2 - Licia
Mercoledì 5 novembre 2014
Mi sveglio alle sette. La prima cosa che faccio è andare a vedere come stia Triccia. Forse mi preoccupo per niente, forse aveva davvero mal di pancia ieri sera. Non so perché, ma non ci ho creduto molto. A pelle, qualcosa mi diceva di non fidarmi. Entro nella sua stanza e la trovo ancora sotto le coperte. La sveglia, sul comodino, spenta. Il cellulare che lampeggia in silenzioso. Lo prendo in mano, lo so, è sbagliato. Codice di blocco attivato. Figurati, e chi lo sa il codice? Lo rimetto sul comodino. Forse nasconde davvero qualcosa. Ma cosa? Mi siedo sul bordo del letto e cerco di svegliarla il più dolcemente possibile.
- Triccia, sono le sette... Come stai?
Mugugna qualcosa, sbadigliando. Poi sposta un po' le coperte, apre un occhio e allunga la mano sul comodino. Guarda la sveglia, poi butta all'aria lenzuola e coperte.
- Le sette?? - esclama - cazzo, non ha suonato!!!
- Come stai? - le chiedo, facendole una carezza.
- Meglio - mi risponde, sorpresa dal gesto - esci che mi devo vestire...
- Ok - esco.
In cucina, mamma e papà stanno facendo colazione.
- Ciao, tesoro - mi salutano.
- Ciao a tutti e due - dico, sorridente.
- Già in piedi a quest'ora? - chiede papà.
- Oggi inizio alle 8,30 in facoltà e se non mi sbrigo perdo l'autobus - rispondo, sistemando l'agenda nella borsa e prendendo il quaderno degli appunti.
- Tua sorella è già sveglia? - chiede mamma.
- Sì, ho controllato prima. Si sta vestendo.
- Perfetto. Tu oggi pranzi a casa?
- No, mamma, ho lezione fino alle 17. Stasera sarò cotta.
- Coraggio, che è l'ultimo anno - mi dice papà, finendo di bere il suo caffè - io vado, ci vediamo stasera. Buona giornata, donne. Date voi un bacio alla mia piccolina? - chiede, riferendosi a Triccia.
- Sarà fatto - risponde mamma, addentando un biscotto.
- Ah, mamma, questo weekend vado da Giorgio. Ho già prenotato il biglietto del treno.
Giorgio è un mio amico di Ravenna. Ci siamo conosciuti alla triennale, poi lui ha deciso di proseguire a Bologna con la laurea magistrale. Ci vediamo un weekend sì e uno no. Fra noi non c'è mai stato niente in quel senso, anche se siamo sempre sospesi su un filo. Nessuno dei due si è mai esposto troppo. Credo di piacergli in realtà e lui un po' mi piace. È diverso dagli altri ragazzi, non è il classico belloccio senza cervello, è molto riservato, parecchio timido, ma sa il fatto suo. Riesce sempre a sorprendermi, non è mai scontato. Però ha un difetto. È troppo realista per i miei gusti. Non sa cosa voglia dire buttarsi, ha sempre i piedi per terra, non fa progetti che poi sa di non poter realizzare, non ha sogni nel cassetto, non ha ambizioni particolari. Bada al suo orticello per intenderci. Non sopporta gli appuntamenti mondani, non riesce a sentirsi a suo agio in mezzo alla gente, le persone lo mettono in soggezione senza che lui si sforzi più di tanto di capire il perché. Non so per quale assurdo motivo ci siamo trovati sulla stessa lunghezza d'onda.
- Va bene - dice mamma, sorridendo maliziosamente - dormirete nello stesso letto?
- Mamma!! Siamo solo amici, te l'ho detto come minimo un centinaio di volte!
- Lo so - risponde, tranquillissima - dicevo per dire. Ma bisogna sempre essere pronte a tutto. E tu l'età per rendermi nonna ce l'hai.
Non sopporto quando fa così. Io e Giorgio siamo solo amici, solo amici, S-O-L-O A-M-I-C-I non so(lo) (ami)ci!
In quel momento entra Triccia. Ha già lo zaino sulle spalle. Praticamente è semivuoto. Mah. Io quando andavo a scuola avevo uno zaino che mi spaccava la schiena, ma non voglio cominciare con i paragoni da anziani della serie "quando avevo la sua età".
- Tuo papà ti manda un bacio - dice mamma.
- Grazie - risponde - io vado, se no perdo l'autobus.
- Triccia, ma non mangi niente? Non puoi stare a stomaco vuoto tutta la mattina!
- Mi sono venute e ho lo stomaco chiuso - risponde.
- Ah ok. Beh allora prendi questi, così mangi a metà mattina a scuola. Non puoi stare vuota specie se ti sono venute - dice mamma, allungandole cinque euro in moneta.
- Ok, grazie - risponde.
- Mamma, vado anch'io. È tardi anche per me - dico, salutandola.
- Buona giornata, tesori.
Usciamo dalla cucina, prendo le chiavi di casa e il cellulare.
- Prenota l'ascensore - dico a Triccia mentre chiudo la porta di casa.
- Ma quanto cazzo ci mette? È tardissimo... - brontola, scocciata, guardando il display del cellulare.
- Vedrai che tra un po' arriva... Ah eccolo.
Entriamo. Non fa altro che guardare il cellulare. In pochi minuti le arrivano trentamila notifiche. Usciamo in strada. Si stringe nella felpa, ha gli occhi lucidi.
- Tutto ok? - le chiedo.
Annuisce. Vede arrivare il suo autobus.
- Grazie per l'abbraccio di ieri sera, sis - dice, ricambiando - ultimamente ne ho un disperato bisogno.
Si stacca. Arriva l'autobus. Sale e mi saluta dal finestrino. Forse dovrei abbracciarla più spesso, penso, mentre un brivido inaspettato mi percorre la schiena.
Arrivo in facoltà alle 8,20. Al pelo. Marianna, la mia migliore amica, è seduta sui gradini all'entrata.
- Riprendi fiato - mi dice, ridendo - il prof è malato. Lezione annullata.
- Ecco e ovviamente tutto questo capita la mattina in cui faccio una corsa bestiale per arrivare in orario! - sospiro, alzando gli occhi al cielo.
- Certo, è sempre così - dice, ridendo - ma noi sappiamo guardare il lato positivo della cosa, vero?
- Colazione da Nico?
- Ovvio. Non è neanche da chiedere.
Nico ha 26 anni e gestisce un bar proprio di fronte alla facoltà. Al primo anno era uno dei rari esemplari maschi che frequentavano le lezioni di inglese della Roger, poi ha scelto di mollare tutto e di fare il barista a tempo pieno. Era fuoricorso di due anni rispetto a noi, ma con Giorgio aveva legato moltissimo. So che si sentono spesso.
- Come mai da queste parti? - chiede, Nico, vedendoci entrare nel suo bar - anzi no, fatemi indovinare... vi hanno cacciate dall'aula per 5 minuti di ritardo?
- No, per fortuna, lezioni con la Roger non dobbiamo più farne per il resto dei nostri giorni! - commento.
- Semplice annullamento di lezione. Il prof è malato - spiega Marianna, appoggiandosi al bancone.
- Ah, peccato, mi piaceva di più l'altra versione - scherza - che vi faccio?
- Due cappucci e due brioche al pistacchio - dice Marianna.
- Per le brioche vi potete servire anche voi - dice, indicando il pomello della vetrina delle paste.
- Ok, tranquillo che ci arrangiamo - gli risponde Marianna, provvedendo a pescare due brioche al pistacchio.
Ci sediamo in uno dei tavolini liberi. Estraggo dalla borsa il cellulare e lo metto in bella vista sul tavolo.
- Aspetta un attimo - dice Marianna - ti conosco da quattro anni e il cellulare sul tavolo prima di mangiare non te l'ho mai visto mettere! Mi sono persa la puntata in cui Giorgio ti ha finalmente chiesto di metterti con lui?
- Ma che cavolo dici? Abbassa la voce, se ti sente Nico creiamo del disagio inutile... E comunque non iniziare a parlare come mia madre! Io e Giorgio siamo solo amici.
- E allora a cosa devo questa novità del cellulare sul tavolo?
- Sono preoccupata per mia sorella - dico, cambiando espressione.
- Perché?
- Ieri sera sono entrata in camera sua per chiederle se aveva visto un mio pigiama che non trovavo più ed era seduta per terra che tremava... aveva persino gli occhi lucidi...
- E allora?
- Beh, sembrava parecchio sconvolta...
- Delusione d'amore... Capita alla sua età...
- Non lo so, sembrava qualcosa di più di una delusione d'amore...
- Le hai chiesto qualcosa?
- Sì, le ho chiesto cosa fosse successo....
- E lei?
- Prima mi ha detto "niente" poi mi ha detto che aveva mal di pancia...
- Ecco, vedi? Aveva mal di pancia...! Te lo dico sempre, Licia: tu ti preoccupi troppo! Vedi sempre i problemi dove non ci sono!
- Mi preoccupo troppo dici? Ma guarda che stava male sul serio e poi secondo lei dovrei credere che si metta a tremare così per un mal di pancia?
- Dai, ma che problemi ti fai? Le saranno venute e dal dolore si è messa a tremare... Punto...
- Qualcosa a pelle mi diceva di non fidarmi...
- Licia, ti prego! Ha 15 anni, cosa vuoi che le sia successo di tanto grave, spiegamelo! Il massimo che può esserle capitato è di aver sfiorato la mano di un ragazzo e di aver provato un brivido! Dai, su...
- Ieri sera aveva gli occhi lucidi! Come te lo spieghi?
- Tu pensi sempre che la gente anneghi nei problemi e che tu sia l'unica in grado di gettare loro un'ancora di salvezza! Ma cavolo, Licia, svegliati! Tua sorella sta bene, non sa che farsene del tuo aiuto e se avesse davvero avuto un problema te l'avrebbe detto! Dai, è un'adolescente: un giorno piange e un giorno ride. Gli adolescenti sono strani, ammettilo. E tua sorella non è l'eccezione che conferma la regola.
- Sarà, ma non riesco a farmene una ragione. Stamattina mi ha abbracciata dicendo che ultimamente ne ha un disperato bisogno... Quali problemi potrà mai avere da avere un disperato bisogno di abbracciare qualcuno? Mi sono sentita rabbrividire dentro quando me l'ha detto...
- Posso dirlo che ti preoccupi troppo? Ma mandala a fanculo, saranno i soliti problemi inutili degli adolescenti! Probabilmente non la caga nessuno e allora ha bisogno di attirare l'attenzione!
- Mandala a fanculo? Ma sei fuori, Marianna? Ma non ci penso neanche per sbaglio! Ma che razza di bigsis sarei?!
- Va beh devi sempre vederla a tuo modo... ma quindi fammi capire: tu hai preso fuori il cellulare perché pensi che tua sorella possa avere bisogno di te?
- Beh sì..
- Ma ce l'ha il tuo numero?
- Certo, gliel'ho dato il giorno in cui le hanno regalato il cellulare.
- E cosa se ne farà mai del tuo numero?
- Potrebbe usarlo per chiamarmi? - la guardo, ironica.
- Ma si arrangia! È grande! Non sa che farsene del tuo aiuto! Fidati, fai come faccio io con mia sorella: la ignoro e basta. Punto. Che poi non è che voi vi parliate tanto più di noi.
- No però ieri sera quando le ho detto che le voglio bene e l'ho abbracciata non si è tirata indietro... E stamattina mi ha abbracciato lei di sua iniziativa...
- Dai, Licia, ma adesso ti metti anche ad abbracciarla??! Ma cazzo ma non è mica tua figlia! È solo tua sorella! Lasciala vivere!
- Ma oggi sragioni proprio, eh? Guarda, facciamo che non ne parliamo perché di ascoltare delle cazzate proprio non ne ho voglia!
Rimetto il cellulare nella borsa. Non ci sono notifiche. Che cosa mi è saltato in mente di parlare di Triccia a Marianna? Guarda poi come ragiona! Fortuna che è la mia migliore amica! Invece di preoccuparsi, mi viene a dire di mandare mia sorella a fanculo. Ma ci va poi lei a fanculo. Che nervi.
- Ve li ho rifatti quattro volte - interviene Nico - tutte le volte che uscivo dal bancone per venirveli a portare mi sembrava di interrompere un discorso importante.
- Ma va là, non stavamo parlando di niente - conclude Marianna.
- Mi ha detto Giorgio che questo weekend lo raggiungi a Ravenna - commenta Nico.
Annuisco. Marianna mi guarda stupita.
- Cosa aspettavi a dirmelo, scusa? - chiede, scocciata.
- Te l'avrei detto - rispondo, sorseggiando il cappuccino.
- Va bene, va bene, vi lascio alle vostre chiacchiere.
- Me l'avresti detto quando? - chiede, sempre più scocciata.
- Scusa, è che questa cosa di Triccia mi ha lasciato l'amaro in bocca.
- Ma quale amaro e amaro! Te l'ho detto, te ne devi fregare di tua sorella! Non le sta mica per cadere il mondo in testa, eh? Rilassati e raccontami di Giorgio, piuttosto, di tua sorella abbiamo parlato anche troppo...
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