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10 - Il dolore di un'anima

Qleiporth, 6 gennaio dell'anno 809 del nuovo calendario.

Quel fine settimana, in città, si sarebbe tenuta la nona gara del campionato Ervlein-X. Tale evento aveva attirato gli appassionati da ogni angolo di Eden; chi perché era un tifoso di un determinato pilota, chi, invece, perché desiderava sostenere la scuderia del cuore, indipendentemente da chi fosse a pilotarle, e chi, infine, perché voleva semplicemente godersi le gare e le emozioni che solo queste sapevano suscitare. Non tutti, però, sembravano essere lì per quel motivo. C'era una ragazza, dai lunghi e folti capelli scarlatti, che non sembrava particolarmente interessata a tale evento. Un'altra ragione doveva averla condotta lì, all'interno di una squallida locanda frequentata da pochi di buono.

-- Ehi signorina, anche voi siete venuta per la gara? -- domandò un uomo rozzo, appena sedutosi sullo sgabello vicino a quello della ragazza. Prima che lei potesse rispondere alla domanda che le era stata posta, il grosso omaccione ordinò allo smilzo locandiere di servirgli una eriobirra doppia e qualche stuzzichino a sua scelta. Era stato alquanto sgarbato nei modi, ma dall'espressione divertita del locandiere, la ragazza dedusse che, con molta probabilità, i due dovessero essere conoscenti di lunga data.

-- Vi ringrazio per il vostro interessamento, messere, ma non sono giunta fin qui per seguire la corsa -- rispose con garbo lei, sorridendo all'amichevole sconosciuto.

-- Mi sembrava strano che una bella donna come voi potesse interessarsi ad uno sport motoristico -- si mostrò sconsolato l'uomo che, dopo aver notato lo sguardo con cui la giovane fanciulla aveva iniziato a fissarlo, cercò immediatamente di correggere il tiro per scusarsi -- non è una critica, assolutamente no, ma sarebbe stato troppo bello per essere vero! Voi avete un altro genere di passioni ed è giusto così.

-- La prego, non si inquieti -- sorrise di nuovo lei, nel tentativo di rassicurare l'uomo in evidente difficoltà. -- Noi tutti cerchiamo qualcuno con il quale poter condividere le nostre passioni più intime. 

La ragazza sorseggiò un po' del suo succo alle bacche, poi si lasciò sfuggire una risatina divertita.

-- E per smentirvi riguardo alle passioni del gentil sesso, vi narrerò un aneddoto su una mia cara amica. Ella, una volta, ha sottratto illegalmente alcuni automi difettosi da un centro di smaltimento, in seguito ha indetto un torneo di lotte clandestine e col denaro ricavato dalle scommesse ha rinnovato il proprio guardaroba. Una storia buffa, non trovate?

-- Questa donna è da sposare! -- esclamò lui, incredulo. -- Devo ammettere che mi ha fatto ricredere, signorina, non c'è che dire!

-- E ne ha combinate di peggiori -- sorrise ancora una volta le ragazza, mentre riviveva nella mente quei momenti giulivi del suo passato. Il suo sorriso, questa volta, sembrò mostrare un pizzico di malinconia; l'omaccione rozzo seduto accanto a lei, tuttavia, non sembrò accorgersene. Trangugiava la sua bevanda a elevata graduazione alcolica come se non ci fosse un domani, rovesciandone la metà sulla sua camicia già segnata da numerose macchie di diversa natura.

-- La sua amica è proprio una monella! -- rise di gusto l'uomo, dopo essersi scolato tutto d'un fiato la doppia eriobirra ed essersi pulito la schiuma dalle labbra con la manica sudicia della camicia. Non era un grande spettacolo da ammirare.

Il rozzo tipo ordinò un secondo giro, poi rivolse lo sguardo verso un grande schermo olografico situato oltre il bancone. La ragazza fece altrettanto. Alla oloTV passava un servizio, condotto da un noto giornalista sportivo il cui nome, in quel momento, le sfuggiva, che stava illustrando ai vari telespettatori sintonizzati su quella frequenza le probabilità che ogni pilota aveva di ottenere la prima casella della griglia di partenza e le conseguenti probabilità di vittoria di ognuno di loro. Il favorito per il gran premio di Qleiporth era un certo Jason O'Connor, pilota di punta della squadra De la Porte, con una probabilità percentuale prossima al trentacinque percento. A seguire c'era Neriemi, la pluricampionessa in carica, con un bel ventinove percento. Stando ai dati raccolti dal giornalista, durante le prime prove libere, il giovane esordiente O'Connor era stato il migliore in ogni settore del breve circuito. Non aveva mai commesso una sbavatura.

-- Secondo me, sarà Neriemi a vincere la gara -- disse l'uomo, pienamente sicuro di ciò che aveva appena affermato. --Quella donna ha più palle della metà dei piloti maschi in griglia!

Jason O'Connor...Ma non è uno dei comandanti delle forze di difesa di Rathos? Si domandò tra sé e sé la ragazza, sicura di aver già sentito quel nome. Se la memoria non la ingannava, doveva trattarsi di uno dei comandanti più rinomati del regno di Rathos, famoso soprattutto per le sue audaci operazioni di evacuazione e per quelle di salvataggio. Una sorta di eroe, riassunto in poche parole. Inoltre, era il pupillo della regina Martha, di conseguenza godeva del suo rispetto e di quello di tutto il popolo. Le sembrava alquanto insolito che uno dei migliori ufficiali in circolazione potesse aver lasciato l'esercito per dedicarsi alle corse o che avesse il tempo per portare avanti le due attività, entrambe impegnative, anche se in maniera del tutto differente. Non avendo modo di confermarlo, poiché durante il servizio in oloTV non avevano mostrato i volti dei piloti, ed essendo quasi certa che si trattasse semplicemente di un omonimo, la ragazza tornò a concentrarsi sulla bevanda che lo smilzo locandiere le aveva appena versato. Era più dolce di quanto avesse immaginato.

-- Signorina, anche se non seguite questo sport, se la sentirebbe di azzardare un pronostico? Anche solo per fare conversazione.

-- Eh...Ah sì -- rispose goffamente lei, distratta dai suoi pensieri. Per dare una risposta all'uomo, si mise a leggere con cura la lista dei piloti partecipanti al gran premio fino a quando il suo occhio non cadde su una scuderia in particolare. Quest'ultima, infatti, rappresentava il suo regno natale ed era un motivo più che sufficiente per dargli tutto il suo sostegno. Non serviva andare avanti.

-- La Meridian Prime! Mi auguro che siano loro a trionfare.

-- Sfortunatamente non è tra i team più competitivi in griglia, la vedo buia -- commentò l'uomo, chiaramente preparato sull'argomento.

-- In realtà la scuderia ha progettato un ottimo mezzo, considerando che si trova terza nel campionato costruttori, ma non posso dire che abbiano scelto buoni piloti...per me sono delle mezze calzette.

-- Questo non condizionerà il mio giudizio -- replicò lei. -- Rappresentano il mio regno e avranno il mio più totale sostegno e lealtà. Non potrei mai e poi mai parteggiare per una scuderia che non sia la Meridian  Prime.

Lo sporco omaccione si voltò verso di lei iniziò a fissarla in silenzio. Sembrava che le rotelle nella sua testa tondeggiante avessero incominciato a girare per mettere in moto il cervello.

Farfugliò alcune parole tra sé e sé; capelli rossi...un forte attaccamento a Meridian... un modo raffinato e gentile di porsi agli altri...ehi, aspetta...

Tornò a guardare la ragazza di fronte a lui e tutto ebbe un senso.

-- Ma tu non sarai mica la principes...

-- Shhh -- lo interruppe lei, portando il dito indice all'altezza del naso e invitando il tipo ad abbassare il tono della voce prima che qualcun altro potesse sentirlo. Gli altri presenti non dovevano venire a conoscenza del fatto che lei, attuale principessa e futura regina del regno di Meridian, si trovasse lì. Dal quando aveva lasciato la capitale, la ragazza dai capelli scarlatti era stata parecchio attenta a non farsi scoprire, complici anche dei travestimenti impeccabili. L'ultima cosa che voleva era far saltare la copertura in un luogo come quello.

-- La prego di perdonarmi per le pessime maniere, vostra grazia -- provò in tutti i modi a scusarsi lui. -- Se solo me ne fossi accorto prima, avrei evitato di rivolgermi a voi con questa leggerezza. Mi fustigherò fino allo sfinimento se sarà ciò che merito per le mie mancanze.

-- Vi prego di calmarvi, messere.

Il tono della ragazza era dolce come il miele appena raccolto e affettuoso come quello di una madre con il suo bimbo. Per tranquillizzare l'omaccione, nel panico più totale, chiese al locandiere di servirgli una bevanda analcolica a sua scelta.

-- Non posso che esservi grata per avermi trattata al vostro pari, mi ha reso felice. Mi è permesso conoscere il vostro nome?

L'uomo rimase interdetto. Non solo non si aspettava di incontrare una principessa in una locanda squallida come quella, frequentata per lo più da individui che andavano lì per lasciarsi andare ai piaceri dell'alcool e al divertimento, ma il fatto apprezzasse essere trattata come una ragazza qualunque era decisamente insolito. Aristocratici e nobili erano solo degli snob con la puzza sotto al naso che amavano ostentare i loro sfarzosi gioielli e le loro immense ricchezze, sbattendoli in faccia a coloro che non avevano avuto il privilegio di nascere in una famiglia col sangue blu. Oltretutto, non avrebbero frequentato luoghi simili; di certo non potevano "mischiarsi con la plebe", altrimenti ne sarebbero usciti "insozzati". Trovarci una principessa in veste informale, dunque, era un evento più unico che raro.

Lui, una persona rimasta sola al mondo, ci veniva praticamente tutti i fine settimana ed era abituato a vedere pressoché gli stessi volti, persone che, come lui, non avevano più la forza di combattere il proprio dolore e che si avvelenavano goccia dopo goccia in attesa che il sonno eterno reclamasse la loro anima. All'interno di quelle quattro mura composte da innumerevoli assi di legno Tedrin intrecciati tra loro, trascorreva il suo tempo in piacevole compagnia, scambiando due chiacchiere con i suoi compagni di avventure e bevendo fino a stare male. Solo così riusciva a sgombrare la sua mente da tutti i brutti pensieri che la affollavano. Se pur temporanea, la felicità di quei momenti gli dava la forza di tirare avanti, di sopravvivere fino alla settimana successiva per poter così rivedere i suoi amici.

-- Valteri, vostra altezza, il mio umile nome è Valteri.

-- È un piacere e un onore fare la vostra conoscenza, Valteri -- rispose lei, porgendo la candida mano all'omaccione che si elevava di fronte ai suoi occhi turchesi, in attesa che quest'ultimo gliela stringesse. A corte, o comunque in ambienti regali, tale pratica non si usava, poiché ritenuta troppo informale; la principessa in incognito, tuttavia, optò per una tale usanza così da mettere il nuovo "amico" a suo agio. Era sicura che quello fosse il modo migliore per riuscirci.

-- Ah, e potete chiamarmi semplicemente Vera.

-- La prego ancora di perdonarmi... lasci che le offra qualcosa da bere! È il minimo che io possa fare per rimediare alle mie pessime maniere. Cosa preferisce? Del succo? O un'altra bevanda?

-- Perché non riprendiamo la nostra gradevole conversazione, Valteri? Non trovate anche voi che meriti di essere portata avanti? -- replicò Vera, sorridendo con dolcezza.

-- Pochi istanti addietro avete ostentato tutto il vostro apprezzamento nei confronti di Neriemi, definendola una donna di gran coraggio; cosa vi piace di lei?

Il locandiere versò dell'eriobirra nel bicchiere lasciato vuoto da Valteri e gli domandò, senza celare una certa apprensione, per quale motivo, tutto d'un tratto, si fosse fatto serio in volto. Lui mentì, rispondendogli che forse gli era andata indigesta la cena a base di verdure di mare. Disse poi al suo amico di non preoccuparsi, sostenendo che il fastidio sarebbe scomparso in men che non si dicesse mandando giù la "chioma dorata degli dei" che gli aveva appena servito. Il locandiere sospirò, sentendosi sollevato nel sentire che si trattava solo di un mal di pancia, poi torno alle sue mansioni. Sembrava davvero una persona per bene. A differenza di tutti i presenti, il suo abbigliamento era lindo ed elegante: camicia bordeaux, gilet rigorosamente abbottonato e pantaloni blu notte. Un damerino che dava l'impressione, esattamente come la principessa Vera, di trovarsi nel posto sbagliato. Il suo capello laccato e pettinato con cura all'indietro era parzialmente coperto da un basco della stessa tonalità di blu del gilet e dei pantaloni. La barba, curata anch'essa con estrema minuzia, gli donava un fascino maturo a cui solo poche donne avrebbero potuto resistere. Era indubbiamente un bell'uomo.

-- Lui è George, ci conosciamo praticamente da una vita -- lo presentò Valteri, che pian piano iniziava a prendere confidenza, e a sciogliersi, con la principessa di Meridian. -- Si preoccupa sempre per me.

-- Gli amici sono la vera ricchezza di una persona.

Valteri fece un cenno assertivo con il capo, poi ingurgitò in un sol sorso la schiumosa bevanda e terminò il tutto con un rumoroso flato. L'uomo sbiancò quando sentì un "ehm ehm" provenire dalla ragazza seduta sullo sgabello vicino al suo e con la quale stava portando avanti una piacevole conversazione. A causa dell'alcool si era lasciato andare più del dovuto, dimenticandosi che comunque, in sua compagnia, c'era una principessa e non una qualsiasi ubriacona. Per la vergogna divenne tutto rosso in viso, più di quanto non lo fosse già per colpa della bevanda alcolica che stava ingurgitando da quando era arrivato. Voleva nascondersi sotto ad una mattonella, sparire dalla vista della gentil fanciulla fino alla fine dei tempi. Il suo disagio era talmente evidente che Vera fu costretta a ripetergli più volte di non preoccuparsi, arrivando a prestargli il suo fazzoletto per asciugarsi.

L'uomo si scusò ancora poi incrociò lo sguardo con quello di Vera. Quando si accorse che il sorriso non aveva abbandonato un solo istante quel meraviglioso viso, iniziò a tranquillizzarsi. Con la mano fece segno al suo amico George, che aveva afferrato la manica del boccale per riempirlo nuovamente, di non versargli più nulla. Per quella sera, era a posto così.

-- Comunque adoro Neriemi perché ha grinta da vendere e uno stile di guida che mi ammalia -- iniziò a spiegare Valteri, superato il breve momento di imbarazzo, tornando al quesito postatogli della ragazza. -- Poi è una bellissima donna e ha un sorriso incantevole, esattamente come il vostro, ora che ci penso. Non fraintendermi, prima del suo aspetto esteriore ho amato il suo atteggiamento in pista, molto differente dagli standard e, a volte, innovativo. E poi non ha peli sulla lingua, è una che non le manda a dire, e questo mi fa impazzire!.

-- Capisco, capisco -- annuì con il capo Vera, leggermente arrossita per il complimento appena rivoltale. -- Se mi posso permettere di chiedervelo, per quale ragione non andate ad assistere di persona alla corsa, anziché accontentarvi di una proiezione su schermo?

-- La verità è che...non me lo posso permettere -- rispose sconsolato lui, dopo un breve momento di silenzio.

La principessa di Meridian, compresa la triste motivazione, lo afferrò senza pensarci due volte per il polso e lo invitò a seguirla. L'omaccione, preso completamente alla sprovvista, provò a chiederle spiegazioni, senza però riuscire ad ottenere una risposta differente da "mi segua, per favore".

Vera raggiunse a passo spedito l'area pagamenti e saldò entrambi i conti dopodiché, sempre tenendo Valteri per mano, raggiunse l'uscita della locanda.

Guardate il nostro Valteri che sventola si porta a letto stasera!

Ehi amico, lo sai che se ti fai le minorenni, rischi di finire in prigione fino alla fine dei tuoi giorni?

Ma con tutto quello che hai bevuto, ti si alza ancora l'arnese?

Prossima volta raccontaci tutto, fenomeno!

Se ti vedesse ora, la tua Neriemi si ingelosirebbe da morire!

Furono i commenti che i suoi compagni di bevute si lasciarono sfuggire quando lo videro abbandonare la locanda in compagnia della stupenda ragazza. Valteri provò a rispondere per rime, accennando un mezzo sorriso; dentro di sé, tuttavia, non poté non pensare a quanto quelle parole fossero scellerate, essendo rivolte nondimeno alla futura regina del regno più potente di Eden. L'ultima persona che si era permessa di vilipendere un sovrano di Rathos era stato arrestato e trasferito in una delle terribili prigioni delle lande del nord e di lui non si era saputo più nulla. Chi finiva in tali strutture di detenzione, solitamente assassini o membri facenti parte del mercato nero, difficilmente rimetteva piede a Eden, avendone perso ogni diritto, e concludevano le loro esistenze lontani da tutto e da tutti. Lì, tutti i detenuti venivano rieducati all'amore e al rispetto per il prossimo; inoltre, venivano educati a vivere in piccole comunità dove era importante aiutarsi a vicenda per superare le avversità di quelle lande fredde e deserte. Non esisteva perdono per chi non rispettava la vita altrui.

Se al posto della ragazza dai capelli scarlatti ci fosse stato un qualsiasi altro sovrano di Eden, sarebbero stati già spediti tutti in una di quelle prigioni a marcire fino al loro ultimo respiro e Valteri si sarebbe trovato senza amici in meno di una mezz'oretta. Per loro fortuna, la principessa non diede alcun peso a quelle parole e continuò imperturbabile per la sua strada.




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