Lontano
-Non ti chiederò come hai ottenuto la parola d'ordine per entrare a Serpeverde, Mezzosangue, né come hai fatto ad annullare l'incantesimo che avevo usato per sigillare la mia stanza.- la voce di Draco la raggiunse alle spalle, facendola rabbrividire: la cena era finita da un pezzo, ma lei aveva preferito restarsene per conto suo, consapevole del fatto che se fosse rientrata a Grifondoro non so sarebbe più scollata di dosso Harry e Ron. La figura muscolosa di Malfoy le si accomodò accanto, a meno di un metro di distanza.
-Non so di cosa parli, Malfoy.- rispose, falsa.
- Siamo tornati ai bei vecchi tempo: insulti e frecciate, ottimo.- mormorò cattivo il ragazzo.
- Non sono mai cambiati i tempi, Malfoy.-
Lui non parlò.
Il vento soffiò gelido su di loro, facendo rabbrividire la ragazza.
-Grazie.- disse infine lui, con gli occhi di ghiaccio fissi nel buio: pareva riuscisse a scrutare oltre le tenebre della notte.
- Prego.-
Ginny rise, trascinando il ragazzo con sé. – Cielo Blaise, lasciami respirare!- esclamò, cercando di coprirsi alla meglio col lenzuolo candido: si erano rintanati in camera di Blaise, lasciando fuori il povero Draco, anche se ancora non lo sapeva.
Lui le morse leggero la spalla, posizionandosi al suo fianco e accendendosi una sigaretta: la familiare intimità della loro relazione li faceva sentire tranquilli, sereni e appagati.
-Che intenzioni ha Malfoy?- chiese improvvisamente la Grifondoro, poggiandosi sul gomito destro per guardarlo in faccia.
Gli occhi blu del ragazzo vagarono distratti per la stanza. – Riguardo?-
Un piccolo scappellotto lo colpì allo stomaco. – Lo sai Blaise: riguardo ad Hermione.-
Un sospiro. - Non lo so, Ginny, davvero: Draco si chiude a riccio, quando si tratta di lei, influenzato da quelli che sono sempre state le basi e i principi della sua vita fino e ad ora.- le spiegò.
-Forse non dovremo più insistere: insomma, se avessero voluto stare insieme a quest'ora starebbero più o meno come noi.- aggiunse lei, scoccandogli un leggerissimo bacio.
La sigaretta cadde a terra ,spegnendosi poco dopo, mentre i due corpi, vicini, si avvolgevano nelle lenzuola.
Harry sollevò la fotografia, osservandola, rapito: lui, Hermione e Ron sorridevano all'ombra di un enorme quercia nel giardino della Tana.
Era stata scattata alla fine dell'estate di due anni prima, ma solo dopo, nel tempo, il moro era riuscito a cogliere l'essenza di quella fotografia: Ron seduto sul ramo più basso, le gambe a penzoloni, mentre il Salvatore del Mondo Magico sedeva qualche metro più in là.
La sua attenzione fu attirata però dagli sguardi sorridenti di Hermione, seduta con un libro tra le mani, e Ron, indirizzati alla macchinetta babbana: osservando attentamente, si accorse che il suo sguardo, invece, accarezzava timidamente la ragazza, sorridendole.
Infilò la foto sotto il cuscino, allungandosi per afferrare l'orologio: erano le dieci passate.
Si tirò a sedere, stiracchiandosi, quando la voce della ragazza lo raggiunse, parlava con Ginny, probabilmente.
-Non fare rumore! Mi dici dove cavolo ti eri cacciata!?- esclamò Hermione.
- Come se tu non lo sapessi!-
- Piantala e togliti quel sorrisetto dalla faccia, se Harry o Ron ti avessero beccata...-
Harry non riuscì a cogliere altro, la porta del dormitorio femminile si chiuse, lasciandolo fuori. Sorrise: Ginny ne stava combinando una delle sue! Era legato ancora alla ragazza, ma il suo sentimento era molto diverso da quello che l'aveva spinta a baciarla il giorno del matrimonio di Bill e Fleur: le voleva bene, come se ne vuole ad una sorellina, come ne avrebbe dovuto volere ad Hermione.
Qualcosa lo colpì in piena fronte. – Miseriaccia! Harry, stai bene?- la voce di Ron.
Il Salvatore del Mondo Magico annuì, massaggiandosi la tempia: non si era reso conto di essere rimasto piegato accanto alla porta, nel tentativo di origliare e il tornado Wesley l'aveva preso in pieno, aprendola.
Draco si chiuse la porta alle spalle, avviandosi verso il piccolo albero che faceva bella mostra sulla sua scrivania: le luci si accesero non appena ebbe mosso pochi passi e la dolce musica cominciò a incantare l'aria.
-Un nuovo giocattolo? Credevo odiassi il Natale.- la voce di Zabini gli fece alzare gli occhi al cielo.
-Infatti.- rispose, incantando l'oggetto per farlo tacere.
- Scommetto che c'entra la Granger.- disse l'altro, accomodandosi sul letto dell'amico.
- Per quanto ne sai potrebbe averlo mandato anche mia madre.- ribatté.
- Narcissa?! Non credo: l'unica volta che l'ho vista "decorare" un albero, se ne stava comodamente adagiata sul divano a elargire ordini ai vostri elfi domestici.- rise Blaise. – E quello,- aggiunse. – è decorato a mano. –
Malfoy alzò le spalle, avviandosi verso il bagno. – Vattene a dormire, Blaise.- disse, chiudendosi la porta del bagno alle spalle.
Zabini rise, infilandosi nel suo letto.
La mattina si annunciava serena: i nuvoloni neri che avevano ingrigito i cieli di quell'ultimo periodo lasciarono il posto ad un sole flebile, ma caldo. Hermione spalancò gli occhi, fissando la sveglia: erano le nove passate.
La felicità immensa nello scoprire di poter restare a dormire la riscaldò e si sistemò sui cuscini, sollevandosi leggermente a sedere.
Afferrò il libro lasciato sul comodino qualche giorno prima e, dopo aver leggermente aperto le tende con la bacchetta, cominciò a leggere, perdendosi nei luoghi descritti da quelle pagine, luoghi a lei familiari: leggere un libro era come entrare a far parte di un mondo, costruito dalla propria mente e diventare protagonista di una storia, viverne i sentimenti e scoprirne i misteri e i segreti più profondi.
Si scostò una ciocca di riccioli dalla guancia, mentre voltava pagina.
Draco lasciò che la luce gli accarezzasse i lineamenti perfetti, nell'avaro ricordo di una carezza gentile: erano stati rari, durante tutta la sua vita, i gesti di sincero e incondizionato affetto di sua madre. Schiuse gli occhi argentei, freddi e taglienti come lame di ghiaccio, portandosi il braccio alla fronte. Il primo pensiero che gli balenò in mente, fu lei: la Mezzosangue.
Pensarci di prima mattina non era certo il modo migliore di cominciare la giornata, ma si sentiva distante, distante da una vita che altri avevano scelto per lui.
Nel Mondo Magico non sarebbe mai stato altri che l'ultimo erede dei Malfoy e dei Black, uno degli ultimi Sangue Puro rimasti: per i Babbani, per lei, questo poteva non essere altro che una mera ossessione, un pregiudizio di folli maghi, ma la realtà era ben diversa.
Una realtà che pesava su entrambi, potente e ammonitrice come poche, sempre pronta a ricordare loro le origini e le radici dalle quali provenivano e cosa ci si aspettasse che facessero.
Quell'apparente clima di "sopportazione", di integrazione che si era venuto a creare tra le loro fila, era destinato a sgretolarsi, a crollare, trascinando con sé amori ed affetti. Richiuse gli occhi, solo per alcuni minuti: il tempo di convincersi che non era ancora giunto quel momento.
Un leggero e fastidioso battere sulla porta, le fece sollevare il capo dal libro.
-Si?-
Senza attendere, Ginny irruppe nella stanza, fiondandosi sotto le coperte della ragazza.
-Cavolo, Ginny, hai i piedi gelati!- esclamò la Caposcuola, richiudendo con un sospiro il libro e posandolo sul comodino. – Dov'eri?-
L'altra rise, sistemandosi sui cuscini. – Hermione, ho bisogno di un favore.- un sorrisetto malizioso non lasciava presagire nulla di positivo.
-O no, no, no, no!- Hermione balzò giù dal letto, seguita dalla ragazza.
- Ti prego, Hermione, almeno ascoltami!-
- Non se ne parla: so già cosa vuoi e la mia risposta è no!-
Ginevra incrociò le braccia. – Non puoi sapere che cosa voglio!-
La Caposcuola sorrise. – Vuoi passare la giornata e, probabilmente, anche la notte con una certa Serpe e vuoi che io ti regga il gioco con quei due!- esclamò, indicando il dormitorio maschile.
-Credevo non ti appassionassero le lezioni della Cooman!-
- Non serve essere veggente per capire le tue intenzioni: ti si legge in faccia quello che progetti di fare!-
- Invidiosette? Guarda che Malfoy sarebbe felice di...- non poté terminare, perché un cuscino la prese in pieno, facendola arretrare verso la porta.
- Sapevo che avresti capito, grazie Hermione!- fuggì, impedendo all'amica di ribattere.
- Draco, sei sveglio?-
-No!-
La risata di Blaise colorò la stanza e lui entrò, accomodandosi alla scrivania.
-Che vuoi, Blaise?.
- Semplicemente comunicarti che oggi non sarò dei vostri.-
- Grazie, Salazar!- esclamò Malfoy, alzando gli occhi al cielo e avviandosi verso l'armadio.
- Potrei anche offendermi, sai?-
- No, ti prego, non farlo!- finto dispiacere.
- Quante notti sono che vai in bianco? Sei acido.-
- Fuori, prima che ti schianti!-
Anche Zabini fu messo alla porta.
- Buongiorno.-
- Ciao a te, bellezza.- le fece l'occhiolino.
- Dove andiamo?-
- Dove ti piacerebbe andare?-
Ginevra parve rifletterci e pochi attimi dopo la porta della Stanza delle Necessità si aprì: una camera da letto enorme, con tanto di bagno incluso, apparve di fronte a loro.
L'arredamento puramente francese, sul bordo dell'enorme vasca centinaia di piccole candele profumate.
-Mi hai letto nel pensiero.- le bisbigliò Blaise.
La porta si richiuse sul loro bacio.
-Buongiorno Hermione.- la voce del Salvatore del Mondo Magico la distrasse dalle maledizioni che stava mandando alla rossa Grifondoro mentalmente.
Il ragazzo si accomodò al suo fianco, scoccandole un timido bacio sulla guancia.
- 'giorno Hermione.- questo era Ron e dalla faccia che si portava dietro, se non avesse messo immediatamente qualcosa sotto i denti, sarebbe svenuto.
- Buongiorno.-
- Ginny?- la domanda da un milione di dollari: Hermione vide "The King" guardarsi attorno e poi fissare lei, con lo sguardo più vigile.
- Ecco...Ginny non si sentiva tanto bene stamattina...quindi mi ha chiesto di...di portarle la colazione a letto, ecco si, la colazione a letto...ci vediamo!- afferrò un vassoio e lo riempì di cornetti e caffè, poi si dileguò.
Harry e Ron si scambiarono un'occhiata di rassegnazione, poi tornarono alle loro colazioni.
Hermione, versione furia, alias tornado, si fiondò fuori dalla Sala Grande.
-Dove scappi, Granger?- la sua voce.
La ragazza sollevò gli occhi, ritrovandosi in quelli grigio-azzurri di lui.
-Non scappo, devo...portare la colazione a Ginny.- bugia.
Lo vide sorridere, o, meglio, ghignare. – La tua capacità di mentire è pari a quella mia di dire la verità.-
Hermione non si poté impedire di sorridere di rimando. – Colpito, ciao Malfoy.- lo raggirò.
Stare a pochi passi da lui le portava una sensazione di pericolosa eccitazione, come un vuoto piacevole allo stomaco, una morsa al cuore.
L'inspiegabile attrazione che la spingeva verso il Serpeverde era sbagliata quanto il tentativo di resistergli: sarebbe stato un errore stare con lui, sarebbe stato un abominio respingerlo. Una mano si posò su quella di lei, facendola sobbalzare.
-Mal...- cominciò, voltandosi, ma un paio di occhi verdi la catturarono.
- Hermione, ti senti bene?- Harry la fissò confuso.
La ragazza annuì, cercandolo con lo sguardo: dileguato. Che l'avesse sognato?
-Chi cerchi?-
- Nessuno, niente.-
- Non vai da Ginny?-
- Ci stavo andando, ci vediamo dopo Harry.- si allontanò con la testa che le ronzava in modo fastidioso.
-Dovresti, dovreste, lasciarla respirare.-
Harry Potter si voltò versò la penombra da cui proveniva la voce. - Malfoy.- non era un saluto, ma un affermazione.
- Potter.-
- Da quanto ti interessa il mio rapporto con Hermione?-
Il Serpeverde avanzò, uscendo alla luce. -Non tormentarla.-
Gli occhi smeraldo del Salvatore del Mondo Magico si infervorarono, emanando scintille.
-Come osi?! Tu, che l'hai tormentata per anni, insultando il suo sangue!-
Il ghiaccio si addensò negli occhi azzurri. Draco Malfoy sorrise, maligno. -La perderai, Potter.-
- Stalle lontano, Malfoy.-
Un ghigno, una minaccia velata.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro