Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo Dieci: spiegazioni e significati

Ammetto di essere stata presa alla sprovvista: Nezuko, il demone, è veramente buona e gentile, e ora non mi si stacca di dosso. Per la prima volta in vita mia non trovo, uno di questi esseri, orribile e spaventoso. Anzi direi, più che altro, che questa ragazza pur essendo potenzialmente pericolosa non incute alcun timore; né a me, né agli altri. Mi ricorda tanto la primavera; il preciso periodo dove ti siedi volentieri fuori, senza far nulla, ad ascoltare i suoni della natura. Quando, come una carezza, il vento ti sfiora la pelle, giocoso e ricco di nuova vita. Allo stesso tempo, però, mi stringe il cuore. Nezuko, insieme a suo fratello, sono gli unici sopravvissuti della loro famiglia che, a sangue freddo, è stata sterminata da un demone diversi anni prima.

Tanjiro si avvicina alla sorella, distesa supina di fianco a me, e le scompiglia i capelli. «Avanti Nezuko, lascia in pace (Nome)», pronuncia. La ragazza, però, prende a giocare con le mie vesti.

Sorrido a bocca chiusa. «Non ti preoccupare, non mi sta infastidendo», dico a lui. Tanjiro rimane immobile per qualche istante a osservarmi; poi, infine, ricambia il sorriso. «Sono felice che tu abbia cambiato idea», dice, con un pizzico di serenità.

Alzo le spalle con fare giocoso. Riconosco di essere la prima ad essere sollevata per questo, ma trovo imbarazzante ammetterlo ad alta voce. In fondo ho sempre odiato i demoni.

«Avanti, voi due, smettetela di coccolare il quel modo la cara Nezuko...», parla geloso Zeni'tsu, che si massaggia la schiena a causa della litigata con Tanjiro di poco prima. Sembra che, dopo la batosta, se la sia presa un poco con noi due.

Prendo una ciotola di riso mezza vuota sopra il tavolino, avanzata dalla cena appena conclusa, e la sposto in un vassoio di legno - che avrebbe utilizzato l'anziana signora più tardi per portare via tutto -. «Suvvia», rispondo. «Non essere arrabbiato». Afferro anche il resto delle ciotole dei ragazzi e le sistemo sopra la prima scodella in ceramica. «Riordino io qui», dico. «Se volete uscire in giardino, fate pure. Vi raggiungo subito», sorrido.

Con il dorso della mano il biondo si asciuga qualche altra lacrima e piega le labbra all'ingiù. «Grazie...», sussurra e stranamente non prova a dire altro. Si alza in piedi e va a sedersi nel corridoio esterno, davanti alla stanza.

«Ne sei sicura, (Nome)?», domanda Tanjiro.

Annuisco con convinzione. «Sì, non ti preoccupare. State guarendo e non dovete fare sforzi inutili», rispondo. «È il minimo che possa fare, visto che io non ho alcun tipo di ferita».

«Ti ringrazio, allora», dice. «Se hai bisogno, chiamaci». Le sue labbra si incurvano dolcemente verso l'alto e le sue guance si sollevano. Sembra quasi che i suoi occhi sorridano. «Vieni anche tu, Nezuko?», parla in modo dolce; ma la sorella sembra non volerlo seguire.

Sorrido leggermente. «Lasciala qui, se vuole rimanere. Verrà fuori insieme a me quando avrò finito di sistemare» dico.

Annuisce a bocca semi-aperta. «Sei molto gentile», risponde semplicemente, ma con evidente gratitudine. Dopo questo, anche lui si alza, e raggiunge Zeni'tsu.

Appena se ne va, poso le mie bacchette, utilizzate per mangiare, sul vassoio. Con calma, infine, prendo anche quelle degli altri, uno alla volta. Quando arrivo a quelle di Inosuke, però, sono costretta a fermarmi, visto che le tiene strette in una mano; la stessa mano su cui è appoggiato il suo viso. O meglio, la sua maschera. Non mi sono nemmeno resa conto che fosse qui da quanto è tranquillo - infatti faccio pure un piccolo balzo appena mi accorgo di lui -. Sembra totalmente immerso nei suoi pensieri. «Inosuke, che ci fai ancora qui? Raggiungi gli altri», dico, ma non ricevo risposta. Alzo un sopracciglio «... Potresti passarmi le bacchette?», ritento. Quando, al secondo tentativo, non risponde, agito una mano davanti agli occhi della maschera. «Inosuke?».

Lui scatta improvvisamente dritto e, con violenza, sbatte le bacchette nel tavolo.
Con la mano libera, invece, afferra la mia, che si muove con insistenza davanti a lui.
Inutile dire che ho preso un bello spavento. Anche Nezuko sembra averne risentito.
«Non riesco a capire!!», urla. La sua mano stringe molto forte la mia.

Strizzo gli occhi per il dolore e sussulto. «Mi stai facendo male!», rispondo, pure io, urlando. Lui, però, non sembra intenzionato a lasciarmi andare.
«Inosuke, lasciami!». Tento, con l'altra mano, di liberarmi dalla sua presa, ma con insuccesso. È, senza ombra di dubbio, più forte di me. «E poi, cos'è che non capisci?», mi lamento.

«Spiegami quella cosa di prima!», risponde. La sua agitazione sembra andare alle stelle. Dopodiché, mi agito pure io. «Di che stai parlando?!», chiedo in preda all'ansia. «Lasciami andare!».

Sempre con le bacchette in mano, comincia a scompigliare energicamente il pelo della sua maschera. «È tutta prima che ci provo. Non riesco a capire!».

Tento di mettermi in piedi, ma per colpa del suo strattonare scivolo con il ginocchio sopra il povero, basso, tavolino. «Di cosa stai parlando?!», chiedo scombussolata. Con lagnanza e fatica, riesco a liberarmi da Inosuke. Ma, così facendo, cado all'indietro e atterro col sedere nel pavimento. «Che male...», mormoro. Lancio un'occhiata furiosa al ragazzo e inizio a massaggiarmi la mano, ormai con un gran segno rosso.

«Di quella cosa!», risponde. «Il legame!», dice convinto.

Sbuffo seccata. «Stai ancora pensando a questo?», chiedo irritata. «In ogni caso, non potevi chiedermelo con più calma?».

«È colpa vostra!», dice. «Non sapete spiegare!», continua. «E poi sono calmissimo!», grida.

Non sopporto quando la gente mi urla in faccia, e lui non fa eccezione. Soprattutto, il fatto che mi abbia strattonata e il non vedere il suo viso quando parla, mi irrita ancora di più.
Diminuisco velocemente la distanza, gattonando un po', e allungo il braccio verso di lui. Ancora arrabbiata, con decisione prendo tra le mani la sua maschera e scopro il viso di Inosuke. «Se vuoi parlare con me, vedi di toglierti questa cosa!», dico ad alta voce.

Non capisco se lo sto facendo per fargli un dispetto, o perché non sopporto la sua maschera.

«Ehi, restituiscimela!». Sembra, però, indugiare, quasi preoccupato.

«No! Se vuoi essere ascoltato, allora non la indossare», indico, determinata, l'oggetto. «Vuoi una spiegazione? Allora stai seduto e buono! Non voglio più sentire la tua stentorea voce!», parlo tutto ad un fiato. Tant'è che, subito dopo, ho il fiatone.

Inosuke si arresta, come se le mie parole avessero fatto centro. Borbotta qualcosa poi, con un cipiglio, si mette ben seduto e guarda altrove. «Non la rovinare», dice solo.

Riprendo fiato. Ora mi sento in colpa.
Sospiro e appoggio la maschera davanti a lui, poi mi siedo. «Te la restituisco, ma tu non gridare».

Lui, senza aspettare attimo, riprende la maschera da cinghiale, ma non se la rimette. La appoggia sulle sue gambe.

«Cosa volevi sapere?», chiedo, osservando la sua reazione.

Soffia con impazienza, ma mantiene la calma - anche se il suo volto dimostra il contrario -. Poggia il mento sopra il suo pugno chiuso, poi parla. «Cos'è esattamente un legame?».

Il mio viso corrucciato si rilassa man mano che i secondi passano. Poi guardo Nezuko che, tranquilla, ci guarda. Non ha reagito minimamente. Mi massaggio il viso con una mano, stanca. «Allora... Fammi pensare», inizio. «Il legame è qualcosa che nasce dai sentimenti», dico. Penso ancora qualche secondo, prima di continuare. «Ogni essere umano forma un legame nella sua vita e può capitare con qualsiasi cosa. Per esempio, tu sei legato alla tua maschera. Provi un sentimento che ti unisce ad essa», tento di spiegare. Nel viso di Inosuke, però, sembra esserci solo che confusione. «So che non è facile da comprendere», dico. Porto la mano dietro la nuca. «È una cosa che capirai meglio nel tempo, magari affezionandoti a qualcuno».

Mentre spiego, dietro di me, qualcuno bussa alla porta, che inizia ad aprirsi subito dopo. «Perdonatemi, gentili Cacciatori», dice quella che si rivela essere l'anziana padrona di casa. «Signorina», continua, rivolgendosi a me. «L'acqua è calda per il bagno. Si affretti».

Abbasso il capo e ringrazio. «Oh! Certo, arrivo subito», rispondo cordialmente. Riporto la mia attenzione su un Inosuke calmo e tranquillo, e finisco di parlare. «Prova a pensare a quello che ti ho detto; anche perché non c'è molto altro da dire», dico. «Quando finisco di fare il bagno, potrai farmi tutte le domande che vuoi».

Lui annuisce serio, osservando la nonnina in ogni suo movimento.

Prendo il vassoio su cui ho appoggiato il tutto ed esco. «Per favore, avvisa gli altri e tieni d'occhio Nezuko», dico infine.

---

«Prego, entri pure», dice la vecchia signora, invitandomi ad entrare in un grande e spazioso bagno.

Annuisco, «La ringrazio». Prendo il cambio vesti offerto da lei e chiudo la porta dietro di me. Mi guardo intorno: è una bella stanza decorata e, al suo centro, c'è una vasca da bagno di legno ricolma d'acqua calda e fumante.
Mi spoglio e mi lavo un po', prima di entrare nella vasca. Solo dopo entro e mi lascio coccolare dalla calda temperatura.
«Si sta così bene», mi esprimo ad alta voce. Sento la tensione fisica diminuire e poggio la testa nel bordo. Chiudo gli occhi e mi lascio andare, rilassandomi.

Passano cinque o forse dieci minuti, non saprei dire; quando, a un certo punto, sento dei forti e pesanti passi avvicinarsi. Anzi, sembra, più che altro, che qualcuno stia correndo. Riapro gli occhi e fisso il soffitto, ma non mi muovo di un millimetro.

Di punto in bianco, la porta chiusa del bagno si apre a viva forza. «Che diamine significa che ho un legame con la mia maschera?!», dice qualcuno. Spalanco gli occhi e istintivamente mi copro. Infine giro lo sguardo per capire di chi si tratta.
«Inosuke!! Esci da qui!!».

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro