29 (seconda parte) - Triccia
Sabato 22, Triccia's pov
Rientro a casa e mi rendo conto che non posso continuare così, che non posso addormentarmi in classe durante l'intervallo e sognare di essere picchiata da Michele. Controllo il cellulare, oggi nessuna notifica che mi riguardi. Non ci ero più abituata e mi sento quasi più leggera, ma il problema rimane, è lì e non se ne va via. Apro la porta e subito sento un odore di dolci provenire dalla cucina. Entro, Licia è ai fornelli, infarinata dalla testa ai piedi.
- Ciao - saluto.
- Ciao - risponde.
- Sei da sola in casa? - le chiedo, appoggiando lo zaino su una sedia.
- Sì, mamma e papà sono dalla nonna, pare si sia rotto un tubo dell'acqua e stanno aspettando che arrivi l'idraulico.
La vedo nervosa, nei gesti, nei movimenti.
- Posso fregarti un biscotto? - le chiedo - sto morendo di fame.
- Sì, sì, prendi...
In quel momento suona un cellulare. È il suo. Appoggia la pentola nel lavello, si asciuga nervosamente le mani e va a vedere chi l'abbia cercata.
- Ti scoccia se ascolto un vocale senza cuffiette?
- No, no, fai pure - le dico, mentre le frego un altro biscotto.
< No, ma non ti disturbare a mangiare con me e Giorgio, tu continua pure a lavorare come se non ci fossimo / Figurati, Marianna, Giorgio non viene mai e mi sono fatto sostituire da un mio collega, almeno stiamo tutti insieme a pranzo come ai vecchi tempi, peccato solo che non ci sia Licia... / Te l'ho detto, non riusciva... / Sì, aveva un impegno, è per quello che non è venuta a Ravenna da me / È stato meglio così, hai fatto bene a venire te Giorgio e poi con Licia vi siete visti tante volte ultimamente, sembrava che avesse l'esclusiva lei per vederti... noi non ci consideravi neanche più... ho fin pensato che vi foste davvero messi insieme / Cavolo, Marianna, ma tu hai proprio la fissa, eh? / Insomma, Nico, non è una fissa, è vero... si vedevano un weekend sì e uno no... >
Licia fa una smorfia e appoggia il cellulare sul tavolo.
- Più che un vocale sembrava una registrazione... - commento.
- Lo è, ho detto vocale per fare prima...
Nuova notifica.
- Scusa, ma oggi va così, devo sentire cosa dicono a pranzo...
- A pranzo dove?
- È una storia lunga...
- Ho tempo.
Più che altro ho bisogno di distrarmi.
- Lascia stare, non ci faccio una bella figura in questa storia...
- E chi se ne frega, no? Sei mia sorella e sei umana, mica posso pensare che la perfezione ti appartenga.
Mi guarda, stupita. Mi è venuta così, di getto, neanch'io so da dove mi sia uscita.
- Ti meriti un altro biscotto solo per quello che hai appena finito di dire - mi dice, sorridendo.
- Oggi pranzo coi tuoi biscotti - le dico, con la bocca piena, ma è la verità. Ne ha fatta una teglia e li sto divorando da quando mi ha dato il permesso di prenderne uno.
- Da dove inizio? - mi chiede.
- Dall'inizio. Ovvio.
- Ieri mi ha telefonato Giorgio, quel mio amico di Ravenna per chiedermi se oggi avevo intenzione di andare là da lui visto che ci vediamo un weekend sì e uno no e questo sarebbe stato quello sì.
- E tu gli hai detto di no perché eri già andata a letto con quel tizio dell'altro giorno... - commento, addentando un altro biscotto.
- Beh, sì - mi guarda, sorpresa - in realtà non glielo volevo dire perché...
- Perché?
- Perché ho fatto una cavolata ad andare a letto con Alvaro...
- Alvaro era il ragazzo che c'era qui?
- Sì, ho fatto una cavolata perché lui è venuto a letto con me solo per vendicarsi... e io ci sono cascata come una scema...
- Per vendicarsi? Cioè?
- Si voleva vendicare della mia migliore amica che ha rovinato la vita a lui e in particolare a sua sorella.
- In che senso la tua migliore amica ha rovinato la vita a lui e a sua sorella?
- Ecco, appunto... Visto che è venuto il discorso, io dovrei chiederti una cosa... però magari te la chiedo un altro giorno...
- Puoi chiedermela anche adesso se vuoi - le dico.
Non ho la più pallida idea di cosa voglia chiedermi.
- Va bene.
Si toglie il grembiule, si mette a sedere di fianco a me, sposta la teglia dei biscotti e mi guarda.
- Riguardo a quella cosa che non riesci a dirmi.... il nome 'Michele' ti dice niente?
Non riesco neanche a realizzare che l'abbia nominato. Impallidisco, mi sento raggelare dentro. Abbasso lo sguardo. Che cavolo le rispondo adesso?
- Ehi - mi dice, sollevandomi il mento e costringendomi quasi a guardarla negli occhi - hai sentito quello che ho detto?
Sì, ho sentito, cavolo e non so che dirti. Perché se ti dico di sì, poi ti devo raccontare tutto e non sono pronta, cavolo, non sono pronta. Se ti dico di no, invece, mi sento una sporca bugiarda perché mi sembra di coprire quell'infame e non se lo merita.
- Ti ho solo chiesto se quel nome ti dice niente...
- E a te cosa dice? - le rispondo, di getto, per sottrarmi ai suoi occhi che vorrebbero leggermi dentro, ma che se avessero visto tutto non avrebbero più nessuna luce.
- Prima voglio saperlo da te - mi risponde.
Mi sento sotto pressione. Troppo. Vuole avere una risposta e mi sta comprimendo per ottenerla. I miei nervi sono già abbastanza a pezzi senza le sue domande. Avevo giurato a me stessa che non le avrei raccontato niente perché non mi avrebbe capito e non voglio farlo, ma lei vuole avere una risposta mentre io vorrei solo piangere, ma non posso farlo davanti a lei anche se è l'unica che ultimamente mi ha vista con gli occhi lucidi. Non voglio piangere, ma quando mi sento sotto pressione reagisco così. Appena sento le palpebre inumidirsi, mi alzo e corro in camera. Ho la pelle d'oca. Sbatto la porta dal nervoso e mi siedo sul letto. Cavolo. Odio me stessa, in questo momento, perché reagisco sempre come una bambina. Devo piangere per sfogarmi. Mi asciugo gli occhi con la manica della maglia e quando realizzo che le cuffiette sono nello zaino che è in cucina per poco non sclero. Licia entra in camera e mi guarda.
- Lasciami sola - le dico, singhiozzando.
Si avvicina.
- No, non ti lascio sola - mi risponde, facendomi una carezza - perché se tu mi dici che conosci Michele diventano anche affari miei.
- Perché? Cosa c'entri tu con Michele? - le chiedo, senza capire.
Lei invece dalla mia risposta ha già capito che lo conosco.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro