[Passato ~ 01 ~]
Hal prese a correre il più velocemente possibile, inciampò diverse volte, ma riuscì ogni volta a riprendere l'equilibrio.
Tutti i pensieri e le preoccupazioni sembravano essere spariti dalla sua testa, che sembrava leggera come non mai.
"Provo un senso di felicità immenso." Si disse.
Poi, d'un tratto si bloccò, alzò la borsa di plastica vuota e scosse la testa, sconsolato per aver percorso isolato dopo isolato senza neanche passare all'alimentari.
Finita ormai l'adrenalina che gli scorreva nelle vene, fece dietrofront e camminò verso la direzione opposta.
Il silenzio tornò a farsi pesante ed i suoi pensieri rimbombarono nel nulla, come se li stesse gridando con tutte le sue forze;
con una piroetta attraversò il ponticello sull'autostrada e percorse il marciapiede fino alla zona commerciale.
Il supermercato era così grande e luminoso da sembrare l'insegna di Crossroads.
Entrò immediatamente, le porte scorrevoli lo rimandarono con i pensieri al negozio dove aveva incontrato Alec, anche se non vi assomigliava affatto.
L'interno era molto più strano di quanto ricordasse, in effetti lo aveva da sempre nominato "Alimentari", ma assomigliava più ad una bottega bizzarra: le mura erano coperte da una carta da parati nera, sul parquet rossiccio erano arrangiati degli scaffali pieni d'ogni tipo di snack, mentre al centro del monolocale era posizionata della mercanzia a parte.
Su un tappeto a righe erano messi in fila gattini giocattolo, trottole e perfino magliette con scritte in giapponese, tenute piuttosto male.
Il bancone era posizionato in fondo e la cassa consisteva in una cassetta di legno, colma di contanti.
-Hey là.- disse Hal, suonando il campanellino sulla superficie di vetro.
Una donna dalle fattezze orientali, o meglio, nipponiche, stringeva tra le labbra brillanti di rossetto una pipa fumante. Aveva gli occhi socchiusi, che teneva puntati contro l'entrata, in caso qualcuno facesse il suo ingresso.
-Benvenuto.- lo accolse con un falso sorriso.
Hal doveva ammettere fosse affascinante: era stretta in un vestitino aderente color ciliegia e portava i capelli neri raccolti su una spalla, leggermente mossi.
Si avvicinò alla bancarella improvvisata nel mezzo della stanza, riusciva a sentire il suo sguardo posarsi su di lui:
-Non credo sia legale vendere i tuoi prodotti per il tuo unico guadagno.- commentò.
Lei posò la pipa sul bancone ed accavallò le gambe, senza perdere la sua eleganza: -Preferisci che rinomini questo stupido negozio come
"Da Masami" e ci ricavi qualche spicciolo?-
Dopo quella risposta acida, il luogo sembrò agli occhi del ragazzo più inappropriato di prima.
Almeno ora sapeva il suo nome.
-Se potessi liberarmi del responsabile lo farei sicuramente.- continuò lei, riprendendo la pipa e portandosela alle labbra. -Ma, come vedi, neanche le donne più belle riescono sempre ad ottenere ciò che vogliono.-
Hal sospirò, non era uno sbuffo d'irritazione, qualcosa più simile ad una risatina.
Afferrò da uno scaffale quattro buste di patatine, due bottiglie di Coca Cola e degli hamburger da cucinare subito;
buttò tutto sul bancone, senza troppa delicatezza,
-Dieci dollari.-
Masami non diede neanche uno sguardo ai prodotti, semplicemente sentenziò il prezzo senza riguardi.
-Solo dieci?- chiese il ragazzo, allungando la banconota da cinquanta dollari.
-Sei un cliente abituale.- disse lei, facendogli un occhiolino velato. -Ti meriti un piccolo sconto.-
Hal uscì in strada, la borsa di plastica stracolma di cibo poco salutare. Crescendo si era scordato completamente del profilo di Masami, tanto volgare quanto affascinante.
Eppure da giovane passava molto tempo lì, non era forse un "cliente abituale"?
Ormai stanco di attraversare quel tratto di strada, si avviò verso la residenza dei Mitchell;
i piedi gli facevano male, ma l'immagine di Clare nella mente lo spingeva a correre sempre più veloce.
Ormai era davanti alla loro porta, alzò lentamente il braccio verso il citofono, ma qualcuno glielo afferrò.
Era una presa salda: lo spinse verso l'esterno facendo cadere ciò che aveva in mano.
Si sentì quasi male quando udì le patatine ridursi in briciole sotto i suoi piedi, contando quanti passi aveva fatto per comprarle.
-Chi diavolo...-
Due braccia solide gli si avvolsero attorno alla vita ed al collo.
Jace si esibì in un sorriso completo, a trentadue denti.
Sembrava sinceramente felice di vederlo lì, ma d'altro canto, lui era sempre stato così. Aperto a tutto e tutti, senza pensare alle conseguenze di attaccarsi troppo alle persone.
Abby era invece poco dietro di lui e sorrideva imitandolo, anche se in un modo diverso. Forse triste.
Era molto minuta, con delle spesse occhiaie sotto i grandi occhi, tra le file di denti bianchi si poteva intravedere un apparecchio dal metallo lucido.
In confronto, Jace era rimasto uguale, anche se nel futuro sarebbe diventato un minimo più formale.
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