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12. Segreti


Rientrarono, e l'estate continuò il suo corso. Nicole si rifece viva, Thomas fu cordiale ma non accettò di rivederla. Aveva altro per la testa.

Stabilì di voler acquistare per conto suo l'attrezzatura per indagare il paranormale. Voleva molto di più da Amy che rumore bianco e risposte che non riusciva a udire. Coinvolse Alexander e i suoi tre ex coinquilini. Nel primo caso, fu l'amico ad offrirsi dopo aver ascoltato il progetto. Prese in carico alcune copie del volantino e promise di appenderle nella zona dove lavorava, piuttosto lontana dal luogo in cui Amy aveva vissuto.

«Può darsi che qualcuno si sia trasferito, ma c'è la probabilità che altri, che hanno solo cambiato zona, la riconoscano e ti contattino.»

Alexander fu parimenti entusiasta all'idea dell'acquisto di strumenti da investigatore e propose di dividere la spesa con Thomas, a patto che lo facesse assistere alle sessioni. Osservò con attenzione ogni dettaglio della fotografia di Amily, continuando a sembrargli straordinario ciò che succedeva. S'inorgoglì per il fatto di avere sempre creduto al di là di ogni ragionevole scetticismo. E aggiunse una frase che, in un certo modo, ferì l'amico perché sottintendeva un'impossibilità.

«È il genere di donna che avrebbe fatto per te.»

Un pomeriggio in cui Thomas era di riposo e Alexander prese un permesso, si ritrovarono a comparare costi e strumenti. Non ne sapevano poi molto in sostanza, e l'entusiasmo sopperiva fino a un certo punto. Su siti specializzati in Internet i prezzi erano accessibili.

«Riscatterò il registratore digitale che mi ha prestato Mae, è l'unico strumento che ho» disse Thomas in una pausa, trafficando con la caraffa di caffè freddo. 

Alexander pigiava sui tasti del portatile.

«Ah, ho quasi finito di distribuire i volantini. Se ne hai altri, dammeli. Non ho ancora coperto tutta la zona.» Fermò le dita. «Questo sembra interessante. È uno Spirit Box SB7. Necessario se si vuol comunicare con i fantasmi, che è quello che cerchi di fare. Utilizza radiofrequenze per generare rumore bianco attraverso cui gli spiriti possono parlare. Il generatore è orientato sull'FM. Sì, dice: AM Detuned. Nella confezione ci sono gli auricolari.»

«Quanto costa?»

«Sui settanta dollari. Non è l'ultimo della serie. Ne esiste un altro, SB11, migliorato e con funzionalità aggiunte. Costa centocinquanta dollari. Facciamo a metà e compriamo il secondo, che ne dici?»

«Compralo.» Thomas porse ad Alexander la Mastercard. «È perché non sono bravo abbastanza né con i registratori digitali né con gli analogici. Gli EVP di Amy sono di classe A, ha spiegato Mae. La voce può essere ascoltata senza cuffie e senza ricorrere a programmi di pulitura del rumore e amplificazione della traccia.»

«La sua semplicità di medium non sarà mai la nostra.» Alexander chiuse la transazione.

Gli ex coinquilini, invece, fecero una comparsa in una sera tiepida. Il trillo del citofono ridestò Thomas, che s'era assopito sulla poltrona ascoltando il primo dei due vecchi cd che aveva comprato nella città di Amy, trovati in un buco di negozio fra chitarre appese e vinili in buono stato.

«Ho visto il volantino mentre venivo qui» esordì Jack e lo estrasse dalla tasca.

«Lo scopo sarebbe lasciarlo dov'è, non prenderlo per portarselo a casa» replicò Thomas.

«I pali nelle strade sono tappezzati, che differenza vuoi che faccia uno in meno? Era troppo figo, non potevo lasciarlo lì. Mi sembra una delle facce del video Runaway train. È davvero bello il tuo fantasma. Ne voglio uno anch'io.»

«Sul volantino c'è scritto che la ragazza è stata assassinata» disse Brandon. «Hai appurato? È come lei lasciò intendere la scorsa volta?»

Thomas raccontò del viaggio, della visita ai genitori di Amy, delle scoperte che lui e Mae avevano fatto.

«Siete stati insieme quando eravate in albergo?» volle sapere Jack.

«No.»

«Se mi facessi avanti, ne avresti a male?»

«Non io, ma credo che il suo uomo non ci penserebbe due volte a metterti al tuo posto.»

«Esci ancora con Liz?» domandò Chris, mentre Brandon era più interessato alla fotografia e agli appunti che Thomas gli stava mostrando.

La questione Liz si era complicata nell'ultimo periodo. Qualcuno di solerte si era premurato di informarla che il suo presunto ex usciva con una satanista dai capelli di due colori come un gelato mal riuscito, vestita da bifolca. Una telefonata dai toni sgradevoli aveva raggiunto Thomas pochi giorni dopo il rientro.

«Mi hanno detto che esci con una, adesso.»

«Mae è una medium. Mi aiuta con la storia dell'appartamento.»

«Tom, non raccontarmi palle.»

Era stato un lungo braccio di ferro in cui Thomas le aveva ricordato la vera questione che li aveva allontanati. Elizabeth aveva il giusto timore degli spiriti, qualità che lui aveva ormai perso del tutto: lei non accettava che lui non si sbarazzasse di appartamento e fantasma in un sol colpo per immolarsi alle arcane effigi dell'amore. In un certo senso, Liz ed Amy combattevano per un'esclusività che Thomas aveva già deciso a chi concedere.

Con l'andar del tempo considerava l'esperienza paranormale come il segno di una sua predisposizione esoterica, un qualcosa che aveva una ragione d'essere se era accaduto.

«Liz, parliamo in franchezza, vuoi? Ci ho pensato e credo che il nostro problema non si limiti alla storia dell'appartamento.»

«Perché tu pensi sia normale, invece non lo è. Se fosse stato un altro l'avrebbe...»

«Io non sono un altro, ecco il problema. Non sono come te o i tuoi amici o le centinaia di persone che popolano il mondo e la vedono come voi. Non sono il tipo a cui piace farsi comandare dalle donne, non sono uno che tergiversa né che dice una cosa e ne fa un'altra. Ti avevo promesso di risolvere i problemi, di starti vicino, e non me ne hai dato l'opportunità. E non dico che è colpa tua, anzi, hai fatto bene ad allontanarti. Hai capito che stare con me, alle mie condizioni, era malsano.»

«Non abbiamo mai parlato di condizioni

«Sai cosa voglio dire. Il mondo di parole e cose sottintese che due non si dicono per il quieto vivere, e che l'uno o l'altro accettano per mandare avanti la relazione. O la vita. Perché una relazione funzioni deve esistere parità oppure uno dei due cede e segue l'altro. Noi abbiamo entrambi la volontà di fare le cose a modo nostro e tiriamo la corda dalla nostra parte, sempre più forte, finché uno dei due molla la presa.»

Il silenzio di Elizabeth valeva il prezzo della telefonata. Thomas aveva pensato che stesse dicendo frasi pesanti, come ne aveva già dette in passato. Eppure era necessario.

«Così non possiamo andare avanti. Siamo stati capaci di amarci quando tutto andava bene. È troppo poco per...»

«Ci siamo lasciati, quindi?» aveva domandato Liz con dignità.

«Io ho lasciato te.»

«No, non è vero. Sono stata io la prima a mollare e allontanarsi. E mi maledico perché non sai cosa farei per riaverti.»

«Questo non è vero.»

Al tempo presente Thomas riuscì ad essere sincero e rispose a Chris: «Non la amo più».

«Ah.»

I tre la presero come la prendevano gli uomini del secolo. Si stava insieme per evitare d'essere fantocci divorati dal tarlo della solitudine e si resisteva per l'affetto dell'abitudine, almeno finché all'orizzonte compariva il vero desiderio.

«Se qualcuno la riconoscerà, è probabile che avrai a che fare con quarantenni nostalgici» disse Brandon chiudendo il quaderno e riportando il discorso sul fantasma.

«Lo considererei un risultato lusinghiero.»

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Poco dopo l'inizio di agosto, Thomas ricevette una telefonata dal signor Smith. Sembrò che un evento insolito gli avesse fatto cambiare idea o almeno fu il movente che si poté estrapolare da una voce matura e rassegnata.

«Signor Rogers, mia figlia ha inoltrato i messaggi che mi aveva spedito. Se le va, incontriamoci davanti alla palazzina domani alle otto, è possibile?»

«Le otto della mattina?»

«Sì.»

«Sono di turno.»

«E la sera?»

«Dopo le nove. D'accordo? La aspetto.»

«Domani, allora. Buona serata.»

Per l'intero conto alla rovescia Thomas non badò all'incontro della sera, ma sul finire della giornata divenne nervoso senza sapere perché. Quando rincasò, vide subito l'uomo che lo attendeva e la sensazione senza dettagli provata divenne tangibile. Ne era la prova il fatto che Smith osservava il volantino appeso al lampione con il volto teso.

«Prego, dopo di lei» disse Thomas in tono formale.

Smith oltrepassò la soglia per trovarsi in un appartamento che conosceva alla perfezione. L'aveva visto mutare di anno in anno, ogni volta che l'affittuario lo abbandonava portandosi via il suo odore e la sua vita, rimpiazzato da una nuova esistenza che lo trasformava di conseguenza nel particolare modo distintivo d'essere delle creature.

«Parleremo della signorina Soto, suppongo» esordì il signor Smith.

Thomas non negò.

«Fu l'ultima inquilina per molto tempo.»

«Prima che arrivassi io, intende?»

«No. Ci furono almeno due persone interessate che declinarono per motivi differenti. Il primo venne a sapere dell'omicidio prima di firmare il contratto e se ne chiamò fuori. Il secondo lo abitò per qualche settimana ma non lo trovò di suo gradimento.»

«Perché lei era già qui.»

«Capisce che se le avessi raccontato dell'omicidio non sarei mai riuscito a liberarmi della palazzina? Non l'ho fatto con cattive intenzioni. Sono disposto a riprendere l'appartamento e a restituirle il denaro, se non fa parola con alcuno di quello che succede qui.»

«Lei l'ha mai vista?»

«Non sono credente. Fu mia madre a vederla, mesi dopo il fatto, quando rientrammo per sistemare l'appartamento. Volevo darlo a lei. Viveva in città, in un quartiere disagiato. Questo era sempre stato un ottimo posto, luminoso e tranquillo. Successe che, mentre portavo degli stracci da basso, lei parlò con quella che mi disse essere "una ragazza vestita di bianco che era apparsa dal nulla e la osservava con uno sguardo dolce".»

Thomas continuò a fissare il volto del signor Smith.

«Mi chiese chi fosse e io, spaventato a morte perché ero a conoscenza di certi fatti, le risposi che dovevo confessare un peccato. Mi scusai per la vigliaccata che stavo per fare e le spiegai la situazione. Ricordo che imbastii un discorso improbabile, cercando di non spaventarla perché pensavo le sarebbe venuto un colpo e avrei dovuto portarla in ospedale. Quando mio padre morì, parenti e amici mi consigliarono di evitarle dolori e spaventi. Ma lei, anche dopo aver capito che l'appartamento era infestato, insisteva che voleva abitare qui. A quel punto mi rifiutai io di lasciarla sola con un fantasma.»

Il signor Smith osservò il soggiorno. Lo sguardo sostò sulla poltrona. Aveva impiegato una gran fatica a rimuovere il sangue e a ridipingere il pavimento. Era stata la sua forza nervosa a rovinarlo, aveva insistito troppo con la paglietta. Certe azioni dovevano esser lasciate fare alle donne, aveva pensato mentre stava carponi.

«Tempo dopo seppi dai coniugi del secondo piano che veniva spesso senza dirmelo. Aveva ancora il doppione delle chiavi. Mi dissero che, secondo loro, mia madre mostrava i primi segni di una malattia mentale degenerativa. La sentivano parlare da sola in una stanza vuota. Si chiudeva dentro e nessuno era capace di convincerla ad aprire la porta. Lei e il fantasma, mi diceva, si alleviavano la solitudine a vicenda. A volte la ragazza, Amily, non era presente. Compariva d'improvviso seguita da un profumo di fiori che mia madre cercò ovunque, in composizioni diverse, perché anch'io potessi credere all'odore che annusava. Non la vedeva spesso e capiva sempre quando era nel soggiorno. Di nascosto feci visitare mia madre da un amico psichiatra che rimase impressionato. Le davo pillole che, sono certo, non ha mai preso. Poi, un giorno, mi comunicò che doveva accomodare le ultime volontà. Aveva visto se stessa vicino alla finestra e sentito qualcuno che la prendeva per mano. Morì un mese dopo nella sua casa.»

Thomas stava pensando al Doppelgänger, e non ascoltò il silenzio protratto del signor Smith. Quando si riscosse affermò: «Conosceva Amily».

«Prese l'appartamento in affitto nell'autunno del Novantuno. Era una ragazza educata, giovane e attraente. Si presentò dicendo che poteva pagare la rata e non avrebbe causato guai. Non ne causò mai, in verità. Nessuno si lamentò di lei, almeno finché restò viva. Ma più d'uno che visitò l'appartamento dopo il fatto ammise di sentirsi a disagio, c'era qualcosa che incombeva, una brutta sensazione. Si sentivano subito meglio dopo averlo lasciato.»

«Non pensò mai di chiamare un medium per saperne di più?»

«Gli uomini della mia generazione ritengono impossibili certe cose. Paradossalmente siamo vissuti in un'epoca in cui era più facile credere, eppure non crediamo. Da bambino, in casa mia, si parlava di un solaio dove gli oggetti volavano in modo autonomo. Ora so che qualcosa di sovrannaturale esiste e si muove insieme a noi.»

«Si spaventò per quello che scoprì?»

«Sarei un bugiardo se dicessi il contrario.»

«Cosa sa della morte di Amily?»

«Era il Novantatré. Venni chiamato a settembre dalla polizia. Mi interrogarono. Dopodiché dovetti sistemare la faccenda del contratto e quella dell'inquilino del primo piano.»

«Può spiegarmi?»

«Quel ragazzo conosceva la signorina Soto. Rimase sconvolto quando tornò dall'Europa e seppe cos'era successo. Non volle più restare, sembrava impazzito. Fu un trasferimento molto veloce, mi pagò l'ultimo affitto e se ne andò. So che abita poco lontano, ha una famiglia. Dopo qualche tempo anche i signori del secondo piano se ne andarono con i figli. L'unica che rimase fu Carole Slade. Si sposò con il suo ragazzo ed ebbero dei figli. Crebbero qui. A poco a poco la palazzina si ripopolò. I prezzi erano più bassi della media, l'unico modo per sbarazzarmi di una proprietà che mi era divenuta scomoda. Rimase vacante solo l'appartamento al terzo piano dove avvenne il delitto.» Osservò ancora la poltrona. «Mi raccontarono di come era ridotta, del fatto che non riuscivano a rinvenire l'arma. Conobbi i signori Soto. Assomigliavano molto alla figlia, mi dispiacque per loro e per lei, povera creatura. Conosceva il suo assassino, fu Amy a farlo entrare. Non era sventata. Si fidò di chi accolse quando avrebbe dovuto essere più sospettosa. Se, adesso, mi dice che la sua anima è ancora qui, senza requiem, non posso fare altro che arrendermi all'evidenza e mettere a disposizione ciò che so.»

«Sarò diretto. Ho capito che non aveva intenzione di tornare dopo aver venduto la proprietà. Qual è il motivo che le ha fatto cambiare idea?»

«Il "fantasma", o quello che è, mi ha tormentato mentre ero in vacanza. Per quasi un mese, ogni giorno, mi sono sentito a disagio e anche mia moglie mi parlava della stessa sensazione. Ho sognato situazioni orribili, senza senso. Ero terrorizzato al punto che ho deciso di rientrare anzitempo. Le cose peggioravano ogni volta che mia figlia chiamava per sapere se l'avessi contattata.»

«Non capisco ancora bene come funzionino le capacità degli spiriti, ma so che possono valicare i confini fra il nostro mondo e il loro e attaccarsi alle persone, oltre ad avere l'indole di entrare nei sogni o di proiettare lo stesso sogno nella mente di molti. Posso chiederle quando è successo?»

«Per tre settimane fra maggio e giugno.»

Il lasso di tempo in cui Amy era sparita dall'appartamento. Thomas seppe dov'era stata.

Non c'era molto altro da aggiungere. Il signor Smith domandò di nuovo a Thomas se fosse intenzionato a vendere l'appartamento, la questione che gli premeva di più. Il senso di colpa non lo lasciava indifferente. Tuttavia, Thomas non avrebbe lasciato perdere prima di risolvere il problema. Era affezionato all'immobile, al fantasma. E provava un senso d'insofferenza verso tutti quelli che avevano ignorato Amily e il suo volere.

«Come si chiamano gli altri inquilini che vissero nella palazzina quando ci abitava anche Amy?»

Il signor Smith estrasse un biglietto di tasca. «Ecco i nomi» disse.

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Dopo pochi giorni arrivò il pacco con la strumentazione ordinata. Thomas inviò un messaggio ad Alexander e lo attese per una prima sessione di EVP. Avvisò anche Mae, che non poté raccogliere l'invito. Come da sua abitudine non addusse una particolare motivazione. Poteva risultare brusca a chi non ne era avvezzo, ma a Thomas quel comportamento era congeniale.

Dopo che Alexander l'ebbe raggiunto con la maglietta stazzonata e sudata, un reduce del lavoro, mangiarono pork chops comprati in una rosticceria, lasciarono i piatti nel lavello e si sistemarono in soggiorno. Thomas preparò l'attrezzatura e la dispose sul tavolino, quindi si alzò e sparì in camera da letto. Tornò con l'anello maschile che Lisa gli aveva regalato.

«Un oggetto esca» si giustificò. «Una specie di calamita per fantasmi. Vengono richiamati da ciò che gli è appartenuto, mi hanno spiegato. Anche riprodurre scene di vita o ricostruire la morte dello spirito può aiutare a stabilire un contatto.»

«Non sarebbe molto carino nei confronti di Amy farle rivivere la morte, recitata da pessimi attori per giunta.»

Thomas mise l'anello vicino allo Spirit Box.

«La macchina fotografica ad infrarossi mi arriverà appena sarà disponibile. La pompa elettromagnetica sarà qui dopodomani. È un peccato, perché è un aggeggio fondamentale per creare fluttuazioni che attirino i fantasmi.» Trafficò con il Mel Meter, lo strumento che rilevava contemporaneamente temperatura e picchi nel campo elettromagnetico. «Le entità sono fredde; manifestandosi fanno svanire il calore presente nel luogo dell'apparizione.»

«Ricordami se abbiamo acquistato anche il Vortex per generare il campo elettromagnetico basso.»

«Troppo costoso, per ora. Con il riscatto del registratore RT-EVP se ne sono andati quasi centocinquanta dollari. Per un totale di ottocento.»

«Amy è costosa quanto un diamante e come un diamante è per sempre.» Alexander rise della sua stessa battuta. «Ma i migliori amici delle donne-spirito sono le pompe elettromagnetiche. È piuttosto volgare quello che ho lasciato intendere, ma posso assicurare che non era un gioco di parole voluto.»

Thomas sorrise e accese lo Spirit Box. «Credo che l'oggetto esca funzionerà. Ieri sera l'avevo lasciato sulla cassettiera, distante dal bordo, e stamattina l'ho trovato sul pavimento vicino al letto.»

«Sicuro che non sia stato il gatto?»

«Sono certo che Amy fosse in camera, stanotte. Deve essersi limitata a stare seduta sul cuscino, almeno a giudicare dai segni.»

«So che i fantasmi possono muovere gli oggetti, ma che lascino impronte dei loro non-corpi mi suona nuova. Come funziona?»

«Dovresti chiederlo a Mae.»

«Senti, Tom. Adesso Amy ha un viso e la puoi sentire. Non ti fa nessun effetto?»

Thomas scrutò Alexander con un'aria minacciosa, il risultato dei suoi tratti naturali. «Che genere di effetto? Sessuale? È un fantasma.»

«Un fantasma che può toccarti.»

«Non ti ho invitato per raccontare i miei affari notturni. In ogni caso continuano a soddisfarmi le donne in carne e ossa.»

«Lei lo era, anche se in modo acerbo.»

«La mia immaginazione non è buona come lasci intendere.» Nello stesso momento un alito di vento colpì la nuca di Thomas e passò sul viso di Alexander. «E credo che la tua considerazione l'abbia irritata.»

«È già qui? Benissimo, colgo l'occasione per presentarmi. Sono...»

Non fece in tempo a terminare la frase che il rumore bianco e costante che fuoriusciva dallo Spirit Box ebbe un sussulto e vi si incuneò una voce che cantilenò: «... Alex-ander... Ma-i-ler...»

Alexander ammutolì mentre il sudore gelido sostituiva il calore. Un grumo di nausea gli salì alla bocca dallo stomaco.

«Fa a tutti lo stesso effetto. Stai per svenire.»

«Sto bene» ribatté Alexander per darsi un tono. «L'ho voluto io, no? Perdonami, Amy, per le battute da maschilista di bassa lega.» Cercò nell'aria un indizio. «Hai ragione, mi fa uno strano effetto pensare che sappia tutto di me.»

«Hai detto che la consideri una persona di carne. Lei ti tratta allo stesso modo.»

Lo Spirit Box, continuando nel suo lavoro, cedette un'altra parola apparentemente slegata, pronunciata con inusuale velocità: «... tatuaggio».

Thomas la captò perché teneva lo strumento accostato all'orecchio.

«Ha uno strano modo di scandire le parole» osservò Alexander.

«Hai sentito quello che ha detto?»

«Il mio nome?»

«"Tatuaggio". Cosa significa?»

«Ce l'ha con me. Oh, cazzo! Come fa a saperlo?»

«Sapere cosa? Che hai un tatuaggio?»

«Ho preso appuntamento per farne uno la settimana prossima.» Una pausa. «Amy, sai anche che genere di disegno ho chiesto al tizio?» Dopo diversi secondi della solita perturbazione accostabile a una radio fuori frequenza, lei rispose: «... croce...».

«Sì, una croce maltese.»

«Sul serio?» domandò Thomas.

«L'idea me la diede mio padre. A sedici anni mi regalò un libro sui Cavalieri di Malta. Amavo quel volume. Ho ritrovato l'istinto di farlo qualche mese fa, ma è solo da una settimana che mi sono convinto. Accidenti, è incredibile parlare con un'anima senziente. Anche se devo dire che leva qualche anno di vita rendersi conto che gli spiriti conoscono tutto di te pur non avendoti mai incontrato. Adesso capisco cosa provano i poveretti perseguitati dalle entità maligne.»

«Se non sbaglio i Cavalieri di Malta sono un ordine religioso cristiano.»

«In principio erano un ordine ospedaliero benedettino, diventato di cavalieri durante le Crociate. Oggi come allora i membri si occupano di alleviare le sofferenze del prossimo.»

«Hanno a che fare con la religione.»

«Erano una comunità monastica, quindi sì, hanno a che vedere con la religione. Perché?»

«Amy era religiosa. Lo sono tutti nella sua famiglia. Le sarai ancora più simpatico, adesso che vuoi tatuarti la croce sotto cui combattono uomini devoti nel portare aiuto ai reietti e ai disgraziati.»

Alexander rimase sconcertato. «E così anch'io ho un legame con lei.»

Thomas poté quasi leggere nel pensiero del suo amico, il fermento interiore che lo stava scuotendo, le domande che gli raschiavano la gola. Sicuro d'aver imboccato la via che portava ad un argomento complesso per le nervature dolorose che scopriva e toccava, cambiò tono e discorso. «Amy, so che non puoi restare molto, ma c'è una domanda che vorrei farti. Ci stiamo avvicinando al mistero della tua morte, anche se lentamente. Non c'è qualcosa che puoi dirci e che aiuti a rendere il compito ancora più semplice? Conosci il nome dell'assassino?»

Amy era seduta sul bracciolo della poltrona e osservava il gatto dormire in una posizione stramba, a pancia in su e disteso, zampe comprese. Quando la bestiola percepì il fantasma, aprì gli occhi e rovesciò il corpo per rimettersi in assetto.

«Se n'è andata?» chiese Alexander.

«Amy, per favore, puoi rispondere prima di andartene? Puoi dirci, se lo conosci, il nome di chi ti ha uccisa?»

Dopo un'attesa snervante, si udì: «... palazzina».

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Insieme alla pompa elettromagnetica venne recapitato un altro pacco. Era di Lisa. Quando fu consegnato a casa di Thomas c'erano anche Mae e Hudson.

Hudson stava installando il software con il quale Thomas avrebbe ripulito e editato le registrazioni della voce del fantasma. Mentre gli faceva i complimenti per l'impegno e la buona qualità dell'ultima sessione con il nuovo Spirit Box 11, gli domandò cosa fossero i fogli appena estratti dal secondo pacchetto di cartone.

«Fotocopie di vecchi giornali» rispose Thomas con un'espressione strana. Li passò a Mae che li scorse, le mani che tremavano.

Lisa aveva inviato una raccolta di articoli provenienti da diversi quotidiani che riportavano la notizia dell'assassinio della sorella. Una scarificazione al cuore auto inflitta con un intento ben preciso. Non la mera conservazione a scopo monito, bensì un archivio consultabile per il futuro quando la speranza che qualcuno rimettesse mano al caso e tentasse di risolverlo non sarebbe stata così lontana come appariva nel presente. Sul primo foglio la scritta in penna blu: Senza la speranza è impossibile trovare l'insperato.

Sull'ultimo una lunga citazione di Henry Scott Holland, rielaborata da Lisa.

La morte non è niente. Sono solo scivolata nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sempre tu. Quello che eravamo l'una per l'altra lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato; parlami nel modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un'aria triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! (...) Che cos'è la morte, se non un accidente trascurabile? Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri, solo perché sono fuori della tua vista? Ti aspetto, non sono lontana, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo. Ritroverai il mio cuore. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.

..........................................


Alla fine di agosto Thomas comprò un biglietto aereo per tornare a far visita ai suoi genitori. Avrebbe trascorso qualche giorno come se si trattasse di una vera vacanza. Nonostante fosse diviso fra il desiderio di allontanarsi dall'appartamento e la volontà di rimanervi per via di Amy, decise di seguire la ragione.

Aveva già buttato qualche maglietta nel bagaglio e stava riflettendo sull'anello e sul potere di attrarre il fantasma a sé. Cosa sarebbe successo se l'avesse indossato nella casa della sua infanzia? Amily l'avrebbe seguito manifestandosi alla sua famiglia? I Rogers non sapevano nulla dell'intera faccenda e indubbiamente non l'avrebbero presa bene. Erano rimasti delusi di sapere della rottura del figlio con Elizabeth.

«Possibile che non ne vada bene nessuna? Liz era una brava ragazza, era perfetta per te. Non ti ho mai fatto prediche, ma stavolta devo parlare. Cosa speri di trovare di meglio? L'amore si ottiene con pazienza e insistenza, prende la forma che gli diamo noi. La perfezione non esiste» aveva detto sua madre.

Il giorno prima della partenza il citofono trillò. Alla domanda di rito attraverso il microfono, una voce maschile con una debole inflessione straniera rispose: «Non mi conosce, ho con me il volantino. Ho chiamato stamattina e ho lasciato messaggio e numero di telefono nella sua segreteria, li ha trovati?»

Thomas gli aprì. Era il primo a presentarsi da quando avevano distribuito il manifesto. «Salga, terzo piano. Non ho ricevuto il suo messaggio, vado subito a controllare perché.»

Mentre lo sconosciuto percorreva a passo solenne gli scalini di una palazzina semivuota – a parte gli White, gli altri erano via – Thomas andò a recuperare lo smartphone.

«Ah, Amy deve averlo scaricato. La batteria è morta.» Lo riattaccò al caricatore. Dopo averlo fatto pensò che far entrare in casa un estraneo, che diceva di avere riconosciuto la ragazza del volantino, potesse essere un azzardo, peggiore se si fosse trattato dell'assassino. Nessuno gli assicurava che il tizio non salisse con un'arma e ammazzasse sulla soglia l'ennesimo ficcanaso che andava a riscaldare un caso che doveva restare freddo. Il pensiero si era annidato nella mente di Thomas, innervandosi e allarmandolo. Tuttavia, al corso formativo gli erano stati inculcati la freddezza e il ragionamento. Andò al mobile dove teneva la pistola e il porto d'armi, prese la Sig Sauer P229, tolse la sicura e rifletté. Afferrò una maglietta dal cesto dei panni puliti in bagno, coprì il braccio destro la cui mano teneva la pistola e si avvicinò alla porta aperta per attendere l'ospite.

Quando lo sconosciuto comparve dalla rampa di scale, Thomas dovette trattenere una smorfia. Apparve un uomo atletico di circa cinquant'anni che indossava una polo scura e dei calzoni eleganti. Sulla testa portava un cappello borsalino, sul viso l'aria di un imprenditore annoiato o di una celebrità. Non era qualcuno che passava inosservato. Si strinsero la mano presentandosi.

«Anthony Garcia. La sua collega, la signorina del secondo numero, mi ha fornito l'indirizzo. Mi spiace essermi presentato all'improvviso, ma mi è stato detto che se avessi tardato un giorno non l'avrei trovata.» Se Mae aveva mandato quello sconosciuto all'appartamento, significava che nessuna entità l'aveva avvertita.

Senza farsi scorgere, Thomas poggiò sul tavolino la pistola e la maglietta che la ricopriva.

«Ho un aereo da prendere domani.»

«Non le ruberò molto tempo, se ha delle domande da farmi. Altrimenti comincerò io a raccontarle della signorina Amily.»

«La conosceva? Era un suo amico?»

«Non saprei dire se quelli come me, che l'hanno conosciuta in circostanze particolari, possano essere ritenuti amici. Di certo nessuno di noi, voglio sperare, desiderava farle del male. Era l'attrazione più gentile, la nostra bambola. Il nostro uccellino.»

Thomas assunse un'espressione che il signor Garcia paragonò al viso severo di un poliziotto.

«Si accomodi, intanto.»

Il signor Garcia adocchiò l'unica poltrona, ma chiese se potesse sedersi al tavolo della cucina. Si tolse poi il borsalino e si sporse verso Thomas. «Esisteva una casa privata in città, vicino a dove ora c'è il locale Old Pilgrim. La gestiva una donna che è morta anni fa. Immagini una Vita Sackville-West con i capelli bianchi, una Venere attempata seduta su una poltrona nei suoi ricchi appartamenti.»

Thomas pensò che avesse incontrato qualcuno la cui parlata era peculiare quanto la sua.

«Si radunavano molte persone da lei, la casa era una sorta di bordello d'alta classe. Ero un cliente abituale. Amily fu reclutata da un altro frequentatore, ma non ne facemmo mai il nostro giocattolo. Non era una prostituta. Veniva pagata, sì, ma non prese mai parte attiva ai nostri giochi di società.»

Incredulo per la storia che stava ascoltando, Thomas non ebbe nemmeno la prontezza di gettare addosso al signor Garcia il malessere che sentiva nel petto. Si limitò a fissarlo con uno sguardo terribile negli occhi di un azzurro liquido.

«Vi dirò tutto quello che so sulla cara creatura.»


Dalla lettera di Lisa: la prima citazione è di Eraclito. La seconda appartiene al brano estratto dal sermone pronunciato dopo la morte di Re Edoardo VII (1910).



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