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Colpa.Capitolo 27.

Mi sento quasi sollevato. Il torpore che invadeva il mio corpo è completamente svanito. Tuttavia, dentro di me non mi sento tranquillo.
Il dottore strabico l'ha chiamato 'Devis' più volte, prima dell'iniezione ero convinto si trattasse di un'allucinazione, ma adesso, più i secondi passano più la sua immagine diventa reale.
Disinfetta il punto in cui l'ago è penetrato rilasciando una sostanza a me sconosciuta, e nel farlo, mi guarda dritto negli occhi, quasi voglia dirmi qualcosa, quasi speri che non lo riconosca.

-Cosa ci fai qui Walter? Lavori per loro ora?-
Decido di farmi avanti non potendone più di avere i suoi occhi scuri incollati addosso.

Il dottore scatta in avanti visibilmente preoccupato -Che cosa sta dicendo?-

Walter sembra esitare prima di ribattere. -Non so di cosa lui stia parlando signore.-
Poi si rivolge a me.-Il mio nome è Devis.-

-Bugiardo! Cosa sei venut...-
Non faccio in tempo a finire la frase che Robert mi assesta un sonoro manrovescio accompagnato da un urlo. -Stá zitto!-

Il colpo è così forte che mi manda al suolo, e con la testa che mi gira vorticosamente tento invano di rialzarmi.

-Proprio come temevo.- esordisce il dottore pazzo. -L'antidoto ci mette dei minuti prima di agire. Soffre ancora di allucinazioni.-

Robert mi solleva con forza afferrandomi da sotto le ascelle e mi conduce nella mia stanza.

Quando arriviamo dinanzi alla porta, la apre e mi spinge dentro. -Ora che hai visto cosa si prova a tentare di scappare, dubito che ci riproverai.- detto questo, Robert chiude la porta sbattendola con forza.

-Cosa ti hanno fatto?- mi domanda Derek con voce flebile e tremante.

Era disteso sul suo letto, con le coperte tirate sù fino al mento, il suo viso, un tempo bellissimo, ora era deturpato da lividi e cicatrici. E i suoi occhi, un tempo azzurri e vivi, ora erano spenti e cupi. Nonostante ciò Derek conservava comunque una certa avvenenza.

Questione di pochi mesi prima che anche io diventi così.

-Stranamente hanno fatto proprio ciò che hanno detto: la droga non circola più nel mio corpo.-

-E allora perchè hai quella faccia?-
Mi chiede con il medesimo tono.

-È successa una cosa strana. Mentre aspettavo che mi venisse iniettato l'antidoto ho visto un vecchio amico.-

-Anche lui è stato mandato qui?-

-No, lui non è gay. E non è qui come paziente.- dico mentre mi siedo sul mio letto e incrocio le gambe, lieto di essere di nuovo cosciente dei miei movimenti.

-E allora cosa ci fa in questo posto?-

-Ci lavora. È uno di loro, Derek.-
Non mi stupisce che Derek col tempo abbia perso anche la sua perspicacia.

-Come puoi essere amico di uno di loro?-

-Infatti ho detto vecchio amico. Lui mi ha tradito. È colpa sua se sono stato rispedito a casa ed è anche colpa sua se oggi sono qui!-

-Che cosa ti ha fatto di preciso?-
Anche Derek si mette a sedere nel letto, mostrando interesse per la faccenda.

-Che cosa non ha fatto, vorrai dire. Ti ho giá raccontato di Jack ma non ti ho detto di Walter e del motivo per cui mi sono allontanato dalla persona che amo.-

-È questo il suo nome? Walter?-

-Sì, lui era l'unico che sapeva della mia omosessualitá, lo aveva scoperto leggendo di nascosto il mio diario personale. Aveva promesso che non lo avrebbe detto a nessuno, io e lui eravamo amici da moltissimi anni, perciò mi sono fidato. Ma allo stesso tempo era infastidito, non voleva avere il peso di un segreto così grande, se i suoi genitori avessero scoperto che mi stava coprendo avrebbero rispedito anche lui a casa e tutti avrebbero cominciato a sospettare della sua eterosessualitá.
Mi ricordo di averlo implorato a tenere la bocca chiusa, e per un pò di tempo lo ha fatto, e si è assicurato che gli altri due compagni di viaggio non scoprissero niente. Durante un incidente che gli è capitato mi ha fatto capire di volermi bene, da lì in poi mi sono sentito sollevato, sapevo che lui mi avrebbe coperto in qualsiasi situazione.-

-Poi cosa è andato storto?-

-Purtroppo io e Jack abbiamo scelto il posto sbagliato per scambiarci un bacio, e siamo stati visti dagli altri mormoni in viaggio con me. Walter in quel momento avrebbe potuto coprirmi, avrebbe potuto mandarmi in una cittá poco lontana, avrebbe potuto simulare la mia partenza per far credere agli altri due che me n'ero andato, avrebbe potuto lasciarmi con Jack. Erano tante le strade che avrebbe potuto prendere ma tutte avrebbero portato alla stessa situazione: io non sarei tornato a casa e questo avrebbe fatto nascere dei sospetti riconducibili a lui.
Così Walter ha deciso di salvaguardare se stesso e mi ha preso un biglietto per il primo volo verso casa, ricevendo il consenso da parte dei miei e dei suoi genitori, che lo hanno ringraziato per "aver fatto la cosa giusta."
Da quel giorno in poi ho cominciato ad odiarlo. Ho saltato il primo volo facendo di testa mia, però Walter ha parlato di una scommessa, secondo la quale Jack si sarebbe messo con me solo per soldi. Tutto combaciava con quella teoria e non ho potuto far altro che credergli, sono stato costretto a tornare per questo.
Walter mi ha fatto credere di non essere amato da nessuno e al contrario, di essere preso in giro.-

Riportare queste cose alla luce non è facile. Parte delle colpe vanno a Walter, ma anche io ho le mie. Avrei dovuto svegliare Jack in quello stesso momento che ho saputo della scommessa e chiarire.
Cerco di trattenere le lacrime ma poi penso che non c'è n'è il motivo, non mi devo vergognare di Derek, lui meglio di chiunque può capirmi.

-E tu ci credi? A questa storia della scommessa intendo.-

-Io...non lo so. Ci ho riflettuto molto. Il Jack di una volta avrebbe fatto una cosa del genere, ma il Jack che è ora no. Potrebbe essere una cosa architettata da Walter dopo aver scoperto che non avevo preso il suo volo, con lo scopo di spingermi a tornare a casa.-

-Aron, mi dispiace che le cose siano andate così.- Derek si alza, viene verso di me e mi abbraccia.
Mi viene da sorridere. Un sorriso distorto e incoerente. Mi ero dimenticato che sensazione si provasse nel ricevere affetto.

Passano le ore e arriva la notte. Naturalmente non riesco a dormire, sono troppi i pensieri che transitano nella mia mente.
Continuo a farmi delle domande pur sapendo di non avere delle risposte.
Come ha fatto Walter ad arrivare fin qui? Dovrebbe essere in viaggio in qualche bella cittá a leggere il libro di Mormon a delle persone che si fingono interessate. O almeno, queste erano le condizioni, si sarebbero dovuti trasferire.

Alla fine il sonno arriva e riesco ad abbandonare i miei mille pensieri.

...

-Aron! Aron!- una voce quasi impercettibile mi fa emergere dall'abisso dei sogni.
Apro gli occhi. -Cosa c'è Derek?- sussurro.

-Non sono Derek.- un viso spunta proprio sopra di me. Walter.

-Tu!? Cosa ci fai qui?-

-Stá zitto se non vuoi che ci sentano!- nel sussurrare queste parole Walter mi afferra i polsi e comincia a tirarmi per farmi scendere dal letto.

-Cosa vuoi farmi? Non ti è bastato rovinarmi la vita? Devi tormentarmi anche qui?- dico mentre oppongo resistenza, i polsi non completamente guariti che mi bruciano.

-Aron non urlare, cazzo! O ci sentiranno!
Sono qui per farti evadere.- bisbiglia.

-Lasciami, non ti credo! Questa è una prova...sì...dev'esserlo per forza.
Vogliono vedere se tento ancora di fuggire, è così!-

-Aron, no! Devi fidarti di me.- Walter stringe la presa, facendomi ancora più male.

-Fidarmi di te? Come posso? Tu mi hai giá tradito una volta. Lo farai ancora.-

-Sono venuto qui solo per te Aron, mi sono pentito di ciò che ho fatto. Non avrei mai dovuto rispedirti in cittá, mi dispiace così tanto.-
In quelle parole c'erano note di rammarico e di tristezza. Impossibile non credergli. Eppure...

-Walter, io vorrei crederti, ma non posso...io..io... non ci riesco!- lacrime cominciano a scendere copiosamente sul mio viso. Rendendo quasi incomprensibili le mie parole.

Non posso cascarci di nuovo.

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