Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

10. Non sentire la mancanza


«Abbiamo deciso per la verità» disse Mae mentre salivano le scale del quarto piano. «Anche se parziale.»

Era sabato sera e la signora Slade si muoveva per l'appartamento. Avevano appurato che fosse presente non appena Thomas era rientrato dal turno.

Mae l'aveva atteso nel parcheggio del supermercato: era andata a prenderlo con la sua macchina per portarlo a casa. Un'azione del genere aveva scatenato qualche chiacchiera postuma nelle colleghe di Thomas, incredule della sostituzione operata in così breve tempo, Elizabeth-sconosciuta. Se da un lato gli uomini nemmeno s'erano accorti dell'evento, dall'altro le donne si erano abbandonate a un malignare da Santa Inquisizione verso la "satanista con i capelli gialli e blu, vestita di nero come se portasse il lutto del buon gusto, maschile, scialba, forse anche un po' grassoccia, di certo dimentica di tutte le mode dell'anno in corso". Non le avevano risparmiato la loro gelosia travestita da umiliazione perché era arrivata a marcare un territorio senza padrone a cui alcune ambivano. Una ragazza, che parteggiava per Liz, aveva cucito sulla ripudiata la stessa storia di rifiuto e costernazione che era toccata a lei.

Una volta a casa, mentre le colleghe pensavano a furibonde guerre amorose, Thomas si era fatto una doccia veloce e Mae aveva cercato Amy per l'appartamento, spronandola con diverse domande a fornirle maggiori informazioni, «dirle di più». Ma s'era accorta che le sue richieste piombavano all'interno del silenzio solenne della sera come se fossero gettate in un pozzo senza fondo. Le stanze presentavano un ordine quasi da caserma, ogni oggetto era collocato nel posto giusto con la giusta funzione. In quell'appartamento l'unica cosa lasciata al caso era proprio il fantasma. Chissà quale potere esercitava per mantenere legata così a lungo un'entità già potente di suo.

Mae ricordò l'episodio della porta e del temporale provando la sensazione di avere una pallina in gola. La tempesta che si era abbattuta sulla città aveva sconvolto traffico e semafori. C'era stato un tamponamento lungo la strada che l'avrebbe condotta al suo appartamento e a cui lei era sfuggita grazie allo spirito veggente.

«Vorrei contraccambiare, Amy» disse al soggiorno. «Se solo potessi!»

La voce di Thomas la catturò con un sussulto. «Non ho ancora accennato alla cosa, ma con oggi è una settimana di silenzio, come è capitato la volta scorsa. La stanza è vuota.»

Mae non rispose.

«Dove vanno i fantasmi quando esauriscono la loro forza? Si rifugiano nel mondo altrove?» domandò Thomas. Non le disse del sentore di solitudine, simile a un tanfo putrescente, che aveva ammorbato l'appartamento. La presenza di Amy riempiva le ore persino quando non era presente. Produceva una sorta d'inquietudine nel suo organismo che lo metteva in allerta. Attendeva sempre che succedesse qualcosa anche se veniva smentito. Gli arrivi del fantasma gli lasciavano una contusione morale – quando non fisica – a cui non poteva più rinunciare. Pensò a Liz, che si era rifatta viva, il mercoledì sera di quella settimana; il desiderio che lo sbilanciava verso di lei si era intiepidito. Aveva altro a riempirgli i pensieri, ad occupare il cuscino del suo cuore. Pertanto, quando si era accorto che la vera mancanza era rappresentata dall'assenza protratta di Amy, gli era piombata addosso l'untuosa sobrietà della sua vita. Non era tranquillità, una desiderabile esistenza senza scossoni. Si trattava di un loop infinito simile al circolo vizioso in cui erano imprigionati certi spettri, che ricomponevano le medesime azioni ogni giorno: alzarsi, lavarsi, lavorare, interagire, tornare, dormire. Sembrava non esserci niente di eclatante nella sua esistenza, niente che valesse la pena d'essere raccontato. Nulla che riguardasse la sua storia. Era Amy a catalizzare la parte meritevole della sua vita, il pallido fuoco del significato. Se lei fosse venuta meno, lui sarebbe crollato di nuovo nella staticità con cui conduceva la biga del suo tempo, sentendosi un essere invisibile fra altri esseri invisibili.

«Potrebbe essere con i suoi simili» rispose Mae dopo un lungo silenzio.

«Altri fantasmi?»

«Sì. Pare che esistano delle amicizie anche dove si muovono gli spiriti. Ho mai accennato al fatto che alcune case ospitano diversi fantasmi? Interagiscono fra loro conoscendo numero e nome delle entità con cui condividono lo spazio. Molti vivono esistenze parallele nel medesimo posto. Tu non hai parlato di altre voci o fatti strani, a parte la parziale apparizione di un gatto, e io non ho percepito presenze diverse da Amy. Ma capita spesso che durante una seduta di EVP un fantasma diverso, errante, risponda alle domande poste a un altro.»

«Mi stai dicendo che potrebbe capitare d'avere molti ospiti?» Thomas non ne sembrò lieto.

«Nelle case in cui esiste un portale qualunque spirito può passarci attraverso. Quindi, sì. Amy potrebbe non essere la sola. È anche vero che mi sembra alquanto esclusivista. Non credo vedrebbe di buon occhio qualche suo pari.»

«I fantasmi combattono, questo stai lasciando intendere?»

«Litigano» rispose Mae, ma non fu convincente. Guardò i vestiti di Thomas, la maglietta bianca che doveva renderlo inoffensivo. Infine si esaminò e, nonostante leggesse lo stesso pensiero negli occhi di chi la osservava, fu restia ad ammettere l'inopportunità dei suoi abiti. Tuttavia il loro scopo era più grande di un'identità radicata, il motivo per cui si era portata altri vestiti nella borsa. Chiese se potesse usare il bagno. Doveva cambiarsi.

.........................................................


Fu con una maglietta rosa con disegnato il viso di una bimba e una gonna lunga di jeans un po' scolorita, i capelli raccolti in una treccia, che Mae bussò alla porta dei signori Slade. Thomas le aveva detto che il vicino del quarto piano mancava da qualche giorno per un corso di aggiornamento in un'altra città, stralcio di informazione ricavata da una chiacchierata che aveva ascoltato fra l'uomo e la signora White.

Il signor Slade era un vicino silente, un uomo che non destava interesse, lui stesso un fantasma per la palazzina. Usciva presto al mattino per andare alle lezioni e spesso non rincasava fino a sera. E quando lo faceva, di rado la sua voce pacata oltrepassava le pareti e disturbava i vicini.

La signora Slade, invece, era fin troppo presente. Parve stupita nel vedere i due ragazzi sulla soglia. Chiese di cosa necessitassero. Thomas e Mae le dissero la verità: volevano discorrere con lei di una certa questione.

Pensando che la visita fosse legata ad un affare condominiale, la signora Slade servì loro del caffè, accomodandosi in un salotto più piccolo di quello del terzo appartamento perché era stato eretto un muro che lo divideva dalla cucina, a cui era stato adibito maggiore spazio. Gli Slade l'avevano fatto per i figli che, in passato, avevano trascorso più tempo dall'altra parte attaccati al frigorifero e al tavolo rettangolare che in altre stanze della casa.

«Abbiamo saputo che è da tanto che abita qui» esordì Mae. Si era presentata come un'amica di Thomas.

«Sono la proprietaria più longeva. Comprai l'appartamento quando mi sposai, ma già lo abitavo.»

«Probabilmente ci prenderà per degli impiccioni. Di recente abbiamo saputo che, molti anni fa, nell'appartamento qui sotto abitava una ragazza di nome Emily Soto.»

La donna annuì con la testa. Per un attimo Mae giudicò che la domanda non sortisse effetto.

«Amily, non Emily. Un nome strano, ma è così che si chiamava. Non era della città, ma di un altro Stato.»

«La conoscete?»

«La conoscevo, sì. Era un'amica, aveva cinque anni meno di me. Se fosse stata viva avrebbe compiuto i quarantaquattro il mese scorso.»

«Oh» fece Mae.

«Credo di sapere perché vi interessa. So dei vostri maldestri tentativi di seduta spiritica. Ho sentito Ethan raccontarlo – è nella mia classe – e, di recente, la moglie del signor White si è confidata con me. Con Internet niente è più al sicuro e costituisce un segreto. Deduco che abbiate fatto le vostre ricerche e possiamo parlare in libertà. Voglio comprendere i giovani e per farlo è necessario rispondere alle loro domande quando, grazie a Dio, mettono da parte la superbia e le pongono.»

«Cosa sapete di lei?»

«Posso farvi prima io una domanda?» Glielo concessero. «Le sedute spiritiche, che tanto incuriosiscono i miei alunni, hanno una valenza? Voglio dire, è realmente possibile dialogare con entità spirituali oppure è un semplice gioco?»

«A volte succedono cose spiacevoli cercando di penetrare l'occulto. Spesso, comunque, non si ottiene nulla.»

«Ed è per questo che si pongono domande ai vivi. È successo così tanto tempo fa. La palazzina era molto diversa, perché differenti erano le persone che la abitavano. Eravamo quasi tutti ragazzi giovani in un tempo di affitti. L'eccezione era rappresentata dalla famiglia che viveva al secondo piano. Adesso non mi viene a mente il cognome. So solo che erano adulti, o così parevano a noi. Io vivevo al quarto piano con l'uomo che sarebbe diventato mio marito. Al primo piano un ragazzo poco più giovane di me e al terzo Amily o, come la chiamavamo noi, Amy.»

«Me la può descrivere?»

«Ho un paio di fotografie di noi due scattate da amici. Se non ricordo male, eravamo sedute su una panchina nel parco qui vicino. Non so dove le ho messe, però. Dovrei cercarle. Posso comunque descriverla: di statura media con i capelli color noce scuro. Anche gli occhi erano castani, con belle ciglia. Carnagione chiara. E che bella voce aveva! Era la sua migliore caratteristica. Una ragazza tranquilla, intelligente, poco portata al pettegolezzo. Non parlava molto, in parecchi le dicevano che era scontrosa, annoiava. Ma se le piacevi diventava divertente.»

Carole smise di sorridere.

«Se devo essere sincera, eravamo vicine di casa più di quanto siamo mai state amiche. Aveva le sue idee, che io a volte non comprendevo, e lei mi rinfacciava la stessa incapacità di capirla. Della sua vita fuori dalla palazzina non so molto. Le volte in cui uscivamo insieme a fare la spesa o per divertirci la sera, chiacchieravamo di diversi argomenti – musica, moda, studio – ma era riservata per quanto riguardava la sua vita intima. E di certo non era molto spontanea. A mio marito era simpatica: la classica persona la cui presenza non ti urta, ma che senti distante come se ci fosse un filtro. Sapeva mettere a disagio pur non dicendo nulla di offensivo. Una questione di pelle. O ti piaceva o la ignoravi.»

«Come morì?»

«In un modo in cui nessuno merita di finire» disse la signora Slade con rabbia. «Io e il mio fidanzato eravamo in vacanza. Quell'estate partimmo alla metà di agosto e tornammo il quattro settembre, lo ricordo bene, un sabato mattina di sole. Ci dissero cos'era successo appena entrammo nell'atrio.»

«Di quale anno?» chiese Mae.

Thomas assorbiva gli appunti con la mente.

«Millenovecentonovantatré.» Dopo un respiro la signora Slade aggiunse, mostrando la polvere nell'ingranaggio del dolore, un sentimento oramai lontano: «Trovammo i nastri della polizia all'ingresso e al terzo piano. La porta del nostro appartamento era sigillata. Fu la famiglia del secondo a dirci che Amy aveva fatto entrare qualcuno che conosceva la sera del ventinove agosto. Questa persona la uccise nella notte fra il ventinove e il trenta. Nessuno vide mai chi entrò né lo sentirono uscire. Ascoltarono gli amici, i conoscenti. Persino io e il mio fidanzato dovemmo lasciare la vettura carica e andare a testimoniare. Scoprimmo che l'avevano trovata sul pavimento. L'assassino l'aveva pugnalata al cuore dopo averla drogata e violentata. I suoi genitori, che abitavano lontano, erano già lì quando noi tornammo. Non scorderò mai il loro dolore composto e lo sguardo della sorella maggiore. I poliziotti avevano portato via la salma per sottoporla all'autopsia; i parenti la raccolsero per il funerale, che si svolse dove lei era nata. È sepolta in quel cimitero. Qui non è rimasto nulla di lei, forse nemmeno il ricordo.»

.....................................................


La signora Slade fu precisa e autorevole, ma non indulse nei particolari scabrosi e non ci fu nulla che potesse convincerla. Le uniche informazioni che Mae riuscì ad ottenere furono il nome dello Stato e della città natale di Amily. Il nome del padre sfuggì dalla bocca della donna per un caso fortuito.

Quando riaccompagnò i ragazzi alla porta, si sentì in dovere di lasciare loro la raccomandazione di «non turbare i morti».

Con nuove rivelazioni, Thomas e Mae rientrarono nell'appartamento. Erano storditi, svuotati come se avessero sostenuto un esame di cui conoscevano il risultato tutt'altro che lusinghiero. Rimasero sprofondati nella quiete angosciosa fino a che Thomas si diresse alla poltrona e disse: «Potrei scommettere che morì in questo punto».

«Lo credo anch'io.»

«È certo. C'era il sangue che qualcuno ha grattato via.»

Thomas fece scorrere lo sguardo sulla città notturna, visibile dalla finestra, quando udì dire da Mae: «Vado a casa».

«Non vuoi restare per una sessione?»

«Preferisco di no.»

La vide scendere le scale senza sapere che per qualche settimana non l'avrebbe più rivista.

................................................


Mae lo chiamò da un luogo lontano due giorni dopo, dicendogli che il suo gruppo stava conducendo un'indagine urgente a cui sarebbe seguita, nella stessa zona, una visita programmata da tempo. Gli diede un lasso di tempo indicativo riguardo al suo ritorno, quasi si giustificasse con un fidanzato o un amico troppo zelante. Thomas accettò l'intoppo con la praticità della sua educazione.

Ricominciò per lui il periodo di isolamento affettivo e i lunghi minuti dei pensieri. Lavorava, tornava a casa, usciva con Alexander. Leggeva il volume sul paranormale, faceva sessioni fallimentari di EVP. Amy non c'era. Una sera arrivò a pensare che, avendo raggiunto lo scopo di metterli sulla via giusta, il fantasma avesse esaurito il compito. Era probabile che non tornasse più. Molti spiriti, quando qualcuno donava loro un briciolo di consolazione, si acquietavano. L'avrebbe voluto anche per sé.

Durante l'assenza di Amy si occupò di cercarla nelle notizie di vecchi quotidiani in biblioteca. Parlò con Mae al telefono, che lo ragguagliò sulle sue esperienze di poltergeist fra preti esorcisti, passi e porte che sbattevano. Erano a un livello tale di confidenza che lei gli raccontò di uno spavento colossale e lui l'ascoltò cercando di fornirle un buon consiglio sulla base delle conoscenze che adesso aveva in materia. Ricordava i malesseri psichici e fisici provocati dal suo fantasma.

Alla metà di giugno ebbe una settimana di ferie durante la quale conobbe una ragazza bruna più vecchia di lui. Divorziata, il giorno in cui cercò e sondò lo sguardo di Thomas era in uscita di piacere con le amiche. Lo stesso piacere lo reclamò poche ore più tardi sul sedile della Jeep, un incontro di bollenti spiriti la cui sete si spense nel letto dell'appartamento al terzo piano.

Nicole era libera – il divorzio era già stato sancito – e affettuosa. Tuttavia, l'unico sentimento che instillò in Thomas fu il pensiero della tresca fra Mae e il suo amante. Poteva forse essere l'uomo senza nome che era stato citato una volta nell'atto di portare moglie e figli in gita. Non era nell'indole maschile immaginare e Thomas non fece eccezione. Non gli importava sapere che aspetto avesse l'individuo, ma giudicava Mae per essere caduta in una trappola da cui donne intelligenti – e lei lo era – sarebbero dovute rifuggire.

............................................


Una notte in cui era solo, Thomas annusò l'odore di miele e fiori e comprese che Amy era tornata. Il terrore lo colse improvviso, come la prima volta, disabituato. Avvertì il freddo strisciargli sulla pelle e notò i peli ritti delle braccia. In risposta alle sue reazioni fisiche, udì la canzone provenire dal soggiorno. Ci andò e si mise ad ascoltarla per un breve attimo, forse cinque secondi, prima che s'interrompesse.

«Dove sei stata? Me lo puoi dire?»

Il registratore incise rumore bianco. Lo sguardo del gatto lo orientò dove Amy si spostava, altrimenti non avrebbe avuto idea di dove cercare.

«Siamo in stallo finché Mae non torna» raccontò. «Abbiamo parlato al telefono di far visita ai tuoi genitori, andare a casa tua. Ce lo lasceresti fare?»

Riascoltò il nulla.

«In ogni caso, Amy, non sentire la mia mancanza quando non ci sarò.»


Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro