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18. Fantasma di una speranza


Se l'esperto audio e video trovato da Andrew non li prese per matti, ci pensò il procuratore. Era una donna robusta d'aspetto mascolino, di circa cinquant'anni, con la bocca ampia e gli occhi piccoli. Ascoltò ciò che i Clark e l'avvocato ebbero da dire, scuotendo di quando in quando la testa.

Prese in carico la documentazione presente e passata, ma non elargì alcuna parola buona. L'unica concessione che i delusi ottennero fu la promessa di un'accurata valutazione.

«Sarò franca» disse la donna, in piedi, prima di sparire oltre la porta. «Non è mai capitato, in tutta la mia vita giuridica, mai, un caso del genere. Sono quella che si definisce una scettica, signori Clark, ma comprendo la vostra disperazione. Ciò nonostante, non posso sostenere un'accusa che potrebbe condannare un uomo libero e innocente alla prigione, almeno fino alla valutazione delle prove, per un reato così grave come l'omicidio premeditato.»

«La prego di tenere presente tutte le prove» insistette Lisa, e il procuratore capì cosa intendesse senza bisogno di sforzarsi. 

«Come le ho detto, ingaggeremo un nostro esperto per confermare l'autenticità di ciascuna prova.»

La porta si chiuse. Era poco meno del fantasma di una speranza.

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«Immagino tu conosca la vicenda di Santa Maria Goretti» disse Alexander guardando il parco tinto d'autunno dalla finestra della cucina. Era in compagnia del gatto di cenere.

«Ne avevi già accennato» rispose Thomas mentre appendeva la divisa fresca di lavanderia. «Fra l'altro sono cattolico, ci raccontavano le vite dei Santi quando eravamo bambini.»

«Perché hai usato il plurale?»

«Cosa?»

«Non ti ascolti quando parli? Hai detto "ci raccontavano quando eravamo bambini". Tu e chi altro? Non hai fratelli.»

«Ho un cugino.»

«E un fantasma religioso. Siete in tre.»

«Lasciamo perdere.»

«Non credo, comunque, che Amy perdonerà il suo stupratore e assassino. Non penso che lo vorrà con sé in Paradiso.»

«Le vie nell'Aldilà sono infinite, ne abbiamo avuto conferma.»

«Per la sua colpa, qualora morisse, questo David Slade potrebbe diventare anche lui un fantasma?»

«Non lo voglio nel mio appartamento. Specificherò con Amy che non lo inviti mai.»

Alexander abbandonò la visione del parco per guardare l'amico. Si toccò il tatuaggio da sopra il maglione. Se l'era fatto sul petto, nel luogo delle medaglie.

«Dovresti prepararti all'eventualità che, a cose concluse, Amy riposerà in pace e abbandonerà l'appartamento.»

C'erano un'accusa e una blandizia nella frase che Thomas soppesò mostrando di non gradire. Lui e Alexander si conoscevano troppo bene per non sapere dove colpire.

«Dovresti riallacciare i contatti con Liz, stare fuori dall'appartamento per un po' dopo che accadrà.»

«Per dirla con parole adatte, Liz è un fantasma del passato. Non ho mai richiamato indietro qualcuno con il quale ho rotto, e non lo farò di certo stavolta. Non trascino le questioni per le lunghe.»

«Si dice così per le questioni che non sono fondamentali, quando si mente affermando che rivestono un'importanza che non hanno. Vorresti trattenere Amy per invecchiare con lei intorno. Ogni tua esitazione, ogni tua parola in questa fase finale lo testimonia. Sono certo che in cuor tuo non volevi ti confermasse quel nome. È come un'eutanasia. Chi la riceve è impaziente, chi la deve impartire accampa mille scuse.»

«Lei non sta morendo. È già morta. Non so nemmeno cosa sia, in realtà. Come si può pensare di vivere con un fantasma che puoi toccare una volta all'anno, che ti parla solo quando e come ne ha piacere lei, che scombina le funzioni del tuo corpo? Per quanto ne so, trattenerla potrebbe uccidere me anzitempo.» Si sedette al tavolo e gli comparvero nella mente i versi: If you'd only move away/'cause I'm scared that if you stay/I'll want to touch you. «Ma adesso penso a lei come a un essere umano, lo confesso. Sono cosciente che è qui per risolvere una questione. Non farlo equivarrebbe a scatenare la sua furia su di me e su ogni persona coinvolta. Gli spiriti turbati e arrabbiati sono pericolosi, non solo molesti.»

Il discorso si spense perché Alexander ebbe la certezza che quel fantasma aveva interferito con la vita quieta del suo amico per troppo tempo perché si potessero rivoltare le cose, riavvolgerle. Era questo il potere dei lunghi addii, ciò che Thomas aveva sempre cercato di evitare ed ora gli toccava di passarci attraverso. Non lo disse – il suo amico era entrato in quello spazio dove non c'era spazio per nessun altro, il terreno dei combattimenti votati all'accettazione –, ma pensò che Amy avrebbe aspettato Thomas quando fosse giunta la sua ora perché di certo l'avrebbe voluto con sé ovunque si fosse ritirata a riposare.

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La voce che usciva dal registratore confuse l'esperto. Era reale, più dell'entità che pronunciava il nome. Spense e riascoltò per l'ennesima volta. Tutte le conversazioni con Amy, gli EVP, le testimonianze e le fotografie erano lì sulla scrivania del suo studio. C'era persino il cd dei Sundays in una busta di plastica. La vita poteva essere straordinaria, spaventosa. Non c'erano contraffazioni nelle fotografie, nel registrato del supporto digitale.

La documentazione era autentica, mancavano le prove schiaccianti. Nel rapporto che scrisse in quella sera tribolata, l'esperto ammise che non esistevano spiegazioni scientifiche e, a suo parere, era necessario convocare il presunto assassino e sottoporlo alla prova del poligrafo.

Ogni frase che aveva scritto non era risolutiva, ma avrebbe potuto dare una spinta alle indagini.

 Aveva ragione il procuratore, un caso del genere era un'eccezione degenerata, un tentativo folle, nonostante l'unico precedente scritto nella calligrafia di Mae su un foglio e testimoniato da alcune stampe di articoli da siti Internet: quello del fantasma di Greenbrier e del cuscino insanguinato. Zona Heaster Shue, una donna abusata e assassinata dal marito manesco nel 1897. La testimonianza della vittima fantasma, raccolta dalla madre, attraverso cui si faceva luce sul passato losco dell'uomo, era stata sufficiente per continuare l'investigazione e giungere al processo.


L'esperto appose la sua firma e rimise il materiale nella scatola, ciascuna prova dentro la propria busta. Era consapevole che gli esperti forensi non avrebbero mai ritrovato l'arma del delitto. Il tempo modificava tutto: era impossibile risalire a dove l'assassino l'avesse presa, se l'avesse comprata per l'occasione. In vent'anni gli alberi venivano abbattuti, i negozi cambiavano proprietà e insegne, le case prendevano forma e venivano demolite. La scienza sembrava progredire velocemente, ma era lenta, un trascinarsi esasperato riguardo a certe questioni.

Guardò la ragazza nella fotografia e cercò di essere obiettivo. Se fosse stata sua madre, sua figlia, sua moglie, avrebbe fatto lo stesso. Se qualcuno gli avesse concesso un segno sarebbe ricorso non solo ai medium, ma agli stregoni, alle diavolerie della strumentazione medica, avrebbe setacciato la terra intera per ricostruire il mondo del passato come erano soliti fare i registi con film basati su vicende storiche o gli scrittori con personaggi morti e sepolti. Di certo da quel momento avrebbe valutato con occhi diversi il mondo dello spiritismo e chi lo perseguiva.

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Il procuratore ebbe il referto, lo lesse e rilesse. Rimase appoggiata allo schienale del divano in contemplazione del suo caso anomalo. Non ne veniva a capo e non sapeva come muoversi. Sembravano non esserci precedenti, se si fosse scelto di non credere al caso Greenbrier. Cosa avrebbe fatto una volta trascinato in tribunale il presunto colpevole? Come avrebbe condotto l'accusa di fronte a una giuria di esperti dell'occulto mescolati con gente comune? Avrebbe dovuto convocare anche il fantasma con quello che chiamavano a più riprese "l'oggetto esca"? L'aula si sarebbe trasformata in un'accozzaglia di scatole, telecamere e aggeggi per misurare i campi elettromagnetici. Cibo per giornalisti, conferme per certe correnti di pensiero.

Dopo aver aiutato i suoi ragazzi con la lezione, il procuratore si coricò come sempre accanto al marito con il quale scambiò qualche effusione. Dopodiché si abbandonò ad uno dei sonni peggiori che avesse mai avuto, quasi una reminiscenza del periodo della seconda difficile gravidanza. Si svegliò un paio di volte con il fiato corto e il petto oppresso, sfuggendo a cose incomprensibili che i sogni le porgevano.

Il marito le portò un blando calmante e le disse che i casi complicati la mettevano sempre in quello stato d'animo. Riviveva la realtà nei sogni, era incapace di allontanarsene. Se questo la rendeva un ottimo procuratore, allo stesso tempo la sottoponeva a una pressione da aneurisma.

Il farmaco nulla poté contro la perseveranza di un fantasma che sedeva nello studio accanto alla scatola con l'anello e il cd. Amy riprodusse la canzone che svegliò il figlio maggiore, atterrito, e fece accorrere gli altri. Alle tre del mattino gli occupanti della casa si muovevano come termiti in una tana devastata da un formichiere invisibile.

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Un agente di polizia andò a bussare alla porta degli Slade. Prelevò David leggendogli i suoi diritti. Aggiunse che aveva un'ordinanza del giudice per sottoporlo alla macchina della verità.

David si vestì con cura e sicurezza. Ma non rassicurò la moglie.

Di fronte allo sguardo smarrito di Carole, l'agente diede la spiegazione più asciutta che aveva: «Suo marito è indiziato per assassinio di primo grado, una faccenda di ventidue anni fa».

Lei volle andare con lui. Non emise alcun giudizio, non strillò né perorò l'innocenza del compagno. Telefonò ai figli mettendoli al corrente, raccomandandosi che affrontassero la giornata come facevano di solito. La normalità aveva assunto un'importanza vitale.

Nell'auto della polizia i coniugi non scambiarono alcuna parola. Si guardarono a lungo, incapaci di comunicare se non con la postura.

Una volta arrivati a destinazione vennero separati, e a Carole fu dato di stringere un bicchiere di plastica scaldato dal tè attendendo il marito in un corridoio.

David venne schedato, fotografato; i poliziotti gli presero le impronte digitali, un campione di DNA, rilessero la sua testimonianza di ventidue anni prima e lo condussero in una stanza attigua a dove venivano condotti gli interrogatori. Di lì a poco arrivò l'avvocato degli Slade.

Di fronte alle prove, l'avvocato e David ascoltarono cosa aveva da dire il procuratore. Il signor Slade scandagliò la stanza e i presenti con gli occhi socchiusi, dietro gli occhiali dalla montatura sottile, a nascondere un turbamento feroce. Un frammento di mente era in tumulto. Dopo più di vent'anni erano arrivati a lui. Lo domandò. Come potevano collegarlo a quella faccenda? Chi aveva fornito loro dettagli così approssimativi? Un'auto noleggiata rappresentava una delle prove per incriminarlo? Le altre erano altrettanto ridicole?

Nella mente si chiese chi potesse averlo visto quel giorno di agosto a bordo di una vettura con una targa sconosciuta, indosso gli occhiali scuri, la felpa, con i capelli tagliati. Nessuno sapeva del suo ritorno. Era in vacanza con la fidanzata a quattrocento miglia da lì. Carole poteva testimoniarlo, anche se ricordava solo di essersi sentita male e aveva preso per verità la versione che lui le aveva propinato. Versione ripulita dall'accenno al liquido che le aveva fatto bere durante il pranzo. La stessa droga rifilata ad Amy, versata da un flaconcino, con un gesto svelto, nel bicchiere di tè quando lei era andata in camera, droga acquistata da vecchi compagni d'università lascivi che erano soliti usarla per avere rapporti con le ragazze abbordate.

Il pericolo dei tempi successivi alla morte di Amy era ormai stato evitato. Non c'erano abbastanza prove, allora come ora. Non il liquido seminale perché aveva usato il preservativo, non le impronte digitali perché l'aveva toccata con un doppio paio di guanti di lattice, vestito, di modo che nessun frammento di pelle rimanesse attaccato a lei. Non l'aveva baciata e la poca saliva altrove l'aveva cancellata con perizia insieme ad eventuali tracce di fibre, disinfettando l'intero corpo e componendola nell'impudico abito bianco del suo secondo lavoro, trovato appeso ad una gruccia, prima di pugnalarla. Aveva portato via con sé i tre bicchieri, i due del tè e il terzo con i resti dell'aspirina. Infine, scontento dell'opera completa, aveva individuato sul mobile accanto al telefono la busta affrancata ma non ancora sigillata con la lettera a puntate per Scott e vi aveva inserito l'anello di metallo trovato sulla mensola. Carole gli aveva fatto notare la mania di Amy di acquistare anelli che non portava. Il dettaglio, assommato alla timidezza della giovane, dava vita a un'addizione molto semplice: attendeva di racimolare il coraggio di darli a qualcuno. Questo pensava Carole: allora la sua futura moglie ignorava che Scott ed Amy frequentassero un bordello dove si riunivano depravati d'ogni sorta. E lui era stato costretto, per verificare un sospetto che lo rodeva e per buttarle in faccia la verità, a due mesi di pedinamenti e appostamenti, a pagare l'umiliazione di entrare in una casa dove mai avrebbe voluto entrare – lui con le sue idee di perfezione e rettitudine – e ad osservare corpi che si dimenavano, Scott Bowman che vagava come un'ombra vana per le stanze ed Amily Soto dentro una gabbia come un uccello.

Osservandoli aveva pensato a Carole ed era stato colto dalla furia, certo che prima o poi avrebbe trovato anche lei dentro quel girone infernale. Il pensiero gli rimbombava ossessivo quando rifiutava gli inviti ad appartarsi con cenni della testa: di sicuro i tre gliela facevano sotto il naso tutti i giorni mentre lui lavorava cercando d'essere un cittadino perbene. Delle donne non ci si poteva fidare, bisognava controllare ogni passo che facevano. Se ne accertava anche adesso. È la loro natura, aveva sempre pensato. Da quando hanno udito le parole del diavolo serpente non è cambiato nulla.

Per cui avrebbe sistemato lui le cose.

E così era stato per l'anello. Lo avrebbe fatto lui per lei. E che Scott vivesse il poco che gli restava accompagnato da una certezza di sentimenti ricambiati ancorato a un desiderio irrealizzabile, «da quello che avrebbe potuto essere nel mondo altrove di scelte differenti».

Dopo Amy sarebbe toccato a Bowman, quando fosse tornato in città. Ma il trasferimento affrettato del ragazzo e le continue ricerche del colpevole da parte della polizia, protrattesi oltre l'anno, gli avevano consigliato di mettere a riposo il suo intento se non voleva perdere ciò che aveva guadagnato.

Era stato accorto.

Sono stato accorto, si ripeté.

Fu per questo che la risposta dell'uomo di fronte a sé lo sconcertò. «È stato un fantasma a riconoscerla. Quello della ragazza che ha ucciso. Ascolti.»

Una burla colossale, pensò David.

Dal registratore uscirono due voci che non ricordava – appartenevano a Thomas e Mae – perché negli ultimi tempi aveva ascoltato di sfuggita la moglie e avuto pochi incontri con i vicini. E poi Amy che pronunciava il suo nome, un tono basso e lontano, simile alle ultime parole che le aveva udito dire: «Scusami, ti va se continuiamo a parlarne domani? Stasera sono così stanca», sussurrate mentre la droga faceva effetto.

«Riconosce la voce della signorina Amily Soto?»

David guardò il suo avvocato, che espresse solo un lievissimo sbigottimento. Gli fece cenno di rispondere.

«Sì.»

Il poligrafo registrò la verità. David guardò il recente scatto di Halloween e vide la ragazza esattamente come la ricordava, impressa nella sua mente com'era sul pavimento. La macchina della verità continuò a misurare e registrare le ondulazioni emotive fino a quando David avvertì una pressione intorno a sé. Amy era lì, gli stava toccando la mano con il suo profumo di fiori e miele che confuse i sensi dei tre uomini nella stanza.

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«I risultati del test sono parziali e pertanto non attendibili. Ad un certo punto è successo qualcosa nella stanza. Ha paralizzato il signor Slade, il suo avvocato, me e l'apparecchio. Da quel momento il poligrafo ha smesso di funzionare.» E anche la mia mente, voleva aggiungere il tecnico che aveva assistito alla prova.

Thomas, Mae e i Clark rimasero immobili.

«Sarebbe comunque stato un elemento facoltativo» disse Andrew. «Cosa dice l'esperto di espressioni facciali?»

«Slade ha mostrato nervosismo e stupore. È rimasto impressionato dalla fotografia e, dopo lo strano avvenimento nella stanza del poligrafo, pensieroso in modo tale che l'esperto ha voluto vedere un suo coinvolgimento al di là delle dichiarazioni. L'avvocato sembrava molto sicuro, in principio, circa l'innocenza del suo cliente, ma quello che è accaduto nella stanza l'ha turbato. E la sua espressione è cambiata quando gli abbiamo parlato delle prove. Il signor Slade non sa che la sua cura nel non lasciare tracce è stata vanificata da un segno parziale rinvenuto sul bordo di un compact disc, che gli strumenti di analisi del Novantatré non avevano saputo rilevare nella sua completezza.»

Thomas, Mae e i Clark lo sapevano, invece. Erano stati avvertiti dagli esperti forensi il giorno prima. David Slade aveva lasciato un'unica impronta digitale su un supporto troppo pulito se, come l'avvocato dell'accusa avrebbe segnalato, si considerava lo stato di utilizzo ripetuto da parte della vittima. Il cd avrebbe dovuto recare molteplici impronte di Amily, che stranamente non erano presenti.

Fino al 2015 l'impronta era sopravvissuta isolata, conservata nella busta che i poliziotti avevano lasciato ai Soto e che la famiglia teneva al pari di una reliquia.

«E lui cos'ha fatto?» domandò Andrew al procuratore.

«Non ha detto nulla. Ho suggerito il patteggiamento, ma Slade si dichiara innocente. Ci sarà l'udienza preliminare, ora, durante la quale presenteremo le prove affinché vengano valutate. Bisognerà assolutamente dimostrare che sussiste il crimine altrimenti, se la Corte dovesse decidere di non procedere, non potremmo più riportare Slade in giudizio, nemmeno trovando altre prove. Il nostro sistema legale funziona così.»

«Esiste un precedente» replicò Mae. «I nostri antenati erano disposti a credere al soprannaturale perché vivevano in contatto con eventi che il loro tempo non poteva spiegare. Anche se noi siamo diventati più cinici e attendiamo le risposte prima di rischiare, dovremmo prendere esempio da loro.»

«Questo processo è un rischio alla credibilità, nostra e del sistema» rispose il procuratore. «Tuttavia, dopo quello che anch'io ho sperimentato, mi sento di procedere.»

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La data dell'udienza preliminare fu fissata per il cinque dicembre. Dopo che venne appurato il sussistere di prove sufficienti per portare il caso alla Corte Criminale, il dibattimento si aprì il quindici dicembre. Si decise per un'inusuale velocità di procedura: il caso era rimasto irrisolto per troppi anni.

La giudice, una donna d'aspetto compassato con i capelli grigi, assistette insieme ai diversi membri della giuria all'arringa dell'avvocato consigliato da Brandon, che sosteneva la sua tesi per i Soto, e agli interventi dell'avvocato difensore che ricorse alle sue mosse migliori per evitare al suo cliente la massima pena. Intorno a loro un'accozzaglia di strumenti in attesa di essere utilizzati.

L'avvocato dei Soto fu il primo a rivolgersi alla giuria cercando d'essere convincente. Raccontò nei dettagli lo stupro e il successivo omicidio, sottolineando che non si trattava di un delitto d'impeto, bensì esisteva una chiara premeditazione. Fece risuonare le prove sui supporti magnetici, esibì le immagini, si mosse con lucidità e precisione.

La giuria, nel complesso, mostrò un atteggiamento attonito. Nessuno dei giurati era pienamente convinto che la testimonianza di un fantasma, un EVP, potesse essere considerata una prova valida. Sembrò a loro bizzarro che uomini di legge, d'indole scientifica, sconfinassero in un territorio orlato di dirupi e pertugi dove la realtà bisognava andarsela a cercare con tutto meno che con il raziocinio.

Vennero chiamati al banco, in ordine: Thomas, Mae, Lisa e il marito, Scott, Josiah, la sorella di Chris ed infine Carole – quest'ultima per l'incredulità del compagno. Ciascuno fornì la sua storia, che incominciava dove finiva la testimonianza di chi l'aveva preceduto in una progressione strabiliante. Una donna della giuria, mentre Mae spiegava il suo dono, pensò che fosse il set di un film e che li stessero riprendendo senza averli avvisati per rendere più credibile l'intera faccenda.

La giudice, nella sua postura impettita, ascoltava sforzandosi di comprendere le sottigliezze.

David Slade fissava il vuoto davanti a sé nel suo completo grigio, simile all'abito che aveva indossato da sposo al suo matrimonio. I capelli brizzolati, tagliati corti, gli occhiali, il viso severo e la corporatura, ispessitasi con l'età, non delineavano quasi più il suo aspetto di ragazzo.

Ostentava la sicurezza dei pazzi e, invece di dolersi del suo comportamento, sedeva ricercando l'errore di quella sera. Amy stava ascoltando Blind dei Sundays quando lo aveva accolto, e lui aveva subito rimosso a mani nude il cd dal lettore, dopo aver chiesto il permesso alla ragazza, perché gli ricordava spiacevoli vicende passate. Durante le maniacali pulizie nelle quali si era impegnato per non lasciare segno di sé nell'appartamento, non si era accorto di un taglio nel doppio paio di guanti. Solo una volta tornato sulla costa, quando si era liberato dei guanti e del punteruolo, gettandoli nell'oceano, ci aveva fatto caso.

Doveva essere successo mentre puliva, ma non rammentava d'aver sentito frizzare o pungere. Ricordava però la maledetta custodia di plastica rotta del cd. Il bordo tagliente doveva aver esposto la pelle della falange dell'anulare. «L'anulare sinistro», gli aveva detto il suo avvocato prima che David venisse chiamato in giudizio. «È la tua, l'hanno ricostruita con il software per le impronte danneggiate e non identificabili. Dattiloscopia, si chiama. Dichiarati colpevole e accetta il patteggiamento, avrai uno sconto sulla pena. Non capisco la tua ostinazione.»

«Perché è ridicolo. Parlano di fantasmi, si copriranno di ridicolo» aveva replicato lui.

Di tanto in tanto, David faceva vagare lo sguardo per l'aula cercando un segno della presenza del fantasma inquisitore. Una volta sola osservò i Soto, presenti, ma loro guardavano altrove.

Avendo ancora un po' di tempo a disposizione, l'avvocato dell'accusa volle chiedere alla giudice di poter tentare un esperimento in aula.

«Di che genere?» domandò la giudice.

«Prima di interrogarlo, vorrei chiedere al signor Slade di sedersi al banco e reggere fra le mani il compact disc recuperato dagli oggetti appartenuti alla vittima.»

Il procuratore conosceva il risultato delle analisi di laboratorio effettuate sull'impronta parziale rilevata dal cd: gli strumenti moderni l'avevano individuata. I software avevano completato il lavoro comparandola a quelle presenti nel database aggiornato. Scientificamente la prova avrebbe inchiodato David Slade, a prescindere dall'apparizione del fantasma. Il cd era stato ripulito da qualsiasi segno umano: la totale assenza delle impronte di Amy su un oggetto che toccava di frequente aveva insospettito gli esperti forensi.

«Per quale motivo?»

«Per utilizzarlo, insieme a questa lettera e all'anello fornito dal signor Bowman,» – Scott era seduto poco distante sulla stessa panca dei Soto – «come catalizzatore per richiamare il fantasma di Amily Tina Soto in aula.»

Il brusio che si ascoltò aveva la fibra dell'incredulità. Mae chiuse gli occhi e chiamò Amy con la sua anima. Thomas fece altrettanto con la mente.

«Avete qualcosa in contrario, Vostro Onore?»

L'avvocato difensore si chinò per parlare a bassa voce con il suo cliente e David annuì. Facendo forza sulle gambe rigide, si alzò, si avvicinò alla giudice e si sedette.

Josiah, la cui testimonianza aveva sbilanciato gli animi pietosi, seguì il tragitto del presunto assassino mentre sfilava davanti al procuratore e riceveva gli oggetti esca con le mani aperte, nella posa di un mendicante.

L'avvocato dell'accusa mise la pompa elettromagnetica sul banco e la accese. Chiese poi un registratore e fece altrettanto. Chiamò Thomas perché portasse lo Spirit Box 11. In fondo all'aula, come civili curiosi, il gruppo di Mae, meno pittoresco del solito, sedeva in silenzio. Una panca avanti c'erano Alexander, Brandon, Chris e Jack.

«Signorina Amily Soto, questi sono oggetti che le appartenevano. Attraverso di essi la richiamo al banco per testimoniare.» Un silenzio frastornato e attento venne interrotto dall'accensione dello Spirit Box e dal rumore bianco generato dall'apparecchiatura che scansionava a velocità sorprendente le stazioni radio. Dentro di sé l'avvocato, come il procuratore, non provava nessun imbarazzo, nessuna vergogna. «La prego, può dirci il nome del suo assassino, se ne è a conoscenza?»

Thomas sollevò lo Spirit Box verso il banco, ma non lo depose. Continuò a trattenerlo fra le mani.

Gli individui più sensibili cominciarono a sentirsi a disagio. Uno si mise la mano sul cuore. Thomas pregava dentro di sé. D'un tratto gli parve di vedere Amy di sfuggita al di là del banco. Batté le palpebre sul nulla.

La giudice ebbe un brivido sulla mano sinistra e, senza volerlo, la ritirò in grembo.

Anni dopo sarebbero ancora esistite persone disposte a testimoniare, giurando sulla Bibbia, che il 15 dicembre 2015, durante una delle più anomale udienze dell'inizio di secolo, avevano udito una voce dolce percorrere l'aula, uscire dal rumore generato da una scatola nera e rimanere incisa nel registratore.

Aveva scandito con chiarezza «David... Slade».



Se solo ti allontanassi/perché ho paura che se rimani/vorrò toccarti. Catherine Wheel, I Want To Touch You.

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