[Passato ~ 02 ~]
Abby era così piccola da sembrar quasi sparire dietro le spalle di Jace.
Da quel suo triste sorriso si poteva intuire l'indole riservata che la caratterizzava, inoltre, gli occhiali dalla grande montatura leggermente arrotondata le donavano un'aria timida, nonostante, non appena aprì bocca, Hal capì perfettamente non fosse così.
-Foster.- iniziò -Mi aspetto una spiegazione per quella strana telefonata.-
Il suo tono era arrogante, cosa che probabilmente lasciava le persone a cui si rivolgeva spiazzate, trovandosi davanti ad una ragazzina che credevano dolce, ma che si rivelava essere fin troppo dispotica.
Jace le si avvicinò, spingendola per una spalla. Per un attimo Hal pensò si potesse spezzare in due, seppur il gesto fosse chiaramente amichevole.
-Avanti, sei sempre così seria.-
Abby fece una smorfia piuttosto elaborata, come si fosse impegnata a sembrare il più infastidita possibile:
-Sei sempre così maledettamente delicato?- l'apparecchio le luccicò tra i denti.
Nel complesso, sembrava una ragazza eccentrica, per non dire altro.
Hal non riusciva davvero a trovare una spiegazione al perché le stesse dando così tanta attenzione.
Quando gli altri due smisero di bisticciare lei posò lo sguardo sul suo ed aprì la bocca, come per chiedere nuovamente il perché della telefonata, ma, invece, la richiuse.
Come se avesse capito che non immischiarsi sarebbe stata un'idea migliore.
A quel punto Jace si precipitò verso il citofono e cliccò per tre volte il simbolo della campanella.
Il cancelletto si aprì immediatamente assieme al portone d'entrata.
Hal raccolse la busta stracolma di snack e seguì gli amici, che erano già entrati.
Il volto di Clare sbucò dalla porta della camera, i suoi occhi guardavano oltre le prime due figure entrate: -Hal, hai preso la marca giusta?-
Non aveva idea di quale marca stesse parlando, ma considerata la generosa quantità di bustine di patatine che aveva comprato pensò di non doversi preoccupare.
-Sbrigatevi.- li esortò, spingendoli uno ad uno nella camera.
La prima cosa che Abby e Jace fecero fu buttarsi sul sontuoso letto di Clare, sprofondando trai numerosi cuscini.
L'avrebbe fatto anche Hal, se la padrona di casa non gli avesse posato una mano sulla spalla: -Hal...- con delicatezza prese una scatoletta di hamburger da cuocere ed esclamò:
-Mano ai fornelli.-
Lo disse con una tale dolcezza, che il ragazzo si ritrovò in grembiule prima di accorgersene.
La carne si rosolava lentamente sul piano cottura mentre la girava ad intervalli regolari. In fondo, doveva ammettere di non essere affatto male in cucina.
Clare era seduta al tavolo, con i palmi delle mani premuti contro le guance e lo sguardo attento a captare ogni movimento dell'amico.
Hal agitò la spatola sporca d'olio nella sua direzione, lanciando qualche schizzo sulla superficie di legno.
-Mi sento i tuoi occhi addosso.- disse, in tono scherzoso.
In risposta, l'altra si mise a tracciare segni senza senso sulla tavola, con lo sguardo perso nel vuoto.
Lui tornò agli hamburger, girandosi di spalle, ma avvertendo comunque lo sguardo perforante di Clare posarsi nuovamente sui suoi movimenti; attento a coglierne i particolari.
-Ho conosciuto un ragazzo, poco tempo fa.-
Hal lasciò cadere parzialmente l'arnese che stava maneggiando, ma riuscì a non dare troppo a vedere la sua sorpresa.
-Di solito non esci molto.- azzardò, rimanendo girato.
-Lo so, l'ho visto nel cortile della scuola.- fece una breve pausa, come se volesse rimangiarsi quella frase. -In realtà non gli ho davvero parlato, gli ho solo...-
-Tenuto gli occhi addosso per tutto il tempo?-
A quel punto si girò, non lo stava guardando, ma era ancora intenta a passare le sue dita affusolate sul duro legno.
-Già, lo immaginavi?- c'era una punta di amarezza in quella domanda rivolta distrattamente, senza badare a che effetto potesse avere.
Dato che non ricevette risposta, Clare si protese in avanti e cominciò a descrivere il ragazzo del cortile, partendo da quei corti capelli castani, simili ai suoi, lo sguardo cupo seppur sorridente e la corporatura esile, per certi versi femminile.
Sembrava sinceramente interessata, lo si poteva intuire anche solo dal tono di voce con cui ne parlava.
Ad Hal non faceva affatto piacere.
Terminò un attimo prima che gli hamburger finissero la cottura; soddisfatto dei risultati Hal lanciò da una parte il grembiule e posizionò il cibo in un piatto piano evidentemente troppo piccolo.
Si diresse verso la camera, con Clare che lo seguiva a ruota, armata di ketchup, maionese e panini.
Come due molle Abby e Jace si alzarono, avventandosi sulla carne e quasi finendo per strozzarsi.
La serata passò in un modo a dir tutta surreale, almeno per Hal.
Da molto non provava un senso di spensieratezza come quello, né l'ebbrezza di far parte di un gruppo di amici così affiatato.
Finito il cibo si stesero tutti sul pavimento, disposti in cerchio.
Mano nella mano.
-È da molto che siamo insieme.- cominciò Jace.
-Già...- Abby lasciò un attimo la mano di Clare per sistemarsi gli occhiali:
-Non pensavo che mi sarei mai ritrovata con dei perdenti come voi.-
-Abeline Young, potremmo dire la stessa cosa di te.-
La rimbeccò l'amica.
Continuarono a battibeccare amichevolmente a lungo.
Hal non avrebbe saputo dire quanto.
Sentiva un così profondo senso d'inadeguatezza da sentirsi trascurato, lasciato in disparte;
quel suo sentimento di malessere era pari al dolce calore che sentiva in petto: i dolci anni passati con quei ragazzi, poteva davvero averli scordati tutti?
Dalla sera, la notte arrivò in men che non si dica.
Il sonoro ronfare di Jace e i sospiri sognanti di Abby e Clare lo condussero quasi ad addormentarsi, ma resistette a quell'invito, scuotendo l'amica dal torpore.
-Clare.- la chiamò sottovoce, per non disturbare il riposo degli altri.
Lei, stropicciandosi gli occhi, mollò la mano di Abeline e gli rivolse un sorriso sbilenco:
-Cosa c'è?-
-Devo andare.-
Lei scosse la testa: -Mi hai promesso che avresti convinto i tuoi genitori.-
-I tuoi che fine hanno fatto?- azzardò.
Lei abbassò lo sguardo, due molli occhiaie violacee sventolarono a quel movimento irregolare.
-Sono fuori come sempre.-
"Come sempre." ripeté nella mente il ragazzo, non sicuro di cosa
quell'espressione volesse significare.
-Mi dispiace, ma devo andare.- mormorò infine.
Hal lasciò la camera e la calda stretta di Jace in punta di piedi, cercando in ogni modo di non farsi sentire.
"I tuoi genitori."
Aveva quasi scordato dove casa Foster si trovasse.
Se non avesse memorizzato il percorso per la casa dei Mitchell non si sarebbe mai ricordato la posizione della sua residenza.
Era una villetta dalle mura bianche, giusto a un isolato da quella che aveva appena lasciato.
Ispezionò attentamente il contenuto delle sue tasche quando si trovò davanti al pesante portone di ferro.
"Eccola."
Fatta girare la chiave giusta nella serratura un paio di volte, spinse con fatica la porta e si trovò davanti ad un corridoio buio.
Rivedere quel luogo dopo tutto quel tempo era così strano.
Si diresse verso la cucina, sul ripiano era poggiata una scatoletta con dell'insalata poco invitante.
Sulla plastica c'era un bigliettino:
Hal buttò tutto nel frigo, senza scrupoli.
Nell'altra stanza sentiva suo padre russare e sua madre unirsi al coro, balbettando qualcosa nel sonno.
Non erano affatto cattivi genitori, ma riguardo l'unità famigliare forse non davano l'esempio giusto.
Senza neanche mettersi il pigiama il ragazzo si distese sul letto, sfinito da tutti quegli strani avvenimenti.
Forse troppi tutti insieme.
Come ogni persona attorno a lui aveva già fatto, sprofondò subito in un sonno profondo, forse per la prima volta in parecchi anni.
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