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4 - Licia

Mercoledì 5, Licia's pov

Che nervoso quando mi dimentico a casa un libro! E poi è il libro della Wilson e se dimentichi a casa il libro con gli esercizi, prima ti guarda male poi ti mette in ridicolo davanti a tutti. Per fortuna abito da sempre vicina alla facoltà e riesco ad andare e a tornare salvandomi la pelle per la lezione di inglese di oggi pomeriggio. Arrivo a casa verso le due, sento qualcuno armeggiare in cucina. Mamma e papà sono al lavoro, sicuramente è Triccia. Anzi, spero sia lei. La frase di stamattina mi ha lasciata un po' perplessa. Salgo di corsa le scale, entro in camera, prendo il libro e scendo. Apro la porta della cucina e vedo mia sorella trafficare con delle pentole. Meno male, è a casa, penso.

- Cazzo, mi hai fatto venire un colpo - esclama, appoggiandosi alla credenza. 

- Tranquilla, lo sai che le chiavi di casa le abbiamo solo noi quattro... 

- Sì lo so, però... 

- Aspetta, ti do una mano... Ma cosa volevi fare con tutte queste pentole? 

- Un po' di pasta... 

- Ma mamma non ha lasciato niente di pronto? 

- No... 

- Aspetta, siediti, dai, ti preparo qualcosa io... Ieri sera non stavi neanche bene... Stamattina com'è andata? 

- Meglio - risponde, mordendosi un labbro. 

- Cosa ti va di mangiare? 

- Mi va bene tutto... - dice, guardando ogni tanto il cellulare. 

- Preparo un po' di pasta allora, quasi quasi mi fermo anch'io a pranzo, dopo devo tornare all'università.. Avevo dimenticato un libro a casa e sono tornata a prenderlo... 

Non risponde. Non mi ascolta neanche. Guarda sempre il display del cellulare, in modo meccanico. Si stringe nella felpa, rabbrividisce. 

- Hai freddo? - le chiedo. 

- No... 

La sento distante, come mai prima d'ora. Marianna dice che non devo preoccuparmi, ma perché allora non riesco a farmene una ragione? In quel momento, squilla il mio cellulare. Lascio perdere le pentole e lo estraggo dalla borsa. È Giorgio. 

- Pronto! - rispondo, sorridente. 

- Ciao Licia, come va? Hai già prenotato il treno per sabato? 

- Sì, sì, tutto prenotato. Ti avrei telefonato stasera. Arrivo alle 9,30 in stazione a Ravenna poi pensavo di prendere un autobus e di raggiungere casa tua. 

- Tranquilla, ti vengo a prendere in stazione perché ti voglio portare a pranzo al mare a Riccione a mangiare il pesce. Ci metterò un'ora più o meno ad arrivarci.

- Ok, ho proprio voglia di mangiare il pesce. Qui a Milano non ho tante occasioni, come ben sai... 

- Mi ricordo, mi ricordo. Bene, allora alle 9,30 sarò in stazione a Ravenna! Ho già preparato la tua stanza per sabato notte. 

- Perfetto! Grazie! 

- Ma figurati! Ci vediamo sabato! Ciao! 

- Ciao! A sabato! - riattacco. 

Butto la pasta. Triccia mi guarda. 

- Sabato vai via? 

- Vado a Ravenna da un mio amico dell'Università. Ci vado un weekend sì e uno no. 

- Ah... Ma... Vi conoscete da molto? 

- Dal primo anno, quindi da quattro anni.. 

- Ma dormi da lui sabato notte? 

- Sì, a casa sua... 

- Quindi state insieme? 

- No, ti prego, non ti ci mettere anche tu come mamma... Siamo solo amici. 

- Ah... Però dormi da lui... 

- Beh, non nella sua stanza... 

- Ah... E com'è avere un amico maschio? 

- È strano, ma bello. Diverso dall'avere un'amica donna. 

- Non ho capito molto, ma ok...

- Sì, scusa, è che in realtà non so se siamo amici, cioè secondo me sì, ma non so se gli piaccio o cose simili... Mamma vorrebbe che tra noi nascesse qualcosa, insomma lei vorrebbe che la rendessi nonna, ma io... Insomma, lui... Insomma noi ecco... - arrossisco - va beh insomma non voglio parlare con te di certe cose. Mi sentirei estremamente in imbarazzo. Hai solo 15 anni e sono cose a cui probabilmente non pensi neanche... Cioè magari provi già qualcosa e ne vorresti parlare con qualcuno ma io mi imbarazzerei terribilmente quindi meglio se ne parli con mamma, ma poi sei ancora piccola per parlare di... Di... Di amore, ecco, diciamo così... 

- Insomma non l'avete ancora fatto... 

- Non me la sento di parlare di queste cose con te, scusami. Sei ancora troppo piccola...

Arrossisce di colpo. Ecco, cosa ho detto. Scolo la pasta, evitando ulteriori commenti. Mi siedo dopo averle allungato il suo piatto di pasta. Mangiamo, in silenzio. 

- È buona - commenta, dopo un po'. 

- Grazie, hai visto come ho fatto? La prossima volta ci penserai tu...

Annuisce. Guardo l'orologio. È già tardi. Mi alzo. 

- Scusami, devo già andare. Metti tu i piatti nella lavastoviglie dopo? 

Annuisce. Guarda il cellulare. Si stringe nella felpa. Beve un sorso d'acqua. 

- Tutto a posto? 

- Ho freddo... 

Mi avvicino e la abbraccio. Si alza in piedi e mi stringe forte. 

- Ehi.. - le accarezzo i capelli - che succede? 

Non risponde. Adesso inizio a preoccuparmi. Possibile che abbia solo freddo? 

- Triccia, scusa, io adesso dovrei andare... 

Si stacca e si stringe nella felpa. Ha gli occhi lucidi. 

- Ehi... - le faccio una carezza - se non stai bene, rimango a casa... 

- Ho solo freddo - si schiarisce la voce - puoi andare... 

- Sicura? 

- Sì... 

- Se non stai bene, chiamami.. 

Non risponde e corre in camera sua. Alla fine tocca a me mettere i piatti nella lavastoviglie. Vorrei andare a vedere come sta, ma non voglio disturbarla. Non voglio assillarla, Marianna dice che la devo lasciare libera. Metto il libro nella borsa ed esco. Forse mi sto davvero preoccupando senza motivo.


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