Timeline Passata ~ [Sci-Fi] ~
Era da tempo che degli scatti d'ira come quello non prendevano il sopravvento sul carattere mite di Hal.
Ora sia lui che Alec erano seduti di spalle, lontani di diversi metri.
Se c'era una cosa che Hal aveva capito è che non gli avrebbe fatto del male: forse poteva essere un bugiardo. Ma non un vile.
Aveva tossito per un po' prima di riprendersi dall'aggressione, eppure non aveva perso la sua compostezza o tantomeno la sua convinzione;
nei secondi in cui Hal teneva stretto il fragile collo del suo rapitore, sentiva di poterlo rompere come fosse un bastoncino.
Un altro colpo di tosse colse Alec che a quel punto si girò, di appena qualche centimetro, ma lo fece. Verso la sua direzione.
-Dunque, ora che hai sfogato il tuo istinto omicida pensi di valutare la proposta?-
-Anche se dovessi scoprire chi è il suo assassino non potrei salvarla, quindi che senso avrebbe?- rispose lui, stranamente deciso. Sentiva che la situazione fosse passata almeno in minima parte nelle sue mani, anche se tremava come una foglia ripensando a quello che aveva cercato di fare.
L'altro strisciò verso di lui con cautela, come si trovasse chiuso in gabbia con una tigre.
-Tu vuoi farlo.-
Per quanto lo detestasse, aveva ragione.
Dopotutto aveva già provato di aver visto un "ricordo", nessuno sapeva che avesse visto tutto: dopo aver ripreso i sensi scappò senza neanche rivolgere uno sguardo al cadavere di Clare.
Era terrorizzato.
Per non essere stato trovato lì disteso davanti al corridoio cui si affacciava la 4E dalla polizia, Hal doveva aver perso conoscenza per non molto tempo. Stessa cosa non si può dire per il corpo della ragazza, rimasto lì per ore.
"Perché non mi ha ucciso?"
Questo pensiero gli balenò in mente all'improvviso, prima di qualunque altro.
L'assassino doveva per forza aver sentito il tonfo quando era svenuto, eppure non aveva eliminato l'unico testimone, lo aveva lasciato vivere con tutti i suoi rimorsi.
Quindi oltre al "chi", riguardo quella storia mancava anche un'altra risposta.
Fece un profondo respiro e fissò dritto nella mente i suoi obbiettivi.
-Un'ultima domanda prima che tu mi spieghi come fare questa pazzia.-
-Sono tutto orecchi.- esclamò, con un accenno di trionfo.
-Conoscevi Clare? Perché sei venuto a cercarmi solo ora?-
L'altro rimase in silenzio per un po' di tempo, con la bocca socchiusa, ormai era ovvio che non avrebbe risposto, ma peccando su sicurezza ed orgoglio forse non aveva preparato una risposta convincente.
-Sono due domande.- disse infine.
-Almeno rispondi alla seconda.-
-Capirai una volta entrato.-
Non ci fu bisogno che aggiungesse altro, Hal sapeva che non sarebbe riuscito a convincerlo a parlare, almeno non prima di aver ottenuto la sua fiducia.
Si alzò velocemente e con movimenti eleganti misti ad un'andatura trasandata, in un miscuglio stranamente piacevole.
Gli fece cenno di seguirlo e lui lo fece subito, spostando lo sguardo sul pavimento.
Prima avrebbe pensato la stanza fosse vuota, senza porte né finestre, ma oltre lo spesso velo d'ombra c'era una porta in ebano massiccia, quasi invisibile nella completa oscurità.
Alec spinse semplicemente la superficie di legno.
Si aprì con un cigolio alquanto inquietante;
i due entrarono nella nuova stanza, era più piccola, ma molto più luminosa, quasi accecante.
C'era una grande vetrata lungo il muro: si affacciava ad una sala più grande, con una poltrona ed uno strano macchinario nel centro.
-Sei una specie di scienziato pazzo?-
-Laureato sì, scienziato confermato certo, pazzo... beh, non saprei.-
Ad Hal scappò un sorriso, quasi impercettibile visto che lo bloccò subito, non avrebbe mai riso con un uomo come lui.
Alec tirò giù alcune delle levette nel pannello di controllo all'estrema destra della stanza, una porticina per la camera dietro la vetrata si aprì, invitando l'altro ad entrarvi: -Un attimo.- disse, frenando l'entusiasmo del momento. -Ricordo quando mi hai aggredito, anzi no. Non eri da solo, ricordo fossi al tuo posto prima che qualcuno mi colpisse. Con chi lavori?-
Lo sentenziò in una maniera così convinta da risultare buffa.
-Hai una buona memoria, credimi.-
-Per essere svenuto subito dopo, ricordi anche troppo.-
Era una voce femminile, un timbro vocale chiaro e forte.
Una donna bionda fece la sua entrata nella stanza, dalla porticina che conduceva allo strano macchinario: era alta, con le spalle decisamente strette e dei grandi occhiali rossi;
si strinse il camicie contro il seno, quasi inesistente, e rimase ferma in attesa di una reazione.
Ad Hal sembrava così dannatamente familiare eppure così lontana da chiunque avesse mai conosciuto.
-Chi...-
-Voi due non sembrate molto diversi visti così.- aggiunse la donna, suscitando una risatina nervosa da entrambi. -Il mio nome è Adaline.- fece una piccola pausa prima di pronunciare il suo nome, come se avesse paura di farlo.
Fece per tendergli la mano, ma lei si spostò un attimo prima, indicandogli la vetrata sul lato: -Entra senza far storie.- disse.
Alec fece spallucce quando l'altro gli rivolse uno sguardo interrogatorio, ridacchiando della figura della compagna, tanto adorabile quanto autoritaria.
Hal entrò nella stanza, ormai non aveva più nulla da perdere e, sinceramente, era stufo di farsi domande. Soprattutto sulla nuova arrivata.
La porticina si chiuse ermeticamente dietro di lui;
da un altoparlante poteva sentire la voce di Adaline, cristallina, che gli indicava di sedersi sulla poltrona.
Da vicino, il macchinario risultava ancora più bizzarro: era un insieme di cavi aggrovigliati collegati ad un caschetto d'acciaio, decisamente pesante tra le mani.
-Mettilo.- lo esortò la donna.
"Sono in un libro di fantascienza?"
Scuotendo la testa se lo posò sul capo, i ricci si appiattirono contro la sua fronte, come al solito si era scordato di sistemarsi.
-Benissimo!- questa volta fu Alec a parlare, sovrastando la melodiosa voce della compagna. -Possiamo partire, no?-
La "cavia" annuì.
-È la prima volta che lo facciamo, per intenderci.-
-Non avevo dubbi.-
-Mi piace il tuo spirito.-
D'un tratto sentì una fitta alla nuca, che gli tolse il respiro.
-È normale.- lo rassicurò lui, per quanto la sua voce potesse essere rassicurante, si intende. -Presto sarai dentro.-
Forse disse qualcos'altro, ma Hal non riuscì a sentirlo.
L'ambiente in cui si trovava si fece via via sempre meno vivido, la nausea cominciò a sentirsi e le immagini a ruotare su sé stesse,
finché ad un solo battito di ciglia si ritrovò in una stanza completamente diversa, tutta bianca, stranamente incapace di muoversi.
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