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Il momento Migliore

Se c'era una cosa che Annabeth aveva sempre odiato, erano i "clik".
La sua intera vita era stata un Click.
Clik.Sei nata.
Clik.Hai scoperto di essere una figlia di Atena.
Clik. La tua matrigna ha iniziato ad odiarti.
Clik.Se scappata di casa.
Clik.Hai conosciuto Luke e Thalia.
Clik. Hai incontrato Grover.
Clik. Il covo del ciclope.
Clik. Thalia è diventata un albero.
Clik. Luke vi ha traditi.
Clik.clik.Clik. Clik.
Tutto. Suo padre. Sua madre. La sua intera vita.
Ma Percy no. Percy era il primo esempio di qualcosa di duraturo.
Percy era il suo passato, il suo presente e il suo futuro. Percy, che era caduto nel tartaro per lei.
Percy che aveva amato tanto quasi da consumarsi, e che la aveva amata tanto, quasi da consumarsi.
Percy che la aveva tirata via dal baratro, e che lei aveva tirato dal baratro. Era evidente a tutti che fossero complementari.E non solo dalle dita intrecciate e i baci dolci più o meno lunghi che evitavano di scambiarsi in pubblico. Il loro amore profondo, viscerale, nei confronti l'uno dell'altra, li aveva segnati tanto da renderli inseparabili.
Ed era tanto ovvio che si amassero
- dai loro sguardi incatenati e dalla loro vicinanza mentale-, che neanche i figli di Marte più sbruffoni, osavano provarci con la bellissima e pericolosissima bionda, anche se Percy non c'era.
Perché loro si amavano così tanto e cosí profondamente che neanche Atena aveva osato proferire parola. E questo Annabeth lo sapeva.
E quando,Percy in ginocchio dinanzi a lei,le aveva chiesto di sposarla, lei non aveva potuto dire altro che si, mentre lo baciava un po' più forte, un po' piú a lungo.
Quando, quel mattino Annabeth rispose "lo voglio"Si sentì finalmente pronta a vivere davvero.
Thalia la aveva presa tanto in giro con quei discorsi sulla libertà che lei aveva iniziato ad aver paura dell'imminente cambiamento. Ma in quel momento, in cui le due fedi gemelle giacevano sugli anulari suo e di Percy, lei era libera. Libera come solo Percy sapeva renderla. Era libera in lui, per lui e grazie a lui.
E questo valeva per entrambi.
Quindi Annabeth, consapevole di tutto ciò, davanti allo specchio del bagno, si chiedeva perché esitava.
Guardò un altra volta il test di gravidanza che teneva tra le dita. Ne aveva fatti tre. Tutti e tre positivi. E lei aveva paura.Paura di non essere accettata. Paura del rifiuto di Percy. Avevano solo ventidue anni. E se lui non si fosse sentito pronto? Lei di certo non avrebbe ucciso il bambino da poco comparso ne suo ventre.
E si, ok erano stati pronti a prendersi cura l'uno dell'altra già a diciassette anni. Si erano sposati a vent'anni, anche se convivevano da quando ne avevano diciotto.Avere un figlio era una grande responsabilità. Ma si decise. Doveva farlo.
Quindi buttò il test e uscí dal bagno, pregando che quella non fosse stata solo un illusione. Che Percy non fosse stato solo l'ennesimo clik.
Lo guardò, bellissimo, a torso nudo dall'altra parte della cucina mentre le dava le spalle.
La sua maglia la aveva indosso lei. Si erano appena svegliati, infondo.
-Ehy.- Mormorò lui mentre armeggiava con la caffettiera dandole le spalle.Il ragazzo aveva avvertito la sua presenza solo dal suo odore, ma questo lei non poteva saperlo.
-Ehy-. Lo disse piano, tanto da farlo preoccupare.
Lui si girò, guardandola timoroso.
-Ann...-
-Sono incinta.-
Lo disse tutto d'un fiato, e Percy rimase immobile, visibilmente scioccato. Una lacrima le stava già solcando la guancia, quando lui sorrise entusiasta.Non parlò. Non cambiò aria. Solo, attraversò la stanza a grandi, enormi falcate fino ad arrivare davanti e stringerla a se, tanto forte da farle temere di diventare una cosa sola, mentre la sollevava un po' di più dal pavimento.
-Sarai una madre perfetta, amore mio.- Le disse piano.
-Ed io farò del mio meglio per essere un buon padre.-
La rimise giù, senza separarsi, lasciandole usare il suo petto come colonna portante. Lei lo guardò negli occhi e tra le lacrime sorrise.
-Per un attimo ho temuto dicessi di non volerne sapere niente.-
Disse poggiando la testa sul suo petto.
Lui le prese il volto tra le mani e la baciò. Un bacio dolce,per nulla casto, ma comunque buono, gentile, senza pretese.
-Non ti abbandonerei per le cose brutte. Perché dovrei farlo per quelle belle?-
E la baciò di nuovo. In effetti, quello fu un giorno fatto di baci, fatto di vita.
Fatto di famiglie.
Perché in quella abitazione si contarono più semidei di quanto fosse raccomandabile in una casa senza barriere o protezioni di qualche tipo. In effetti Percy avrebbe offerto una buona tazza di caffè caldo al primo mostro entrato sfondando la porta. Ma per qualche sorta di grazia divina non arrivò nessun però.
La vera minaccia si presentò quella sera di quasi cinque mesi dopo,in casa Jackson, provocando un infarto al povero ragazzo.
Atena, infuriata più che mai si ergeva in tutto il suo splendore dinanzi al nuoro (?).
-Tu, Perceus Jackson. come hai osato ingravidare mia figlia? Portarle via cosí la sua libertà e le sue possibilità ?-
Chiese con disprezzo.
-Come prego?- aveva domandato il ragazzo quasi divertito.
-Non potrà più essere felice. Non potrà più seguire il suo sogno di indipendenza e libertà! Soffrirà per colpa tua!-
Percy neanche si prese la briga di arrabbiarsi, restando solo scioccato da quella affermazione.
-Annabeth sta seguendo il suo sogno, e non sarà di certo la maternità a bloccarla.-
-Annabeth vuole seguire il mio modello di vita.-
-Se avesse voluto farlo non mi avrebbe sposato. Annabeth ha chiaramente affermato di volere una famiglia. E se lei mi avesse detto di voler abortire, la avrei lasciata alla sua scelta.-
Ripeté ostinato Percy. Probabilmente, mai a nessuno era capitato di provare a far ragionare Atena. La dea della saggezza.
-Tu la stai convincendo! Non era così irresponsabile.-
-Tu invece?Lei ha la sua possibilità di avere una famiglia ed essere felice. E tu stai facendo di tutto per rovinarle la vita. come pensi che si senta quando vede che Sua madre, l'unica persona che abbia mai cercato di non deludere, non vuole che lei sia felice? Ci sta male. ci ha pianto la notte, e lo so, perché c'ero. Ero li a consolarla , perché lei non si sentiva all'altezza. Ma se pensi che lei non sia alla tua altezza allora non meriti una figlia come lei.- Urlò convinto Percy. Non aveva pensato, agendo d'impulso, proprio come Atena odiava.
-COME OSI...-
-Come oso cosa? Dire la verità?- Percy prese fiato e calmò i nervi, ripristinando la misura di rispetto che doveva portare ad una dea. Poi riprese.- Non le farei mai del male, divina Atena, e voi lo sapete benissimo. Io rinuncerei alla mia vita per salvare la sua. Ma non rinuncerò a lei per soddisfare un vostro capriccio. Questo mai. Quindi, o va da sua figlia e le fa le congratulazioni, oppure va a badare alle sue divine cose. Lei è felice. E qui -qui giu-, ci stiamo facendo in quattro tutti,Per far si che lei continui ad esserlo. Io, Piper, Hazel, Reyna, Thalia, Leo, Magnus, persino Alex Fierro chiede di lei dal Valhalla. Will si é offerto per far nascere la bambina, e Nico sta sborsando consigli a destra e a manca.
Mia madre, suo padre, il mio partigno, anche Poseidone fanno di tutto per farle avere questo bambino, per far sì che lei sia felice. Apollo chiede sue notizie spesso, ed abbiamo ricevuto cesti e cesti di frutta da Meg. L'intero campo mezzosangue, e un bel Pezzo di Nuova Roma ci offrono di proteggere la casa.Chirone passa spesso e volentieri e Afrodite ci porta culle e vestitini per il piccolo.M ia sorella di sette anni -SETTE ANNI- si é offerta di fargli da baby-sitter, ancora prima che nasca. Ed io non permetterò che la persona a cui lei tiene di più le faccia del male. Lei merita di stare bene, Atena. E lo sarà, a qualsiasi costo.-
Di tutta risposta, Atena scomparve in in puff. E da dietro il corridoio con il suo fiero pancione, apparve la suddetta bionda, sorridente come mai.
Abbracciò Percy stretta, alzandosi di poco sulle punte.
-Ti abbiamo svegliata eh?-avvicinandosi un po' di più e facendo combaciare i loro ventri, mentre le metteva le mani sui fianchi.
Di tutta risposta, il bambino dalla pancia della madre, gli tirò un calcio.
-Hai svegliato lui- disse piano Annabeth, mentre il marito le carezzava la pancia.
-Ehy Luke. Stavo urlando troppo con nonna Atena?-
Annabeth rise. Lui la guardò.
- Mi dispiace di aver litigato con tua madre.-
Annabeth poggiò una mano sulla sua guancia.
-Ehy, hai combattuto per me. E poi Ti amo un po' anche perché non hai paura di mia madre.-
-Ne sono terrorizzato, in effetti.-
-allora, perché trovi il coraggio per affrontarla- disse Annabeth stendendosi sul letto e tirando su le coperte.
Percy si intrufolò accanto a lei le sorrise. - Tu mi dai tutto il coraggio di cui ho bisogno.-
-È comunque avevi torto.-
Lui la guardò interrogativa.
-Tu, sei la persona a cui tengo di più. Lei è solo una madre assente.-
Percy scosse piano la testa.
-Non sai quanto ti amo.- le disse.
Annabeth, di tutta risposta, lo baciò.
-Tanto quanto ti amo io. E la prova del loro amore fù evidente, quando quattro mesi dopo, dietro una tenda dell' infermeria di Nuova Roma, Will Solace,ormai addetto ai parti greci, tagliava il cordone ombelicale di Luke Jackson.
Percy aveva assistito al parto, cercando di rassicurare Annabeth, e (cosa più importante) facendosi frantumare la ossa della mano.
Non si era mai vista una partoriente così obbediente e paziente, tanto che Will temeva si sarebbe vendicata un seguito.
Ma quando il bambino fù tra le braccia della madre, nulla ebbe più importanza.
-Bravissima amore mio.-Le aveva sussurrato il marito.
Amore mio.Annabeth amava quando Percy la chiamava in quel modo.
-ehy Luke-disse allegro.- Facciamo dormire la mamma?-
mentre prendeva il Bambino le diede un bacio sulla fronte.
-Siamo dai nostri genitori. C'è Athena impaziente di vedere il primo nipote della saggezza dopo quasi cinquant'anni, e sento Estelle squittire da dietro la porta. o forse è mia madre.-
Annabeth sorrise .Luke non sarebbe stato un Click. Percy non era un clik. E quel l'insieme di semidei che poteva chiamare famiglia, decisamente non era un clik. E mentre Percy tornava, pochi minuti dopo, e quella piccola folla le si radunava attorno, lei lo capì
Tra le braccia del ragazzo che amava, con in braccio suo figlio, e circondata dai suoi amici.
Perché si,Annabeth era stremata.
Ma era felice.
E lo sarebbe stata  in eterno.
Parola di oracolo.
Annabeth avrebbe vissuto l' intera vita, come il momento migliore.

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