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4. Il portale

Il pomeriggio di quella assurda giornata stava finendo e quindi ci ritirammo più o meno tutti nelle nostre camere per provare a rilassarci un po' e per riflettere su quello che era appena accaduto, appena entrai nella mia stanza notai che, come aveva spiegato il libro, era arredata apposta per me.
Il letto era a baldacchino con le tende orlate d'oro, avevo uno scrittoio di mogano con  sopra un computer inoltre avevo anche una bella TV a schermo piatto, per terra c'erano dei tappeti che rendevano la stanza molto più calda e ospitale.
Mi diressi verso il bagno, anche questo perfettamente arredato per le mie esigenze, e aprii l'acqua nella vasca con l'intenzione di fare un bel bagno rilassante.
Appena arrivò l'acqua calda chiusi il tappo e ci versai i sali da bagno, mi spoglia e misi i vestiti nel cesto dei vestiti sporchi e mi immersi nell'acqua; era fantastico stare così a mollo, mi stavo rilassando e sentii la stanchezza pervadermi e pian piano scivolai nel sonno.
Dormii così tanto, che quando sentii bussare alla porta, l'acqua era già fredda e quando mi alzai avvertì un brivido nella schiena, cercai una vestaglia con cui mi coprii e andai ad aprire la porta, mi trovai di fronte Sofia, la mia ragazza "Disturbo?" io gli risposi "No anzi mi ero addormentato mentre facevo il bagno" "Vedo, sei ancora fradicio" e mi lanciò uno sguardo malizioso "Comunque ti stanno tutti aspettando in cucina perché abbiamo fame" io gli risposi un po' sorpreso "Perché non vi basta desiderare del cibo" lei mi rispose "Evidentemente la casa risponde solo ai tuoi desideri" dicendo questo mi diede un bacio e tornò nel corridoio che conduceva alle scale e poi alla cucina.
Chiusi la porta e mi avvicinai all'armadio a muro, lo aprii e valutai cosa mettermi, come sospettavo c'erano molti completi eleganti, ma non mi sentivo in vena di mettere un vestito così elegante così ripiegai per dei jeans che trovai in un'angolo è una camicia di lino bianca. Appena misi piede in cucina comparve la cena per tutti, che però decidemmo di mangiare in sala da pranzo perché in cucina stavamo un po' stretti.
Una volta seduti in sala da pranzo dei camerieri invisibili ci portarono i vari piatti e ci riempivano il bicchiere quando ne finivamo il contenuto.
La cena fu abbastanza sostanziosa quindi ci spostammo nel soggiorno e notammo con, piacevole, sorpresa che il divano dove era stata adagiata Giulia, che si era sporcato di sangue, era stato pulito.
Passammo tutta la serata abbastanza rilassati, forse quasi ci divertimmo, ma arrivato a un certo orario mi isolai dai miei compagni e  mi sedetti su una poltrona sotto una lampada e mi misi a leggere il libro delle istruzioni per la casa.
Scoprii cosa abbastanza interessanti, ma decisi di riferirlo domani ai miei compagni perché ormai ero stanco e volevo andare a letto, mi congedai dagli altri e mi ritirai nella mia stanza da letto per dormire.
Dormii malissimo per colpa di continui incubi dove vedevo morire, per colpa mia, le persone che mi stavano a cuore; quella mattina ero di pessimo umore e lo sentì anche la casa perché a colazione molto dei miei compagni si lamentarono di piccoli fastidi ad esempio l'acqua della doccia era solo fredda, oppure che le luci non si accendevano e quando si accendevano erano troppo intense.
Di tutto questo mi interessava soltanto di finire di bere il mio latte e di andare a isolarmi un po' da tutti, quindi appena finii di bere mi allontanai in silenzio dai miei compagni e mi diressi verso la porta e poi il giardino.
Il giardino era perfetto l'erba tagliata all'inglese, era soffice sotto i piedi e di un verde smeraldo stupendo, c'erano parecchi gazebo ognuno sotto un'albero diverso e fra 2 betulle era appesa un'amaca.
Anche se amo molto le amache andai verso il gazebo di colore azzurro che era all'ombra di un ippocastano in fiore non mi soffermai neanche a pensare come facesse a essere in fiore l'ippocastano che era dicembre, quando mi fui seduto al tavolo del gazebo notai che c'era un libro, lo presi e lo inizia a leggere, era un buon libro di avventura che mi allontanò per un po' dalle preoccupazioni che stavo vivendo.
Verso le 11 di quel mattino mi stancai di leggere il libro è mi misi a osservare le persone che camminavano per la strada difronte alla casa, sembravano che non mi vedessero.
Mi avvicinai alla siepe e provai, con la mano, a oltrepassarla, ma arrivato esattamente sopra la recinzione sbattei contro una sottospecie di muro invisibile che non mi faceva passare, era curioso e quindi provai a chiedere qualcosa a un passante per vedere se mi sentiva; come da aspettarsi non mi senti nessuno dei cinque passanti a cui provai a chiedere.
Visto che ne la materia solida ne il suono passava quella barriera invisibile provai a soffiare contro una fogliolina della siepe che si trovava aldilà della barriera; vidi la fogliolina muoversi "Bhe almeno qualcosa passa" dissi fra me e me, mi sorpresi quando qualcuno, da dietro, mi rispose "Passa dove?" quella voce dolce la avrei riconosciuta ovunque "Sofy come mai qui fuori?" dissi mentre mi abbracciava da dietro "La domanda l'ho fatta per prima quindi tocca a te rispondere" disse, anche se le devo le spalle, sapevo che stava sorridendo "Ok hai vinto, siamo circondati da una barriera invisibile che non fa passare né il suono né la materia solida ma solo l'aria".
La reazione della Sofia mi sorprese perché non reagì con spavento o cose del genere, ma rimase calma e mi chiese "Quindi siamo imprigionati dentro?" io gli risposi girandomi per guardarla in faccia "Si a meno che Jack non ci abbia lasciato aperto il cancello" dissi, con ironia, indicando il cancello da cui eravamo passati la mattina precedente "Ora tocca a te rispondere " dissi, Sofia sorrise e io stetti già meglio, aveva un sorriso fantastico "Ero venuto a cercarti perché abbiamo trovato una stanza molto strana che pensò che ti possa interessare".
Sofia mi guidò in casa e poi al piano superiore dove c'erano le camere, superammo tutte le camere degli ospiti e arrivammo davanti a una porta spoglia senza neanche una scritta che ne indicasse il contenuto come le altre.
Giulia ci accolse con la solita malizia "C'è ne avete messo di tempo, non è che vi siete distratti facendo altro" quando faceva così Giulia mi veniva voglia di strangolarla, ma sapevo che lo faceva perché era spaventata, quindi mi trattenni "Cos'è che mi dovevi assolutamente far vedere?" gli chiesi con voce piatta "Entra e vedi con i tuoi occhi" mi rispose con una nota di eccitazione nella voce.
Varcai la porta ed entrai in una piccolo sgabuzzino completamente occupato da un'arco in pietra che sembravo molto antico, sentii l'inspiegabile desiderio di toccarlo, mi avvicinai e posai la mano sulla sua superficie aspettandomi di trovarla fredda invece era calda.
Appena toccai l'arco in pietra questo iniziò a illuminarsi e dalla parte superiore dell'arco iniziarono a scendere dei fili che sembravano essere ragnatele, né iniziarono a scendere sempre di più finché non iniziammo a intravedere un'immagine in mezzo all'arco.
Cinque minuti dopo l'arco era pieno di fili e mi ritrovai a guardare una radura in mezzo al bosco, mi voltai per vedere se i miei compagni avessero visto quello che avevo visto io, per fortuna anche loro erano a bocca spalancata a osservare l'arco che conduceva a una radura, il primo a riprendersi fu Giorgio che esclamò "Cos'è!?" la sua voce mi ridestò dalla sorprese in cui mi trovavo e gli risposi "Credo che sia un portale".

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