49 - Gigliola e 50 (prima parte) - Giorgio
Capitolo 49
Lunedì 1, Gigliola's pov
Giorgio mi fulmina con lo sguardo.
- Guai a te se rispondi un'altra volte alle mie telefonate, hai capito?
- Scusa... pensavo di farti un favore, ti stavi facendo la doccia....
- Non devi farmi favori, da te non li accetto.
- Però hai accettato di rimanere a dormire qui a casa mia.... - dico, scocciata.
- Solo perché non ho altra scelta.
- Non pensavo di farti salire così tanto il nervoso.... - dico, accarezzandogli una guancia.
È un gesto azzardato e ancora prima di iniziare mi aspetto che mi prenda la mano e che me la sposti, ancora più arrabbiato di quanto non lo sia già, invece mi sorprende, ancora una volta. Si va a sedere in camera sua e si prende la testa fra le mani. Entro anch'io e mi siedo di fianco a lui. Lascio che sia lui il primo a riprendere a parlare.
- Forse ho sbagliato ad urlare - dice dopo qualche minuto che mi sembra interminabile - scusami, sono un po' nervoso...
- È successo qualcosa? - lo guardo, leggermente preoccupata.
- Ieri sera mi ha telefonato mia madre.
- E quindi?
- Mi ha chiesto per quanto tempo ho ancora intenzione di rimanere qui a Milano... Lei non sa niente della storia di Michele...
- Non gliel'hai detto?
- No, tanto Marianna l'ha sì e no sentita nominare qualche volta...
Mi spunta un sorriso. Anche se sta con Licia adesso so per certo che Marianna non la ricambia.
- Quindi non sa neanche che dormi da me?
- No, le ho detto che dormo da Nico e che ho intenzione di ritornare qui a Milano con l'università.
- Quindi anche di Licia non sa niente?
- No... Ma questo non vuol dire che non sia importante... Licia adesso è il mio tutto... In realtà sono rimasto qui non solo per aspettare che Michele torni ma anche perché vorrei staccarmi un po' da mia madre, mi sta troppo addosso.
In questo momento invidio sua madre. Anch'io vorrei stargli addosso, anche se in un altro senso.... Riprendo ad accarezzarlo sulla guancia, mentre me lo mangio con gli occhi. Lui non sta muovendo un dito per spostare la mia mano e io mi sento invasa da una strana felicità.
- Ma tu le hai fatto capire che ti senti soffocato da lei?
- No... ne ha passate tante e non si merita la mia irriconoscenza.
- Beh, siamo grandi, Giorgio, è tempo di pensare un po' di più a noi stessi...
- Sì, ma senza passare per gli egoisti di turno però - risponde, alzandosi in piedi.
- Tu non passi di certo per egoista - gli dico, sorridendo, avvicinandomi - tu sei una persona meravigliosa e tua madre sicuramente lo sa meglio di te... forse ti sta addosso perché ti vorrebbe diverso... forse ti vorrebbe felice...
Mi sorride e adesso è lui a farmi una carezza sulla guancia.
- Come fai a essere amica di Marianna? - mi chiede.
La sua domanda mi stupisce e non poco.
- Perché dici?
- Ti comporti come lei, tenti di provarci a tutti i costi con me, mi accarezzi sperando che io ricambi con un bacio... però non ti vedo capace della sua stessa cattiveria...
Arrossisco. Ha capito tutto di me in questi pochi giorni di convivenza. Anche un cieco comunque se ne sarebbe accorto. Giorgio mi piace, mi piace troppo. Darei l'anima per averlo accanto tutta la vita, ma non sono io quella che ha scelto ed è troppo legato a Licia per staccarsi e scegliere me.
- Ti sbagli, so essere molto cattiva anch'io - gli confesso.
- Per quanto tu possa essere stata cattiva, non lo sarai mai stata tanto quanto me.
La sua risposta mi confonde e lo guardo intensamente, chiedendomi cosa possa mai avere fatto di tanto cattivo uno così buono come lui. Forse a questo punto dovrei dire uno così apparentemente buono come lui.
- L'ho detto solo a Licia - afferma, guardando per terra - è un peso difficile da portare da solo e in questi anni sono inspiegabilmente sopravvissuto al rimorso. Non chiedermi cos'ho fatto perché mi sbatteresti fuori da casa tua in cinque minuti. Non so neanche perché te ne sto parlando...
- Mi devo preoccupare? - gli chiedo, cercando di incrociare il suo sguardo.
In quel momento, gli squilla di nuovo il cellulare. Risponde subito.
- Stai calma, arrivo subito. Dammi dieci minuti e ti raggiungo in piazza.
Riattacca.
- Magari ne riparliamo un'altra volta - dice - ora devo andare.
- Devi andare da lei? - gli chiedo, delusa.
- Sì, era parecchio agitata, avrà parlato con sua sorella... spero che stavolta Marianna non c'entri....
- Marianna? Non capisco.... Che c'entra Marianna con la sorella di Licia..?
- Marianna ha fatto del male alla sorella di Licia, ma non so come e non so cosa le abbia fatto, ma dev'essere parecchio serio...
Lo vedo preoccupato e mi chiedo se si tratti di quel lavoro ai danni di Licia di cui Marianna mi parlava sabato. Quella stronza non ha voluto rendermi partecipe dei suoi piani? Perfetto, in questo momento screditare Marianna agli occhi di Giorgio è l'unico modo che ho per evitare che lui possa avere anche solo voglia di scambiare una parola con lei. Non lo faccio per Licia, sia chiaro, lo faccio esclusivamente per lui.
- Marianna sta tramando qualcosa contro Licia... - gli dico, attirando il suo sguardo scioccato su di me - lo fa solo per cercare di averti. Marianna è ossessionata da te e qualsiasi persona si metta tra te e lei, è spacciata.
- Sei sicura di quello che mi stai dicendo? - mi chiede.
- Sono sicurissima. Sabato pomeriggio l'ho chiamata per sentire come stava e mi ha liquidato dicendo che stava tramando qualcosa contro Licia... Anzi, ha parlato di un lavoro a cui sta già lavorando da tempo...
- Un lavoro?
- Sì, un piano, insomma... Marianna sa tramare molto bene contro le persone. Al liceo era una vera esperta.
- E con suo fratello che rapporto ha?
- Un rapporto di grande intesa, direi... D'altronde, Michele è una sua creazione, è lei che l'ha reso quel figo che è diventato.... Non era mica così da bambino, anzi era ben diverso....
- E con la sorella invece?
- Con Marta? Marta e Marianna si odiano, non si possono vedere. Marta ha sempre stravisto per Michele, ma da due anni a questa parte, no, si è allontanata anche da lui.
- Perché, cos'è successo due anni fa?
- Marianna si era presa una cotta per un tipo di Riccione, ma lui non ha voluto andare a letto con lei. E lei non l'ha presa bene. Un giorno mi disse che la doveva pagare cara. Non so come sia andata a finire.
- Ti ricordi come si chiamava quel tipo?
- Aveva un nome particolare... era molto figo in effetti, mi aveva fatto vedere una foto... Ah, sì, ma certo, si chiamava Alvaro!
Lo vedo sbiancare di colpo.
- Alvaro...? Hai detto Alvaro? E cazzo, certo! Se l'è presa con la sorella di Alvaro perché lui non c'è stato!
- Aspetta un attimo... scusa... tu conosci Alvaro di Riccione?
- Certo, è un mio amico, anzi era un mio amico... comunque è quello che mi ha chiamato prima al telefono... ci hai anche parlato!
- Lui era Alvaro? - sbianco anch'io - ma se mi ha detto che Marianna non la conosce!
- Avete parlato di Marianna?? Ti ha chiesto di Licia?
- No... non lo so... no, ora non mi ricordo, sto cercando di orientarmi in tutto questo assurdo casino!
- Lui è quello che è andato a letto con Licia.
- Lo stesso Alvaro di Marianna???
- Già.
- Merda, ma che casino è? - mi siedo sul letto.
- Gigliola... tu mi devi fare un favore.. anzi io da te non ne voglio... lo devi fare a Licia questo favore...
- Dimmi prima cosa devo fare.
- Devi farti dire da Marianna cosa sta tramando contro la sorella di Licia e la devi registrare. Sei l'unica con cui potrebbe confidarsi apertamente.
- Io a Licia di favori non ne faccio, al massimo lo faccio per te, ma non faccio niente gratuitamente.
- È brutto da dire, ma quanto vuoi?
- Non voglio soldi, voglio solo una cosa. E la voglio da te.
- Dimmi.
- Se vuoi che faccia quella registrazione, devi venire a letto con me.
- Cosa? Ma sei impazzita? Io sto con Licia, non potrei mai tradirla così.
- È il mio prezzo.
- Non possiamo arrangiarci con dei soldi?
- No. O questo o niente.
- Quindi tu per una registrazione ti svendi al primo che capita?
- Non sei il primo che capita. Sei Giorgio.
- Quindi la registrazione in cambio di una notte?
- Lo decido io quante notti saranno. E non saranno poche... Prendere o lasciare....
- Ci devo pensare.
- La posta in gioco è molto alta per te mi sembra di capire, no? E tu ora come ora faresti di tutto per aiutare Licia, giusto? Sappi che quel tutto potrei essere io....
Esco dalla sua stanza con un sorriso malizioso stampato in volto. Potrebbe essere la volta buona per fregarle entrambe in un colpo solo.
*****
Capitolo 50 (prima parte)
Lunedì 1, Giorgio's pov
Il modo di fare di Gigliola mi sta soffocando. Mi sta troppo addosso. Sento perfino il suo fiato sul collo ogni volta che si avvicina per chiedermi una cosa. Mi sembra di essere il suo ossigeno, come se avesse vissuto per anni senza. Non so per quale motivo le piaccio tanto, non so perché attiro tutte queste subdole come lei e Marianna e invece una come Licia me la sono dovuto sudare quattro anni. La verità è che non ho le palle per respingerla, per dirle che se ne vada a quel paese, lei e i suoi modi da gatta morta che ti vuole solo fregare, e forse un modo per fregarmi l'ha trovato. Ma se c'è una cosa che so è che non mi lascerò fregare da lei. Licia vale troppo e non si merita di stare con uno stronzo che la tradisce alla prima occasione con la scusa di aiutare sua sorella. Non so cosa mi abbia preso prima, non so perché le abbia permesso di accarezzare ripetutamente la mia guancia invece di spostarle la mano e di dirle di stare al suo posto. O forse lo so. Ero incazzato e quando sono incazzato l'unica cosa che mi calma è una carezza.
Ricordo la sua mano calda sulla mia guancia, raccoglieva le mie lacrime, si scontrava con il terrore dei miei occhi, mentre io mi stavo ancora chiedendo perché non avessi trovato nessuno a cui chiedere aiuto durante la mia folle corsa. Ricordo che mi prese per mano, facendomi alzare dal nascondiglio in cui mi ero rifugiato e mi abbracciò, stringendomi forte. Ricordo invece la sua mano gelida sul mio corpo, quella stessa sera, mentre mi picchiava, perché avevo rovinato la sua reputazione, perché ero un figlio di cui ci si potesse solo vergognare. Ricordo la mano calda di lei e la mano fredda di lui: una donna che non mi stancherò mai di ringraziare per esserci stata sempre e un uomo che non riuscirò mai a perdonare per avermi lasciato nel momento in cui avevo più bisogno di lui.
Arrivo alla fermata dell'autobus e mi siedo su una delle panchine. Mi metto le mani in tasca e mi guardo la punta delle scarpe. Quando sono nervoso non vorrei vedere nessuno, quando sono nervoso i miei incubi si impadroniscono di nuovo di me e comincio a sudare freddo.
Mi sembra che non ci sia una via di soluzione, mi sembra di essere in una stanza in cui tutte le porte sono bloccate, io spingo e non riesco a uscire. Per quanta forza ci metta, le porte non si aprono. Mi sembra di essere di nuovo solo. Il medico dice che sono attacchi di panico, dice che vengono alle persone che hanno voluto essere forti per troppo tempo e che a un certo punto cedono. Io non lo so che cazzo mi prenda in quei momenti, in quei 10-15 minuti in cui mi sembra di dover morire, in cui il mio cuore va a mille e in cui il mio cervello non ragiona più. Licia non sa niente, per fortuna in sua presenza non mi è mai successo. Li odio, questi momenti, perché non li posso prevedere e perché sono totalmente involontari. Devo solo aspettare che passino.
Quando l'autobus arriva, salgo e mi siedo in fondo. Sollevo il cappuccio della mia felpa e faccio partire la mia playlist preferita. Vorrei non dover pensare a niente, per una volta, vorrei essere libero di non pensare a niente. Di colpo mi attraversa un pensiero, rapido, come se fosse una scheggia incontrollata. E se mi trovassi davvero costretto a dover accettare la proposta di Gigliola o, per meglio dire, il suo ricatto solo per aiutare Licia? Il problema è che se davvero Marianna sta tramando qualcosa, l'unica che potrebbe venire a sapere la verità è Gigliola, la sua grande amica ed ex compagna di classe del liceo. Ma quanto mi sentirei schifoso a dover ingoiare, di nascosto, l'amaro boccone del suo sporco ricatto? Mi sentirei uno schifo nei confronti di Licia. L'ho tanto desiderata, l'ho tanto amata, anche inconsapevolmente, e poi dopo neanche una settimana dalle nostre reciproche dichiarazioni la tradirei, solo per aiutarla a capirci qualcosa con sua sorella. No, cazzo, l'amore lo voglio fare solo con Licia e con nessun altra. Non mi interessa se Gigliola ci sa fare o meno a letto più di lei. Io non voglio una che ci sappia fare, voglio una che mi ami, voglio una con cui fare davvero l'amore, che poi il resto viene da sé quando ci si ama davvero.
Però Licia ha bisogno di quelle prove.
Forse potrei accontentare Gigliola solo per una notte, potrei fare l'amore con lei pensando a Licia.
Mentre penso a cosa sia davvero più giusto fare, per quanto possa esistere una cosa giusta in questa faccenda, mi arriva un messaggio proprio da Licia.
< Sono già in piazza, ti aspetto >
< Fra dieci minuti sono da te >
< Ok >
Rimetto il cellulare in tasca. Quando arrivo in piazza, ci metto come minimo altri cinque minuti a individuare Licia, poi finalmente la riconosco. Mi avvicino, le cuffiette ancora nelle orecchie.
- Ho fatto il prima possibile - le dico.
Appoggia una mano sul mio cappuccio e me lo abbassa.
- Che ascolti di bello? - mi chiede, infilandosi uno dei miei auricolari nell'orecchio.
- "One Day" di Asaf Avidan... - le rispondo.
Non la conosce mai nessuno, a lei invece iniziano a brillare gli occhi non appena le nomino il titolo.
- La conosci? - le chiedo, sorpreso.
- È la mia canzone preferita... se mi dici che è anche la tua, ti sposo - commenta, mordendosi un labbro, in attesa della mia risposta.
- Non è la mia preferita, ma la ascolto spesso. Mi piace molto. Però, tu mi puoi sposare lo stesso se vuoi...
- Certo che ti sposo, Giorgio Pastelli! E chi ti molla più? - mi dice, tirandomi una pacca sulla spalla.
Mi sento una merda. Lei pensa già a sposarmi mentre io per un attimo ho pensato di accettare lo sporco ricatto di Gigliola. Si toglie l'auricolare, ma glielo rimetto.
- Guai a te, c'è il ritornello, è la parte più interessante dell'intera canzone... - le dico e ancora una volta i suoi occhi riescono a strapparmi un sorriso.
- Io in realtà preferisco l'inizio - mi prende il cellulare di tasca e fa ripartire la canzone, poi inizia a cantare - One day baby, we'll be old oh baby, we'll be old and think of all the stories that we could have told... Oh, ma perché non canti? Mi fai fare la figura della cretina che canta a squarciagola in mezzo alla piazza!
- Aspettavo che finissi per poterti baciare - le dico, ridendo, avvicinandomi alle sue labbra.
Appoggio la mia mano calda sulla sua guancia, lei la prende e poi mi abbraccia. La stringo forte, probabilmente ne ha bisogno. Le accarezzo i capelli e quando mi guarda di nuovo ha gli occhi lucidi.
- Scusami, sono un po' giù di morale oggi... per questo ti ho chiamato... perché tu sai sempre come tranquillizzarmi...
- Vieni con me - le dico, prendendola per mano.
- Ma dove mi porti? - mi chiede, sorpresa.
Inizio a correre a perdifiato. Voglio trovare una via un po' imbucata, voglio appoggiarmi al muro di un edificio, riprendere fiato e guardarla mentre sicuramente tratterrà a stento il sorriso che mi ha fatto innamorare di lei, desiderosa di scoprire il perché di quella corsa improvvisa. Voglio fissarla mentre le mie labbra si avvicineranno alle sue, mentre farà lo stesso con le mie, mentre le stuzzicherà, appoggiandosi e ritraendosi come fa quando vuole che sia io a prendere l'iniziativa. Non vedo l'ora di sentire di nuovo il suo respiro confondersi al mio, mentre i nostri sguardi s'intrecciano a passo di danza.
- Giorgio! - urla - ma dove corri?
Giorgio, cazzo, torna qui, Giorgio, ma dove corri? Giorgio, ma dove corri? Giorgio, ma dove corri?????? L'hai ucciso, Giorgio.... Ma dove corri? In un attimo i brutti pensieri si impadroniscono di nuovo di me, mi scuotono, potenti, ben radicati, soffocandomi. Lei non sa quanto male mi fa ancora quella domanda. Nessuno me l'aveva mai più fatta da allora. Mi devo fermare. Mi appoggio al muro di un edificio, ma ora sono i pensieri negativi ad avere la meglio.
- Ehi - mi dice - che ti prende?
- Niente... - non la voglio preoccupare.
- Perché ti sei fermato?
- Scusami, oggi non sono in me - m'invento, in realtà sono solo dannatamente in preda ai sensi di colpa che mi tormentano da quel giorno.
- Cos'hai?
- Sono nervoso... Non mi calma niente... Trentamila pensieri, che mi trafiggono come schegge appuntite...
- Lo sai che se hai bisogno di parlare, per te ci sono sempre, vero?
- Lo so, ma so anche che certi ricordi, certe sensazioni, certe frasi mi perseguiteranno a vita.
- E io sarò al tuo fianco per aiutarti a spazzarli via. Giorgio, quando ti guardo io vedo te e non l'assassino che sei stato per un assurdo istante. Non si può giudicare una persona in base a un nanosecondo sbagliato della sua vita. Non si può neppure giudicarla, per la verità. Ma io ti voglio giudicare in proporzione al bene che mi stai facendo. Per questo ti dico che non intendo rinunciare a te per colpa dei demoni che ti perseguitano da una vita, per questo ti dico che ti aiuterò a sconfiggerli perché un peso in due si porta meglio, per questo ti dico che per quanto ti vedrò soffrire non rinuncerò a te, perché la mia anima gemella sei tu e se dovessimo mai un giorno separarci io non potrò mai più amare nessun altro con la stessa intensità con cui amo te.
La guardo e non riesco più a trattenere le lacrime. Lei mi abbraccia e io la stringo forte a me, mentre mi sussurra con voce tenera che mi ama. A quel punto, col cuore in gola, mi stacco da quell'abbraccio rigeneratore e mi accosto delicatamente alle sue labbra. Mi sento di nuovo vivo, mi sento quasi più leggero come se il peso che mi porto dentro perdesse consistenza a ogni nostro respiro condiviso insieme.
Desiderarla è stato un sogno, ma poterla amare sarà un privilegio. Ogni centimetro della mia anima sarà legato indissolubilmente alla sua.
- Ti amo perché mi hai fatto ritrovare quel pezzetto di cielo che ho perso - le dico, sorridendo - lo sai che te ne sarò per sempre grato, vero?
Mi sorride.
- Ti amo anche per il tuo sorriso! Anzi, sono pazzo del tuo sorriso, pazzo dei tuoi occhi, pazzo della tua voce, pazzo delle tue labbra, pazzo del tuo carattere... Io sono pazzo di te, Licia Tricciani!
- E io di te, Giorgio Pastelli!
- Chiudi gli occhi - le dico.
- Che vuoi fare? - ride.
- Prestami il tuo foulard.
- Che vuoi fare? - ripete, ridendo.
- Fidati, cazzo - brontolo, ridendo anch'io.
- Va bene, mi fido - acconsente.
Le lego il foulard sugli occhi e me la carico sulla schiena.
- Tieniti stretta, eh?
- Dai, ma fammi scendere, mi sento ridicola, così...
- Dai, la definizione più corretta è 'pazza' non ridicola...
- Appunto, che vuoi fare?
- Sei pronta a urlarmi "TI AMO" a tutta piazza Duomo?
- Ma che cavolata!
- Licia, tu sei la mia scheggia di felicità e voglio che lo sappiano tutti.
Inizio a correre come un matto, di nuovo. Stavolta non sento alle mie spalle 'Giorgio, ma dove corri?' ma solo 'Giorgio, io ti amo' e sono felice. Come non lo ero da tempo.
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