Risveglio.Capitolo 23.
ARON
È una brutta sensazione.
Sono tutto indolenzito, intorpidito, debole e confuso quando mi sveglio. Provo ad alzarmi, ma senza successo. Non riesco a muovere un solo muscolo.
Mi accorgo che i sensi stanno pian piano tornando quando riesco a sentire un odore particolare. È profumo di pulito, ma diverso da quello del solito, questo è assuefacente. È come se qualcuno avesse preso litri e litri di sapone e me li avesse gettati addosso.
Ora riesco ad aprire gli occhi. Un bagliore di luce accecante mi fa sospirare. Quando mi abituo alla luce eccessiva mi guardo intorno.
Quattro pareti bianche mi circondano, di fronte a me c'è una porta, anch'essa bianca.
L'unica cosa a creare un contrasto in tutto questo fastidioso biancore è il letto in cui sono disteso, è di color verde ciano e solo adesso realizzo che quell'odore repellente proviene dalle lenzuola.
Non c'è una sola finestra. La luce proviene da un grosso lampadario posto sopra di me.
Sono ancora incapace di muovermi, mi è possibile solo muovere gli occhi.
Penso di trovarmi all'ospedale.
E solo adesso mi viene in mente cosa ho fatto l'ultima volta che ero cosciente. Io mi sono tagliato le vene. Credevo di farla finita, e invece sono qui.
Ma c'è qualcosa che non va. Non ho mai visto un ospedale così strano.
Mentre la ragione sembra riprendere il suo posto, sento che anche le forze mi stanno ritornando.
Comincio a muovere adagio le gambe e le braccia.
Ma mi blocco istintivamente quando avverto un dolore lacerante nei polsi.
Lentamente, tiro fuori gli arti superiori dalle lenzuola e osservo.
Due fasciature, che andavano dall'avambraccio in giù mi coprivano le ferite in entrambi gli arti.
-Hey, buongiorno.-
Una voce che proviene dalla mia destra mi fa sobbalzare. Non avevo visto che affianco al mio c'era un altro letto.
-Hey- riesco a dire con un filo di voce. -Dove sono?- chiedo non ancora del tutto convinto che questo sia un ospedale.
-Pff- il ragazzo accanto a me sbuffò.-Credimi, non vorresti saperlo.- disse.
Anche lui come me era disteso a letto e anche lui sembrava fisicamente provato. La sua voce era più debole della mia e sembrava facesse fatica a respirare. Era un bel ragazzo, capelli neri e occhi del medesimo colore, ma avevano qualcosa di strano, quegli occhi, erano tristi.
Lui non appare molto bene, non più di me almeno, si vede che sta soffrendo.
E che risposta era quella? Se non è un ospedale questo, cosa è? Io gli ho posto quella domanda solo per dialogare. Certo è un pò particolare come posto, ma non vedo altre soluzioni.
Forse questo qui è solo un pò impazzito.
-È che non ho mai visto un posto così...così...- mi mancavano le parole.
-strano?- completò il ragazzo.
-Esatto.-
Il ragazzo si girò di scatto dalla parte opposta, come se si fosse appena ricordato di qualcosa di grave.
-Noi non possiamo parlare. Ora che sei sveglio ti porteranno via.-
Non riesco a vedere un senso in quel che dice, così mi limito ad annuire.
Era decisamente pazzo.
Però aveva anche ragione, dopo qualche secondo, la candida porta bianca si apre ed entra quella che sembra essere un'infermiera.
Dopo avermi aiutato ad alzarmi, mi fa accomodare in una sedia a rotelle per poi condurmi fuori dalla stanza. Nel fare questo, quel ragazzo mi teneva sempre gli occhi addosso.
Ha uno sguardo tetro, fa paura. Così, quando varco la porta mi sento sollevato.
Mentre l'infermiera spinge la mia sedia a rotelle dò un'occhiata in giro.
Sembra essere tutto deserto, e anche il corridoio è bianco, pareti, pavimento, tutto. Questo posto è completamente anonimo, non mi dice niente. Anzi, mi spaventa.
-Posso camminare.- dico all'infermiera. -Che bisogno c'è di questa?-
-Hai dormito quasi due giorni, non sei ancora in forze.- mi spiega con tono piatto.
Due giorni? Sembrano passati cinque minuti da quando... beh, da quando ho cercato di togliermi la vita.
Non ci credo. Io sono qui, cosciente di ciò che ho fatto, ma non riesco a credere di aver avuto il coraggio di farlo. L'ultima cosa che ricordo è un dolore lancinante, e poi più niente.
E come se non fosse accaduto nulla mi ritrovo qui, vivo e vegeto.
L'infermiera mi porta in una stanza diversa dalle altre. Questa sembrava avere più un'aspetto d'ospedale rispetto a tutto il resto, era più colorata.
Mentre mi controlla e disinfetta le ferite non posso fare a meno di rivolgerle la parola.
-Dove mi trovo?-
L'infermiera mi guarda stupita.
-Intendo, in che cittá è quest'ospedale? Non l'ho mai visto in vita mia.-
-Siamo a Salt Lake City.- si limita a rispondere con tono sempre più piatto.
-Ma non è possibile.- dico. -Io sono di Salt Lake City e non ho mai visto una struttura del genere.-
-Vuol dire che non le hai viste tutte.- risponde in maniera sfuggente mentre mi riveste le ferite con fasciature nuove.
Ma dove diavolo sono?
Un'idea spaventosa mi salta in mente. Io avevo dato del pazzo al mio compagno di stanza, ma dimentico che anche io ho dato di matto cercando il suicidio.
Rabbrividisco al pensiero di essere stato rinchiuso in un manicomio.
L'infermiera mi porta in un tavolo, per poi darmi un vassoio con del cibo. -Mangia, ne avrai bisogno. Questa sera inizierai la terapia.-
-Che terapia?-
-Di riabilitazione.-
Nonostante non senta la fame, decido di mangiare lo stesso, non so di che terapia parli, forse credono che dopo tanto tempo di inattivitá fisica non riesca più a controllare i muscoli.
Quando mi volto per porgere altre domande all'infermiera, questa si era giá dileguata, lasciandomi solo con il mio cibo e con i miei punti interrogativi.
Volevo chiederle se questo fosse effettivamente un manicomio, e se mia madre sarebbe venuta a prendermi.
Chissá come l'ha presa mia madre questa situazione. Se questo è davvero ciò che penso io, mio padre e mia madre mi ci avranno mandato senza pensarci. Sono sempre stati contro il suicidio. La nostra chiesa è sempre stata contro il suicidio.
Quando finisco di mangiare, un infermiere spunta dal nulla. Aveva un'aria dura, e anche questo incuteva timore. A differenza della ragazza, questo aveva una divisa arancione.
Senza dire nulla, spinge la mia sedia a rotelle e fa per riportarmi in stanza.
-È un manicomio questo?-
L'infermiere non risponde.
-Mi ha sentito?- decido di insistere.
Ma niente, lui non risponde ancora.
Perchè non mi vogliono dire niente?
Decido di rinunciare e mi faccio semplicemente trasportare.
C'è uno strano silenzio qui. L'unico rumore è quello delle rotelle che scorrono lungo il pavimento bianco.
Poi però sento qualcos'altro: delle urla.
Man mano che mi avvicino alla mia stanza le urla si fanno sempre più forti. È una voce maschile, disperata e infuriata.
-Lasciatemi stare!- lo sentivo bene ora.
-Non potete portarmi lì ancora! Ci sono stato ieri!-
Quando entro in stanza realizzo che a gridare era il mio vicino di letto.
Due grossi infermieri con la divisa arancione cercavano di trascinarlo con la forza fuori dalla stanza. Ma lui si dimenava e faceva tutto il possibile per opporre resistenza.
-Non potete guarirmi! Nessun può farlo!-
Anche l'infermiere che mi aveva portato dentro si mise ad aiutare e insieme riuscirono a portarlo fuori.
Mentre guardavo quella scena dalla mia sedia a rotelle notai una scritta nelle divise degli infermieri. Nella schiena c'era scritto. 'C.C '.
-Oh no!- esclamo -non può essere!-
-Mia madre me lo aveva promesso. Lei me lo aveva assicurato! Mi aveva detto che non avrebbe mai permesso che mi portassero qui! Me lo ricordo! Lo ha detto!-
Cominciai a urlare anche io e quando cercai di alzarmi dalla sedia a rotelle, uno degli omoni in arancione mi venne addosso, mi prese con forza e mi distese nel letto, poi uscì.
Ho capito dove sono.
Io mi trovo in un centro di conversione.
Da queste parti tutti lo chiamano 'ospedale psichiatrico'. Mia madre per convincermi a tornarne a casa mi aveva promesso che non sarei mai finito qui. Invece mi ci ha portato.
Perchè non me ne sono rimasto a Los Angeles?
Inizio ad agitarmi, mi alzo e mi avvio verso la porta.
Comincio a piangere quando scopro che è stata chiusa a chiave.
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Hey people!
Ora, vi starete chiedendo :"Che diamine è un centro di conversione?" (O meglio "terapia di conversione")
Ebbene, ve lo spiegherò, ma nel prossimo capitolo. Voglio solo che sappiate che non è assolutamente un luogo inventato, ma è reale. Non ne se ne sente parlare molto. È un argomento che conosce abbastanza censure nei luoghi in cui viene praticata.
Nel prossimo capitolo vi linkerò qualcosa a riguardo.
Alla prossima❤ (e scusate se è troppo lungo lol)
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