Dentro le ossa.
C'era silenzio. Un silenzio pesante e ovattato, che la inquietava... Lo detestava, ma non sapeva che l'avrebbe rimpianto, anche se era stata avvertita.
Un rintocco.
Il rumore le arrivò forte alle orecchie, le risuonò nella mente, talmente forte da confonderla. No. No.
Doveva stare calma... Doveva stare calma.
Andrà tutto bene.
Le mani cominciarono a sudarle. Sentiva dei brividi salirle dalla spina dorsale e spandersi su tutta la sua pelle. Poteva sentire la paura entrarle dentro insieme all'aria che respirava, attaccarsi ai suoi polmoni come un virus che la infettava da dentro.
Due rintocchi.
Ancora una volta il rumore la spossò. Un singhiozzo le risalì su per la gola, si arrampicò per raggiungere la salvezza che sapeva di non poter conquistare lei stessa.
No. No!
Non é reale, non é reale.
Si portò le mani alla bocca, quando un'altro verso strozzato le uscì dalle labbra.
Tre rintocchi.
Il cuore le batteva furioso nel petto. Lo sentiva nelle orecchie, nella gola... Si mischiava al rumore dell'orologio e la stordiva. Corse più forte che poté, ben sapendo che scappare sarebbe stato inutile. Vedeva la porta, ce la poteva fare... L'istinto di salvarsi ebbe la meglio e si scaraventò verso la lastra di legno. Afferrò la maniglia, ma come sapeva non si aprì. Comunque cercò di artigliare il legno, tirando pugni e calci. Andò in cucina e prese un coltello.
Una volta raggiunta ancora la porta, provò a crearsi un varco, inutilmente. Si accasciò a terra, mentre calde lacrime amare le scendevano giù per le gote.
Quattro rintocchi.
Stava arrivando. Stava arrivando.
Sentì qualcosa vibrare sotto di lei. Si spostò leggermente e, come in un film dell'orrore, vide il coltello librarsi in aria lentamente, emettendo un ronzio simile a quello di un'alveare... lei era allergica alle vespe.
Il rumore si fece più forte, il coltello la puntò. Non seppe dove trovò la forza, ma scattò in piedi e si trascinò verso la stanza accanto, proprio mentre la lama si scagliava veloce verso la sua direzione. Fece appena in tempo a chiudersi la porta alle spalle che sentì il metallo conficcarsi nel legno con un rumore sordo, vide la punta del coltello affiorare dalla lastra che la proteggeva.
Cinque rintocchi.
La vibrazione si trasportò dal coltello alla porta, dalla porta alla sua pelle. Arrancò verso un'angolo della stanza.
Sei rintocchi.
Urlò. Urlò tutta la sua disperazione e alcuni dei suoi lunghi capelli le finirono in bocca, incollati alla pelle delle gote. Metà del tempo era scaduto.
Sette rintocchi.
Le lacrime erano calde e soffocanti. Le scendevano fino al petto, aveva il collo bagnato di sudore e di stille salate che sembravano bruciare. Si passò le mani sugli occhi e chiuse le dita a pugno, premendosele contro la testa.
No, no, no. No.
Come poteva calmarsi? Stava per morire.
La consapevolezza la freddò, le raggiunse le ossa. E ad un tratto, tutto ciò che riuscì a sentire era paura.
Otto rintocchi.
Era vicino. Era vicino.
Urlò, urlò e si girò con la testa premuta nell'angolo del muro. I singhiozzi ormai la squassavano.
«No... No. Per favore, per favore, per favore.» supplicò tra le lacrime.
Il respiro era affrettato e pesante, l'aria era insufficiente.
Nove rintocchi.
Un grido non suo le echeggiò nella mente, subito seguito dal suo urlo. Non ricordava nemmeno di aver mai gridato così forte in vita sua.
Sentiva questa cosa... attaccata alle ossa. La sentiva dentro le ossa. Il terrore.
Dieci rintocchi.
No! C'era sempre meno tempo.
Undici rintocchi.
Perché doveva essere tutto così lento? Si girò verso la stanza, strizzò gli occhi, da cui non smettevano di uscire le lacrime. La canottiera che indossava era impregnata di sudore... Si guardò la mano e spalancò gli occhi. Era cosparsa di sangue, caldo e denso. Ad un tratto, tutto nella stanza divenne rosso.
Stava per accadere.
Dodici rintocchi.
Mezzanotte.
I suoi occhi non potevano essere più sgranati. Ad un tratto, tutto tacque.
Nella stanza riecheggiava solo il suo respiro pesante e le sue suppliche borbottate.
Passò quello che sembrò un secolo, poi sentì una risata gutturale e vicina, come sussurrata nel suo orecchio.
Urlò ancora, consumando il suo ultimo respiro, poi tutto divenne pesante. Tutto divenne buio.
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