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26. Fuoco

Ha detto che non prova più nulla per me, come è possibile? Dopo tutto quello che avevamo passato e vissuto insieme?
Tirai un pugno al muro, il dolore che provai fu una piacevole distrazione dal dolore che sentivo dentro. Sollevai il braccio per tirare un'altro pugno alla parete, ma venni fermato da Andrea che mi impedì di rompermi il polso. Gli lanciai uno sguardo carico d'odio e liberai il polso con un strattone "Non osare bloccarmi" vidi lo stupore nei suoi occhi, non mi ero mai comportato in modo autorevole "Statemi lontano, è un'ordine" come ovvio non si mossero, ma ero troppo sconvolto per capirlo. Iniziai a correre. Iniziai a correre, non so per dove, ma inizia a correre e mentre correvo li sentivo correre e più li sentivo correre più sentivo il dolore aumentare, più il dolore aumentava più volevo correre veloce. Ben presto li seminai e mi ritrovai finalmente da solo. In un momento di lucidità mi resi conto che la mia domus era veramente enorme e io ne avevo visitato solo una piccola parte. Camminando mi ritrovai in un' armeria. Cosa ci facesse un'armeria in casa mia non ne avevo idea, osservando meglio non era un'armeria bensì una sala di addestramento ci trovai dei pesi alcune armi da allenamento, non volevo pensare perciò mi sedetti su una panca e iniziare a sollevare i pesi. L'unica panca che c'era dava su una finestra che per uno stranissimo gioco ottico mi restituiva il mio riflesso, non mi piaceva, non ero io, non mi riconoscevo, il vecchio io era morto; non volevo più vedere quel riflesso perciò richiamai il fuoco dai bracieri e lascia la sala al buio. Non so quanto tempo passò da quando entrai nella stanza, ma a un certo punto sentii la porta aprirsi, evocai una sfera di luce per illuminare il volto del visitatore. Giulia chiuse la porta e si avvicinò alle armi, si legò uno scudo al braccio sinistro e impugnò una daga con la destra, si posizionò al centro della sala e con la testa mi fece cenno di raggiungerla, impugnai a mia volta uno scudo e una daga e mi avvicinai. Iniziò a spingermi con lo scudo e da lì iniziò a insegnarmi a usare le armi.
Terminammo l'addestramento quando ormai era già notte e la ringrazia con lo sguardo e lei uscì, io mi presi un momento per respirare, come mi aveva fatto notare Giulia, non potevo affrontare l'avventura che stavo per vivere con questo dolore, in un modo o in un'altro dovevo liberarlo, sfogarlo. Dopo tutto il dolore è un'emozione e il fuoco si alimenta di emozioni per cui evocai il fuoco e contro tutte le regole di sicurezza non tentai di controllarlo, ma lo liberai. Inizialmente non accadde nulla, ma improvvisamente le mani iniziarono a generare dei serpenti di fuoco, erano identici a serpenti reali, ma fatti con il fuoco. Questi due serpenti prima lontani si avvicinarono e si intrecciarono insieme e iniziarono a muoversi per la stanza anche nell'aria. Erano molto lunghi e continuavano ad allungarsi dalle mie mani, si muovevano seguendo una melodia che solo loro potevano sentire; erano ipnotici. Ormai l'unica luce nella stanza veniva dai due serpenti che danzavano sulle note di un brano che non sentivo, poi improvvisamente, come se la melodia si fosse interrotta, i serpenti smisero di danzare e si separarono uno in una direzione uno in un'altra separati da una cresta di fuoco. Improvvisamente la sala si riempì di fuoco, non ordinato come, ma puro fuoco senza ordine ne logica solo distruzione, la temperatura nella stanza stava crescendo, ormai il legno nella stanza era carbonizzato. Il fuoco crebbe, ormai si vedeva solo un serpente che sembrava nuotare tranquilli in mezzo a quel mare di fiamme, l'altro lo si vedeva solo a sprazzi e sembrava un naufrago in mezzo alla tempesta. Le fiamme crebbero finché i vetri della finestra non andarono in frantumi. Ormai sentivo il dolore ovunque nelle vene nei muscoli, ovunque era un peso talmente enorme che mi costrinse in ginocchio. Dalla porta mi sembrava di sentieri delle grida, ma non mi importava volevo solo sentirmi meglio. Improvvisamente una mano mi afferrò le spalle, solo allora mi accorsi di essere in ginocchio e mi voltai per vedere chi fosse. Era Andrea e stava sorridendo, non capivo perché stesse sorridendo quando poi lo vidi cadere a terra con il corpo avvolto dalle fiamme "Non di nuovo" pensai, mi costrinsi ad alzarmi, un ginocchio alla volta e fui in piedi. Mi costrinsi a richiamare le fiamme e lentamente le fiamme mi obbedirono, i fuochi si spensero e rimasero solo i due serpenti. Il serpente che nuotava tranquillo nelle fiamme si diresse verso la finestra ormai in frantumi e uscì scomparendo lentamente. nel frattempo quello che nelle fiamme stava affogando ora si muoveva più tranquillamente dirigendosi verso Andrea a terra, che stava rantolando dal dolore. Gli passò vicino quasi strusciando il muso sul suo corpo e poi superò la porta, ormai divenuta cenere, e lentamente si dissolse.

Ehm scusate il capitolo un po' corto, ma ho poco tempo e ci tenevo a mettere in risalto questa vicenda.
Fatemi sapere nei commenti se vi interessa il nome del brano su cui danzano i serpenti di fuoco.
Detto questo, ultima precisazione: James non è un sadico che si diverte a bruciare la gente e nemmeno io sono un piromane che da fuoco alla gente.

*IO INVECE SI CHE SONO UN PIROMANE EHEHEH

-TEAM LEO-

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