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15. Riccardo

Credo che il termine più adatto per definire il mio "palazzo" fosse domus* era molto grande e sviluppata su due piani, esternamente era rivestita da marmo, che con il tempo aveva ormai perso la sua brillantezza. La domus era circondata da un muro di cinta che non permetteva di vederne l'interno, quando ci avvicinammo alla porta, sul muro di cinta, ci fu immediatamente aperta da un servo e potemmo vedere il giardino che circondava la casa. Il sentiero di ghiaia era affiancato da due file di cipressi e il giardino era simmetrico quindi i due lati erano uguali, avevano tre fontane per lato una su cui era scolpito un'aquila, un'altro su cui era scolpito un leone e sull'ultima un'orso, ogni fontana era circondata da una bassa siepe con delle panchine senza schienale; disseminati nel giardino c'erano dei cespugli potati a forma di animale, osservando bene si poteva notare che il guardino era uno Zoo di cespugli, ogni cespuglio rappresentava un'anima le diverso. Arrivati sulla porta il senatore Marco si congedò assicurandosi che per qualsiasi cosa avessi avuto bisogno gli avrei mandato uno schiavo in modo tale da poter venire ad aiutarmi, quando si allontanò mi sarei aspettato che i soldati lo seguissero invece rimasero intorno a me "Senatore" chiamai, Marco si voltò "Desidera mio signore?" io arrossì, dovevo assolutamente abituarmi all'etichetta non potevo andare avanti così, "I soldati non vengono con lei?" a rispondermi non fu il senatore bensì quello che poi scoprii essere l'ufficiale in comando "Noi siamo la sua guardia personale, dove va lei andiamo noi" detto questo il senatore mi sorrise e riprese a dirigersi verso la propria dimora. Giacomo mi fece cenno di entrai e preceduto e seguito dalle mie guardie entrai nel giardino, continuai fino all'entrata di casa perché volevo assolutamente ordinare la scarcerazione dei miei compagni e dei corak, appena entrato in casa fui accerchiato dai servi della casa che si prostravano chi in inchino profondi chi si metteva addirittura in ginocchio, prima che potessi dire qualcosa venni spogliato, lavato e massaggiato; nel frattempo potevo sentire benissimo le risate di Giacomo, giurai che mi sarei vendicato. Durante il bagno ragionai sulle prossime mosse, era essenziale saperne di più su questo mondo a me ignoto, dovevo assolutamente imparare a controllare i miei poteri e sopratutto devo addentrarmi nel mondo della politica farmi degli alleati e sopratutto farmi amare dal popolo. Quando finalmente riuscii a riprendermi dal classico massaggio romano* mi rivolsi a Giacomo "Divertito?" gli chiesi sarcastico visto che ormai si soffocava nelle risate "Abbastanza, sire" disse soffocando una risata " Mi arresi, non potevo essere serio quindi con un movimento veloce presi l'asciugamano con cui i servi mi avevano asciugato e lo usai come frusta per colpire Giacomo, lui cercava di schivare i colpi e ci riusciva molto bene, sopratutto perché usava i suoi poteri d'aria per agevolarsi, però non notò che lo stavo spingendo verso la vasca; sorrisi, era caduto nella mia trappola, cercai di dare un colpo con un'allungo molto marcato per costringerlo a retrocedere parecchio e di conseguenza cadere nella vasca e ci riuscii se non che all'ultimo momento prima di toccare l'acqua sfrutto i suoi poteri per alzarsi e con una piroetta molto elegante mi spinse nell'acqua e non avendo, ancora, poteri da sfruttare caddi come un sasso nella piscina, per cui ricomparvero gli schiavi che mi asciugamano di nuovo, mi massaggiarono di nuovo, mi oliarono di nuovo e mi vestirono di nuovo, sempre con in sottofondo le risate di Giacomo, ovviamente.
Appena i servi si allontanarono dissi a Giacomo "Vai a liberare i corak e i nostri compagni e accompagnali qui, se non ho visto male dovremmo starci tutti e il giardino sul destro credo sia fatto a posta per gli animali di taglia maggiore" gli dissi con voce più dura di quando volessi perché lui smise immediatamente di ridere, chinò il capo per indicare di avere capito e si fiondò fuori dalla domus, volevo scusarmi per essere stato così duro, ma non feci in tempo. Uscii dal bagno e chiamai uno schiavo che e gli chiesi di accompagnarmi sul terrazzo che avevo visto entrando in casa, il servo mi ci condusse senza proferire parola e quando fummo arrivati finalmente parlò "Mio signore siamo arrivati" mi disse con voce flebile "Grazie" gli risposi sinceramente "Se ha bisogno di me,  mio signore, sono dentro" mi rispose decisamente imbarazzato, "Evidentemente  non sanno cos'è l'educazione da queste parti" pensai, ma non potei andare oltre con le mie riflessioni perché venni rapito dal cielo stellato, senza l'inquinamento luminoso si potevano vedere tantissime stelle e la luna era ormai già alta in cielo per cui i bagni avevano occupato gran parte del pomeriggio, non avendo pranzato sentii un certo languirono per cui mi diressi verso lo schiavo che diligentemente aspettava appena dietro la porta che riconduceva in casa, "Fra poco dovrebbero arrivare i miei amici e credo che saranno affamati quanto me, potresti chiedere al cuoco di preparare qualcosa di leggero per tutti?" gli chiesi, ma non li diedi il tempo di rispondere perché immediatamente aggiunsi "Ho un cuoco?" gli chiesi confuso "Il mio signore ha certamente un cuoco e andrò subito a riferirgli i suoi ordini" disse balbettando, lo congedai e lui si diresse verso le scale mentre io tornavo sul terrazzo, poco prima di uscire mi fermai e urlai al servo "Se riesci mi porti un bicchieri d'acqua per favore?" per un'attimo mi guardò negli occhi come se fossi un pazzo, poi scappò giù dalle scale "Avrò detto qualcosa di sbagliato? Bho" pensai mentre uscivo sul terrazzo. Sul terrazzo mi godetti un momento di pace mentre osservavo le stelle e tentai di riordinare gli aventi di quella giornata, avevo appena iniziato quando una voce mi interruppe, non proveniva dalla porta dietro di me, ma da di fianco, dall'ippocastano i cui rami arrivavano fino al terrazzo "Sei strano" disse la voce divertita "Grazie, lo so e ne vado molto fiero, ma perché me lo dici?" chiesi al mio interlocutore, mentre mi voltavo; vidi che era un ragazzo dai capelli bruni e gli occhi svegli, non potevo capire né la sua età né la sua altezza perché era buio e poi era rannicchiato per riuscire a stare in equilibrio sul ramo; il ragazzo rise "Perché hai fatto una richiesta a uno schiavo e poi gli hai chiesto addirittura per favore" "Cosa c'è di male a usare un po' di educazione?" chiesi io cercando di mantenere la calma "Nulla, ma normalmente l'educazione è riservata agli uomini liberi e non agli schiavi e poi nessuno di quelli che conosco se gli fosse stata appena riconosciuta la sua legittima carica starebbe da solo su un terrazzo e quadrare le stelle" disse serio "Se fossi al mio posto cosa faresti?" gli chiesi divertito "La prima cosa che farei sarebbe una cavalcata con il mio cavallo, poi andrei al mercato a comprare la migliore toga e poi darei una festa grandissima con invitati tutta la gente che conta in questa città" fu il mio turno quello di ridere "Bel programma, devo ammetterlo, ma come hai detto tu all'inizio io sono strano... Non ti sei ancora presentato o anche questa è maleducazione?" questa volta ridemmo entrambi "Io sono Riccardo e sono un allievo στοιχεῖον* del fuoco" disse orgoglioso "Un che del fuoco?" chiesi io divertito, lui in risposta incendio la sua mano destra "Sto imparando a usare il mio potere" disse irritato "Chi te lo sta insegnando?" chiesi serissimo, visto che serviva anche a me qualcuno che mi insegnasse a usare i miei elementi "All'accademia" ripose lui confuso "Dov'è l'Acc..." non potei finire la frase perché il servo era ritornato e aveva fatto cadere il bicchiere dallo spavento e aveva iniziato a urlare "Guardie, guardie stanno attentando alla vite del sire" in poco tempo sul terrazzo arrivarono una ventina di soldati che attaccarono prontamente Riccardo il quale però fu più lesto e scappò. Prima di rientrare chiesi a una guardia "Sei un στοιχεῖον?" lui mi rispose molto imbarazzato "Certo mio signore sono un στοιχεῖον di fuoco" "Perfetto" dicendo questo rientrai in casa e mi feci guidare dal mio naso fino alle cucine. Dopo qualche tempo Giacomo rientro con i miei amici e i corak, quando li sentii entrare uscii dalla cucina e sentii esclamare da qualcuno "Pancia mia fatti capanna, se hai cucinato tu dovevi avvertirci che saremmo stati a digiuno per tutto il giorno" ridemmo tutti, mentre ridevo il mio corak mi venne in contro e nella mia mente vidi in un lampo la mia figura con la toga imbrattata di polvere e farina mentre rideva, ero decisamente uno strano re, " Per la verità io non ho fatto nulla, ogni volta che cercavo di fare qualcosa il cuoco si disperava perché pensava che lo volessi licenziare" tutti ridemmo di nuovo, avevamo bisogno di ridere dopo tutto quello che era successo, uno schiavo ci fece strada verso la sala da pranzo e ci fece accomodare sui triclini* e accompagnò i corak più grandi nel giardino sul retro. Durante la cena chiacchierammo molto tranquillamente grazie anche al vino che veniva servito che io, da buon astemio rifiutai, mi venne confermato dai loro racconti che erano stati trattati bene e che Giacomo li aveva informati della situazione. Ormai si era fatta quasi mezzanotte quando l'ultimo vassoio fu portato via da uno schiavo, ero decisamente pieno e per fortuna che avevo chiesto una cena leggere, se quella che avevamo appena mangiato era una cena leggere iniziavo a temere per quelle pesanti. Decisi che era ora di andare a letto quando Giulia iniziò a parlare di cavalli, per cui mi alzai e augurai a tutti buona notte e mi fermai a baciare Sofia, prima di dirigermi in camera mia; mi accorsi solo sulle scale che Giacomo mi aveva seguito "Hai bisogno di qualcosa?" gli chiesi con voce stanca "Dobbiamo decidere le mosse per il tuo futuro" mi disse con voce incerta, stava per aggiungere sire, ma io lo interruppi prima "Non chiamarmi sire, non mi piace e poi mi metti in imbarazzo, inoltre sono sfinito, possiamo parlarne domani?" gli chiesi quasi supplicandolo "Sono decisioni molto importanti da prendere sarebbe meglio prenderle subito" mi disse più sicuro di se, ero esausto stavo per acconsentire quando mi venne un'idea su come riuscire ad andare a dormire "Va bene parliamo delle decisione da prendere, però prima rispondimi, Tu e Giulia state insieme, bacia bene?" gli chiesi fingendo innocenza "Buona notte James, vuoi che ti svegli domani mattina?" mi ripose rosso in viso "Molto gentile, se riesci a svegliarmi verso le 9 così abbiamo tutto il tempo di parlare del futuro" gli risposi trionfante "Notte" "Notte".

Mi prendo due righe per spiegarvi alcune parole che non penso conosciate:
Domus era una casa a due piani, molto grande e con giardino intorno; era un'abitazione per ricchi.
Massaggio romano (perdonatemi non ricordo il nome originale) consisteva in un massaggio molto violento con lo scopo di rilassare e tonificare i muscoli.
στοιχεον è il termine con cui definirò coloro che sono addestrarti al combattimento con uno degli elementi, vi sfido a indovinare la traduzione, voglio vedere cosa vi viene in mente nei commenti.
Triclino erano dei divenenti con uno dei due lati sollevato, per cui i commensali potevano sdraiarsi e mangiare e chiacchiere.

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