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9 - Una minaccia concreta

«Sì, bravo, continua pure a rilassarti; ti servirà. Questa sarà una giornata impegnativa.»

Harry, disteso sul gradino sotto il mio con le braccia incrociate dietro la testa, schiude una palpebra per osservarmi, confuso. «Perché?»

«Prima di tutto, dovrai ringraziare Zayn per ieri. Il suo intervento all'assemblea ti porterà sicuramente una buona manciata di voti. In secondo luogo, credi che basteranno? Convincerai più studenti ad eleggerti e so già come farai; ti metterai in gioco. Passerai del tempo con i ragazzi del club di scacchi, troveremo un modo per garantirti anche il sostegno della squadra di football e oggi lavorerai a maglia con gli altri studenti che si sono iscritti al corso della professoressa Turner.»

Si alza sui gomiti. «Stai scherzando, vero? Non farò golfini e non rivolgerò la parola a quel tipo.»

Scorgo due figure all'orizzonte. Quando si avvicinano al campo da football, riesco a distinguerle chiaramente e sorrido. «Io, invece, credo proprio di sì. Vuoi sapere perché? Guarda chi sta venendo qui.» Stringo fra le braccia il libro di geografia e mi alzo in piedi. «Ho proprio voglia di un bel caffè e di offrirne uno anche a Niall che è sempre gentile con tutti. Resterai con Zayn e, a meno che non ti piaccia l'idea di parlare con lui del tempo o di trovare un argomento che possa interessare a entrambi, faresti meglio a cogliere l'occasione per ringraziarlo.»

«Connie» , ringhia a denti stretti.

«Buona fortuna, Harry. Riparleremo più tardi del lavoro a maglia.»

•••

«Sei stata brava ad incastrarmi con Zayn, ma non passerò ore qui a scuola a fare cappelli e guanti all'uncinetto.» Harry mi fulmina con lo sguardo una volta uscito dall'aula.

«Sai perché, invece, io credo di sì?»

«Non dirmelo.»

«Quel ragazzo biondo con gli occhiali e la camicia a quadri che sta venendo qui da noi è Marvin, me lo ha presentato Niall in caffetteria questa mattina, e io gli ho chiesto informazioni per un amico sul corso della professoressa Turner che è tanto felice di frequentare. Prova a dirglielo tu che non ti unirai a lui e al resto dei suoi compagni oggi. Chissà se a Louis e Liam piacerà l'idea di te che sprechi la possibilità di farti votare da almeno una ventina di persone.»

«Stai sfidando la mia pazienza, White.»

«Sto facendo del mio meglio per aiutarti.»

«Ciao, Connie.» Mi volto e lo stesso fa anche Harry. Sorride forzatamente al ragazzo che ci si è appena fermato accanto.

«Marvin! Stavo giusto parlando ad Harry di te.»

«Davvero?» , chiede, incredulo, prima di voltarsi verso il riccio. Gli tende la mano. «Conoscerti è un piacere. Ho apprezzato particolarmente il programma che hai esposto ieri e sono felice del fatto che seguirai il corso della professoressa Turner oggi con me e i miei compagni. Perché è così, vero? Sei tu l'amico di cui mi ha parlato Connie questa mattina?»

Harry deglutisce e gli stringe le dita. «Sì, esatto.»

Soddisfatta, gli do una pacca sulla spalla. «Buon lavoro, allora. Ci vediamo più tardi all'uscita.» Sorrido a Marvin. «Vado, ho un impegno. Divertiti anche tu.»

Non è vero. Non ho assolutamente nulla da fare.
Il biondo mi saluta e, senza più voltarmi, mi dirigo verso il cortile.
Zayn è seduto a una panchina. Mi sente uscire da scuola e solleva di scatto il capo.
Quando mi nota, sorride e batte una mano al suo fianco per invitarmi a raggiungerlo.
Così faccio.
Mi lascio cadere accanto a lui e poso a terra lo zaino.

«Niall mi ha detto che sei molto simpatica. Si è divertito con te in caffetteria.»

«Spero che anche a te sia piaciuto stare con Harry.»

Gli sfugge una risata. «Volevi semplicemente che restassi da solo con lui per dargli modo di ringraziarmi per ieri? Astuto. E io che pensavo che stessi cercando di evitarmi.»

«No!» , mi affretto a spiegare. «Cioè, sì, in parte. Volevo che ti ringraziasse. Non stavo cercando di sfuggirti.»

Sorride. «Buono a sapersi, allora. Comunque, non ci siamo divertiti più di tanto. Mi ha ringraziato e poi abbiamo parlato del tempo.»

Arriccio il naso. «Non avete trovato argomenti migliori?»

«Non abbiamo nulla in comune.» Si sistema meglio su una spalla la tracolla piena di libri. «Noi, invece, sì. L'altra volta mi sono divertito tanto a stare con te. Che ne dici di farci di nuovo una chiacchierata? Vorrei offrirti un frullato. Ho aspettato che uscissi proprio per questo.»

«Sul serio?» Mi viene spontaneo sorridere. «Certo, mi farebbe molto piacere. Mi faresti anche compagnia, sai? Devo aspettare che Harry finisca di fare golfini con la professoressa Turner.»

Ci alziamo dalla panchina e ci dirigiamo verso il cancello per uscire. «Non credevo che gli piacesse lavorare a maglia.»

«Non gli piace, infatti; l'ho costretto io a farlo. Deve avvicinarsi al resto del corpo studentesco per assicurarsi il posto di rappresentante d'istituto.»

«Questa mossa è particolarmente intelligente, te lo riconosco.»

«Secondo te, a novembre ci sarà la Giornata della memoria come gli altri anni?» Due ragazze, immerse in una fitta conversazione, ci sorpassano.

«Giornata della memoria?» , domando a Zayn, confusa.

«Il primo giorno di novembre di ogni anno la preside sospende le lezioni per un paio d'ore per darci modo di pregare per i nostri compagni di scuola uccisi ad Halloween senza ragione da qualcuno di cui ancora si ignora l'identità.»

Mi irrigidisco di colpo. «Compagni di scuola? Tutti i ragazzi che sono morti in questi anni frequentavano il nostro liceo?»

«Mi sembra abbastanza ovvio, no? Non ce ne sono altri qui in città, per questo noi ragazzi ci conosciamo tutti.»

•••

Harry, stranamente sorridente, esce dall'aula con una sciarpa azzurra fra le mani e Marvin accanto. Il biondo ci saluta, allegro, e si allontana.

«Perché hai quella faccia?»

«Perché nessuno ha pensato di dirmi che il nostro è l'unico liceo della città?»

«Credevo lo sapessi.»

«No che non lo sapevo!» Alzo la voce e la professoressa Turner, perplessa, si volta per un attimo a guardarci.

«Va bene, ma ti sembra il caso di arrabbiarti per una sciocchezza del genere?»

Mi mordo il labbro inferiore per trattenere la voglia di rispondergli male e lo prendo per mano. «Andiamo subito da Louis.» Me lo trascino dietro. Per niente turbato, circonda prima il suo collo e poi il mio con la sciarpa realizzata al corso. «Che stai facendo?»

«È venuta un po' grande e ho pensato che potremmo usarla insieme. Così riuscirei a tenerti accanto a me e ad impedirti di scapparmi e di mettermi nei guai.»

•••

«E allora? Credevi che avremmo dovuto invitare anche gli studenti di altre scuole da noi? So che il nostro liceo è l'unico della città ed è per questo che organizzare un ballo in palestra ad Halloween è essenziale; riusciremmo a radunare tutti i ragazzi di Notting Hill in un solo posto.» Louis non sembra minimamente scosso.

Io, invece, diversamente da lui, mi sento soltanto più agitata di prima.
Potrebbe morire qualcuno. Ed è quasi certo che questo qualcuno frequenta la mia scuola.
L'assassino non mi sembra più una figura astratta, ma una minaccia concreta che sembra farsi sempre più vicina.

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