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25. Sofia

Ehilà gente, voi non lo sapete, ma più si va avanti più lui sbaglia... Si, sto parlando dell'autore e no, non sono la sua doppia personalità. Credo... potrei essere l'amico menzionato nello scorso capitolo, oppure chi lo sa... magari la sua fidanzata (ce l'ha la fidanzata?). va beh, mi scuso per l'intromissione, ma mi sentivo obbligato (ssh non è vero, volevo solo scrivere qualcosa e dare fastidio). vi lascio alla lettura

Abbandonai quell'edificio, che per circa due mesi era stata la mia casa, con l'animo tranquillo. Sapevo di avere ancora molto da imparare, ma almeno non ero più inerme come prima. Era una mattina fredda, dopo tutto eravamo ormai a Dicembre, e anche se avevo indossato una toga pesante avevo un po' freddo. Nonostante Andrea volesse farmi arrivare al sicuro velocemente io volevo godermi il panorama urbano. Non so voi, ma io mi sono sempre immaginato le città antiche sempre illuminate dal sole, magari al tramonto o all'alba con i raggi del sole che si riflettono sulle decorazione marmoree dei templi e degli edifici pubblici. Era molto strano vedere una città così simile al mio immaginario di Roma ricoperta dalla neve e con gli schiavi pubblici che spalavano le strade affinché i cittadini ci potessero passare. Quando arrivammo a casa mia cercai di congedare le mie ombre ma furono irremovibili, quindi parteciparono in modo silenzioso ai preparativi per la partenza del giorno seguente. Giacomo mi disse che il consiglio ci aveva concesso una scorta di 10 στοιχεῖον e che aveva già comperato al fabbro l'armatura per i miei compagni che sarebbero arrivati nel pomeriggio. "Un' ultima cosa" mi blocco sulla porta, "Ho fatto fare un'armatura anche per te ovviamente" lo guardai male "E allora?", mi fissò un po' a disagio grattandosi la nuca. "Non so con quale arma tu preferisca combattere e devo farlo sapere al fabbro, così può montare la lama all'elsa" non ci avevo mai pensato, dopo tutto mi ero concentrato sull'imparare a usare i miei poteri e non prevedevo certo di dover usare una lama "C'è molta differenza?" chiesi confuso, "Beh si. Il tipo di lama comporterà il tipo di combattimento che avrai, ad esempio una spada lunga di costringerà a combattere a cavallo, una daga ti farà combattere a piedi con l'ausilio degli scudi come la nostra fanteria pesante, poi c'è l'ascia, il martello..." "Va bene ho capito, c'è molta differenza. Ma visto che non ho esperienza in nessun campo, che a cavallo non voglio andarci e che per le armi pesanti come martello e ascia servirebbero ben più muscoli di quelli che io ho, rimane solo daga e scudo" Giacomo sorrise, "Ottima scelta. E mi sa che dovrai imparare ad andare a cavallo comunque, dato che ho appena comprato 37 cavalli più 12 muli per il viaggio" Giacomo e le mie ombre scoppiarono a ridere visto la mia espressione, probabilmente la mascella era arrivata fino a terra. Io odio i cavalli.

Per trascorrere la mattina Giacomo mi condusse a vedere i cavalli per poi poterne scegliere uno. Devo dire che erano tutti molto belli, però ogni volta che ne sceglievo uno o Giacomo o Riccardo mi facevano cambiare idea perché secondo loro inadatta alla figura del re. Un po' in disparte rispetto al resto del branco trovai uno stallone enorme completamente nero che stava mangiando la biada dal pavimento. Poco lontano c'era il mio corak che riposava; il cavallo non sembrava nemmeno un po' turbato dal pitone lungo 10 metri che gli stava sonnecchiando vicino. Quando lo proposi a Riccardo e Giacomo lo approvarono anche se preoccupati delle mie possibili difficoltà a cavalcarlo. Lo sellarono e mi aiutarono a issarmi sopra di lui. Presi le briglie, e in un primo momento il cavallo non reagì. Dopo qualche secondo tentò di disarcionarmi "Piano piccolo, piano" gli urlai io, nel frattempo Andrea e Riccardo tentavano di afferrare le briglie del cavallo per calmarlo, ma invano. Poco a poco il cavallo si quietò e mi permise di guidarlo al piccolo trotto nel cortile sul retro, dove stavano riposando i corak di Andrea e di Riccardo che rispettivamente erano un cinghiale e un'alce, per fargli fare un giro. Molto lentamente il cavallo iniziò ad ascoltare e assecondare con più tranquillità i miei ordini e in poco tempo stringemmo un buon legame di fiducia. "Come al solito i tuoi poteri ti aiutano" mi disse Giacomo mentre stavo riportando il cavallo nelle scuderie "In che senso?" chiesi curioso mentre affidavo il cavallo alle cure di uno schiavo, "Nel senso che hai stretto un legame già molto forte con il cavallo in neanche due ore" "E con ciò? Lo sai che con gli animali mi sono sempre trovato bene" "Ma i cavalli li odi, in questo caso ti ha aiutato molto il controllo sul natura" "Non hai tutti i torti" gli sorrisi "Vado a farmi un bagno, puzzo come un cavallo".
Dopo il bagno pranzai e mi preparai a ricevere i miei compagni, ero un po' agitato e non sapevo come comportarmi. Volevo rivedere Sofia, era da due mesi che non la vedevo, mi mancava troppo.

Mi ero addormentato mentre mi lavavano e i servi non osarono svegliarmi. A svegliarmi invece fu Giacomo, urlandomi in un'orecchio. Sentendo l'urlo sobbalzai e gli rivolsi un'occhiataccia, data la sua risata colpevole. "Maestà sono arrivati i suoi compagni", annuii e gli feci cenno di uscire. Mi feci vestire da Leonardo in modo semplice e accettai, anche se di mala voglia, la corona. Mentre uscivo venni affiancato dalle mie ombre e dal mio corak. Ero in subbuglio, volevo rivedere la mia ragazza e i miei amici, ma temevo il loro cambiamento. Un servo mi comunicò che i miei compagni erano nel giardino davanti che mi stavano aspettando, mi preparai a uscire prendendo un bel respiro e varcai la porta. Inizialmente ero accecato dal sole, ma dopo un momento mi trovai difronte a un manipolo di soldati in armatura completa: scudo, daga e armatura, un soldato di cui non riuscivo a riconoscere il volto si fece avanti e urlo con una voce che poi riconobbi come quella di Giulia "Presentare le armi", tutti i soldati iniziarono a battere all'unisono le spade sugli scudi producendo un suono profondo che ti entrava dentro. Si fermarono solo quando li feci un gesto di saluto, mi incamminai verso Giulia per sbrigare velocemente le pratiche burocratiche "Salute a maestà " disse piegando il capo "Siamo 30 combattenti tutti pronti ai suoi ordini" "30 combattenti, chi sono le 5 nuove aggiunte?" chiesi sorpreso, "Erano 5 teppistelli che abbiamo incontrato in una ronda, ora sono 5 soldati" mi rispose con voce più dura che poi si addolcì un po' "E loro chi sono James" disse indicando Andrea e Riccardo che come al solito mi avevano accompagnato, Andrea non la prese bene perché avanzò minaccioso verso Giulia che in risposta appoggiò la mano sull'elsa "Calmi entrambi, Andrea ritorna al tuo posto e lei ha il permesso di darmi del tu, e tu" dissi a Giulia "Stai più calma. Loro due sono le mie ombre, sono come Giacomo, ma completamente umani" gli occhi di Giulia ebbero un sussulto quando nominai Giacomo. Sorrisi a questo suo gesto evidentemente c'era qualcosa fra di loro, consciamente o inconsciamente "Se volete entrare i servi vi faranno vedere le vostre stanze e i vostri corak possono stare nel giardino sul retro" Giulia annui e urlò "Rompete le righe" tutti si rilassarono e si diressero in casa "Scusate, ma devo andare a salutare Sofia" dicendo questo mi buttai nella mischia in cerca della mia ragazza.

P.O.V. Giulia

Ci misi qualche secondo a capire le ultime parole di James e quando finalmente capii mi rivolsi a Giacomo urlandogli contro "Non gli hai detto nulla?!!!" Giacomo, che era più alto di me, si fece piccolo piccolo e con voce molto flebile mi rispose "Non ho avuto occasione" "Come sarebbe a dire che non hai avuto tempo? sei fortunato, io non ho i poteri, se no ti avrei già bruciato. Andiamo a bloccarlo meglio che lo sappia da noi" "Non sarà facilissimo, ha le sue ombre con se e sono molto più testarde di me" "ci inventeremo qualcosa, andiamo" conclusi io. Iniziammo a cercalo. Sapevo che Sofia era in fondo allo schieramento quindi iniziammo da lì e iniziammo a risalirlo. Appena vedemmo Sofia, Giacomo le si affiancò e iniziarono a chiacchierare del più e del meno così sarebbe potuto intervenire il prima possibile in caso di arrivo di James; io invece scandagliavo il gruppo, eravamo in 30 quindi non è che potesse nascondersi più di tanto. Infatti loo individuai poco distante che stava chiacchierando con un paio di soldati, lo intercettai mentre stava riprendendo le ricerche e per bloccarlo feci la prima cosa che mi venne in mente: lo abbracciai. Fortunatamente James era sempre stato un buon amico e non si impressionò più di tanto. Sentii gli occhi di Giacomo piantati nella schiena e la cosa mi fece molto piacere "Era forse geloso?" pensai prima di lasciarlo, "Dobbiamo parlare" gli dissi seria "Non possiamo rinviare? Devo andare da Sofia" mi chiese distratto "Dobbiamo palare di lei" improvvisamente si fece serio e mi condusse in casa nel suo studio privato, mentre entrava ordinò alle ombre di rimanere di guardia e di non fare entrare nessuno. Una volta dentro mi fece accomodare e poi a sua volta si sedette dietro la scrivania, "Quindi cosa dovevi dirmi" mi disse con un tono un po' troppo duro per i miei gusti. "Sofia è cambiata" "Cambiata come?" "Devi sapere che per completare la prima sessione di allenamento il centurione ci mise davanti a una prova molto dura. Eravamo nell'arena della città e uno alla volta entravamo in campo, avevamo l'armatura completa e trovavamo appena entrati una persona con in mano una spada e con un'armatura di cuoi. Querto si posizionava fra di noi e ci diceva che quello che avevamo di fronte era uno schiavo a cui era stata promessa la libertà solo se fosse riuscito a ucciderci e il nostro scopo era quello di farlo fallire. Dovevamo ucciderlo prima che lui uccidesse noi. Era un comportamento mostruoso, ma non avevamo scelta", venni interrotta da James che sbottò "E tutto questo cosa c'entra con la mia Sofia?" "Ci sto arrivando. Dicevo dunque che tutti sopravvivemmo allo scontro e perciò uccidemmo il nostro avversario, ma reagimmo tutti in modo diverso. Io per sdrammatizzare il momento risi a crepapelle e relegai il ricordo in profondità nella mia mente, invece altri come Sofia per non farsi sopraffare dal dolore da loro provocato hanno creato una barriera mentale, così l'ha chiamata Querto, che blocca buona parte dei loro sentimenti" "Cosa?! Non prova più sentimenti?!" disse alzandosi dalla sedia "No, non intendevo questo. I sentimenti li prova, ma sopprime tutti qui sentimenti forti come la paura, il dolore, e l'amore". "Non ci credo" disse scioccato, "Non ci credo!!" urlò infuriato e uscì dalla stanza. "James cosa fai?" tentai di dire, ma lui mi ignorò e procedette fuori, immediatamente le due ombre lo seguirono. La folla ormai si era diradata e non ci mise molto a trovare Giacomo e Sofia da cui si diresse subito, continuando a ignorare me e pure il suo Guardiano, abbracciò Sofia e gli sussurrò qualcosa all'orecchio. Lei fece un'impercettibile gesto con il capo, allora James si allontanò scuro in volto.

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