Allucinazione.Capitolo 26.
Giorni? Settimane? Ho perso il conto.
Vengono a portarmi solo i pasti ogni tanto. Quello è l'unico istante in cui vedo la luce.
Dormo, mangio quel poco che mi portano e mi maledico per ciò che ho fatto.
Improvvisamente la porta sigillata si apre. Che sia ora di un altro pasto? Impossibile, l'ultimo non mi è stato portato molto tempo fa, credo.
Alzo lo sguardo e riesco a riconoscere Elliot e Robert solo dopo che gli occhi si sono abituati alla luce.
-Direi che è abbastanza McGrow, alzati.-
Non esito un istante e mi alzo di scatto, tutto ciò che voglio è uscire da questa cella. La testa comincia a girarmi, le gambe cedono e cado a terra con un tonfo. Poi non avverto più niente.
Quando mi risveglio la sensazione è molto simile a quella che ho provato il primo giorno in cui sono arrivato qui. Steso sul mio letto mi guardo intorno e noto che sono stato riportato nella mia stanza.
-Buongiorno.-
Mi volto e vedo Derek.
Passano un pò di secondi e poi finalmente riesco a parlare. -Quanto sono stato via?-
-Quasi quattro giorni.- mi risponde Derek.
È peggiorato, lo posso vedere dai suoi occhi, e lo posso sentire dalla sua voce. Sta sempre peggio.
Non oso immaginare in che stato sono ridotto io dopo 4 giorni reclusione.
-Ti hanno drogato, Aron.-
-Cosa? Chi?-
-I tuoi torturatori. Nel cibo che ti portavano mettevano una sostanza che crea disorientamento, confusione e allucinazioni, li ho sentiti parlare mentre ti riportavano, io fingevo di dormire.
Vogliono assicurarsi che tu non sia più nelle condizioni di scappare. Per questo sei svenuto prima, fin quando questa sostanza avrá effetto, difficilmente riuscirai a controllare il tuo corpo.-
Una fitta al cuore mi colpisce quasi fosse un pugnale.
-I..io..no..non è vero.- balbetto incredulo.
-Mi dispiace Aron.- Derek comincia a piangere. -È tutta colpa mia, non avrei mai dovuto lasciartelo fare. Questo piano era una follia.-
Provo a tirare fuori le braccia dalle lenzuola, ma senza successo. Derek dice la veritá.
Dopo due o tre tentativi riesco finalmente a compiere qualche piccolo movimento.
-Ho trovato le scale.-
-Sì e probabilmente loro sanno che le hai trovate, e le staranno sorvegliando.
Non c'è via di uscita, sono stato un idiota a suggerirti questo piano.-
Derek si volta e cercando di soffocare le lacrime singhiozza rumorosamente.
...
Dopo un paio d'ore riesco a muovermi più liberamente, probabilmente l'effetto sta svanendo del tutto. In compenso avverto una strana sensazione. È come se non riuscissi a respirare.
I miei pensieri vengono interrotti dalla porta che con un gran fracasso si spalanca.
-Forza Aron, vieni con me-
Robert aveva un' aria ancora più aggressiva del solito.
-Muoviti, ti abbiamo somministrato una sostanza che ha bisogno di essere bloccata. Ma probabilmente te ne sarai giá reso conto.
Sono passate diverse ore, dovresti essere in grado di reggerti in piedi.-
Contro la mia voltontá mi alzo, e tutto indolenzito cammino verso di lui.
-Stavolta ti conviene davvero collaborare McGrow.
Se non vuoi che la crisi di astinenza ti divori dovrai fare ciò che ti dico.-
Allora ecco che cos'è questa strana sensazione. Il mio corpo sta cominciando a reagire e a richiedere ancora quella sostanza. Ancora qualche ora e potrebbe venirmi una crisi.
Purtroppo mi vedo costretto ad ascoltare Robert.
Mentre camminiamo Robert mi stringe con forza il braccio, assicurandosi che non possa sfuggire alla sua possente presa.
Mi conduce all'interno di una stanza che non avevo mai visto.
Noto subito degli scaffali, su cui sono poggiati numerose boccette e contenitori, più in fondo, ci sono dei tavoli su cui poggiano diversi oggetti in maniera disordinata.
-Eccolo.- Robert avvisa il mio arrivo ad uno strano signore impegnato a riempire una siringa di chissá che cosa.
-Salve Aron.-
Guardandolo bene, noto nei suoi occhi un leggero strabismo che rende il suo saluto abbastanza inquietante.
-Solo un secondo ed è pronta.-
Mentre Robert mi tira su la manica per fare spazio all'ago che dovrá pungermi, il vecchio strabico urla al vuoto : -Devis, porta alcol per disinfettare per favore.-
Da dietro uno scaffale, esce un ragazzo molto giovane con i capelli scuri, gli occhi vispi e uno sguardo cupo.
Mi bastano pochi millesimi di secondi per di capire chi è:
Walter.
Rimango pietrificato mentre lo guardo avanzare con gli occhi fissi su di me.
Non può essere Walter, dev'essere l'effetto della droga.
È un allucinazione.
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