30 - Michele
Sabato 22, Michele's pov
Ci sono momenti in cui ho bisogno di stare solo, lontano da tutti, ma soprattutto lontano da lei. Ieri sera abbiamo litigato e di solito me ne frego di quello che mi urla contro, perché so che senza di me lei non farebbe niente, so che le servo e lei lo sa bene. Ma stavolta ho paura di quello che potrebbe farmi.
Passeggio per il parco con l'aria di un adolescente che ha bigiato e che gliene frega ben poco di essere scoperto perché ha problemi che lo preoccupano di più. Osservare gente che non mi conosce, mi rilassa, perché so che non mi possono giudicare. Non sanno niente di me, mi guardano e vanno oltre. In realtà nessuno sa niente di me, a parte Marianna. Lei sa tutto perché io sono una sua creazione.
Da bambino ero insicuro, timido, con gli occhiali, i capelli spettinati e anche un po' grassottello. Mi prendevano in giro per i miei difetti e perché non avevo la forza di reagire. Non ho mai detto niente a nessuno di quelle prese in giro finché un giorno alle medie sono esploso e ho raccontato tutto a Marianna. Lei mi ha fatto sfogare, mi ha tranquillizzato, mi ha detto che prima o poi mi sarei riscattato, che sarei diventato qualcuno.
Mi siedo su una panchina. Ho scelto un giorno di pioggia per bigiare e sono anche senza ombrello. Lascio che l'acqua mi bagni i capelli, il cappotto, le mani, le dita, i jeans, le converse. Sento le mie lacrime uscire piano, poi sempre più velocemente. Le sento confondersi con la pioggia che mi riga le guance. Vorrei non fare quello che ho fatto.
Lo sbaglio più grande che potessi fare è stato fidarmi di Marianna. Lei era l'unica che mi capiva e io ero solo un ragazzino di dodici anni nelle sue mani. Poteva fare di me quello che voleva e l'ha fatto. Ha fatto in modo che diventassi la fotocopia dei miei nemici e mi ha reso il nemico numero uno di me stesso. Ha iniziato a dirmi come mi dovevo vestire, come mi dovevo pettinare. Mi ha messo a dieta, mi ha fatto perdere i chili di troppo, mi ha inculcato che ero diventato un figo. Le ragazze iniziavano a guardarmi e io mi sentivo per la prima volta bene con me stesso. Ho iniziato a passare tante ore davanti allo specchio, a curare il mio aspetto, a diventare un altro. Mia sorella ha tirato fuori una sicurezza che non pensavo di avere. Quando ha capito che potevo iniziare a servirle per i suoi scopi, mi ha dato anche tutto il resto. La fiducia. Mi ha detto che avrei potuto fare grandi cose per lei, che se le avessi fatte sarei diventato il figo della situazione. È stata lei che mi ha fatto fumare per la prima volta, mi ha reso dipendente da una cosa che poteva comprarmi solo lei. Mi ha reso ricattabile. Mi ha reso facilmente ricattabile. Sapeva che sarei diventato dipendente dal fumo almeno quanto lo era diventata lei, ma sapeva che io non avrei mai avuto la forza di smettere come invece ha smesso lei.
Mi alzo. Sono fradicio. Ricomincio a passeggiare per il parco mentre la pioggia incessante continua a scorrere dentro di me come un fiume in piena. Sento che si sta scontrando con la rabbia che ho dentro che invece ribolle da ieri sera. Vorrei trovare qualcosa che riesca a placarla e forse è solo stando qui, da solo, in questo parco, che mi sento un po' meglio.
Ricordo ancora quel giorno in cui Marianna mi ha preso da parte e mi ha detto che aveva un lavoretto per me. Dovevo portarmi a letto Carolina, ma dovevo farla sembrare una cosa naturale. Dovevo fingere di essere innamorato di lei, ma ha detto che quello sarebbe stato facile perché si vedeva lontano un miglio che lei mi piaceva molto. Io ero pazzo di Carolina, la adoravo con tutto me stesso, era una persona buona, fragile, sincera, onesta e io invece ero diventato il figo della situazione. Non sapevo cosa fosse l'amore, non sapevo come si baciassero le persone, mi sentivo un fallito. Marianna mi spiegò tutto un pomeriggio, fin nei minimi dettagli. Mi parlò con una freddezza impressionante, come se fosse un medico chiamato a fare l'autopsia di un paziente. Mi ricordo che la ascoltavo incredulo, mai nessuno mi aveva parlato così apertamente del mio corpo come stava facendo lei in quel momento. Non la tradì nessuna emozione mentre me ne parlava, non mostrò nessun imbarazzo. Voleva che la sua creazione fosse perfettamente al corrente di tutto. Pensavo, ingenuamente, che fare l'amore fosse una cosa meccanica, fisica, invece è tutt'altro. Lei non voleva che capissi il segreto dell'amore, lei voleva che facessi quello che voleva lei.
Il giorno in cui baciai Carolina mi sentii strano. Mille emozioni diverse mi attraversarono. Non fu solo un semplice gesto, per entrambi era il primo bacio e io mi sentivo come rinato. Credo di aver capito in quel momento quanto fossi innamorato di lei. Credevo che tutto sarebbe venuto naturale dopo, che l'avremmo fatto, perché così mi aveva fatto credere Marianna. Invece no, Carolina mi dice che non si sente pronta e a me crolla il mondo addosso. Mia sorella sfrutta questa mia rabbia per mettermi contro Carolina e mi convince a rovinarla. Inizio a sentirmi il re del mondo. Faccio tutto quello per cui adesso mi sento uno schifo.
A volte mi sembra di risentire le sue urla mentre io, faccia di bronzo, nego tutto. Marianna è soddisfatta, io pure. Mi ero vendicato e lei si era vendicata di Alvaro. Continuo a passeggiare.
Quando Carolina ha tentato di ammazzarsi, mi sono sentito morire dentro. Ho giurato a me stesso che non ci sarei mai più ricascato, che non avrei mai più fatto del male a una persona. Molto tempo dopo, ho conosciuto Triccia. Per caso, a scuola, le ho chiesto se aveva da accendere. Quando Marianna ha scoperto che avevo di nuovo la faccia da pesce lesso, ha voluto sapere tutto e io ho visto di nuovo i suoi occhi illuminarsi, anzi, ballare, perché quando trama qualcosa le balla l'occhio. Triccia è la sorella della sua migliore amica, di quella che pensa essere innamorata del ragazzo che le piace. Decide di rovinarla e mi trascina di nuovo con lei nel tunnel che un tempo era stato di Carolina. Non pensavo di risaltarci dentro con Triccia. Quando l'ho conosciuta, non sapevo chi fosse, né tanto meno avrei mai immaginato come sarebbe finita con lei. So di passare per quello che sono diventato: una carogna. So di sembrare un figo, ma in realtà sono uno che se la fa addosso perché non è capace di ribellarsi alle situazioni che gli stanno strette. So di essere facilmente ricattabile perché fumo e perché qualche volta fumo anche qualcosa che non dovrei fumare, ma so che da qualche parte dentro di me c'è la voglia di amare una ragazza perché in questi due anni le uniche due ragazze che ho avuto le ho rovinate.
Mentre penso questo, sento il cellulare squillare nella tasca dello zaino. Lo tiro fuori e leggo sul display l'unico nome che non volevo leggere. È lei. Non le rispondo neanche. Voglio che si preoccupi per me, per una volta. Voglio che capisca quanto sono arrabbiato con lei. Tornerò domattina a casa e la voglio affrontare a muso duro, le voglio urlare contro la mia rabbia, la mia rabbia per aver rovinato anche me. Le voglio urlare che ho bisogno di una sorella maggiore, non di una pazza che mi manipoli per i suoi miseri giochetti.
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