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Nuovo Jack.Capitolo 9.

Okay, mi avevano detto che il volontariato facesse schifo ma non pensavo così tanto.
Del resto si chiama 'volontariato' proprio per questo, ti offri per gli altri, ti prendi un impegno che è quello di salvaguardare gli altri, e qual è la paga per te? Cosa ne ricavi? Un bel niente.

Ah si certo, la 'gratificazione personale' e balle varie.
Tutte cose che io non ho mai provato, ho sempre pensato ai soldi.
Questo genere di cose non hanno mai fatto per me.
Ma se voglio cambiare, e lo voglio davvero fare, dovrò abituarmici.

Rob mi ha affidato il compito di portare la colazione a domicilio di casa in casa, a persone non vedenti, non udenti, o comunque in possesso di qualche disabilitá.

Sono entrato in venti case circa. E ho fatto tutto a piedi. E sotto il sole!
Non esiste sofferenza peggiore.

Ad ogni modo ora sono a casa, a rilassarmi, direi che non aspettavo altro.
E cerco di non pensare al fatto che dovrò farlo anche domani, e tutta la settimana a venire.

Sto con lo sguardo fisso sulla finestra, osservo la casa di Aron. In attesa che accada qualcosa.
Ma non riesco a vedere niente, tengono le tende chiuse neanche fossero in prigione.
Ma proprio quando sto per rassegnarmi vedo la porta aprirsi.
È Aron, con il cesto del bucato tra le mani.

Un sorrisino spunta sul mio viso, è la mia occasione per parlargli, e da soli.
Non so quale sarà la sua reazione, ma non mi interessa, ora tutto ciò che voglio è parlare con lui, sentire la sua voce e osservare i suoi occhi così lucenti. Gli stessi occhi che ho deluso e che vorrei tanto rivedere brillare per me.

Con uno scatto di velocitá corro a prendere la cesta del bucato e raccimolo qualche vestito a caso, per poi precipitarmi verso la lavanderia.

Entro, e lui sta proprio lì, davanti a me.
Cerco di nascondere il fiatone e lo saluto come se fossi sorpreso di trovarlo lì.
-Oh Aron, ciao.-

-Ciao.- risponde freddamente distogliendomi gli occhi di dosso.
Non sapevo di fare così schifo a tal punto di non essere guardato un faccia.
Ma va bene.

Mi avvicino e decido di usare la lavatrice affianco alla sua, spero che la cosa non lo turbi. Anche se ne dubito fortemente.

Appena poggio il cesto lui sbuffa.
-Ci sono altre venti lavatrici libere, e tu vuoi usare proprio questa qui? Mi prendi in giro?-

-Hey, calmati. Non è contro le regole per voi mormoni rivolgersi in modo così scortese agli altri?-
Cerco di tranquillizzarlo portandolo a pensare a tutt'altre cose.

-Si certo, ma non ai froci come te.-
Questa è la sua risposta. Che mi lascia senza parole e che scatena in me una risatina.

-Allora devi essere abbastanza duro anche con te stesso, Aron.-

-Sapevo lo avresti detto.-

-Beh, te le cerchi.-
Dico in seguito a una risata.
Noto che anche lui sta iniziando a ridere quando si ferma di colpo.
Peccato, è così bello quando ride.

-No ok, io dovrei essere incazzato con te.-

-Io volevo dirti che mi dispiace.- dico cambiando totalmente tono.
Sono davvero pentito di averlo fatto sentire preso in giro, sono uno stupido.

-Dispiace più a me che a te. Credimi.-
Risponde con tono risoluto.
Ha ragione, non ho molto diritto di parlare, io ho torto e lui ha ragione.
Decido di cambiare argomento, non voglio continuare a turbarlo.

-Ti ho visto stamattina, era presto, dove andavi?- chiedo mentre infilo i calzoncini nel cestello.

-Che domande, andavo a testimoniare.-
Risponde lui, come se fosse una cosa ovvia.
Beh effettivamente lo è, sto diventando un perfetto idiota che perde la capacità di parlare di fronte al ragazzo che gli piace, l'imbarazzo mi sta divorando.

-Sai dove andavo io così presto?-
Gli domando.

-Beh tu vai in palestra.- replica con tono saccente.

-No no, andavo al servizio di volontariato.-
Sono molto felice di contraddirlo.

-Sì certo, divertente.- affoga queste parole in una risatina.

-Sul serio!-

Diventa improvvisamente serio.
-Davvero? Perchè lo stai facendo?-

Non riesco a rispondere. Il motivo c'è, e sta a pochi centimetri da me, ma non riesco a parlare.

-Lo stai facendo per me?- chiede.

-No.-

-Ho capito.
Ci si vede- dice prendendo il suo cesto e avviandosi verso l'uscita.

Non so che cazzo mi sia preso.
Perchè ho detto di no?
Ero in preda all'ansia e quella maledetta piccola parola è uscita da sola dalla mia bocca.

Era chiaro come il sole che la risposta fosse 'Sì'.
Spero lo abbia capito.

ARON.

Come al solito non riesco a stare incazzato con una persona per più di 5 minuti. Soprattutto se la persona in questione è una persona che mi sta a cuore.

E quel 'No' io so che in realtá era un 'Sì', forse è troppo orgoglioso per dire la veritá.
Non si è mai interessato al volontariato per quanto ne so.
Sta cambiando. E lo sta facendo per me, io me lo sento.

Se fosse così sarebbe un sogno.
Ma decido di riprendermi, di svegliarmi, perchè mi ricordo che io sono un mormone.
Io sono un servo della chiesa, io non sono libero, e per tutta la mia gente io non sono gay. Sarebbe meglio se anche io mo autoconvincessi di questo ma con Jack alle costole è un pò improbabile riuscirci.

Ma io non voglio dimenticarlo, non voglio allontarlo dai miei pensieri.
Ciò che voglio è solo stare con lui, ma sappiamo entrambi che è impossibile.
Ad ogni modo sono felice di vedere che stia nascendo un nuovo Jack.

Mi alzo dal letto e mi chino verso la mia valigia personale, dentro vi è la mia unica trasgressione contro la mia religione, un diario segreto.

Ci è proibito scrivere cose che non siano preghiere, o trascrizioni di testi sacri.
Se qualcuno dovesse scoprirlo sarebbero guai, ma penso che non ho poi molto da perdere ora che so di essere gay, quale maggiore trasgressione esite per la mia religione?

Ho cominciato a scriverlo quando avevo 14 anni, già da quell'etá ero astioso nei confronti della mia chiesa.
Da allora nessuno lo ha mai scoperto, lo tengo ben nascosto.

Tutti gli altri dormono, e questo è dunque uno dei pochi momenti in cui posso scrivere.
Scrivo tutto ciò che mi è successo con Jack, di ogni mio pensiero, e desiderio verso di lui.

Scrivere mi fa stare bene, mi permette di entrare in un altro mondo, dove tutto è concesso e niente è vietato, dove posso esprimermi senza che nessuno mi attacchi.

E dentro vi è il mio spaventoso mondo, a cui non auguro a nessuno di entrare.

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