40 - Triccia
Lunedì 24, Triccia's pov
Mi sveglio sempre alle 6,30 per andare a scuola perché sono così lenta a prepararmi che come minimo ci metto un'ora. In realtà perdo mezz'ora davanti all'armadio aperto, lo contemplo, diciamo, perché non so mai come vestirmi. Poi mi metto sempre il primo paio di jeans che trovo e la felpa stropicciata sulla scrivania, mi passo un filo di eye-liner sugli occhi, indosso le mie vans nere, prendo lo zaino e scendo in cucina. Stamattina non ho voglia di alzarmi dal letto. Per niente. Ho pianto tutta notte e adesso mi bruciano gli occhi in un modo pazzesco. Licia non mi ha creduto o meglio prima l'aveva fatto poi le è bastato sentire una versione diversa dalla mia per cambiare subito idea. Non la capisco più, ma quello che mi ha dato più fastidio è stato ignorarmi mentre piangevo dopo averle urlato in faccia il mio dolore. Mi ha fatto sentire uno schifo, un essere insignificante a cui non vale la pena credere. Ho lottato contro le mie paure per confidarle tutto e poi lei mi abbandona così, senza un perché. Sono di nuovo sola. Oggi sarà il primo giorno senza Michele a scuola. Non so se lo troveranno o se lui stesso deciderà di tornare dalla realtà da cui è scappato. Il fatto di non vederlo più e di non subire momentaneamente le sue torture mi rende quasi felice se non fosse che adesso ho ancora più paura di prima perché temo sua sorella. Se è davvero come dice Licia ossia che è tutta colpa di questa Marianna, io sono nella merda. Perché farà di tutto per convincere Licia che io sono una facile e per metterla contro di me. Farà di tutto perché sicuramente non vuole che salti fuori che è stata lei a obbligare Michele a farmi quelle cose. Ci scometterei un milione di euro, se lo avessi. Mentre penso a tutto questo, mi alzo dal letto e mi convinco che devo reagire, che devo lottare, che devo tirare fuori le palle perché ho già pianto abbastanza. Apro l'armadio per cercare un paio di jeans e proprio in quel momento entra Licia. Mi stupisce che mi venga a cercare dopo quello che è successo ieri sera.
- Sono una sorella maggiore di merda - mi dice, spiazzandomi - hai tutte le ragioni di questo mondo per odiarmi, perché mi sono comportata come una stupida. Non so perché l'ho fatto, non so perché sono riuscita ancora una volta a farmi influenzare da quella carogna di Marianna. Forse perché non potevo credere che tu potessi veramente esserti fatta riprendere mentre ti spogliavi, ma quello che dovevo capire è che tu eri la vittima di tutto questo e non l'ho capito. Ed è grave che non l'abbia capito. Hai affrontato tutto il tuo dolore da sola, hai lottato contro le tue paure perché inizialmente mi hai detto che non volevi dirmi niente, non hai avuto il coraggio di raccontarmi tu per prima di quel video e di tutti quelli che ti ha obbligato a fare perché probabilmente non ti fidavi di me e hai fatto bene a non fidarti perché io non meritavo la tua fiducia. Perché sono e continuo a essere influenzata da quello che dice quella carogna di Marianna. Perché a 23 anni non riesco ancora a ragionare con la mia testa, a capire da sola che se mia sorella sta male, cazzo, io devo essere un punto di riferimento per lei, devo farle sentire che ci sono finché non si sentirà pronta per dirmi quello che deve dirmi. Invece non ho fatto niente di tutto questo. Quando sei diventata adolescente ho avuto paura di te, dell'adolescente ribelle che avresti potuto diventare e mi sono fatta da parte. La mia piccola pulce stava crescendo e io ho pensato che non avrebbe avuto più bisogno di me, dei miei abbracci, delle mie coccole, delle chiacchierate davanti a una tazza di cioccolata calda alle tre di notte per un brutto voto alle elementari che non la faceva dormire. L'anno prossimo compi 16 anni e, nonostante i nostri genitori pensino che tu sia una bambina, so che non lo sei più. So che dentro di te c'è un guerriero che sta lottando per affermarsi in un mondo che ha fatto di tutto per schiacciarlo. Ma tu hai le palle per affrontare tutti e so che non ti lascerai scalfire da altre schegge.
Rimango in silenzio a guardarla mentre mi dice tutte queste cose insieme. Vorrei non sentire di nuovo le lacrime scendere involontariamente sulle mie guance, ma non posso farci niente. Vorrei urlarle in faccia quanto la odio per non avermi creduto, per pensare di salvarsi con il discorsetto strappalacrime, ma non ci riesco. Vorrei dirle quanto sono stata male perché pensavo che da un giorno all'altro mi avesse escluso dalla sua vita, perché mi avesse lasciato completamente sola ad affrontare l'adolescenza, perché questa nuova 'me' la spaventasse tanto. Vorrei dirle quanto avrei voluto un abbraccio o una coccola in certi momenti, quanto avrei voluto un consiglio su cosa fare, quanto avrei voluto raccontarle del mio primo bacio e della mia prima volta, quanto avrei voluto bere ancora una cioccolata calda alle tre di notte anche senza un brutto voto di mezzo. Vorrei dirle quanto io l'abbia sempre stimata, quanto fosse il mio idolo da bambina e dirle anche quante volte mi sono chiesta cosa avessi fatto di male per non meritare più uno dei suoi abbracci. Ma non ho le palle per dirglielo. E alla fine non le dico niente. Neanche una parola. Lei vede le mie lacrime e non ha il coraggio di avvicinarsi. Ha paura che sia troppo arrabbiata con lei per risponderle. Non ho risposto e l'ho delusa almeno tanto quanto lei ha deluso me non credendomi. Ma non l'ho fatto apposta, come probabilmente non l'ha fatto apposta lei. Non voglio fare io il primo passo, perché non me la sento. Ma se lei si avvicina e mi abbraccia mi aggrapperò a lei con tutta la forza che ho in corpo. Ma non fa niente, rimane lì dov'è. E io rimango dove sono. Sembriamo due estranee, non due sorelle. Io non voglio finire così, non voglio. Vorrei farle capire che dentro di me c'è ancora la bambina che sono stata, da una qualche parte c'è.
- Ci verresti a pranzo con me oggi?
Non me l'aspettavo proprio una domanda del genere. Che faccio? Ci vado? Me lo chiedo mentalmente mentre le rispondo con un altro silenzio.
- Va beh, non importa - mi dice, cercando di mostrarsi indifferente al mio silenzio.
Esce dalla stanza e mi lascia con un grande vuoto dentro. È la seconda volta che ignora le mie lacrime. Cerco di non pensarci mentre scelgo i jeans e la felpa, mentre mi pettino, mentre sclero perché la riga dell'eye-liner assomiglia di più a un serpente piuttosto che a uno spaghetto, mentre mi infilo le vans e faccio lo zaino, mentre scendo in cucina e dico che non mangio a mia madre perché ho un compito alla prima ora e sono già abbastanza stressata quando in realtà il compito non ce l'ho ed è solo una scusa per non dirle che io e Licia non saremo mai più le stesse, che il nostro rapporto si è raffreddato, che io mi sento già in colpa per averle risposto con uno dei miei silenzi e che lei si sente una sorella di merda perché non mi ha creduto. Cerco di non pensarci anche quando arrivo a scuola e scopro di avere dei compagni di classe ancora più stronzi di quello che credevo. All'intervallo, mi chiudo in bagno e mi siedo per terra. Tutto pur di non sentire i loro commenti al veleno sul fatto che Michele sia scappato per colpa mia. In questo momento vorrei solo essere a casa, in camera mia, e stringere forte il mio cuscino, dirgli che ho paura, dirgli che il mondo mi fa paura e sentirmi rassicurata. Preferisco un oggetto inanimato agli abbracci che un tempo mi dava Licia.
*****
Esco da scuola all'una e mezza e fuori ad aspettarmi c'è mia sorella. Non so esattamente perché sia venuta, ma è lì, in piedi, davanti al cancello. Non è mai venuta a prendermi a scuola, mai. Neanche mamma. Mi sono sempre arrangiata con l'autobus.
- È successo qualcosa? - le chiedo, avvicinandomi.
- Lo so, è la prima volta che vengo a prenderti a scuola... ma... vorrei che parlassimo ancora noi due... Stamattina non mi hai risposto e ci sta, perché io ho fatto un errore gigantesco a non crederti dopo averti detto di essere dalla tua parte, ma se lasciassi correre, farei un altro errore...
- Se mi dici che sei dalla mia parte, devi rimanerci.... se mi dici che mi credi, mi credi.... se non lo fai, sei un'immatura, cazzo - le urlo in faccia.
- Hai ragione, sono un'immatura - esclama - devo crescere, si è capito.
- Tu mi hai delusa, tu mi hai maledettamente delusa! Pensavi di cavartela con un discorsetto del cavolo, tanto io sono una cretina che versa due lacrime per delle belle parole, vero? Non me ne frega niente delle tue parole, io mi baso sui fatti e tu alla prima occasione mi hai voltato le spalle, proprio quando avevo più bisogno di te! - sbotto.
- Te l'ho detto, sono una sorella di merda - mi ripete - non te lo volevo dire, Triccia, ma da quando sei adolescente io non so più come prenderti...
- Queste sono balle! La verità è che tu non sai più come prendermi perché ti sei arresa subito, appena ho cominciato a comportarmi da adolescente. Tu mi hai lasciata sola. Quella sera che mi hai sorpresa a piangere e mi hai abbracciato, io ho pensato che dovessi per forza vedermi stare male per abbracciarmi, che non hai mai mosso un dito per abbracciarmi quando stavo bene, per venire a chiacchierare in camera mia come abbiamo sempre fatto quando ero davvero la tua piccola pulce. Cazzo, Licia, non sai quanto avrei pagato anni fa per un tuo abbraccio, invece no, ho dovuto farcela da sola perché tu mi hai escluso dalla tua vita! Sono un'adolescente, ok, forse non sono la sorella perfetta che volevi tu, forse sono un errore, ma sono io, con i miei difetti e le mie paure, con le mie incertezze e le mie insicurezze, con i miei sbagli e il mio dolore... Non ti chiedo nulla se non di volermi bene così come sono....
Non finisco neanche di parlare che sento le sue braccia avvolgermi in un caldo abbraccio.
- Sono stata una stupida ad allontanarti dalla mia vita, io non voglio una sorella perfetta, tu sei perfetta così come sei... - mi dice per poi prendere il mio viso fra le sue mani - tu non sei un errore, ricordatelo, tu non sei un errore.
- Portami a casa - le rispondo.
Salgo in auto e trattengo a stento le lacrime. Non ne posso più di piangere sempre, mi sento una cretina a reagire così per tutto. Cerco di non pensare che vorrei solo sfogarmi perché davanti a lei ho già pianto parecchie volte ultimamente e non voglio stufarla. Ho paura che mi urli addosso di smetterla perché non sono più una bambina. A un certo punto si ferma e accosta la macchina.
- Perché ti sei fermata? - le chiedo.
- Perché sei sul punto di piangere da quando mi hai chiesto di riportarti a casa... E mi dispiace, credimi, mi dispiace un sacco che la colpa di quelle lacrime sia mia.
- Ho capito che ti dispiace, ma io non riesco più a fidarmi... eri l'unica che sapevi tutto e mi hai tradita... - le rispondo, con un filo di voce.
- Perché non mi hai parlato tu stessa di quel video?
- Te l'avevo detto che c'erano altre cose che ti dovevo dire...
- Sì, ma perché non me le hai dette subito?!
- Ma tu credi che sia stato facile dirtele? - sbotto - sentire i tuoi occhi puntati addosso mentre ti dicevo che ero andata a letto con Michele e che mi aveva obbligata a mandargli delle mie foto svestita.... è stato imbarazzante... noi non parliamo di certe cose, non ne abbiamo mai parlato...
- Mi stai dicendo che avresti voluto parlarne con me?
- Beh... sì... sarebbe stato comunque imbarazzante però sì, ne avrei voluto parlare...
- Te l'ho già detto che mi imbarazzo a parlare con te di certi argomenti....
- Ti imbarazzi a parlarne con me, però andare a letto in camera tua col primo che ti capita a tiro ti imbarazza meno... - mi è sfuggita, dal nervoso, questa fottutissima frecciatina.
Mi guarda malissimo, ma non mi arriva nessuna sberla. Non mi ha mai picchiato, ma se me l'avesse tirata, per quanto avrebbe bruciato, l'avrei capita.
- Non volevo passare per la ragazza facile, che va a letto col primo che capita... era la prima volta che provavo un'attrazione fisica del genere per un ragazzo... - mi confessa - e non è vero che non è stato imbarazzante per me... quando tu e nonna siete entrate mi sarei voluta sotterrare...
- Beh... non volevo proprio dirlo così.... - cerco di rimediare.
- Figurati, per quanto dia fastidio, apprezzo la tua sincerità.
- Beh... se ci sei andata a letto significa che te lo sentivi...
- In quel momento sì, ma adesso non so cosa darei per tornare indietro e non farlo. È stato un colpo di testa che non dovevo fare...
- Ti sei già pentita?
- Sì... e non sai quanto...
- Me lo immagino invece... se tornassi indietro non farei niente di quello che ho fatto.... - ammetto.
- Tu eri d'accordo quando l'avete fatto, vero?
- Non del tutto... Cioè non mi sentivo pronta, ma non mi ha violentato se è quello che vuoi sapere.
- È già qualcosa sapere che non ti ha forzata in quel senso...
- No, però ero tesissima perché mi aveva detto che se non ci stavo mi avrebbe mollata.... E io lo adoravo... Non potevo permettere che mi lasciasse.... Ora capisco che mi voleva solo rovinare...
- Anche Alvaro è venuto a letto con me solo per rovinarmi - mi confessa - mi ha solo usata....
La guardo, stupita. Ci stiamo confidando un sacco di cose e per la prima volta mi sento a mio agio a parlare con lei di questi argomenti.
- È bruttissimo quando ti rendi conto di aver fatto una cazzata e di non avere più il modo di tornare indietro...
- Già - ammette anche lei - è bruttissimo... Ma è ancora più brutto quello che ti ha fatto Michele.
- Lo so... Ci sono stata da cani... E continuo a starci da cani... Ho paura di sua sorella, ho una fottuta paura di sua sorella.... Ho paura che mi faccia del male - mi stringo nella felpa e mi sento ancora una volta così fragile.
- Non voglio finire come Alvaro che per vendicare sua sorella ha agito nel modo sbagliato, ma farò di tutto per proteggerti da Marianna.
- A me basta solo ricominciare a sorridere, non ne posso più di piangere, mi sento una cretina tutte le volte che piango.
- Perché ti senti una cretina? - mi accarezza i capelli, probabilmente le faccio tenerezza.
- Perché piango sempre...
- Guarda che piangere fa bene, ti permette di sfogarti e di non tenerti tutto dentro...
- Lo so, ma ho pianto troppo ultimamente...
- Io ti vedo così sola, Triccia... non hai una migliore amica con cui sfogarti?
- No.... non ce l'ho... - ammetto - mi hanno deluso tutte, per questo faccio fatica a fidarmi delle persone... perché ho paura che da un giorno all'altro se ne vadano... Perché alla fine se ne vanno tutti e io rimango sempre sola...
- Sono loro a perderci, non tu... tu vali - mi dice, cercando di tirarmi su di morale.
- Se valgo così tanto perché le persone spariscono tutte a un certo punto?
- Perché tu sei una perla e le persone non hanno un'idea del tesoro che possiedono finché non lo perdono...
- Ma ti sembra possibile che a 15 anni e mezzo io sia completamente sola?
- Si è soli anche a 23....
- Cosa vuoi dire?
- Beh, scoprire che la mia migliore amica è la causa del dolore di mia sorella non è simpatico subito e neanche dopo. In più, se penso che quella carogna è andata a letto con Giorgio....
- Ci è andata a letto? - la guardo, sorpresa - ma Giorgio, chi? Il tuo amico di Ravenna?
- Sì, lui. Suo fratello è scappato di casa per colpa sua e lei, preoccupata per la sua scomparsa, è andata a letto con Giorgio...
- E a lui piace lei?
- No, però ci è andato lo stesso...
- Che stupido...
- Pensi che lo sia?
- Beh, sì, lo è... Dai, scusa... ok che Marianna è una carogna, però poteva evitare di andarci a letto... Ma tu come l'hai saputo?
- L'ha detto a Nico e Nico me l'ha fatto capire...
- E Nico chi è? - la guardo, incuriosita.
- È un altro mio amico dell'università. È lui che mi ha telefonato ieri per dirmi che Michele era scappato di casa.
- Ah, ma con lui in che rapporti sei?
- Siamo amici... anche se in realtà ieri abbiamo avuto una leggera discussione...
- Come mai?
- Credo sia geloso di me e di Giorgio...
- Ma tu e Giorgio non state insieme... perché dovrebbe essere geloso?
- Io e Giorgio.... ieri mattina ci siamo... sì, insomma, ci siamo baciati...
- Cosa?!? Ma non eravate 'solo amici' tu e Giorgio?
- Sì, no... Cioè, è una storia lunga... A me lui in realtà piaceva e lo stesso io nei suoi confronti, ma entrambi abbiamo pensato di reprimere i nostri sentimenti per paura che l'altro non potesse ricambiare... E poi lui, specialmente, per un altro motivo ben più serio...
- Quale?
- No, scusami, è troppo personale...
- Non lo dirò a nessuno, te lo giuro....
- No, scusami, è una confidenza che mi ha fatto e non voglio che venga a sapere che te l'ho detto...
- Comunque non sono la persona più adatta per dirtelo perché lui non lo conosco, ma da come ne parli, non mi ispira a pelle... insomma, va a letto con Marianna e poi la mattina dopo bacia te... boh... non è molto coerente.... sei sicura di poterti fidare di lui?
- Sì, sono sicura proprio... Tra l'altro, visto che deve rimanere a Milano in questi giorni finché Michele non verrà ritrovato, volevo chiedere a mamma se potevamo ospitarlo a casa... e farlo dormire in camera mia...
- E se poi succede qualcosa anche con lui? Boh, magari mi sbaglio, ma non è meglio aspettare un po' prima di rifarlo con un altro? Cioè sei andata a letto con Alvaro e ora vorresti andarci anche con lui... e se poi scopri che anche lui ti usa?
- Non avrei mai pensato che un giorno avresti dato tu dei consigli a me su questi argomenti...
- E io non avrei mai pensato che un giorno ne potessimo parlare tranquillamente... Vedi che alla fine sei riuscita a parlare con me di queste cose... Non era poi così impossibile...
- Hai ragione, alla fine ne abbiamo parlato...
- Già, è venuto naturale a entrambe....
- Già. Senti, che ne dici se andiamo a pranzo da Mc Donald's? Mi è venuta un po' fame...
- Anche a me è venuta - ammetto - Licia....
- Dimmi....
- Vorrei che parlassimo più spesso... io ne ho tanto bisogno....
- Ma certo - mi rassicura - ti prometto che d'ora in poi ci sarò sempre, mi potrai venire a parlare tutte le volte che vorrai.
- Vorrei che mi promettessi un'altra cosa, non questa...
- Cosa?
- Che qualsiasi cosa ti dirò, non mi giudicherai...
- Non lo farò, promesso.
- Ti voglio bene...
- Anch'io e tanto anche...
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