11 - Un dono inaspettato
Vera non accennava a rallentare il passo e Valteri non poté far altro che assecondarla, non essendo riuscito ad ottenere alcuna informazione riguardo la loro meta. La fredda notte stava calando sui cieli di Qleiporth come il sipario di un teatro a fine spettacolo e i lumi-droni, sospesi ad una decina di metri d'altezza, avevano pian piano iniziato ad accendersi. Il fioco bagliore emesso dai loro esili filamenti di tungsteno aumentava di intensità con il rapido e progressivo scurirsi del cielo, andando a tingere delle volte luminose sulle strette strade e sugli scorci della cittadina più antica del regno di Uz. La tiepida luce proveniente dai locali che si affacciavano sulle viuzze tortuose, miste alle risate e al vociare delle tante persone, rendeva Qleiporth una delle città più vive dove la principessa Vera era stata negli ultimi mesi.
Dopo aver percorso un paio di chilometri tra le strade caldamente vissute, la ragazza si fermò davanti ad una vetrina in particolare. Iniziò a leggere con attenzione cosa fosse scritto sul pannello olografico proiettato all'ingresso, mentre Valteri si grattava il capo con fare perplesso, non avendo la minima idea di dove si trovasse; una volta ottenute le informazioni di cui necessitava, Vera fece cenno all'uomo in sua compagnia di seguirla all'interno del locale.
Forse ci siamo pensò Valteri che poi, leggendo il nome del posto appena raggiunto, quasi rischiò l'infarto. Si trattava un'officina per Ervlein-X, per la precisione di quella che sponsorizzava uno dei team partecipanti, dove, oltre alle riparazioni e le modifiche aerodinamiche del veicolo, venivano venduti i biglietti per le corse. La giovane principessa dai capelli scarlatti fu costretta a ripetergli di seguirla, poiché lui si era imbambolato davanti alla porta d'ingresso, incapace di credere a ciò che i suoi occhi stavano vedendo.
Per poter entrare nell'officina era richiesto un cospicuo pagamento, che lui non poteva affatto permettersi, ma Vera era stata così gentile da pagare tale quota per entrambi. Valteri era quasi certo di essere finito in un sogno. Varcò l'ampia porta e si ritrovò immerso nel mondo che, fino a quel giorno, aveva potuto ammirare solo da uno schermo. Sul bancone da lavoro era poggiato il motore di uno di quei potenti mezzi da corsa, capaci di toccare i duecento chilometri orari, con tutte le sue componenti in bella mostra. Poté ammirare il minerale che, attraverso una speciale gabbia di spire, generava un campo magnetico tale da far ruotare l'albero motore a gran velocità, la centralina, che trasmetteva le informazioni inserite sulla plancia di comando al motore, molto utile nel caso in cui avvenisse un guasto e si fosse costretti a cambiare dei parametri per salvaguardare le componenti più importanti, le varie condotte e tanti altri pezzi che non poté identificare. Su un secondo bancone, invece, vide gli aerofreni, strutture montate il più delle volte sulle ali posteriori in grado di sfruttare l'attrito dell'aria per le frenate e per migliorare il bilanciamento del mezzo in curva. Appese alle pareti, infine, c'erano le varie parti che componevano il telaio di un Ervlein-X, pronte ad essere assemblate sui mezzi che avrebbero preso parte alla gara.
Mentre Valteri si godeva il suo piccolo paradiso personale, la principessa Vera si avvicinò al proprietario dell'officina, molto preso dal suo lavoro, e richiamò la sua attenzione con un colpetto di tosse.
– Scusi, ma non lo vede che sto lavor...
L'uomo rispose in maniera alquanto seccata, ma fu costretto a fermare le ultime parole in gola quando scoprì che si stava rivolgendo alla principessa di Meridian in persona. – Mi dica tutto, vostra grazia – disse lui, poggiando in fretta e furia i suoi attrezzi da lavoro sul bancone e mettendosi a completa disposizione della ragazza.
Vera gli illustrò il motivo per cui era venuta, chiedendogli infine se avesse quegli articoli e quale fosse il loro prezzo. L'uomo, mingherlino e oramai in età avanzata, rispose che aveva quanto richiesto e aggiunse che le avrebbe fatto uno sconto sull'acquisto per farsi perdonare di essere stato scortese, ma lei, ringraziandolo per il suo gesto, rifiutò l'offerta. Lo avrebbe pagato a prezzo pieno poiché quel denaro era parte del suo meritato stipendio e trovava ingiusto che se ne privasse a causa di un errore dovuto, magari, alla stanchezza di una dura giornata.
L'unica richiesta avanzata dalla principessa fu quella di impacchettare il suo acquisto in maniera carina, poiché si trattava di un regalo per un suo amico speciale. Attese, con il pacco regalo in mano, che Valteri terminasse il tour dell'officina, poi, quando lo vide dirigersi verso di lei, gli offrì il braccio per farsi accompagnare fuori. L'uomo, assai titubante, per non offenderla della sua cortesia, la prese sotto braccio e uscirono insieme di lì. Percorsi pochi metri, però, Vera ripensò alle battute di pessimo gusto rivolte a Valteri dai suoi amici e, non volendo compromettere l'immagine dell'uomo, decise di lasciare la presa. Anche Valteri sembrava più a suo agio dopo quella decisione.
I due continuarono la loro passeggiata per un'altra mezz'oretta buona. Vera approfittò di quel tempo per farsi una piacevole chiacchierata di Ervlein-X e di motorsport in generale, poi spiegò a Valteri come aveva scoperto quel luogo e gli rivelò che non era stato facile ricordarsi dove fosse collocato. A quell'affermazione, l'uomo scoppiò a ridere: la ragazza era sembrata così sicura di sé mentre si avventurava tra le strette strade di Qleiporth e invece aveva fatto solo scena. Persi nei loro discorsi, non si resero conto di aver raggiunto il distretto di periferia in cui abitava Valteri. Sembrava giunto il momento di salutarsi.
– Ho un presente per voi – sorrise Vera, porgendo poi il pacchetto regalo a Valteri – mi auguro possa allietarvi le giornate a venire.
L'omaccione di nome Valteri afferrò la piccola busta dorata che la ragazza teneva tra le mani e iniziò ad aprirla molto cautamente. Trovava veramente assurdo che una principessa potesse aver fatto un regalo proprio a lui, un povero disgraziato che oramai faceva dell'alcool la sua unica ragione di vita. Scoppiò in lacrime quando scoprì che all'interno di quella busta, tanto piccina quanto scintillante, c'era un pass speciale per assistere a tutte le gare del campionato di Eirvlein-X direttamente dal box della scuderia Von Erlist, il team della campionessa Neriemi. Sul pass, la ragazza aveva anche scritto "un presente speciale per un amico speciale" firmandolo con primo e secondo nome e cognome, in modo tale che gli addetti alla sicurezza non gli creassero problemi. Un pass del genere se lo potevano permettere solo i vip o le persone di una certa levatura, quindi, nel caso si fosse presentato un tizio qualunque, anche possedendo tale pass, non avrebbe avuto vita facile nel dimostrare che fosse suo.
I suoi occhi color nocciola erano gonfi dalle lacrime e non riusciva a tirare fuori le parole da quanto era commosso.
– La vita, spesso, è piena di difficoltà, ma è pur sempre un dono...sarebbe un vero dispiacere sprecarlo rovinandosi con l'alcool, non trova? – disse lei, speranzosa che l'uomo trovasse la forza di cambiare il suo stile di vita. Tutti avevano una seconda opportunità; dovevano solo capire quale fosse il momento giusto per coglierla.
– Oggi in una locanda non ho incontrato una ragazza o una principessa... ho incontrato un vero e proprio angelo – trovò la forza di risponderle lui, che poi si protrasse verso la ragazza e, d'istinto, la strinse in un abbraccio. Emanava un forte odore d'alcool misto a sudore, un fetore talmente forte da essere quasi nauseabondo. Vera non diede alcun peso a quel particolare né tanto meno alla forza che l'omaccione stava mettendo sulle sue braccia, e ricambiò con piacere quel gesto di sincero affetto. Portare la felicità nel cuore altrui riempiva il suo di gioia e, avendo a disposizione tutti i mezzi per poterlo fare, non si tirava indietro quando si presentava un'occasione.
– Perdonatemi – fece poi lui, riassumendo il controllo delle proprie azioni e staccandosi di colpo dall'esile corpo della giovane principessa – ero così felice che ho agito senza pensare.
– Adoro gli abbracci – sorrise lei, per niente scomposta.
– Prima di rientrare, mi potete togliere una curiosità? – le chiese Valteri, mentre cercava la chiave elettronica nella tasca anteriore dei suoi pantaloni mimetici. Una volta avuto il permesso dalla ragazza, le pose il quesito che gli girava in testa dal momento in cui lei gli aveva detto di non essere lì per la gara: – per quale motivo eravate in quella squallida locanda?
– Stavo cercando una persona – si limitò a rispondere lei, senza scendere nei particolari – poi, evidentemente estenuata per la lunga camminata, ho sentito il bisogno di bere e, non conoscendo questa città, sono entrata nella prima locanda in cui mi sono imbattuta.
– Allora le auguro con tutto il cuore di trovarla – replicò lui. Dopo di ciò, si inchinò al cospetto della principessa, seppur barcollando, e la ringraziò nuovamente per lo splendido regalo. Le promise che, per ricambiare la sua immensa gentilezza, avrebbe smesso di bere e che avrebbe colto al volo la seconda possibilità che la vita gli stava dando. Era il minimo che potesse fare per lei.
A quel punto i due si salutarono definitivamente e ognuno di loro riprese la propria strada, con una nuova esperienza da mettere nel bagaglio della vita e di cui poter fare tesoro. Prima che, però, la principessa Vera potesse rimettersi sulla sua, di strada, venne richiamata da un'anziana signora.
– Sei stata molto carina con lui – disse lei, con voce rauca e grave – quel pover'uomo ha perduto entrambi i figli durante un attacco e la sua adorata moglie si è suicidata subito dopo, non riuscendo a sopportare il dolore di tale perdita. Era una famiglia deliziosa e amata da tutti, sai? Una famiglia falcidiata dall'incompetenza di chi governa questo regno.
Nell'udire quei tragici fatti, il sangue le si gelò nelle vene. Lei combatteva instancabilmente in prima linea per proteggere i suoi amati sudditi dalla sempre crescente minaccia, mettendo cuore ed anima in quel che faceva. Sapere che negli altri regni non accadeva la stessa cosa, che le persone comuni ancora soffrivano a causa di quelle sanguinose creature e che, soprattutto, non venivano protette come meritavano, fu quasi come ricevere una coltellata in pieno petto. Era consapevole del fatto che resistere ai loro assalti, talune volte, era impossibile: anche lei fu costretta a chiamare più volte la ritirata, così da permettere ai soldati di tornare dalle proprie famiglie e per studiare un nuovo piano d'attacco. Conosceva bene quegli esseri, li combatteva da anni ormai, ciononostante, soffriva ogniqualvolta veniva a conoscenza di tali eventi.
– Spero che le tue belle parole gli abbiano aperto gli occhi – aggiunse lei, asciugandosi con un fazzoletto le lacrime che avevano iniziato a scivolare giù per le sue guance scavate dall'età – a vederlo conciato in quel modo, mi piange il cuore.
– La vita tornerà a sorridergli, vedrà – rispose così la giovane principessa, non trovando parole migliori in quella situazione.
– Voi giovani vivete di speranza, noi vecchi solo di rimpianti e di corpi su cui versare lacrime...
Detto questo, l'anziana signora rientrò nella sua abitazione, lasciando Vera sola in quella buia e deserta strada di periferia. Vivere lontana dal palazzo reale, luogo in cui i nobili erano protetti da ogni pericolo, le aveva fatto scoprire un mondo del tutto differente da quello che immaginava. Nascosta dietro alla felicità che si poteva respirare nei vari distretti cittadini, quante persone in realtà cercavano solo una distrazione dal proprio dolore? Quanti avevano perso un amico, un parente, un figlio a causa degli errori o dalla superficialità di coloro che gestivano tutto da un trono di velluto? Quanti vivevano nel terrore di non avere un domani, terrore che impediva loro di fare programmi per il futuro? La principessa stava imparando tutto quello sulla propria pelle ed era disposta a tutto pur di salvare quel mondo e tutti coloro che lo abitavano. Il suo più grande desiderio, maturato nei sei mesi trascorsi a spasso per le terre di Eden, era quello di creare un futuro sicuro, dove nessuno doveva avere più paura di quei mostri o del pensiero di non avere un domani.
Lei avrebbe cambiato il mondo, anche a costo della sua vita.
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Il gran premio di Qleiporth fu vinto da Maxìm Rahelovic, pilota di punta della Meridian Prime. Si era sparsa la voce che la principessa di Meridian, la bellissima Vera Lyre Halleck, fosse in città e che avrebbe assistito alla corsa. Questa notizia spronò i piloti e la scuderia a dare il meglio di loro, riuscendo così a conquistare sia il gradino più alto del podio che quello più basso. Al secondo posto, invece, si era piazzata Neriemi, mentre il favorito dei pronostici, Jason O'connor, era arrivato solo quinto a causa di una lieve collisione al via che, sfortunatamente, aveva danneggiato il suo aerofreno destro. Il pubblico era in piedi ad applaudire i piloti come ringraziamento per lo spettacolo mozzafiato appena regalatogli. Nonostante il primo posto di Maxìm non fosse stato mai messo in discussione, le altre due posizioni del podio erano state combattute fino agli ultimi giri, con quattro piloti che si erano dati battaglia fino all'ultima curva.
La principessa Vera, effettivamente, era venuta ad assistere al gran premio, non dai box, come facevano i pezzi grossi, ma dagli spalti, mimetizzata con la gente comune. Il banale travestimento scelto per l'occasione aveva funzionato alla perfezione, complice anche l'emozionante gara, che riuscì a tenere gli spettatori con gli occhi puntati sul circuito per tutto il tempo. La conversazione avuta un paio di sere prima con Valteri l'aveva convinta a seguire almeno una gara e dato che era lì, non poteva non approfittarne. Comprese così la bellezza di quello sport motoristico e il motivo per cui i suoi appassionati viaggiassero da una parte all'altra di Eden per un evento di circa un paio d'ore. Inoltre poté constatare personalmente che la tanto discussa Neriemi aveva del fegato da vendere, proprio come aveva detto Valteri, usando un eufemismo poco elegante. Il secondo posto se lo era guadagnato con un sorpasso esemplare in un tratto del circuito in cui era stato definito "impossibile" da portare a termine.
Sarà felice Valteri di aver vissuto questo gran premio all'interno del box del pilota che tanto ama sorrise Vera al pensiero. Doveva essere contento anche del risultato dopotutto.
Uscendo dall'autodromo, la giovane principessa notò un plotone di soldati di Qleiporth in agitazione e, non capendone la ragione, si avvicinò ad essi per cercare di ottenere maggiori informazioni. Le fu detto che ai civili non era permesso avvicinarsi al centro operativo e che sarebbero stati costretti ad usare la forza in caso di un suo rifiuto nell'obbedire a tal ordine. Vera, a quel punto, si tolse il basco e sciolse i suoi capelli, legati a chignon per non mostrare in giro il colore; i soldati, che la riconobbero immediatamente, si misero sull'attenti e iniziarono a fornirle le informazioni richieste.
– Vostra maestà, stando agli ultimi rapporti ricevuti, sembra che ad Olvak ci siano dei sopravvissuti!
– Ne siete certi?
– Sissignora! – esclamò un soldato, portando la mano tesa all'altezza della fronte e sbattendo il tacco del suo stivale a terra – i distributori di razioni che lasciamo nelle città sono collegati tramite satellite ai nostri computer. Nel caso in cui da essi vengano prelevate con regolarità delle scatolette, riceviamo un segnale e lo registriamo in un archivio, cercando di capire se si tratta di casualità o di un eventuale sopravvissuto. Stando ai dati raccolti finora, sembra che nella zona sud-est ci sia qualcuno che negli ultimi giorni, ad orari differenti, preleva delle razioni da lì. Abbiamo montato qui il nostro centro operativo e ci stiamo adoperando per andare in loro soccorso.
– Bene, andrò io.
– Signora, mi sento in dovere di avvisarla che ci sono quattro Steartrix la cui dimensione massima registrata risulta essere di ottantatré metri! – la informò il soldato – se mi permette, le consiglierei di unirsi a noi per tale operazione di salvataggio.
– È troppo pericoloso per voi, mi ci recherò da sola – rispose Vera, sicura di sé. Non voleva mettere in pericolo la vita di quei soldati, troppo giovani per un combattimento di quella portata. Anche se lei, in fatto di età, era più giovane di loro, aveva ricevuto un addestramento apposito nelle accademie militari e sapeva perfettamente come affrontare quelle creature o, in caso di insuccesso, come aggirarle per permettere la fuga ai sopravvissuti.
Da settimane, Olvak era assediata da quelle creature, quattro stando ai rapporti stilati dall'esercito di Rathos, conosciute con il nome di Steartrix. Le loro dimensioni erano sufficienti ad oscurare il sole ed erano veramente pochi i coraggiosi che partecipavano alle operazioni di salvataggio quando erano coinvolte quelle forme di vita. Vera aveva udito quella notizia prima del suo arrivo a Qleiporth, ma non si era parlato di sopravvissuti. L'unica informazione fornita dai cronisti fu quella del numero di morti, un numero troppo grande per essere reale, che aveva scosso l'intera popolazione di Eden, per l'ennesima volta. Alcune persone avevano addirittura abbandonato le città più vicine ad Olvak nella paura che, molto presto, sarebbe toccata anche a loro una sorte simile. L'esser venuti a conoscenza che, nella città lasciata in balia degli Steartrix, c'erano dei sopravvissuti, aveva cambiato le carte in tavola. Vera sarebbe partita senza un attimo di esitazione e li avrebbe portati in salvo, anche se si fosse trattato di una sola persona; a maggior ragione dopo aver appreso dall'anziana signora quanta sofferenza e quanto dolore si celasse nei cuori che battevano a Eden. Non voleva affatto che altre persone fossero costrette a passare quello che aveva passato il povero Valteri. Ogni vita era sacra e doveva essere salvaguardata e se lei poteva fare qualcosa, l'avrebbe fatto.
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