L'orfanotrofio (parte 2)
- Granger, ti sembra il caso di fare tutte queste scene?- domandò, scocciato, il ragazzo, con le mani sui fianchi a sottolineare la sua contrarietà a quella scena.
- Zitto, Malfoy, non capisci niente! E' così...adorabile!- lo zittì la Grifondoro: erano circa dieci minuti che se ne stava attaccata a quella culla, ad osservare il piccolo di pochi mesi, addormentato.
Ogni volta che il "poppante", come lo aveva teneramente definito la Serpe, emetteva uno sbuffo nel sonno, lei squittiva conquistata.
-Mezzosangue, davvero, credo che tu debba farti visitare da uno bravo!-
- Hai la sensibilità di un Troll, Malfoy!-
I loro bisbigli si accentuarono e nessuno dei due si accorse del piccolo ormai sveglio nella culla.
- Ga...ga...ngue...- fece il neonato e i due ragazzi scattarono all'istante.
- L'hai svegliato, Malfoy, contento!?-
- Io? Granger è tutta colpa tua! E' un'ora che abbiamo finito di sistemare pannolini e bavaglini nei cassetti ma tu hai insistito per rimanere in contemplazione di questo coso tutto cacca e pipì!- Il piccolo non parve apprezzare la descrizione, perché comincio a piangere.
-Taci, Furetto, lo spaventi!-
Draco, indignato, si morse la lingua per non urlare: avrebbe svegliato tutti gli altri marmocchi.
La ragazza lo sollevò dalla culla, posandogli delicatamente una mano dietro la testa e l'altra sotto il sedere: il piccolo posò la fronte sul collo della ragazza, soddisfatto. Malfoy lo fissò, sconcertato: perché tutti quei cosi sembravano avere una passione per la Mezzosangue?
Come se lo avesse sentito, il neonato puntò gli occhi scuri nei suoi, facendogli un sorriso sdentato.
- Malfoy! Gli piaci!- esclamò la Granger, ridendo e cullando leggera il bambino.
Lui si limitò ad alzare le spalle, incantato: mai avrebbe creduto che una ragazza potesse sembrare così dannatamente perfetta con un esserino minuscolo tra le braccia.
-Vuoi tenerlo?- gli chiese, dolcemente.
I loro occhi si cercarono nella penombra: l'ambra luminosa nello sguardo di lei si rispecchiò nel ghiaccio di quello di lui.
Ormai totalmente consapevole di quanto quella ragazza lo avesse stregato, si avvicinò a lei, facendo aderire le loro fronti: un sospiro trattenuto spezzò il fiato di entrambi.
Draco le posò una mano sulla schiena, avvicinandola, facendo attenzione a non stringere troppo il bambino che li divideva; Hermione cercò di rimanere lucida, mentre il profumo fresco e intenso del Serpeverde le annebbiava i sensi.
Quando una risatina infantile fece scivolare i suoi occhi verso il basso, la Grifondoro vide il piccolo giocherellare con un dito di Malfoy, incastrato nel suo pugnetto.
Una sensazione strana la invase: si sentiva al sicuro, si sentiva felice, si sentiva...donna.
Stare così, con lui, la faceva sentire...a casa.
Casa.
Forse quella casa che le era mancata così tanto non era poi tanto lontana, pensò.
-Hermione? Avete finito?- la voce di Ginny li fece sussultare.
La Granger posò il bambino nella culletta, cullandolo un poco, mentre Malfoy riprendeva a far circolare il sangue al cervello.
Si fissarono per un attimo, poi lei lo superò, uscendo.
-Dannazione, Ron! Guarda questa povera crema!- sbottò Harry: si era preso sinceramente a cuore la faccenda della cena e, cappello da cuoco in testa e mestolo in mano, continuava ad impartire ordini a destra e a manca.
- Molto bene, Daphne, qualche altra goccia di cioccolato...- sorrise alla bionda Serpeverde, sensuale anche col grembiule bianco a coprirle le gambe magre e lunghe, che ammiccò facendolo arrossire.
- Harry, mi spiace ma io proprio non posso.- Luna gli si avvicinò, mortificata.
- Che succede, Luna?- le chiese il Salvatore del Mondo Magico e, al momento, della Cena.
La ragazza sollevò uno dei grossi tacchini che avrebbe dovuto farcire. – Questo povero pollo, il suo spirito non può riposare in pace, finché non gli daremo una degna sepoltura.- rispose, tenendolo come se fosse un bebè.
Harry si portò una mano alla fronte: con chi doveva lavorare!
-Signorina Granger, prego, venga avanti.- il Preside fece cenno anche agli altri di avanzare in salotto.
- Nelle camere è tutto apposto, professore, se permette, noi sveglieremmo i piccoli per farci aiutare con le decorazioni.- disse composta la ragazza.
Sophié sorrise, intenerita. – Che tu sia benedetta, mia cara.- esclamò, portandosi le mani al petto.
-Non ho fatto tutto da sola, signora, anzi, per la verità non sarei riuscita in niente senza l'aiuto degli altri.- Draco la guardò: come sempre, non riusciva a non essere umile.
- Vada pure Miss Granger, svegli le piccole mentre il Signor Malfoy penserà ai bambini.- li congedò l'uomo, alzandosi.
- Sophié, i miei ragazzi se la caveranno egregiamente, che ne pensi di prenderci un the nel tuo studio?-
Hermione salì le scale, entrando nella stanza delle bambine insieme a Ginny.
-Bambine, su sveglia, è ora di addobbare questo posto!- esclamarono, mentre gli occhietti delle piccole addormentate di aprivano di scatto.
- Marmocchi, giù dal letto!- la voce di Draco li fece sussultare.
Un coro di proteste si levò e il Serpeverde per poco non venne centrato da qualche vecchio pupazzo.
Zabini rise. – Hmm, credevo volesse aiutare la Signorina Hermione a decorare l'albero...va bene non importa faremo da soli.- sorrise.
I piccoli scattarono giù dal letto, correndo verso il corridoio. Malfoy alzò un sopracciglio.
- Malfoy, dovrai sudare: Hermione ha troppi ammiratori.- lo canzonò.
- Spiritoso!-
Uscirono e si ritrovarono di fronte la Caposcuola, circondata da tutti i marmocchi e le ragazzine, con Daniel appollaiato sul braccio destro e una piccoletta di circa un anno sull'altro. Ginny, invece, aveva una specie di grosso marsupio, in cui erano infilate due neonate.
Blaise si illuminò, scoccandole un'occhiata dolcissima.
Quando gli occhi di Hermione si fermarono sui due ragazzi lo sguardo divenne sospettoso.
I due deglutirono.
- Malfoy!-
- Cosa?!-
- Dove sono i neonati?-
- I cosa?-
- Neonati, deficiente!- esclamò lei, superandolo ed entrando nella camera dei maschi: in tre piccole culle, i bambini più piccoli agitavano le braccia e le gambe.
- Su, prendine uno o due, Zabini aiutalo.- gli disse.
Malfoy sbuffò, mentre sollevava quella cosuccia priva di peso.
Scesero di sotto, seguiti dai marmocchi e arrivarono nell'ingresso, dove Silente aveva ingigantito l'abete.
Hermione sorrise, estasiata, mentre, con un gesto della bacchetta, faceva avvicinare gli scatoloni delle decorazione che Sophié le aveva lasciato. I piccoli si tuffarono nelle scatole, rovesciano il contenuto.
Le due ragazze risero, posando i più piccoli nei box e invitando i ragazzi a fare altrettanto.
Solo Daniel non ne volle sapere di scollarsi da Hermione, ma, di tanto in tanto, si lasciava prendere in braccio da Draco, per permettere alla ragazza di riposare.
-Siete pronti, piccoli? – chiese la Granger, con gli occhi luminosi ed eccitati: sembrava un bambina anche lei, con quelle guance rosse e i capelli che saltellavano con lei.
- Via!- esclamò e una furia di piccoli corse ad appendere palline e ghirlande e luci e candele ovunque vi fosse un appiglio.
Hermione riempì la stanza di luci, sistemando le lampadine per tutta la casa, soggiorno e scale comprese, per non parlare delle camere dei bambini.
E quando non ci furono più decorazioni da mettere, lei non si risparmiò: tra incantesimi e fogli di carta rossa tagliuzzati, sembrava davvero che quella ragazza racchiudesse tutto il calore e l'amore del mondo dentro di se.
- Su, Malfoy, vieni anche tu ad aiutarci!- lo tirò per una mano e lui non si ritrasse a quel contatto, anzi: le corse dietro, sentendosi, per la prima volta dopo quasi diciotto anni, felice.
Lei, in un semplice giorno, gli aveva donato tutto l'affetto che non aveva mai avuto in tutti i Natali della sua vita.
La aiutò ad appendere le palline più alte, prendendola in giro. – Sei una nana, Granger.- ma sapeva di mentire.
Hermione era bella, alta, slanciata, sincera, pura, onesta, leale. Sarebbe potuto andare avanti per ore.
- Malfoy, che hai in testa?- lei non era da meno: aveva istruito bene le sue piccole amiche, che non perdevano occasione per attaccare adesivi e lasciar cadere brillantini sulla testa del ragazzo.
Blaise e Ginny, seduti qualche metro più dietro, giocherellavano con i bimbi più piccoli, sognando una famiglia tutta loro.
- Succederà mai?- le sussurrò.
Lei annuì. – Avremo dei bellissimi, rossissimi piccoli Zabini.-
-Con gli occhi blu cobalto.- intervenne lui.
- Ti amo, lo sai?-
Lui annuì. – E' l'unica cosa che mi interessi.-
Quando, qualche ora più tardi, Silente riemerse dallo studio con Sophié, spalancò gli occhi, incantato: non vi era un punto di quella casa privo di un addobbo, un angolo buio, una candela mal sistemata.
Hermione li invitò a guardare la casa anche dall'esterno e l'uomo seguì la donna di fronte al portico: mille luci contornavano perfettamente i bordi del tetto, le pareti, le finestre e tutto risplendeva di mille colori.
La ragazza sorrise, respirando quel clima di amore e dolcezza che adorava: una mano si posò sulla sua vita e lei sorrise, ormai riconosceva il tuo tocco. Posò una testa sulla spalla di Malfoy, che stringeva Daniel tra le braccia.
-Buon Natale, Granger.- le sussurrò, respirando nei suoi capelli.
Gli occhi emozionati di Hermione scattarono sull'orologio: era Mezzanotte.
Si voltò verso di lui e coperta dal piccolo, gli sfiorò appena la guancia con le labbra.
-Buon Natale Malfoy.- si allontanò e Draco dovette resistere all'impulso di stringersela al petto.
Stava andando dai suoi amici, da Potter, lo sapeva: in fondo, avevano sempre passato il Natale assieme, non c'era niente di strano.
Eppure, quella volta, una morsa di dolore gli strinse il petto.
La manina di Daniel si posò sul suo viso. – Mamma bene a papà. - gli disse, con gli occhioni innocenti carichi di sincerità.
-Signore e Signori, la cena è servita!- fece Harry, con il cappello ancora in vista, in un mezzo inchino in direzione della porta.
L'enorme tavola rotonda che Silente aveva fatto comparire in soggiorno li accoglieva tutti, sembrava immensa eppure, per qualche strana magia, ognuno sembrava a pochi metri dall'altro.
Una fila di bimbetti e signorine fece il suo ingresso: a quattro alla volta, aiutati da Daphne , Hermione e Ginny, posarono i tacchini e tutto il resto sul tavolo, poi si sedettero ai loro posti.
Draco non staccò gli occhi dalla Granger che, dopo essersi complimentata con lo Sfregiato, si stava avviando verso il tavolo.
La Piattola si era già seduta accanto a Blaise, nel mezzo tra lei e Daphne.
Alla destra della Serpeverde, Lenticchia e poi la Corvonero, infine anche Potter prese posta accanto alla ragazza del suo amico.
Draco, invece, stava seduto qualche posto più in là: Nott e Flint l'avrebbero raggiunto non appena finito di fare gli idioti con la Brown.
Tuttavia, il ragazzo provò un impulso irrefrenabile di averla accanto a se. Lei parve capirlo.
Avanzò, incerta e imbarazzata, sotto lo sguardo allucinato del Salvatore del Mondo Magico e di Weasley, fino a raggiungere Draco.
Ma, ancora più incredibile. fu vedere Malfoy che si apriva in un sorriso raggiante e si alzava per scostarle la sedia.
La mano di lui le sfiorò la schiena ed entrambi repressero il brivido che aveva scatenato quel contatto.
Harry rimase a fissarli con la forchetta a mezz'aria, bianco come un cadavere.
Ginny e Daphne si scambiarono un'occhiata, entusiaste e tentarono di distrarre i due Grifondoro dall'amica, con scarsi risultati.
Sophié si allungò verso l'orecchio del Mago. – Sono davvero una splendida coppia.- gli sussurrò.
Silente sorrise. – Sono un Puro Sangue e una Mezzosangue.- le disse.
L'altra sgranò gli occhi. – Albus tu credi sia prudente...- cominciò preoccupata.
L'altro annuì. – Non ho mai visto il Signor Malfoy con quello sguardo negli occhi.- rispose, pensoso.
Nel frattempo, la Serpe bionda osservava il suo angelo dagli occhi ambrati: lei era lì, accanto a lui. Questo bastava.
- Harry.- Hermione gli si accomodò accanto: avevano cenato serenamente, distratti dal chiacchiericcio e dalle faccine felice dei piccoli.
Dopo che tutti avevano terminato i loro piatti, i piccoli si erano appisolati, solo qualcuno se ne stava appollaiato in braccio a qualche ragazza.
Il ragazzo aveva lasciato la sala, rifugiandosi in salotto, di fronte al camino acceso. Lei, con una morsa al cuore, l'aveva raggiunto.
-Hermione, cosa sta succedendo?- le chiese, con lo sguardo triste: odiava farlo soffrire, dopo tutto quello che aveva passato.
Lei si tirò le ginocchia al petto. – Io non provo per te quello che tu provi per me, Harry.- lo disse d'un fiato, aspettandosi una scenata.
Il ragazzo invece alzò le spalle, voltandosi verso di lei. – Lo so, Hermione, ma non credo di essere da meno a Malfoy.- rispose.
-Tra me e Malfoy...- tentò, ma lui la bloccò.
- Risparmiatela, è evidente: ma sappi una cosa. Io non mi arrenderò, Hermione: sono innamorato di te e ti voglio con me. Lotterò fino a quando tu non mi dirai di amarlo, cosa che spero non avvenga mai, ma anche allora, resterò sempre ad aspettare che ti stanchi di lui.- le sussurrò, ad un palmo dal naso.
La ragazza sgranò gli occhi: provava sentimenti troppo contrastanti per lui.
Da una parte, c'era quell'amore di base, l'amore fraterno, quello della famiglia, che li aveva legati anni prima e non li avrebbe mai separati.
Poi c'era quell'attrazione fisica, che la tradiva quando lui la sfiorava: Harry era un bel ragazzo e i suoi occhi la sapevano incatenare e trascinare via con lui.
Si ritrasse di poco, quasi in maniera impercettibile, mentre il ragazzo sospirava.
-Mai, non mi arrenderò mai, Hermione, ricordatelo. – le baciò la fronte, prima di raggiungere Ron in soggiorno.
La ragazza chiuse gli occhi: quanto avrebbe voluto essere ancora bambina, niente problemi, niente pensieri.
-Non essere triste, Mezzosangue, lo Sfregiato tornerà in un baleno.- la sua voce, acida e tagliente.
Lei nemmeno aprì gli occhi: aveva imparato a conoscerlo e sapeva che, provocarlo con le sue rispostacce, avrebbe scatenato una lite.
Draco strinse i pugni: quando aveva visto Potter a pochi centimetri dal suo viso, la rabbia era esplosa dentro di lui.
-Hai perso la lingua, Mezzosangue?-
- Non chiamarmi così. - gli occhi ambrati scattarono su di lui.
- Ma è quello che sei, Granger. – lo disse con cattiveria: voleva ferirla, farla soffrire, voleva essere l'unico ad averne il diritto.
Le lacrime di quella ragazza sarebbero dovute essere versate solo per lui.
Sorprendentemente, lei sorrise. – Siediti, "Purosangue".- lo disse con dolcezza e il calore della rabbia scemò immediatamente dentro di lui.
Non voleva sedersi, non poteva dargliela vinta, tuttavia si ritrovò poggiato con la schiena al divano accanto a lei.
- Malfoy, quanto conosci della storia babbana?- gli chiese.
- Che c'entra adesso? Granger, stai bene?- la fissò curioso: dove voleva andare a parare?
- Rispondi.-
- Poco e niente.- ammise lui.
Lei si sistemò meglio, voltandosi verso di lui a gambe incrociate cominciò il suo racconto.
-Devi sapere che tra il 1933 e il 1945, la popolazione Babbana ha affrontato uno dei più oscuri e disgustosi periodi di tutti i tempi.
Furono gli anni in cui un uomo di nome Adolf Hitler, salì al potere in Germania, instaurando un governo di tipo dittatoriale.
Hitler, probabilmente era malato, pazzo, comunque sia, cominciò a far esportare la popolazione di religione ebraica da tutti i paesi nei quali poteva arrivare, come ad esempio l'Italia. Milioni di persone innocenti, milioni tra donne e bambini, uomini e anziani, vennero rinchiusi nei "Campi di Concentramento": erano dei campi, circondati da fini spinati e reti elettrificate, dai quali, quasi sicuramente non sarebbero più usciti. Se gli uomini erano abbastanza forti, i tedeschi che sorvegliavano il campo li usavano per lavorare, altrimenti venivano fucilati o uccisi nelle camere a gas, e gettati in una fossa comune, senza alcuna dignità. Per le donne era lo stesso: venivano rasate, costrette a separarsi dai propri bambini, alla fame.
Tutti morivano di fame, Malfoy: quando gli americani liberarono i pochi superstiti, trovarono solo ossa attaccate chissà come.
Addirittura sui bambini venivano fatti esperimenti tremendi e i volontari venivano scelti con i metodi più bastardi: chi vuole tornare dalla mamma? Chiedevano questo ai piccoli e ne selezionavano alcuni, tra quelli che avevano fatto un passo avanti.
Queste sono solo alcune delle cose abominevoli che sono accadute dentro quei campi, ti risparmio il resto, non avrei la forza di ripensarci.
Tuttavia voglio che tu capisca che quello che ti sto raccontando non te lo dico per caso o per ampliare il tuo bagaglio culturale: devi capire Malfoy, il perché. Hitler e tutti i malati che lo seguirono, uccisero milioni di persone perché erano convinti che il sangue "ariano", il sangue del tedesco "puro" non poteva essere infettato con quello dei popoli di razza inferiore.
Un massacro, Malfoy: bambini dell'età di Daniel, più grandi e più piccoli, uccisi senza pietà, bruciati, nei forni.- la Granger trasse un respiro da quando aveva cominciato a parlare, mentre le ombre delle fiamme del camino danzavano sul suo viso.
Milioni di vite distrutte, per il Sangue.- sussurrò.
La testa di Draco girò: si sentiva svuotato.
Voldemort aveva mietuto molte vittime, migliaia, tuttavia, l'orrore che aveva visto negli occhi della ragazza lo aveva scosso nel profondo: tutto solo per il Sangue. La vide asciugarsi una lacrima.
-Non lasciarti ingoiare dai preconcetti, dai pregiudizi, dagli stereotipi, Malfoy: siamo tutti esseri umani, abbiamo tutti un cuore che batte, anche se in modo diverso da quello degli altri.- gli disse.
In quel preciso istante Draco seppe che tutte le sue barriere erano state abbattute.
In quel preciso istante, capì di essersi innamorato di lei.
In quel preciso istante, capì che non avrebbe mai più potuto fare a meno di Hermione Granger.
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