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Ricerca.Capitolo 19.

JACK

Io davvero non riesco a capire
Ieri mattina quando mi sono svegliato Aron non c'era più. Nè lui nè le sue cose. Perchè andarsene così?
E poi, dov' è andato?
La preoccupazione e la disperazione mi divorano, potrebbe essere successa qualsiasi cosa.

Seduto davanti ad una tazza fumante di caffè, lo giro e lo rigiro pensieroso.

Giuly che sta seduta davanti a me mi riporta alla realtà.
-Perchè ti preoccupi? Hai vinto la scommessa, che ti importa di dove sta ora. E smetti di girare il caffè se non vuoi che perda l'aroma.-

-Mi importa eccome.- rispondo secco mentre smetto di girare il caffè.

-Jack sul serio ti sei innamorato? Non ci credo.-

-È così invece. Anche io stento a crederci.- sospiro. -Perchè l'ha fatto? Non è da lui andarsene così-

-Jack, caro, è la sesta volta che me lo chiedi, e la risposta è sempre la stessa: non lo so!
Perchè non lo chiami? Almeno così lo scopri e non devo più sentirti lagnare.-
Risponde in maniera abbastanza scocciata. Ma ha ragione, ammetto di essere pesante con i miei piagnistei.

-Ci ho giá pensato ma è impossibile. Non ha un telefono!-

-E allora? Sai il suo nome, sai da dove proviene, quindi puoi usare un elenco telefonico.-

-Oh mio dio. È vero.- Dissi sorridendo come un idiota.
-Come ho fatto a non pensarci prima?-
-Forse perchè eri troppo impegnato a piangerti addosso.-

La felicitá sembra tornare, e lentamente cresce sempre di più per poi prendere il sopravvento su di me.
Riaquisto un pò di speranza.

-Grazie Giuly! Comincio subito a cercare!- mi alzo di scatto dal tavolino, e avvicinandomi alla mia amica le afferro la testa con forza e le do un bacio sulla guancia per poi uscire dal bar senza aver bevuto il caffè e senza badare ai richiami di Giuly, che mi insulta perchè ha capito che la sto lasciando da sola.

Arrivo a casa e di tutta fretta comincio a rovistare tra i vari scaffali in cerca di un elenco telefonico, non trovandolo realizzo che non ne ho mai avuto uno da quando abito qui.
Effettivamente non si usano più dall'era preistorica. Così decido di
mettermi a cercare su internet.

Dopo aver selezionato il paese e il cognome, premo 'Invio' in preda all'eccitazione.

Appena la pagina comincia a caricare rimango sbalordito e mi porto le mani in testa.
Migliaia e migliaia di nomi continuavano e caricare uno dopo l'altro, e sembravano non volersi fermare.

Si bloccò solo dopo qualche minuto. Sospirai, notando che si erano create ben quarantadue pagine.

-Cristo! Ma quante cazzo di famiglie McGrow ci sono nello Utah?- grido disperato e l'eccitazione di qualche momento fa svanisce.

Dopo essermi ricomposto e rassegnato all'idea che dovevo chiamare tutte quelle persone, presi il telefono e cominciai a fare un giro di telefonate.

Se solo sapessi il nome del padre di Aron sarebbe molto più semplice identificare il numero giusto, dannazione.

**

Erano ormai le due del pomeriggio e avevo giá chiamato all'incirca ottanta persone.
Tutti mi dicevano la stessa cosa. Ovvero: 'Mi dispiace, non lo conosco'.
Ormai sapevo che ogni numero che avessi composto non sarebbe stato quello giusto.

Ma il suo è lì, da qualche parte. Ne sono sicuro. Non intendo fermarmi fino a quando non lo avrò trovato.

Questo lavoro frustrante mi sottrae parecchie energie e non so dove riesco a trovare la forza di andare avanti e di continuare a provare.

Forse non mi arrendo perchè sono preoccupato, forse perchè voglio sapere cosa gli è preso o forse perchè mi manca terribilmente.
Non lo so. Sta di fatto che voglio avere qualche sua notizia.

È incredibile vedere come lui mi abbia ridotto. Mi ha reso una persona migliore. Mi ha insegnato come si ama.
Mi ha amato e si è fatto amare.
Poi è sparito.

Ha cancellato la parte egoista di me e in così poco tempo sono cambiato.
Mi sono pentito di essermi avvicinato a lui per una scommessa.
Sono talmente rammaricato che non ho neanche accettato i soldi della vittoria. E se mai dovessi riuscire a ritrovarlo gli dirò tutto e gli chiederò scusa.

Si è fatto tardi ormai, sono le sette di sera e dopo aver chiamato almeno un centinaio di persone sto per arrendermi per via della stanchezza.

Ma decido di fare degli ultimi tentativi.

Compongo il numero di un certo John McGrow, per quel che so, potrebbe essere il padre di Aron così come tutti gli altri che ho chiamato precedentemente. Perciò stavolta cerco di non farmi nessuna illusione.

Dopo qualche secondo, qualcuno risponde.
-Pronto? Con chi parlo?- A parlare è una voce femminile, probabilmente la moglie dell'uomo.

-Salve, sto cercando Aron McGrow. Abita con lei?-
Le parole mi uscirono spontaneamente, ormai avevo ripetuto la stessa frase un centinaio di volte.

-Mh.. Aron McGrow dici.... Aron...- la signora sembrò pensarci un pò su e poi proseguì:-No non abita qui con me ma ho giá sentito questo nome.-

-Lo conosce?- chiesi speranzoso con le dita della mano sinistra incrociate.

-Non saprei, ci sono molti Aron McGrow qui che io sappia.-

La cosa non mi sorprende.

-Io sto cercando un ragazzo alto, biondo, ha vent'anni e...- la signora lo interruppe.

-Oh! ma certo che lo conosco. Tu stai cercando il figlio del pastore Harnold. So che era a Los Angeles e che è stato costretto a ritornare, ma non so se sia giá qui.-

Senza motivo comincio ad agitarmi e con fare un pò impacciato chiedo alla signora :-Ha per caso il numero del padre?-

-Ma certo, attendi un minuto.-

La gioia si riaccese nei miei occhi. L'avevo trovato. Comincio a sorridere come un ebete, ho una voglia forsennata di gridare ma evito di farlo, quella signora potrebbe pensare che io sia pazzo e chiuderebbe.
Prendo carta e penna e comincio a scrivere il numero che la donna mi detta.
La ringraziai e chiusi.

-Sì, finalmente!- comincio a urlare liberamente.
Ci è voluta un intera giornata ma ce l'ho fatta.

Non perdo altro istante.
Compongo subito il numero e resto in attesa.

Mai attendere una risposta al telefono mi era sembrato così eterno come ora. Tremavo e sudavo.

Quando una voce femminile rispose sussultai.

-Pronto? Il pastore Harnold non è in casa se vuole può richiamare più tardi o posso riferirgli io ciò che ha da dirgli.-
La signora rispose con la stessa prontezza di una dipendente di un call center.

Rimasi senza parole per qualche secondo e quando mi accorsi che la donna stava attendendo ancora una risposta mi sbrigai a rispondere.

-No signora io non sto cercando lui, io sto cercando Aron.-

-Aron? Cosa cerchi da lui? E chi sei?-

-Sono un suo amico di Los Angeles.- dissi non sapendo cos'altro inventarmi.

-Aron non è più a Los Angeles.- il tono della signora si fece più serio.

-Lo so, posso parlare con lui?-

Attendo una risposta per svariati secondi. Sto per esortarla a parlare quando finalmente si decide a ribattere.

-Oh certo, ora ho capito chi sei. Sei il ragazzo che gli ha rovinato la vita.
Cosa cerchi ancora da lui? Hai avuto il tuo stupido premio perchè vuoi continuare a tormentarlo!?- il suo tono inizialmente gentile mutò radicalmente.

-Non so di cosa stia parlando, voglio solo sapere perchè Aron è tornato, e se è possibile vorrei parlare con lui.-

-No non è possibile Aron non è in casa.
E se proprio ci tieni a saperlo è tornato perchè tu lo hai fatto ammalare e poi l'hai umiliato! Non azzardarti mai più a chiamare questo numero.-
La donna chiuse.

Rimasi a bocca aperta per un attimo mentre cercavo di capire se avesse chiuso davvero.

Nonostante ciò che la madre (o almeno suppongo sia la madre) mi aveva detto, mi sentivo come rincuorato, ora avevo qualche informazione su Aron e per di più avevo il numero.

Sorrisi, e pensai che degli avvertimenti della madre non me ne poteva fregare proprio niente.

Proverò a chiamare più tardi.

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