Organizzazione - Cap X
-Troviamo un posto in cui parlare tranquillamente!- disse a gran voce Killian, consapevole che se fosse partito lasciando quegli uomini lì, in quelle condizioni, sarebbero presto morti.
Conosceva i subdoli piani della monarca inglese, se aveva mandato lì una prima spedizione, ne sarebbero seguite altre.
Voleva vederla fumare quell'isola.
Sembravano riluttanti ad ascoltarlo, soprattutto gli uomini, ma la consapevolezza di essere la loro unica speranza lo spingeva a non avere ripensamenti.
Sapeva che, per quanto pensare Aria nelle mani insanguinate di quella megera gli desse il voltastomaco, abbandonare il suo popolo avrebbe significato un massacro.
Aria era una donna forte e se la sarebbe cavata, di questo era certo. In questo erano decisamente simili.
E anche di un altra cosa era sicuro. Elizabeth sarebbe morta per sua mano.
Si ritrovarono tutti nel cortile del castello, che purtroppo -notò il capitano- li conteneva tutti, questo significava che erano poco più di mille persone senza contare i bambini e gli anziani, rimasti in una delle poche case ancora salde.
Dopo aver mandato Spugna dai suoi uomini, iniziò il suo discorso.
-Sarò sincero con voi, non sono tipo da discorsi eleganti e non c'è tempo per le moine. Sarò breve.
Conoscete più ampiamente di me la situazione in cui versiamo. Inutile dire quanto questa sia delicata.
La vostra sopravvivenza è legata ad un filo e dipende solo da voi e da quanto il fato ci assisterà.
La mia intenzione è di partire quanto prima per salvare la.... vostra regina- non era quello il momento di lasciarsi andare.
-Ora un paio di domande. È rimasto qualcuno in grado di combattetere?
La folla che si era ammassata per desiderio di sentire il ragazzo parlare era ammutolita.
Possibile che nessuno si facesse avanti? Possibile che tutti i soldati fossero morti e feriti?
Adesso sapeva di non poter contare sulle capacità militari.
-Chi credete di essere per venire a portare in mezzo a noi questi discorsi?
Chi sa combattere? Nessuno di noi vuole farlo. Preferiamo arrenderci e loro lasceranno andare Aria. Non vogliamo la guerra!- esordì un uomo di mezza età, distinguendosi dalla folla che aveva ripreso a mormorare.
La voce di Killian si levò nuovamente al di sopra dei mormorii. Guardò ad uno ad uno gli uomini nella prima fila prima di inziare. Avevano la faccia di chi ne aveva viste di tutti i colori, ma che con dignità cerca di andare avanti.
-Ci sono cose da fare ogni giorno:lavarsi, studiare, giocare,preparare la tavola,
a mezzogiorno. Ci sono cose da fare di notte:chiudere gli occhi, dormire, avere sogni da sognare, orecchie per non sentire.E ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,né per mare né per terra, una di queste è la guerra.
So bene che non l'avete voluta voi. So che non l'ha voluta Aria. So che non vorreste combatterla.
Ma arrendervi non sarà la soluzione.
So quanto meschina possa essere l'Inghilterra.
E io che sono figlio di questa terra, Irlandese quanto voi, voglio per questo posto un futuro decente.
Un futuro in cui i bambini debbano chiedere ai genitori cosa è la guerra, perché non la conoscono.
Un futuro in cui le donne non siano vittime di guerre fatte da uomini.
E un futuro in cui un uomo non rischi di tornare a casa e non trovare i suoi affetti.
Il cambiamento non avverrà con la nostra sottomissione. Guardatevi fra dieci anni, schiavi di un padrone che non ha per voi alcun riguardo. Guardate quegli uomini con attenzione, perché sono quello che diventerete. Animali, bestie senza identità e dignità. Guardateli e considerate quello che state per decidere.
Quanto a me, preferisco farmi fare a pezzi nel tentativo di vivere.- concluse la propria orazione con l'affanno, sperando di aver almeno un po' puntellato il loro orgoglio.
Di nuovo il silenzio.
Dopo un paio di minuti si fece largo fra la folla un giovane che non sembrava essere molto più grande di Killian.
La divisa era strappata in più punti, ma il grado era ancora visibile, avrebbe potuto contare sull'aiuto di un sergente.
Non era molto, ma era già qualcosa.
Un lieve sorriso contornò il viso del soldato, non servivano parole.
Qualche secondo dopo Killian lo riconobbe. Biondo come il sole e occhi nocciola. Con la solita collana al collo. Sembrava quasi la testa di un leone. Nulla di più appropriato, Killian lo aveva sempre pensato.
-Giulian!-
Mille flashback attraversarono le menti dei due. Erano cresciuti assieme come fratelli.
Il solito gesto servì al saluto. La mano destra al cuore e la sinistra si scontrava con la spalla dell'amico.
-Non è il migliore dei momenti, ma sono felice di vederti amico.-
Tutti coloro che erano stati scettici, sembravano essere stati incoraggiati a credere nel pirata grazie all'intervento del sergente.
-Un giorno faranno una guerra e nessuno vi parteciperà- Giulian decise di incoraggiare il popolo ancora una volta.-
Sapete bene che spesso ho partecipato a delle battaglie. In guerra mi facevano piú impressione i vivi, che i morti. I morti mi sembravano dei recipienti usati e poi buttati via da qualcuno, li guardavo come se fossero bottiglie rotte. I vivi, invece, avevano questo terribile vuoto negli occhi: erano esseri umani che avevano guardato oltre la pazzia, e ora vivevano abbracciati alla morte.
Quando sette giorni fa ho visto i miei uomini massacrati, mi sono ripromesso che questa sarebbe stata l'ultima."
Urla, grida e mani puntavano armi verso il cielo. Forse avevano una speranza!.
Spazio autrice
Finalmente ho trovato un po' di tempo per aggiornare.
E dopo le minacce di qualcuno, eccomi qui a portare avanti il libro. Sono consapevole del fatto che siano passati tre mesi dall'ultima volta.
Ho una valida motivazione però.
Quarto anno del liceo classico. Ho detto tutto.
Spero che siate ancora disposti a leggere questa roba.
E magari accontentatemi, commentate esprimendo i vostri pareri. Per me è davvero importante.
Alla prossima. Xxx
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