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28. Torre

Stavo per rispondergli quando Andrea con voce solenne elencò il mio nome, i miei titoli e tutto quello che mi era dovuto. Nella mia testa continuavo a ripetermi "Non devo sembrare annoiato, non devo sembrare annoiato": era una lista, a mio parere, interminabile. Quando finalmente si zittì vidi il povero oste crollare in ginocchio e farfugliare qualcosa "Si... Sire... co... co... come posso aiutarla?" "Prima di tutto si alzi, poi avrei bisogno di camere e un pasto caldo per tutti" feci una pausa e vidi l'umore del povero oste peggiorare, probabilmente aveva fatto i conti di quanto gli sarebbe costato, perciò continuai "Cose che ovviamente pagheremo". Immediatamente l'oste si rialzò euforico e impaziente di riempirsi le tasche del possibile guadagno. Ci fece strada, ci indicò le stanze e inoltre ci comunicò che la cena sarebbe stata pronta dopo circa un' ora. Prima di andare nella mia camera, che ovviamente era "la più grande e decorata" a sentire l'oste, diedi appuntamento nel cortile sul retro alle mie ombre perché volevo assolutamente combattere. Dieci minuti dopo eravamo tutti e tre nel giardino sul retro in tenuta da battaglia. I nostri compagni sapevano cosa aspettarsi perciò si misero comodi per assistere al combattimento. Come avevano precedente imparato era molto meglio non riuscire a vedere le facce dei combattenti piuttosto che perdere le sopracciglia come era successo a Vincenzo. Il combattimento iniziò subito con io che, per aprire le danze, evocavo una torre di fuoco sotto i miei piedi; la torre era alta circa 12 metri e il fuoco che la componeva era sempre striato di verde, e pigramente saliva a spirale fino in cima. Dalla essa iniziai subito a lanciare sfere di fuoco contro i miei avversari che erano rimasti a terra. Devo essere sincero, tutto ciò era divertente, poiché dall'alto sembravano piccole formiche che scappavano da qualcuno che voleva schiacciarle. Ovviamente cercarono di colpirmi, ma i pochi colpi che riuscivano ad arrivare così in alto venivano bloccati senza difficoltà. Dopo un attacco particolarmente complicato da parare decisi che era ora di cambiare strategia. Sovrapposi le mani sopra la testa, e dal palmo che puntava verso il basso si sprigionò un raggio di fuoco, che guidai verso Andrea e poi Riccardo. Improvvisamente le mie ombre evocarono potenti fiammate dalle loro mani, che gli permisero di giungere sulla mia torre sfruttando la loro propulsione, perciò iniziammo un combattimento ravvicinato. Nel frattempo non c'erano più solo i miei compagni, ma molti dei fruitori della taverna e della relativa stazione di posta si erano fermati ad osservare estasiati l'esercitazione.

Il combattimento per me stava andando bene, non era la prima volta che li affrontavo insieme inoltre loro stavano combattendo su un terreno a me favorevole che potevo modificare e manipolare a mio piacimento, infatti il "pavimento" era interamente composto dal mio fuoco e se avessero tentato di modificarlo avrebbero rischiato di cadere in mezzo alle fiamme. Per loro era un rischio cercare di prendere il controllo del fuoco su cui erano appoggiati poiché il fuoco è l'elemento più fedele fra i 5. Esso dipende direttamente da te, sei tu che gli dai vita e sei sempre tu ad alimentarlo con le tue emozioni, per questo è praticamente impossibile prendere il controllo di un fuoco evocato da un altro. Ovvio, ci si può provare e a volte è anche utile, difatti il tentativo spesso degenera nel dissolvimento del fuoco stesso; ad esempio se qualcuno mi lanciasse una sfera di fuoco io potrei tentare di prenderne il controllo forzandola a cambiare sentimento da cui si alimenta, passando dal suo al mio, ma quasi sicuramente il mio tentativo sarebbe troppo lento e la sfera si spegnerebbe. Per questo motivo le mie ombre accettarono di combattere su un terreno sfavorevole, perché tentare di prenderne il controllo avrebbe comportato la quasi totale certezza di una loro caduta in mezzo alle fiamme, e da almeno 12 metri di altezza. Possibilità decisamente poco piacevole. Il combattimento corpo a corpo con il fuoco era sempre doloroso e spesso lasciava delle belle bruciature, infatti tirarsi dei pugni foderati di fuoco non è molto piacevole, perché o si riesce a deviarli oppure ci si brucia. Per questo per maneggiare il fuoco si deve avere ottimi riflessi. Rischiai un pugno verso l'addome di Riccardo lasciando scoperto il mio fianco ad Andrea, che immancabilmente riuscì a colpirmi. Il colpo mi fece sbagliare l'attacco su Riccardo che schivò agilmente e mi colpì sull'altro fianco. Mi piegai in due dal dolore, ma per evitare altri colpi rotolai all'indietro sollevando un'onda di fuoco dal pavimento per allontanarli. Riuscii a prendere fiato e mentre mi rialzavo sentii Riccardo urlare "Aiuto!" e vidi sia Riccardo che Andrea cadere dalla torre. Avevo poco tempo per reagire e feci la prima cosa che mi passò per la testa: mi buttai a capo fitto con loro. Non seppi mai quale strano ragionamento fece il mi cervello, ma mi tuffai dietro di loro e pochi attimi dopo riuscii ad afferrarli, ma stavamo comunque cadendo. Circa a metà caduta tentai di rallentare la discesa evocando delle fiamme, ma dato il nostro peso servì a ben poco. Chiusi gli occhi. Stavamo per sfracellarci a terra, quando un improvviso getto di aria calda spense le mie fiamme e rallentò di molto la nostra caduta. Toccammo terra quasi dolcemente e quando sentì sotto le piante dei piedi la terra aprii gli occhi e vidi un preoccupato Giacomo fissarmi "Sto bene, grazie" lo anticipai, immediatamente il suo viso si rannuvolò "Cosa diavolo stavi facendo?" mi sibilò "Tentavi di ucciderti? No cercavi di salvare la vita a due normali ombre! Tu non capisci! Loro sono sostituibili anche a malincuore. Senza offesa ragazzi" Andrea rispose "Oh non preoccuparti" non capii se fosse ironico o no "Tu invece no, non riesci a capire che questo mondo dipende da te, se tu muori non soltanto un despota rimarrà al potere, ma migliaia di persone qualunque moriranno di fame e di malattie" un po' frastornato tentai una risposta "Ovviamente non voglio morire, passi che io sia un governate migliore rispetto a Shawn, ma come è possibile che un intero mondo dipenda da me? Insomma, prima o poi la mia dinastia avrà avuto un inizio e prima o poi ci sarà una fine, e non vedo perché questo comporti la morte di così tante persone" mentre parlavo iniziai a scaldarmi. Giacomo stava per rispondermi adirato quando Giulia intervenne "State dando spettacolo, mi sembra il caso che se volete continuare a discutere vi spostiate da qualche altra parte" senza aspettare né Giacomo né le mie ombre mi diressi nella taverna fino alla mia stanza e mi iniziai a cambiare. Pochi istanti più tardi entrò il mio Guardiano ancora arrabbiato, ma più calmo di prima. Si sedette sul letto e iniziò a parlare "Da quando c'è vita su questo pianeta esiste una persona che controlla tutti e 5 gli elementi e questa persona è sempre diventata un capo, ovviamente agli albori questa figura era il capo solo di un piccolo villaggio o poco più, ma con il tempo e grazie ai suoi poteri il suo dominio si allargò, fino a comprendere tutto il nostro continente. La sua dinastia fu lunga e prospera, ma purtroppo finì, l'ultimo re era un re debole in un periodo difficile, da est c'erano continue incursioni di popoli nomadi e nel resto del regno imperversava una fortissima crisi economica, perciò le sue guardie del corpo istigate da qualche nobile di corte lo assassinarono. Non avendo eredi la sua stirpe si concluse. Non si sa bene cosa sia successo dopo, si sa solo che passarono molti anni nei quali ci furono guerre, carestie e grandi epidemie finché un uomo di uno dei villaggi di quello che oggi è il regno romano iniziò a utilizzare tutti gli elementi, e intorno a lui si venne a formare un piccolo esercito con il quale conquistò quello che adesso chiamiamo il regno romano. In questo nuovo regno le epidemie lentamente cessarono, in poche stagioni si tornò ad avere dei raccolti abbondanti, quando questo eroe mitico morì al trono salì il figlio che conquistò il territorio dell'odierno regno egizio e lo riformò. Gli eredi si susseguirono a conquistare un regno alla volta fino a riformare l'Impero. Ad ogni regno diedero una cultura diversa, in questo modo sarebbero stati diffidenti gli uni dagli altri diminuendo così il rischio di ribellioni; gli concessero un'auto governo, per le cose minori, in modo da farli sentire importanti. Ovviamente questa dinastia è la tua dinastia e si è formata più di 4000 anni fa, sei libero di non credermi, ma quando saremo arrivati nella capitale del regno potrai consultare la biblioteca, e magari riuscirai pure a consultarti con gli spiriti dei morti che risalgono a quel periodo, che riposano in un monumento vicino al tuo palazzo." si alzò e uscì dalla stanza, e io che mi ero fermato per ascoltarlo ripresi a svestirmi con la mente piena di domande.

Scusate per il ritardo di uscita, ma certe volte è difficile capire che cosa il nostro piccolo autore ci ha scritto. Questo lunghiiiissimo capitolo non è stato corretto subito un po' per pigrizia e un po' per infastidire l'autore. Chiedo scusa di nuovo ai lettori che aspettavano il capitolo (sempre se ce ne sono... ups). Vorrei precisare che l'animo egocentrico del capitolo deriva dall'autore, non da chi l'ha corretto. Lui ama solo il fuoco.

Il Piromane

p.s. la firma è stata noiosamente richiesta dal noioso autore.

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