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26 (seconda parte) - Nico

Venerdì 21, Nico's pov

Durante il tragitto, Licia rimane in silenzio, ogni tanto si mette una ciocca di capelli dietro le orecchie che puntualmente le ricade davanti al viso. Ha le mani che le tremano, ha paura che la giudichi, che possa pensare male di lei, ma io non sono quel tipo di persona.

- Ecco, siamo arrivati - le dico.

Scendo dall'auto.

- Ma.. È una casa... - mi dice, sorpresa, senza capire.

- Era la casa di mio nonno - le spiego - sono cresciuto qui, con lui e mio padre. Era rimasto vedovo quando mio padre era ancora piccolo.

- E tua madre?

- I miei si sono separati quando avevo un anno. Mia madre è scappata di casa con un altro uomo. Sono cresciuto con mio padre e con mio nonno. Ci siamo trasferiti dove abito adesso quando lui....

Non so perché le sto raccontando tutto questo. Non l'ho mai detto a nessuno, è la prima persona che porto qui, a casa di mio nonno, l'unica casa che mi consola ancora quando sono arrabbiato con il mondo, l'unico posto dove posso isolarmi dal mondo prima di rientrarci, l'unico luogo che mi accoglie senza giudicarmi, l'unico dove posso ancora sentirmi libero di essere me stesso.

- Vieni - le dico.

Apro la porta. La serratura cigola un po'. Il nonno ci accoglie con uno dei suoi soliti sorrisi. Ci invita a entrare, non si fa domande sul fatto che sia già tardi. Molto tardi, ma mai troppo tardi per parlare, per sfogarsi, perché tenersi tutto dentro fa male. Molto male. Mi abbraccia e guarda Licia. Mi chiede se sia la mia ragazza, lo guardo e capisce che è solo un'amica. Mi chiede se voglio del caffè, ne è rimasto ancora da quello che si è fatto dopo cena, mi dice che c'è anche un pezzo di torta, se la vogliamo. Dal mio sguardo però capisce che voglio solo una cosa in questo momento. Andare fuori in giardino, con lui, con Licia a guardare le stelle.

Apro la porta del giardino, sono venuto l'altro giorno con papà a tagliare l'erba eppure è già cresciuta come prima. Distendo il telo sul vialetto, forse fa troppo freddo per sdraiarsi sull'erba. Licia segue il mio esempio e in un attimo siamo sdraiati sotto le stelle.

- È la prima volta che le guardo - mi confessa.

Se arrossisce non lo vedo, il buio della notte me lo impedisce e quando se ne rende conto anche lei, cambia tono di voce, la sento rassicurata. Può essere se stessa, senza filtri, senza paure, senza particolari timori.

- Io è una vita che le guardo. Da bambino mi piaceva pensare che ci fosse una stella portafortuna e ogni sera cercavo nel cielo dove fosse, mio nonno continuava a dirmi di cercarla anche quando sarei stato più grande perché quella stella avrebbe saputo consolarmi anche nei momenti tristi.

Mi emoziona parlare del nonno, forse ha sentito la mia voce che per un attimo ha ceduto, mi prende la mano e me la stringe fra le sue.

- Avevo bisogno di un amico come te e me ne sono resa conto solo stasera....

- Comunque non vorrei che pensassi che voglia dare addosso a Marianna che è la tua migliore amica però il suo comportamento non mi convince.

- Marianna è buona, non farebbe mai del male a una mosca. Non sarei diventata sua amica se la sapessi capace del contrario...

Licia è troppo buona. Marianna non mi convince per niente, ma ho già capito che è inutile dirglielo. L'unica occasione per aiutare Licia ad aprire gli occhi è il pranzo di domani. Devo assolutamente ascoltare la conversazione di Marianna e di Giorgio. Mi faccio sostituire al bar e rimango a pranzo con loro. Devo sentire cosa gli dirà. Farò il terzo incomodo, non m'importa, ma quella ragazza non mi convince.

Licia lascia andare la mia mano e si mette a sedere sul telo.

- Scusami, ho un po' freddo.

- Non preoccuparti, rincasiamo.

- Non voglio rientrare, vorrei solo un abbraccio....

La guardo. Le metto una mano sulla spalla e lei appoggia la sua testa sulla mia. Inizia a piangere, in silenzio. A quel punto ci abbracciamo. Sento le sue lacrime scorrere sulla mia schiena. Mi sembra di abbracciare un agnellino impaurito.

- Ho fatto una cazzata, Nico - mi dice, fra le lacrime - sono andata a letto con un amico di Giorgio. Non so cosa mi abbia preso, io... L'ho portato a casa mia... Mia nonna ci ha scoperti e ho detto ai miei che ero andata a letto con Giorgio... Sono una cogliona, ti prego, non giudicarmi, mi vergogno tanto per quello che ho fatto, ma quando vedo Alvaro io non capisco più niente....

Mi confida tutto di getto, come un fiume in piena che travolge tutto senza mezze misure. La guardo e le asciugo le lacrime con il risvolto della mia felpa.

- L'amore non è mai una colpa....

- Questa volta sì. Mi sono comportata da immatura.

- Può capitare... Davvero...

Cerco di rassicurarla come posso.

- Giorgio non mi perdonerà mai. Io ero attratta da lui, non lo posso più negare, ma con Alvaro è stato un colpo di fulmine...

- Non ti devi sentire in colpa, davvero. L'unica cosa che ti dico è di non giudicare te stessa, non te lo meriti. Tu vali.

- Io valgo quanto una merda in questo momento.

- Non lo dire neanche per scherzo - le dico.

Ci guardiamo negli occhi. Le faccio una carezza sulla guancia e lei appoggia di nuovo la testa sulla mia spalla.

- Perché non mi giudichi anche tu come faranno gli altri quando dovrò dire tutto?

- Perché io sono tuo amico e ti rimarrò vicino tutto il tempo che me lo permetterai e che ne avrai bisogno.

Mi guarda.

- Grazie mille veramente.

Appoggia di nuovo la testa sulla mia spalla e rimaniamo a guardare le stelle per un tempo indefinito.

Guardo il nonno che mi sorride e mi dice che resterebbe a guardarci anche tutta notte ma poi il male alle ossa chi lo sente? Ritorna in casa, richiude la porta e mi accorgo che anche stavolta, a parte Licia, ho parlato con un fantasma.

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