12. Risveglio
Sentii dei rumori deitro di me e mi voltai per vedere da chi provenissero, e vidi i miei compagni di classe che ci osservanano, non capivo perchè mi guardassero shockati, probabilmete era dovuto al fatto che avevano appena visto una sottospecie di battaglia magica e avevano partecipato alla presa di una città circondati da un'esercito di scheletri, si era compresibile il loro shock. Tornai a concentrare la mia concentrazione su Giacomo appeso a testa in giù davanti a me, con un gesto della mano lo liberai dalle liane che lo improgionavano e lui cadde come un sacco di patate a terra, appena si rialvò inizia a sentirmi molto debole e stanco "cosa è successo?" mi chiese Giacomo "non lo so di preciso credo di aver evocato questi scheletri e poi dalla città ci hanno attaccato" dicendo questo svenni.
Mi risveglia non so quanto tempo dopo in un letto in una stanza molto luminosa, mi sentivo bene anzi forse un po' affamato. Quando cercai di alzarmi mi girò la testa e questo mi fece desistere e tornai a sdraiarmi sul letto, mentre aspettavo di sentirmi un po' più in forze per provare di nuovo ad alzarmi osservai meglio la stanza. Mi trovavo molto probabilmete all'ultimo piano di una casa visto che sopra di me avevo delle travi di legno inclinate che sostenevano il tetto, il pavimento era in legno e le assi che lo formavano erano pulite e lucide, per il resto la stanza era scarna c'era una cassapanca, un bacile e dei tappeti a terra per dare più calore alla stanza. Avevo aspettato abbastanza e la luce che provenova dalla finestra mi stava accecando quindi tentai nuovamente di alzarmi, però questa volta più lentamente; quando mi ritrovai seduto, fui contento di ciò, spinto da questo successo tentai, molto lentamente, di alzarmi. Una volta in piedi, non fidandomi delle mie gambe, rimasi alcuni minuti appoggiato alla spalliera ricamata del letto, quando sentii che le mie gambe potevano reggere il mio peso mi staccai dalla spalliera e mi avvia verso la finestra per vedere fuori. Arrivato alla finestra mi affaccia e guardai fuori, era passata probabilmete qualche ora dall'alba e la città fermeva già di movimento, lungo le strade vedevo i carretti del mercato muoversi e i cittadini recarsi al lavoro, inoltre notai di essere probabilmente al 2 piano di una villa. Mentre osservavo la città al lavoro sentii la porta aprirsi e sussultai, appena ripreso dal piccolo spavento mi voltai per vedere chi fosse entrato e vidi una minuta ragazza che a sua volta, appena ebbe notato che il letto era vuoto, sussultò e con squardo febbrile scandagliò la stanza in cerca di qualcosa, molto probabilmete di me. Appena mi vide fece cadere il vassoio che stava portando e corse immediatamente fuori dalla porta, non feci in tempo a dire "No aspetta..." che fui interrotto dal rumore di una serratura che scattava e di passi che scendevano delle scale un po' scricchiolanti. Mi avvicinai al vassoio di legno che la ragazza aveva fatto cadere e lo sollevai, era probabilmete la mia colazione visto che sul vassoio c'era un paio di fette di pane appena sfornato e della frutta, visto la fame che avevo, mangia tutto senza fare storie, anche se non amavo molto la frutta al mattino. Mi accorsi solo allora che il mio corak non era con me.
Dopo circa una trentina di minuti, che passai a camminare per la stanza in ansia per il mio corak, la porta si aprì lasciando entrare un gruppo di persone, dopo un rapido conteggio potei constatare che erano 10, fra cui riconobbi Giacomo che prontamente mi fece un profondo inchino; cosa che mi lascio molto perplesso, comunque dalla sua espressione capii che non era il momento giusto per chiederglielo, mi concentrai sugli altri: due erano sicuramente delle guardie perché vestivano con armature e nella mano avevano una lancia, c'era un terzo uomo vestito con l'armatura, probabilmente era un'ufficiale visto il mantello porpora e gli altri 6 personaggi erano sicuramente dei senatori visto l'età avanzata e la toga bordata di porpora e oro. Concentrai la mia attenzione sui senatori, tutti erano calvi tranne uno; l'unico che aveva i capelli piegò testa in segno di saluto e rispetto quando incrociò il mio sguardo.
"Sire le presento i rappresentanti di questa città in ordine di anzianità sono Marco Decimo, Aurelio Marco, Giulio Catone, Marco Bruto, Settimo Prando e Svetonio Crasso" disse indicandomi i senatori mano a mano che li nominava, il senatore che mi aveva salutato era Marco Bruto che solo per il sorriso che aveva mi era già molto simpatico. Dopo averli presentati si avvicinò a me e quando fu abbastanza vicino mi fece un'altro inchino e si posizionò al mio fianco, pensai "Ma si è drogato? Sire a chi? Il massimo di formalità che abbiamo avuto è quando ci diamo del Lei per prenderci in giro a vicenda" lo osservai con un'espressione abbastanza strana, fra lo sconvolto e il divertito, ma dalla sua faccia capii che la questione era serie, terribilmente seria. Cercando di essere serio a mia volta li salutai "Salute a voi onorevoli senatori " ringrazia mentalmente tutti gli autori degli innumerevoli romanzi storici sui romani che mi avevano insegnato come relazionarmi con i senatori "Io sono James..." fui interrotto da Marco Decimo "sappiamo tutti chi è lei, ma ci domandavamo perché ci ha attaccato" la sua interruzione gli fece guadagnare un'occhiata decisamente ostile da parte di Giacomo è molto occhiate shoccate da parte di tutti gli altri comprese le guardie che fino a quel momento erano rimaste impassibili. C'era qualcosa che mi sfuggiva in tutta questa faccenda, per un'istante desiderai chiedere a Giacomo spiegazioni, ma immaginai che se avesse potuto fornirmele le avrei già sapute, quindi mi feci forza e gli risposi sinceramente "Sono più confuso di lei senatore, mi aspettavo di essere accolto in questa bellissima città, ma evidentemente mi sbagliavo visto che quando sono arrivato sotto queste mura sono stato attaccato ingiustamente". Il senatore tentò di rispondere, ma venne interrotto dall'ufficiale le che era presente "Mi dispiace terribilmente per quando sia successo sire" disse con tono mortificato "Non piagnucolanti addosso Antonio, hai fatto il tuo dovere nel proteggere la città da un'invasore anche se non sei riuscito ad adempiere completamente al tuo dovere" disse collerico il senatore Decimo. C'era qualcosa che non capivo "Senatori facciamo un passo indietro, siamo partiti con il piede sbagliato voi, mi accusate di avervi attaccato perché sono entrato in città alla testa di un'esercito, ma vedetela dal mio punto di vista; questa doveva essere un porto sicuro per me, ma quando sono arrivato mi avete attaccato, Giacomo che mi precedeva non si vedeva e io avevo l'obbligo di proteggere i miei amici, dovete tenere conto che i miei soldati non hanno ucciso una sola persona e in fin dei conti quello che ha subito più danno è stato Giacomo che ha dovuto battersi con me " dissi con tono pacato, mi rispose il senatore Decimo che sembrava essersi calmato " Apprezziamo che non abbia ucciso nessuno, ma mi perdoni se non ci fidiamo di un ragazzo che si presenta alle nostre porte con un'esercito di scheletri e come corak un serpente" concluse con un sorriso di vittoria malcelata. Mi preparavo a ribattere quando intervenne Giacomo in mio soccorso "Senatori ne abbiamo già parlato, non era sua intenzione quale di presentarsi alla testa di un'esercito, ma non ha ancora imparato a controllare e usare i suoi poteri per cui non potete incolparlo di nulla, inoltre molti della sua dinastia avevano come corak un serpente" disse un un'accenno di collera nella voce "Guardiano dobbiamo ricordarti gli epiteti con cui sono ricordati? Ad esempio abbiamo uno Spietato, Sanguinario, Macabro, Torturatore, Assassino e come poterci scordare di suo nonno, Il Pazzo?" rispose con tono canzonatorio il senatore Decimo; il viso di Giacomo era contratto dalla collera e stava per ribattere quando il senatore Giulio Catone intervenne "Non essere così bieco Marco, sai benissimo che avere un serpente come corak non significa obbligatoriamente un crakes malvagio, comunque ormai abbiamo sentito tutto quello che c'era da sentire torniamo nella Curia a decidere" mentre stavano uscendo io chiesi preoccupato "Se mi è permesso decidere su cosa?" "Dobbiamo decidere se riconoscerti come nostro re" diss un senatore di cui non ricordo il nome. Quando furono usciti mi rivolsi a Giacomo "Cosa ci può succedere se non mi riconoscono come loro re?" "Nel migliore dei casi vieni ucciso nel foro, nel peggiore delle ipotesi vieni mandato in dono a Shown" mi rispose lui serio "amo quando la migliore delle ipotesi è la morte" dissi ironico io, stava per ribattere però all'ultimo chiuse la bocca. La tensione era alta perciò tentai di sdrammatizzare "Comunque sire lo vai a dire a qualcun altro" quando vidi un sorriso comparire sul viso di Giacomo capii di aver avuto successo.
Perdonatemi ma non sono bravissimo nei dialoghi se qualcuno ha dei consigli gli accetto volentieri.
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