito in pieno petto la verità. Le sue bugie facevano del male anche ad Ashton. I sensi di colpa non ne volevano sapere di mollarlo e fargli vivere quelle due settimane in pace, provava a chiamargli , c'era andato a casa, ma non rispondeva o faceva dire a Calum che era da "amici" la stessa scusa che aveva usato con lui. Nel volto di Hood c'era rabbia, probabilmente aveva sempre fatto di tutto per non ferirlo e poi era arrivato lui e aveva distrutto tutto il lavoro del fratellastro.
Venne svegliato da quella dormita di almeno dodici ore dal cellulare, era Robert. Si rese conto solo in quell'attimo che non lo sentiva da tre giorni. –Pronto?-
-Luke...- la voce dall'altro capo tremava –Robert, dimmi- aveva quasi paura di come avrebbe continuato –Hanno scoperto tutto...- una risata amara sfuggì dalle labbra di Luke –Che significa hanno scoperto tutto?-
-Che hanno capito che io sono Robert e non Luke-
-Stai scherzando.- disse più per convincere sè stesso che per Robert. Sentì un fruscio al telefono e poi un'altra voce –Non sta scherzando...- nel frattempo non si accorse che la porta d'entrata si era aperta e che Michael fosse tornato a casa. Salì le scale in silenzio, per non disturbalo e poi rimase alla porta appena notò che era agitato. –Brendon, Brendon...era una scommessa, un gioco-
-Merda Luke, non si gioca con queste cose. Hai mentito alle persone che ami, avete mentito alle persone che amate. E se Robert fosse un pazzo?-
-Robert non è un pazzo, ma guardalo.-
-Siete entrambi pazzi per fare una cosa del genere...-
-Scusa Brendon, lo so. Non dovevo farmi passare per Robert e Robert non doveva farsi passare per me...per Luke.-
Le parole dopo, Michael nemmeno le sentì, crollò vicino alla porta. Quella frase a tormentargli la testa "Robert non doveva farsi passare per me, per Luke" era uno scherzo. Per forza, lui non era davvero andato a letto con uno sconosciuto. No, non era si era innamorato di una persona così subdola da fingere che fosse suo fratello. Non poteva essere vero. Sentì un liquido caldo colargli sulle labbra e appena sentì il sapore metallico sotto la lingua capì che era sangue, corse in bagno e immerse la testa sotto l'acqua gelata. Si guardò allo specchio e vide che l'immagine riflessa era mostruosa. Aveva le occhiaie, era smagrita e vuota. Quello sconosciuto in camera da letto lo aveva ridotto in quello stato, aveva consumato tutto sé stesso per quella persona di cui non sapeva niente. La figura riflessa non era solo mostruosa era anche infuriata.
Spalancò la porta della sua camera da letto e spogliò Luke delle coperte. -Mettiti in ginocchio davanti a me- lo sconosciuto lo guardò perplesso. Michael lo fissò negli occhi e gli venne la pelle d'oca, quegli occhi che aveva sempre pensato di conoscere adesso appartenevano a una persona di cui sapeva a malapena il nome. –Perché?-
Lo tirò da un angolo della maglietta gettandolo a terra. Si slacciò i pantaloni e lasciò uscire il suo sesso, conficcandoglielo in bocca.
Poteva finalmente togliersi quella soddisfazione. Quello non era suo fratello, poteva farselo fare un pompino da lui. –Succhia.- sibilò a denti stretto, Luke iniziò. Non sapeva perché adesso non gli sembrava più strano. Cercò di sibilare qualcosa, ma il moro spinse la sua testa più affondo impedendoglielo –Sta' zitto, Luke.-
Il suo cuore si frantumò, se qualcuno si fosse avvicinato probabilmente lo avrebbe sentito. Lui sapeva, Michael aveva scoperto che gli aveva mentito per tutto quel tempo. Quando raggiunse l'orgasmo, cercò di staccarsi, ma ancora una volta gli impedì di fare qualsiasi movimento. –Ingoia, Luke- obbedì.
Lo respinse con un piede e uscì dalla stanza.
-Quindi tu non sei mio figlio?- Karen sembrava stranamente tranquilla, come se si aspettasse che da un momento all'altro che Michael scendesse e urlasse "Scherzavamooo" e voleva anche il biondino che fosse così, ma non lo era. –No...io sono Luke Hemmings e lavoro in un pub newyorkese.-
-Stai scherzando?- chiese Daryl, quasi divertito. –No, io e vostro figlio abbiamo fatto una scommessa. Chi riusciva a resistere di più con la vita dell'altro, perché lui non sopportava suo fratello e io la mia solitudine.- la madre di Robert si massaggiò le tempie, minacciava di scoppiare a piangere da un momento all'altro ma non lo fece. Si ricompose e sorrise a Luke –Va bene, okay. Mio figlio e tu avete sbagliato, lo sapete?- annuì colpevole. –Hemmings, sei stato per tre mesi a casa con noi, se vuoi puoi rimanerci fino a quando non dovrai partire.- disse Daryl stringendogli una spalla. Non si aspettava tutta quella cordialità, lui e Robert li avevano presi in giro per tre mesi. Poteva quasi accettare, ma quando si girò verso Michael che lo fissava da lontano, capì che no, non poteva. Quel ragazzo non lo voleva attorno, capì che la sua presenza gli avrebbe fatto soltanto del male. Come a dar voce ai suoi pensieri, il corvino intervenne –Io non lo voglio qui con noi.-
-Michael, è un ragazzo che non ha dove andare.-
-Perché non prende un aereo oggi stesso e se ne va affanculo nella sua città. Non fare tornare nemmeno mio fratello. Mi fate venire da vomitare.- Karen lo fulminò con lo sguardo, Michael sorrise a Luke e salì in camera sua. – Non posso accettare, troverò qualche posto dove stare.- la donna e suo marito annuirono e gli sorrisero per rassicurarlo.
Quando attraversò il corridoio per andare a recuperare le sue cose in camera, la porta della stanza di Michael era semi-aperta e gli permise di vedere cose stesse succedendo lì dentro. Il corvino aveva una maglietta dei Journey bianca macchiata di rosso, doveva essere sangue. Continuava e passarsi il braccio sotto il naso e a strappare le coperte in cui avevano dormito insieme. Capì che stava perdendo sangue dal naso e gli fece tenerezza, una compassione che non aveva mai provato nei confronti di nessuno. Spalancò la porta per aiutarlo, ma l'altro si fermò a fissarlo. Spalancò le braccia e si mise in mostra. Aveva gli occhi pieni di lacrime che cercava di trattenere. –Mi vedi? Io sono fottutamente vuoto adesso. Sono uno involucro di pelle e ossa.-
-Io non v-
-Sei felice adesso che mi hai distrutto? Vattene, ti prego.- lo spinse con una mano fuori dalla stanza e chiuse a chiave.
Quando bussò alla porta di casa Hood fu Ashton ad aprire per la prima volta, che appena vide delle impronte di sangue sul maglione chiaro, lo fece entrare subito.
-Che hai, Robert? Che hai?- prese uno straccio bagnato e glielo premette sulla fronte. Luke stava facendo di tutto per trattenersi, sentì il labbro inferiore tremargli come fosse un bambino. Non voleva piangere, voleva essere forte. –Stai tremando, Rob.- Ash si accovacciò al suo fianco cercando di riscaldarlo, ma lui non aveva freddo. –Robert, dimmi cos'è successo- Luke prese un respiro profondo cacciando indietro le lacrime e cercando di fermare il tremore, poi guardò negli occhi l'amico. –Io non mi chiamo Robert, sono Luke Hemmings e vengo da New York. -
-Che significa?-
-Ho fatto una scommessa con Robert per vedere chi aveva la vita più difficile, ci siamo scambiati le vite perché siamo praticamente uguali.- Ashton annuì cercando di capire qualcosa –Quindi Clifford non è mai tornato dal viaggio studio?- scosse la testa e aspettò che continuasse. –Ecco perché eri così simpatico – gli sorrise e ancora una volta il sorriso dell'amico gli servì d'anestetizzante. –Posso stare a casa tua fino a quando non devo ripartire?- annuì –Certo, vieni di sopra.- Gli sistemò il divano su cui aveva dormito alcune notti e gli liberò uno spazio dell'armadio. –Non ho ancora capito una cosa-
-Dimmi-
-Perché hai del sangue addosso- Luke si fissò la maglietta e notò solo in quel momento che il corvino l'aveva sporcato. –E' stato Michael, gli stava uscendo sangue del naso e mi ha spinto con una mano sporca-
- Perché?- il biondino aspettò un po' prima di rispondere e quando Ashton si girò e lo vide in lacrime corse subito in suo soccorso con un pacco enorme di fazzoletti.
-Perc-Perché l'h-l'ho distrutto- disse infine. –Ashton?- l'altro smise di sistemare le cose nell'armadio e si mise accanto a lui –Non mi odi?-
-No, sai perché? Perché è vero, mi hai mentito, ma sei stato l'unico a provare a essermi amico.- gli diede una patta sulla spalla prima di alzarsi di nuovo
–Grazie...Ash-
-Ti voglio bene, Luke.-
Come a rispecchiare il suo umore quella notte stava piovendo, il cielo stava piangendo per non farlo sentire solo. Si girò su un lato e vide che Ashton stava dormendo tranquillamente. Non voleva che finisse così, lui su un divano che fissava un suo amico con la paura di pentirsene di non averci manco provato a chiedere scusa. Prese i jeans e una felpa nera per poi uscire di casa e immergersi sotto la pioggia. Camminò nell'oscurità della notte, approfittando ogni tanto di un faro acceso per vederci meglio. Quando arrivò a destinazione suonò alla porta un paio di volte, senza alcuna risposta. Non voleva andarsene così, aveva sbagliato, ma voleva dirgli addio. Non l'avrebbe più rivisto nella sua vita. Suonò per l'ennesima volta, per poi arrendersi all'evidenza che non gli avrebbe aperto nessuno.
Prese la via del vialetto quando sentì la porta aprirsi, appena si girò vide Michael sulla soglia e corse verso di lui. –Che ci fai qui?-
-Non voglio che finisca così-
-Così come?- Luke si guardò le punte delle converse –Senza salutarci.-
-Tu non lo meriti un addio, Ro- non so nemmeno come cazzo ti chiami!-
-Luke, mi chiamo Luke e sono innamorato di te.- una risata macabra si liberò dalle labbra di Michael. –Mi chiamo Michael e ti odio. Mi hai rovinato la vita. Ma non lo vedi? L'hai rovinata a tutti.-
-Non..non è ver-
-No? Guarda, mio fratello adesso deve tornare e mia madre non vuole vederlo. Secondo te solo tu hai fatto amicizia? Robertè più debole di quanto pensi. Dovrà tornare qui e restare solo. Gli hai ancherovinato la media scolastica che è l'unica cosa a cui abbia mai tenuto. Lo saiche Jack viene picchiato da Alex perché ti è amico?-
-Non è vero...- non ne era sicuro, perché aveva visto spesso l'amico con deilividi scuri a macchiargli la pelle. –Sì, e guarda me. Sembro un mostro. Non hodormito per te, non ho mangiato, ho pianto. Passavo ogni attimo solo a piangereperché tu mi hai fatto credere che stavo scopando mio fratello! Mi sono datocolpe che non avevo.-
Quelle parole lo stavano ferendo forse più di tutte le altre, perché gli altrisi sentivano traditi, ma. Michael era stato preso in giro, lo aveva fattosoffrire quando invece avrebbe potuto dirgli la ferità, lo aveva ridotto inpolvere perché non aveva avuto il coraggio di fare la cosa giusta. Quello cheavrebbe dovuto dire a quel punto era "scusa"la parola più semplice che conosceva, ma quella che gli veniva piùdifficile da dire, perché lui non voleva accettarlo. Non voleva credere alleparole di Michael, che era colpa sua se Jack veniva picchiato, se Ashton si erasentito tradito e non voleva credere di aver reso in quel modo Michael. Nonvoleva accettare che gli aveva fatto più male di Alex, per questo dalle suelabbra non uscirono scuse. –Non ti ho costretto.-
-E' vero, ma che ci posso fare se l'unica cosa che riuscivo a fare era amarti?-
-Era?-
-Pretendi che adesso io provi lo stesso? Tu mi fai schifo, Luke.- tutto potevapensare che avrebbe fatto, tranne ridere. Luke stava ridendo, una risata roca ebagnata, stava ridendo delle parole dell'altro. –Ricordati che sei stato tuquello a scoparsi tuo fratello, cazzo, non io, Michael. Non io.-
Vuoto e silenzio. Quello che sentiva Luke, era un'immensa stanza piena dimobili ormai vuota e silenziosa. Il suo cuore riecheggiava dentro di lui,poteva sentirne l'eco. Vuoto e a pezzi.
I will leave my heart at the door
I won't say a word...
They've all been said before, you know
So why don't we just play pretend
Like we're not scared of what is coming next or scared of having nothing left!
Look, don't get me wrong
I know there is no tomorrow
All I ask is...
If this is my last night with you
Hold me like I'm more than just a friend
Give me a memory I can use
Take me by the hand while we do what lovers do
It matters how this ends
'Cause what if I never love again?
It's already in your eyes and I'm sure my eyes, they speak for me
No one knows me like you do
And since you're the only one that matters
Tell me who do I run to?
Look, don't get me wrong!
I know there is no tomorrow
All I ask is
If this is my last night with you
Hold me like I'm more than just a friend
Give me a memory I can use
Take me by the hand while we do what lovers do
It matters how this ends
Cause what if I never love again?
Let this be our lesson in love
Let this be the way we remember us
I don't wanna be cruel or vicious
And I ain't asking for forgiveness
All I ask is...
If this is my last night with you
Hold me like I'm more than just a friend
Give me a memory I can use
Take me by the hand while we do what lovers do
It matters how this ends
'Cause what if I never love again?
NdA
Tataaa. Ecco, diciamo...ecco. Siamo quasi alla fine e io non voglio che finisca e non volevo nemmeno che i muke litigassero, ma doveva succedere ed è successo. Quindi non ho molto da dire, anche perchè sto poco bene e non voglio rovinare l'atmosfera con frasi sconnesse luol
Tipo "HO SENTITO CHE HANNO DETTO COMING OUT NELLO SNAP DI MICHAEL E LUKE" perchè non hanno detto coming out, sono io che sto tipo...un po', soltanto un pochino, male.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, di non essere risultata squallida e di non avervi deluso.
Per qualsiasi dubbio commentate e niente, se mi volete un po' bene (solo poco) votateee!
GRAZIE PER TUTTE LE VISUALIZZAZIONI, I VOTI, I COMMENTI E PER AVER AGGIUNTO LA STORIA AI VOSTRI ELENCHI DI LETTURA.
p.s. ho scoperto questa canzone dopo aver iniziato la storia, quindi non ho potuto mettere quel nome alla storia perchè 1. amo troppo questo titolo per ragioni che presto capirete 2. perchè ormai si chiamava così e non volevo cambiare.
Sta di fatto che questa canzone è perfetta per descrivere la storia da entrambe le parti, quindi io piango af quando l'ascolto.
p.p.s. Ho messo la cover perchè è ugualmente bellissima e perchè la versione originale non si trova su yt ewe 8} Ԯ
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