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Convalescenza

Malfoy consumò la cena distrattamente, la mente rivolta altrove. Ogni tanto, un leggero fastidio alla schiena, gli confermava la presenza di due paia di occhi puntati minacciosamente su di lui: dall'altro lato del tavolo, San Potter stringeva tra le mani il suo bicchiere di cristallo con tanta violenza da rischiare di frantumarlo. Lenticchia invece sembrava distratto.
Blaise si alzò, posando il tovagliolo – Io torno al dormitorio Draco.- gli disse scocciato.
La Piattola dai capelli rossi aveva preparato un vassoio di cibo ed si era chiusa in infermeria con la Granger, comunicando al suo migliore amico che per quella notte, dato il rientro in serata della Mezzosangue ai dormitori, - contrariamente a quanto lei stessa desiderasse – aveva la condizione che qualcuno restasse con lei. La mini Weasley e Zabini avrebbero dormito ognuno nelle proprie stanza.
Per esteso, il concetto implicava anche Draco, che aveva accolto la notizia felice come il Platano Picchiatore quando Potter e Weasley gli erano capitati tra le mani con la macchina volante.
-Vengo anch'io. – rispose, salutando la Greengrass, intenta a chiacchierare con Nott.
Uscirono in corridoio, mentre Blaise continuava a ripetere che forse era meglio che "Hermione", passasse la notte in infermeria.
Malfoy alzò un sopracciglio, sbuffando, certo che si sarebbe dovuto subire una delle lunghissime e noiosissime lamentele dell'amico.


Nott si pulì la bocca, sorridendo.
-Dai, Theo, lasciami leggere quella lettera!- insistette Daphne, battendo ripetutamente le ciglia, con fare adorabile.
Lui rise – Per quanto tu sia splendida, Daphne, non funzionerà.- le rispose, strizzandole l'occhio.
- Theodor Nott, ti ordino di mostrarmi cosa ti ha scritto la mia amica, per renderti tanto felice!- esclamò con aria severa, mentre il ragazzo si alzava. - Ci vediamo, Daphne.- la salutò, lasciandola a bocca aperta. Nott arrivò a Serpeverde e si fiondò in camera sua.
Goyle non c'era, constatò, probabilmente era ancora ad abbuffarsi in Sala Grande.  Meglio così. Mormorò la formula per disincantare l'armadio e aprì il cassetto che vi era all'interno. Prese la lettera col cuore che gli batteva forte: si poteva ancora sentire il profumo di Pansy.
La aprì, rileggendola per la milionesima volta quel giorno.

Theo,
ti scrivo dalla villa che i miei nonni hanno acquistato alla periferia di Londra: sono felice, felice come non lo ero da tanto, forse troppo.
Qui è tutto magnifico: la neve ha colorato la città di bianco, in contrasto con gli alberi di  Natale, che troneggiano in tutti i vialetti e le case, decorati con mille luci e colori.
La villa dei nonni è davvero bella, niente di esagerato, com'ero abituata con mio padre, ma quando vi entri, avverti immediatamente il calore.
Il calore di una famiglia vera, quella che non ho mai avuto.
Mio nonno, i primi giorni non mi si è avvicinato molto: forse per timore di essere indiscreto, forse per paura di non comprendermi, di non sapermi dare ciò di cui avevo bisogno.
La nonna invece mi ha viziata all'inverosimile: non come mi viziavano i miei, per ottenere ciò che volevano, ma con la premura e l'affetto che trasmettevano i suoi occhi sinceri.
E' stata lei, ridendo come una pazza, a costringere me e il nonno a recarci in città per acquistare il nostro Abete.
Trovandoci soli, abbiamo parlato a lungo e finalmente ci siamo resi conto che l'imbarazzo iniziale ci era dato dai nostri caratteri così simili.
Adesso, adesso che posso dire di avere qualcuno che ci tiene a me ,che mi vuol bene indipendentemente da quello che faccio, mi vieni in mente tu.
Non l'avevo capito prima, poiché in mezzo a tanta ipocrisia, tu eri una presenza così delicata nella mia vita, che raramente ti percepivo.
Ma adesso, adesso che ritrovo te stesso, nel amore che la mia famiglia mi dona ogni giorno con spontaneità, mi rendo conto di quanto tu sia stato sempre presente.
C'eri in ogni momento, mi sostenevi con la discrezione che ti appartiene, con la tenerezza che ti accomuna alla famiglia, con la dolcezza di affetto sincero.
Quando ho lasciato Hogwarts in carrozza, osservando il castello allontanarsi, ho ripensato a Draco e tutto quello che c'è stato.
Non posso definire la nostra una "storia", perché tale non è mai stata, ma mentirei se ti dicessi che non ho mai provato niente per lui.
Lui è stato la mia ossessione per anni, la persona a cui ho permesso di prendere il mio corpo, consapevole di non essere l'unica.
Ma proprio rivivendo quei ricordi, mi sono resa conto di starli abbandonando, di aver perso i sentimenti che mi legavano a lui.
Non posso chiederti di amarmi, Theo, ne sono consapevole.
So di essere stata un peso per te, so di essere una sorella e un amica.
Ma non potevo continuare a fingere che quello che provo per te non esiste.
Quando stavo con te, mi sentivo a casa, proprio come mi sento adesso.
Perdonami se questa lettera ti infastidirà, ma avevo bisogno di essere sincera con te, l'unica persona che lo è sempre stata con me.
Ti amo, Theo.
Pansy.

Con le guance rosse e il cuore a mille, Nott si gettò sul letto, sospirando finalmente felice.


-Ti prego, Hermione, solo questo, fai uno sforzo!- la voce implorante di Ginny la convinse ad ingoiare un altro boccone, nonostante lei non avesse per niente fame.  Soddisfatta, tornò al suo racconto – E poi la mattina, mi ha svegliato baciandomi la fronte.- disse.
Hermione sorrise – Un vero galantuomo!- la canzonò.
-Lo è davvero! E  comunque mi ha chiesto di nuovo di andare al Ballo.-
- E tu hai accettato?-
- No. – rispose Ginevra, fissandosi le unghie.
Hermione aggrottò le sopracciglia – E perché scusa? Credevo ti fosse passata la fase "non devo innamorarmi di una Serpe", almeno da quanto  ho potuto capire.- disse, alludendo alla notte prima.
-Non c'entra: al Ballo parteciperanno tutti, sarebbe come rendere la cosa ufficiale e credo che mio fratello non sia pronto a tanto.- Ginny scosse la testa, sconsolata.
- Effettivamente a Ron e Harry verrebbe un infarto.- le concesse.
- Che devo fare Hermione?- le chiese lamentosa l'amica.
- Parlarne con Blaise: devi almeno spiegargli il motivo del tuo rifiuto.- le consigliò la Caposcuola, che in fatto di storie d'amore avrebbe preso uno "scadente" coi fiocchi.
- Forse hai ragione tu. – mormorò la ragazza sovrappensiero. – Dai Hermione, andiamo, devi tornare al dormitorio a cambiarti.- disse, illuminandosi improvvisamente.
La Caposcuola la guardò spaventata – Ginny, ti ricordo che sono convalescente.- rispose.
-Alzati e muoviti, Granger ,non te lo fare ripetere.- la voce dell'amica sembrava lo specchio di quella di Mamma Weasley. E, sollevando lo sguardo su Ginevra – mani sui fianchi e piccole rughe agli angoli degli occhi socchiusi – Hermione si convinse che quella peste dai capelli color vino sarebbe stata la sua rovina.


- Harry, ti vuoi calmare, per l'amor di Godric!  - esclamò Ron, notando le nocche delle mani dell'amico bianche per via della forza con cui stringeva le posate.
- Come faccio a calmarmi, quando lei ha chiesto di...di...di quello lì! – rispose, alzando il tono e attirando qualche occhiata su di sé.
Ron scosse la testa – Non sai cosa volesse dal lui, Hermione non è una sciocca, sono certo che ci fosse una buona ragione.- disse.
Ovviamente Harry lo guardò incredulo – Stai dalla parte di Malfoy?! – gli chiese.
-Cosa? No!- rispose indignato il ragazzo – Non sto dalla parte di nessuno! Guardo le cose per quelle che sono! –
Harry strinse gli occhi – Non ci tieni più così tanto a lei, o sbaglio? – lo provocò.
-Sai benissimo quanto significhi Hermione per me, proprio per questo accetto le sue scelte,  cosa che dovresti fare anche tu. – disse Ron, tornando a mangiare e troncando la discussione. Passarono pochi minuti di silenzio opprimente, poi Harry gli posò una mano sulla spalla.
-Mi dispiace Ron è che sono nervoso e preoccupato. – si scusò.
- Lo siamo tutti.-


-Io non ci vengo! – urlò Hermione dal bagno, mentre si asciugava i capelli.
- Invece si. – rispose sicura Ginny, scrutando nel suo armadio e storcendo il naso. La porta sia aprì e la Caposcuola, fresca di doccia, uscì in pigiama. A braccia conserte la guardò con cipiglio severo.  -Tu dovresti assistermi, non propormi corse avventurose nel dormitorio delle Serpi, sei mia amica, dovresti preoccuparti per la mia salute! – si lamentò.
- Hermione, non essere melodrammatica! Hai combattuto contro Voldemort e il giorno seguente leggevi tranquillamente un libro, nonostante avessi la testa fasciata e ora per un misero mancamento vuoi la balia? – rispose l'amica, certa di star toccando i punti giusti.
- Io non voglio la balia! Non sono stata io a chiedere a Madama Chips di incaricare qualcuno affinché mi controllasse! – sbottò, di fatti, lei.
- Allora vestiti e andiamo, prima che quei due ritornino! –
- Non voglio, non mi va, non mi va di vedere quel razzista di Malfoy, specialmente dopo che in infermeria mi ha dato della pazza! – piagnucolò la Caposcuola.
- La più brillante strega di Hogwarts, nonché  Gryffindor per eccellenza, ha paura dello Slytherin per eccellenza? Chi l'avrebbe mai detto! – disse Ginny, con un'altra stoccata per calcolata.
- Passami quel maledettissimo jeans! – sbuffò Hermione.


- Salazar, Blaise, non ti sopporto più! – esclamò Malfoy, coprendosi le orecchie.
Da quando si erano chiuse in camera, un'ora prima, era stato un continuo: "Secondo te perché non vuole venire al Ballo con me?" o " Forse vuole lasciarmi" o ancora " Non è che le piace ancora quel Goldstein?", e via dicendo.
Inutili erano state le risposte ripetute all'infinito di Draco – Non ne ho idea. Ma se nemmeno state insieme. Dovresti chiederlo alla Piattola, perché non ci vai ora? –.  Zabini si limitava ad ignorarlo e riprendere la cantilena. Dove Diavolo era Nott, quando serviva?
La voce squillante di Daphne gli arrivò attraverso la porta.
Malfoy si precipitò ad aprire – Daphne, che piacere, perché non entri?-  le chiese con sguardo supplichevole.
La ragazza scosse la testa – Mi spiace, Draco, devo finire dei disegni per Domenica, ciao – e si dileguò.
Sconfitto, Draco richiuse la porta, accendendosi una sigaretta. Sarebbe stata una lunga notte.


-Perché mi sono fatta convincere, perché?- continuava a mormorare Hermione, mentre attraversavano il corridoio nascondendosi meglio di qualunque spia internazionale. – Maledetto orgoglio Gryffindor! Avrei dovuto farmi smistare a Corvonero...- . Ginny sbuffò, facendole cenno di tacere. - Lumus.- mormorò, quando arrivarono alla rampa di scale buia.
Di guardarono per un attimo e Hermione ne approfittò per scuotere energicamente la testa – Siamo ancora in tempo, Ginny, con Blaise puoi parlarci domani, ti prego! – la implorò.
Ginevra la ignorò, cominciando a scendere.
-Mi spieghi almeno perché devo venire anch'io? – sussurrò infuriata la Caposcuola, seguendola.
- Perché se la McGranitt ci becca, possiamo sempre dire che hai avuto un nuovo malore e ti stavo accompagnando in infermeria! – rispose lei.
Hermione incrociò le braccia scocciata, mentre Ginny pronunciava la parola d'ordine delle Serpi.
-Non gli avrai dato quella di Grifondoro, spero! – esclamò indignata Hermione.
-No, tranquilla.- .
Entrarono in punta di piedi, attente a non farsi sentire. La Sala Comune era deserta, probabilmente i ragazzi erano tutti ancora in Sala Grande.
Approfittando di quel colpo di fortuna, la piccola Weasley trascinò svelta la riccia per il corridoio, fermandosi davanti alla camera di Malfoy.


Draco alzò gli occhi al cielo.
- Mandami qualcuno, Salazar, chiunque, ma ti prego, che se lo porti via! – disse.
Blaise lo fulminò, già pronto per un nuovo monologo, quando dei colpetti alla porta lo fecero desistere.
Malfoy sorrise, radioso, alzando nuovamente il viso – Grazie, grazie! – esclamò, andando verso la porta.
Zabini lo raggiunse, posizionandosi al suo fianco, mentre lui apriva. Entrambi i ragazzi rimasero a bocca aperta.
-Ginny! – fece felice Blaise, con i grandi occhi blu accesi d'entusiasmo.
-Ciao Blaise.- sorrise lei.
- Hermione.- il ragazzo chinò leggermente il capo, imitato da lei. La Caposcuola lanciò un occhiata a Malfoy, che sembrava stesse valutando qualcosa.  "Salazar ,è vero che ho detto chiunque, ma proprio la Mezzosangue?!".  Scosse la testa, guardando le due ragazze.
-Piattola, che vuoi?- chiese, beccandosi un gomito nelle costole dal suo migliore amico.
- Fottiti, Malfoy, devo parlare con Blaise.- fu la dolce risposta.
- E la Mezzosangue deve reggerti il moccolo? – la canzonò.
- No, Malfoy, io sono la copertura.- sbuffò lei. Il ragazzo la guardò: sembrava sinceramente scocciata. E quando era scocciata, lui adorava provocarla. - Mi meraviglio di te, Granger, che ne penserebbe la McGranitt? – la provocò.
Gli occhi di lei si accesero – Non sono affari tuoi, Serpe e comunque io sono stata costretta! – sbottò.
Draco rise – Da lei?! – indicò la figura esile della piccola Weasley, ancora sotto la porta.
Hermione lo fulminò – Diciamo, raggirata! – si corresse.
-La strega più brillante di Hogwarts, raggirata dalla Piattola? – insistette lui.
- Fottiti, Malfoy.- era diventata ormai la battuta preferita delle Gryffindor.
Blaise, stufo del battibecco, spintonò Draco, facendolo spostare dalla porta.
-Accomodati Hermione.- la ragazza rimase immobile, con sangue che le si gelava nelle vene.
La spinta poco delicata di Ginny, la convinse a fare un passo avanti. Quando si voltò per cercare l'amica, vide invece Zabini uscire sorridente.
-Noi cerchiamo un posto tranquillo per parlare, Draco tu tieni compagnia ad Hermione e comportati bene! – esclamò.
La faccia allucinata di Malfoy la diceva lunga.
- Ginevra non osare...- mormorò Hermione.
- Non andartene senza di me, Hermione! – fece "ciao, ciao" con la mano e la porta si chiuse.
Adesso la faccia allucinata di Hermione, faceva concorrenza a quella di Malfoy.

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