34 - Licia
Domenica 23, Licia's pov
Non ho la più pallida idea di cosa debba dirmi. In un attimo mi sfiorano trentamila pensieri, ma non so a quale aggrapparmi. Perché i problemi devono sempre arrivare tutti insieme? Stavo cercando di elaborare quello che è successo a Triccia e poi stamattina scopro che quello che le ha fatto del male è scappato di casa e che la mia migliore amica nonché sorella di questo ragazzo è andata a letto con Giorgio. Fra tutti, proprio con lui? Ok, anch'io, fra tutti, proprio con Alvaro? Siamo pari, per quanto possiamo criticarci a vicenda. A un certo punto, si ferma e si siede su una delle panchine dei giardinetti vicino a casa di Marianna. Si prende la testa fra le mani. Mi siedo di fianco a lui, alla sua sinistra, e appoggio la mia mano sul suo ginocchio.
- Non sei tu che devi perdonarmi – precisa, prima di dire altro – ma per me conta come se tu fossi l'unica in grado di farlo.
- Perché conta così tanto per te il mio 'perdono'?
- Perché io ti amo, ma non ti merito – mi dice, lasciandomi totalmente spiazzata – e non posso obbligarti a portare questo peso con me. Marianna non conta niente per me, ieri sera ci siamo lasciati prendere dalla preoccupazione, da un bicchiere di troppo a pranzo, non so da che cosa, forse da quel qualcosa che ha portato a letto te e Alvaro.
- Tu mi ami? – è l'unica cosa che mi rimane del suo discorso.
- Tu non sai quanto. Ho lottato contro me stesso per non ammetterlo mai, perché mi sarei illuso a pensare di poterti avere, ma è stato tutto più forte di me. Per quanto mi volessi staccare da te, non ci sono mai riuscito. Tu sei la mia calamita e io sono quel pezzo di ferro che non riesce a staccarsi, perché non ne ha la forza e probabilmente neanche la voglia. Ma devo. Devo staccarmi. Per il tuo bene.
- Anch'io ho lottato contro me stessa per non dichiararmi mai raccontandomi un sacco di balle, nascondendo a tutti quello che provavo per te. Solo per la fottuta paura che tu potessi ridermi in faccia dicendomi che mai avresti potuto ricambiarmi sinceramente. Volevo vivere un grande amore... perché a 19 anni cosa puoi voler fare altrimenti? Volevo rincorrerlo, ma avevo paura e la paura mi ha bruciato. Volevo essere felice con te, perché credevo che non lo sarei mai stata con nessun altro. Forse ti ho idealizzato, forse davvero non so niente di te e della tua famiglia, forse davvero non ti conosco bene. Forse davvero mi sono innamorata dell'idea che avevo di te. E ora siamo qui a fare il conto dei nostri errori, a urlarci in faccia la nostra rabbia, a insultarci per sentirci più liberi dentro, quando sappiamo benissimo che i guerrieri che c'erano dentro di noi hanno entrambi fallito preferendo riversare la potenza di quell'amore su altre persone. Quei guerrieri credevano di vincere quella che consideravano la battaglia più importante della loro vita e hanno miseramente fallito. Credevano di non essere fatti per stare insieme, credevano di poter decidere singolarmente per il bene dell'altro e alla fine hanno rovinato loro stessi distruggendo l'amore che c'era nel loro cuore.
- E' così Licia, ma dentro di me non c'è mai stato nessun guerriero, solo un bambino che ha sparato l'unico colpo della sua vita e ha ucciso il suo migliore amico.
Giorgio scoppia in lacrime. Io rimango pietrificata. Non riesco a realizzare quello che mi ha appena detto. Avevo pensato a trentamila cose, ma a una cosa del genere, no. Non ci avevo pensato. Continua a singhiozzare, tenendosi la testa fra le mani. Le gambe gli tremano, io non so cosa fare. Non so cosa dirgli, non so come tranquillizzarlo. Non mi ero mai trovata in una situazione così. Finalmente riesco a reagire e gli afferro le mani.
- Immagino che avrai pagato per questo – gli dico, con un filo di voce – ma hai ragione, non sono io quella che ti deve perdonare.
- L'ho detto, ma invece lo sei. Perché sei l'unica che amo. E non posso pensare di aver accesso alla felicità dopo averla tolta a qualcun altro senza dirti niente. Avevi il diritto di saperlo per decidere cosa fare.
- Dicono che l'amore aiuti a superare tutto e che gli assassini abbiano mille facce diverse, ma mai quella del diavolo. Io lo so che non sei cattivo e spero che sia stato tutto un fottutissimo incidente perché io ho già fatto la mia scelta quattro anni fa quando ti ho conosciuto e so di essermi innamorata di te, Giorgio, non dell'assassino che sei stato.
- Non fare l'eroe, Licia – mi dice, leggendomi dentro – stai lottando contro te stessa anche ora per digerire il mio peso... e io non voglio obbligarti a farlo... Non mi devi dimostrare niente, io sono condannato a non essere felice, a non sentirmi mai bene con me stesso, ma tu no. Tu meriti la felicità perché non hai fatto nulla di male per impedirti di viverla davvero. Tu non sei me.
Si alza in piedi e si asciuga gli occhi con un fazzoletto. Mi alzo anch'io.
- Io non sono te, ma voglio essere una parte di te – gli dico, mordendomi un labbro.
- Tu hai bisogno di vivere dei sogni, non degli incubi.
- Sei tu il mio sogno – gli dico, sorridendo.
Mi accarezza una guancia e abbassa tutte le sue difese. Mi prende per mano e finiamo di nuovo per sederci sulla panchina di prima. Mi accarezza i capelli e ne mette una ciocca dietro il mio orecchio. Si avvicina al mio viso, sento il suo respiro a due centimetri dal mio naso. Mi guarda, in cerca del mio consenso. Gli sorrido e chiudo gli occhi, le labbra socchiuse in attesa di incontrare le sue. Mi bacia sul collo, un brivido mi percorre la schiena e poi finalmente sento le sue labbra sulle mie.
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